Nei giorni in cui assistiamo all'imminente trasloco verso lidi politici dei due grandi accusatori del fantomatico sistema Moggi, ossia il procuratore di Napoli Giuseppe Narducci e l'ufficiale dei carabinieri Attilio Auricchio, sembra delinearsi una sorta di turnover sulla ribalta mediatica.
Le nuove superstar sono diventati i procuratori della Repubblica di Cremona, che stanno portando avanti l'inchiesta sul nuovo calcioscommesse.
Il fenomeno è sempre quello della spettacolarizzazione delle indagini, con notizie passate ai giornali e dichiarazioni bomba per tenere viva l'attenzione mediatica e conquistarsi i titoloni della mattina seguente. Se nel 2006 Narducci and company erano stati prodighi di dettagli nel descrivere i mirabolanti risultati delle loro indagini, spingendosi sino allo spericolato paragone con la P2, questa volta è il procuratore capo Di Martino a non resistere al fascino della prima pagina, immediatamente imitato dal Procuratore di Napoli Lepore.
In questi giorni abbiamo assistito ad un gip che aggiornava sull'andamento degli interrogatori e sul borsino delle partite incriminate, nella rapida escalation dai bassifondi della Lega Pro al più succulento palcoscenico della serie A. Quattro partite, forse cinque, ma forse potrebbero essere di più. E nel frattempo le intercettazioni continuano a viaggiare indisturbate lungo il canale che dalle Procure conduce alle redazioni dei giornali. Come se non bastasse, per tenere viva l'attenzione del pubblico pagante il Procuratore Capo De Martino ci ha messo il carico da undici, lanciando nelle fauci di un pubblico sempre più affamato la polpetta più gustosa: le combines in serie A, non ad opera dei calciatori ma direttamente delle società. E lo ha fatto come lo si potrebbe fare in un qualsiasi bar dello sport, ossia sparando nel mucchio e senza alcun riscontro probatorio, ma semplicemente esplicitando le proprie "sensazioni". Ora, che qualche partita di serie A possa prestarsi a sospetti è un po' il segreto di Pulcinella, negli ultimi anni ne abbiamo viste più d'una. Ma che lo venga a dire così, candidamente, uno che sta indagando proprio su quello e lo faccia con la dichiarata consapevolezza di chi è conscio (e lo dice) di non avere (ancora?) alcun sostegno probatorio è davvero uno spettacolo che lascia assai perplessi. Non si capisce a cosa serva sparare ad alzo zero in questa maniera, se non appunto a tenere viva l'attenzione mediatica a suon di titoloni, buttando ancora più benzina sul fuoco delle aspettative di una platea cui i nomi di squadre di piccolo rango non bastano più.
Parallelamente si è rifatta viva anche la Procura di Napoli, col suo Procuratore Capo che ci ha solertemente informati della nuova inchiesta (tuttora in corso) sulle scommesse gestite dalla camorra, anche qui col corredo di anticipazioni fornite ai giornali e non senza una ramanzina nei confronti del mondo del calcio che dopo Calciopoli sarebbe rimasto lo stesso di prima. Un magistrato che discute coi giornalisti di un'inchiesta ancora aperta ritengo sia un fatto di una gravità inaudita, ma sembra che non importi a nessuno.
Io che, da juventino, ho vissuto sulla mia pelle di tifoso le pagine vergognose di Calciopoli, davanti alle vicende di questi giorni non posso restare indifferente: e mi ritornano alla mente scenari già visti. Rivedo il cortocircuito mediatico giudiziario, l'orgia sensazionalistica, la macchina del fango, i nomi delle persone lanciati in pasto alla gente senza nessun rispetto, ma solo per fare clamore e solleticare gli istinti più bassi. In questo, nulla sembra essere cambiato rispetto a cinque anni fa. Da cittadino, poi, resto basito di fronte alla leggerezza con la quale alcuni magistrati fanno pubbliche relazioni riguardo alle loro indagini, dando la sensazione di essere alla ricerca del famoso "quarto d'ora di celebrità". In un periodo in cui il ruolo della magistratura viene messo in discussione e spesso delegittimato, atteggiamenti come questi rischiano di diventare un pericoloso boomerang.
Il calcio malato, ribalta per magistrati superstar
- Dettagli