Ieri pomeriggio a Milano, dalle 16 alle 19 circa, in un'udienza a porte chiuse, l'ex presidente della Telecom Italia Marco Tronchetti Provera è stato sentito come testimone nell'ambito del processo sulle attività illecite della security aziendale dei primi anni del secolo. Fuori dall'aula, un capannello di giornalisti ha cercato di raccogliere notizie dagli avvocati che entravano e uscivano. Tra loro non poteva mancare il vostro umile redattore ju29ro. Peccato non poter assistere in prima persona e doversi attenere solo alle poche soffiate che arrivavano. Un avvocato, uscendo dall'aula a udienza in corso, ha commentato: "Questo sta ripetendo sempre le stesse cose, e poi gli avvocati non gli stanno facendo domande incisive".
Quasi alla fine dell'udienza, è uscito l'avvocato di Cipriani, che ha accettato di riferire a grandi linee le domande che ha posto all'ex presidente Telecom. Il GUP Panasiti avrebbe fin dall'inizio sottolineato che Tronchetti era lì in qualità di testimone e non di indagato, e che le domande dovevano tener conto di tale circostanza. L'ex presidente Telecom avrebbe così raccontato del proprio ruolo in azienda e di quelli della security guidata da Giuliano Tavaroli. A suo dire, Tavaroli si sarebbe dovuto occupare solo di sicurezza delle reti. L'avvocato di Cipriani gli avrebbe così sottoposto una domanda fondamentale: come poteva non attirare l'attenzione del management il fatto che la spesa in sicurezza interna, col suo arrrivo alla Telecom, fosse passata da 2 a 50 milioni? La risposta di Tronchetti sarebbe stata che "su un fiume di miliardi di euro 50 milioni passano inosservati".
Altra domanda: come mai Cipriani, titolare dell'agenzia investigativa Polis d'Istinto, si era visto commissionare dalla security Telecom una serie di lavori non propriamente nell'interesse aziendale? In particolare l'avvocato gli avrebbe mostrato una fattura di € 30.000 della Polis d'Istinto alla Telecom per un servizio fatto da Cipriani per Tronchetti, in occasione del matrimonio di sua figlia a Capalbio. Tronchetti avrebbe risposto che forse la segretaria aveva agito di sua iniziativa.
Tronchetti Provera, inoltre, curiosamente avrebbe più volte citato l'affare Telekom Serbia e il ruolo avuto da Giuliano Tavaroli, e si sarebbe parlato molto dei rapporti dell'ex presidente Telecom con il mondo politico, D'Alema e Bossi in particolare.
In sostanza la linea di Tronchetti è chiara: tutto quello che venne compiuto di illecito in quegli anni venne fatto alle spalle di Telecom e chi gestiva l'azienda non poteva accorgersene. Tavaroli avrebbe abusato della sua fiducia, lui lo vedeva una, due volte al mese, un 40-50 volte in 5 anni.
Capitolo attività illecite nel mondo del calcio. Per quanto concerne le indagini su alcuni calciatori dell'Inter, pare che Tronchetti abbia risposto che venne fatto per tutelare i figli di qualcuno da pericolose frequentazioni (chi fosse questo qualcuno, a causa di problemi audio avvertiti dal nostro informatore, non si è ben capito). Quel che conta è che avrebbe negato la paternità di tali commissioni, riferendo che forse Cipriani aveva rapporti con la security dell'Inter (esisterebbe, a questo proposito, una fattura emessa della WSC, società londinese di Cipriani, per servizi erogati all'Inter. Fonte: P. Gomez, l'Espresso del 29-9-06).
Gli è stato chiesto anche delle "attenzioni" verso l'arbitro De Santis, ora imputato al processo di Napoli, e anche qui avrebbe risposto che si sarebbe trattato di libera iniziativa di Tavaroli senza input suo.
I giornalisti presenti erano una ventina. Quando un avvocato è uscito riferendo la domanda su De Santis, da buon rancoroso ju29ro, ho scambiato una battuta con uno della carta stampata. "Ma scusa," gli ho detto, "nell'interesse di chi può essere stato fatto pedinare De Santis?".
E lui: "Ma Tavaroli a Moratti non l'ha presentato lui?". Poi mi ha raccontato di aver intervistato l'ex segretaria del povero Adamo Bove, Caterina Plateo, che gli ha riferito che la prima volta che Bove le chiese di controllare dei tabulati ne parlò con suo padre (ex generale in pensione), il quale le consigliò di conservare tutti i post-it e prendere appunti dettagliati in un diario. Quel diario è stato consegnato ai pm. Tavaroli, invece, non lasciava mai nulla di scritto e comunque chiedeva a Bove.
Quando Tronchetti è uscito dall'aula, affiancato dalla sua avvocatessa, è stato ovviamente circondato da giornalisti e tv. Ma una volta che l'hanno lasciato andare, il vostro umile redattore ju29ro l'ha affiancato, ponendogli la domanda che ogni nostro lettore avrebbe voluto fargli da quattro anni a questa parte:
"Perché ha fatto intercettare la Juventus?".
Si è girata l'avvocatessa, dicendo: "Non mi risulta ci siano intercettazioni".
"Sì, ha ragione, ma ci sono solo i dossier 'Como' e 'Ladroni', avvocato". E poi, tornando a rivolgermi a lui: "Nell'interesse di chi sono stati fatti questi dossier? Non mi dirà che Tavaroli li ha fatti per suo interesse? Cui prodest, presidente?"
"Abbiamo risposto al tribunale", ha detto l'avvocatessa.
Tronchetti ha proseguito la sua camminata impassibile.
Comunque, dovrà tornare per essere risentito il 16 marzo...
Tronchetti in aula: cronaca di un pomeriggio a porte chiuse
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