Il 5 agosto 1990 il Senato approva la Legge Mammì: Fininvest ottiene il dominio completo della televisione italiana grazie alla sancita legittimità delle sue tre reti private. Inoltre Berlusconi, pur avendo una quota minoritaria, occupa l’etere con le tre frequenze di Tele+1, Tele+2 e Tele+3, da utilizzarsi per trasmettere il campionato di calcio. Per rispettare una clausola della nuova legge, che impedisce di possedere un quotidiano oltre ad un emittente televisiva, Berlusconi cede la maggioranza de “Il Giornale” al fratello Paolo. Se non è zuppa, è pan bagnato.
Il 1990 del Milan si chiude con un deficit di bilancio di 13 miliardi ma Berlusconi, per bocca di Galliani, dà una sua versione dei fatti: i miliardi di passivo corrispondono ai premi concessi ai calciatori per la vittoria in Coppa dei Campioni. Falsità: i giocatori hanno percepito 250 milioni ciascuno che, moltiplicati per la rosa di 26 elementi, portano ad un totale di 6,5 miliardi. Ma la bugia, se fatta passare in tv, diventa una realtà che nessuno può confutare.
Nel settembre del 1990, Fininvest compie il definitivo salto di qualità avviando il suo primo programma calcistico domenicale, Pressing, una sorta di risposta alla Domenica Sportiva di mamma Rai. A questa faranno seguito altre trasmissioni sportive, da Guida al Campionato a Mai dire Gol¸ da Pressing Champions League a L’appello del martedì.
Tutti questi programmi sono condotti o presentano in studio sempre un gran numero di milanisti dichiarati: Vianello, De Luca, Piccinini, accompagnati dai commenti di Franco Ordine, Diego Abatantuono, Aldo Serena, Filippo Galli, Daniele Massaro e di altri opinionisti di omonima fede. I servizi dai campi vengono affidati a Franco Ligas, Carlo Pellegatti, Paola Ferrari, e ad altri rossoneri della prima ora, scovati e reclutati nelle fucine delle televisioni locali lombarde, mentre i testi vengono affidati alla ferocia antibianconera di Paolo Ziliani. Alla moviola siedono Matteo Dotto e Maurizio Pistocchi che si renderanno protagonisti di originali e discutibili interpretazioni della stessa.
Con la Tv di Stato ormai soddisfatta della sua stessa mediocrità, l’opinione pubblica è in mano a Berlusconi. Per la prima volta nella storia dello sport una tv fa togliere una squalifica a un calciatore: è il caso di Van Basten che viene ingiustamente ma involontariamente ammonito per un fallo commesso da un suo compagno di squadra. Sono le telecamere di Italia1 a svelare il retroscena e a creare, in questo modo, un disastroso precedente in Federcalcio.
Il 27 gennaio 1991, 17° di campionato, il Milan impatta a Marassi contro il Genoa: i liguri pareggiano grazie ad un rigore grottescamente causato dal portiere milanista Pazzagli. L’estremo difensore esce su Branco lanciato a rete, non buttandosi a terra per recuperare il pallone, ma spiccando un salto che lo porta praticamente a volare in braccio al genoano. Un gesto incredibilmente scoordinato ed immotivato. In serata Galliani fornisce una sua grottesca versione dei fatti: «mi pare che sul rigore concesso al Genoa, Pazzagli sia andato chiaramente sul pallone, che tocca prima di travolgere Branco che gli volta le spalle».
Alla fine della stagione 1991 il Milan è distrutto: estromesso dalla Coppa Italia per mano della Roma, dietro alla Sampdoria in campionato ed eliminato dalla Coppa dei Campioni con l’umiliazione di Marsiglia. Per risollevarsi il morale il settimanale Epoca, di proprietà Fininvest, pubblica un sondaggio che è una vera perla: l’85% degli intervistati pensa che il calcio sia marcio e dominato da corruzione e doping mentre il 40% individua, ancora una volta, in Berlusconi il presidente sportivo ideale (Boniperti è secondo con il 15%...). Ecco il messaggio tradotto: quando il Milan non vince nulla, allora il calcio è corrotto e senza credibilità e solo un presidente come il re di Arcore può risollevarne le sorti.
Nei primi giorni di gennaio del 1991 le reti Fininvest iniziano la trasmissione dei telegiornali Tg4, Tg5 e Studio Aperto. L’occupazione dell’informazione è completa.
Il 1990 del Milan si chiude con un deficit di bilancio di 13 miliardi ma Berlusconi, per bocca di Galliani, dà una sua versione dei fatti: i miliardi di passivo corrispondono ai premi concessi ai calciatori per la vittoria in Coppa dei Campioni. Falsità: i giocatori hanno percepito 250 milioni ciascuno che, moltiplicati per la rosa di 26 elementi, portano ad un totale di 6,5 miliardi. Ma la bugia, se fatta passare in tv, diventa una realtà che nessuno può confutare.
Nel settembre del 1990, Fininvest compie il definitivo salto di qualità avviando il suo primo programma calcistico domenicale, Pressing, una sorta di risposta alla Domenica Sportiva di mamma Rai. A questa faranno seguito altre trasmissioni sportive, da Guida al Campionato a Mai dire Gol¸ da Pressing Champions League a L’appello del martedì.
Tutti questi programmi sono condotti o presentano in studio sempre un gran numero di milanisti dichiarati: Vianello, De Luca, Piccinini, accompagnati dai commenti di Franco Ordine, Diego Abatantuono, Aldo Serena, Filippo Galli, Daniele Massaro e di altri opinionisti di omonima fede. I servizi dai campi vengono affidati a Franco Ligas, Carlo Pellegatti, Paola Ferrari, e ad altri rossoneri della prima ora, scovati e reclutati nelle fucine delle televisioni locali lombarde, mentre i testi vengono affidati alla ferocia antibianconera di Paolo Ziliani. Alla moviola siedono Matteo Dotto e Maurizio Pistocchi che si renderanno protagonisti di originali e discutibili interpretazioni della stessa.
Con la Tv di Stato ormai soddisfatta della sua stessa mediocrità, l’opinione pubblica è in mano a Berlusconi. Per la prima volta nella storia dello sport una tv fa togliere una squalifica a un calciatore: è il caso di Van Basten che viene ingiustamente ma involontariamente ammonito per un fallo commesso da un suo compagno di squadra. Sono le telecamere di Italia1 a svelare il retroscena e a creare, in questo modo, un disastroso precedente in Federcalcio.
Il 27 gennaio 1991, 17° di campionato, il Milan impatta a Marassi contro il Genoa: i liguri pareggiano grazie ad un rigore grottescamente causato dal portiere milanista Pazzagli. L’estremo difensore esce su Branco lanciato a rete, non buttandosi a terra per recuperare il pallone, ma spiccando un salto che lo porta praticamente a volare in braccio al genoano. Un gesto incredibilmente scoordinato ed immotivato. In serata Galliani fornisce una sua grottesca versione dei fatti: «mi pare che sul rigore concesso al Genoa, Pazzagli sia andato chiaramente sul pallone, che tocca prima di travolgere Branco che gli volta le spalle».
Alla fine della stagione 1991 il Milan è distrutto: estromesso dalla Coppa Italia per mano della Roma, dietro alla Sampdoria in campionato ed eliminato dalla Coppa dei Campioni con l’umiliazione di Marsiglia. Per risollevarsi il morale il settimanale Epoca, di proprietà Fininvest, pubblica un sondaggio che è una vera perla: l’85% degli intervistati pensa che il calcio sia marcio e dominato da corruzione e doping mentre il 40% individua, ancora una volta, in Berlusconi il presidente sportivo ideale (Boniperti è secondo con il 15%...). Ecco il messaggio tradotto: quando il Milan non vince nulla, allora il calcio è corrotto e senza credibilità e solo un presidente come il re di Arcore può risollevarne le sorti.
Nei primi giorni di gennaio del 1991 le reti Fininvest iniziano la trasmissione dei telegiornali Tg4, Tg5 e Studio Aperto. L’occupazione dell’informazione è completa.