Con la vittoria dello scudetto (1988) le televisioni del Biscione si ritrovano con la strada spianata: il Milan è grande e non c’è trasmissione che non ne parli. Per la prima volta nella storia del tubo catodico un canale televisivo dedica uno speciale (3 ore e mezza) ad una squadra campione d’Italia (16 maggio 1988).
Tanto è l’ardore glorificatorio che addirittura si mostra gran riguardo per un’altra squadra che rossonera non è, ma che indirettamente è legata agli interessi del club di Berlusconi: l’Olanda, vincitrice dei campionati europei del 1988. Per rafforzare i festeggiamenti dello scudetto milanista vengono esaltati oltre misura i milanisti Gullit e Van Basten, freschi campioni continentali con la loro nazionale. L’estate del 1988 è una Gullit-mania: cappellini con le treccine, poster, specials televisivi, spot e trasmissioni tutte incentrate sull’esplosione del nuovo fenomeno olandese. Ad un certo punto sembra che gli Europei non li abbiano vinti gli Orange, ma il Milan, e che il calcio spumeggiante dei ragazzi di Rinus Michels sia, per osmosi, quello dei rossoneri di Sacchi.
La colonizzazione milanista della tv si appresta ad entrare nel suo apice, invadendo anche i campi dell’informazione e dell’intrattenimento. Persino i giochi a quiz si infarciscono di domande sul Milan supercampione: la trasmissione Babilonia del milanistissimo Umberto Smaila e Il gioco dei nove del fedelissimo Vianello presentano periodicamente quesiti e brevi filmati sugli eroi rossoneri.
Ma alla dittatura mediatica manca ancora qualcosa, quel quid aggiuntivo che renda il quadro perfetto: un programma ad hoc, tutto sul calcio, che magnifichi ulteriormente le imprese dei campioni di Berlusconi. Nasce così Calciomania, trasmissione in onda tutti i venerdì sera, a partire dal 25 agosto 1989, con una formula semplice semplice: un conduttore fidato (Cesare Cadeo che abbiamo già visto nel CdA del primo Berluscomilan), una graziosa donzella al fianco (Paola Perego il primo anno, Cristina Parodi il secondo, Luana Colussi il terzo), baracconate fracassone per sdrammatizzare (ad opera di Maurizio Mosca) e, come cornice, un po’ di curve femminili al vento (le “calciomaniache”, ballerine succinte da inserirsi nei momenti di maggior fregola dello spettatore).
Il programma, ideato da Paolo Ziliani, noto per la sua feroce antijuventinità, vede la presenza quasi fissa di Ruud Gullit (e chi sennò?), Aldo Serena (all’Inter ma già in orbita Mediaset come opinionista) e Gianluca Vialli (allora alla Sampdoria, tanto per fare simpatia e per dimostrare che non c’è solo Milan). Infine, ecco Massimo Boldi, altro tifoso del Diavolo, a curare un siparietto comico dall’improbabile titolo “Indovina Vip”.
Qualcuno non se ne accorge, ma c’è Milan dappertutto. 1990: il programma Emilio vede tra i protagonisti Peo Pericoli, fantomatico tifoso di tutte le squadre con tanto di sciarpa multistemma, interpretato da Teo Teocoli. Peccato che parli sempre di Milan e si congedi dal pubblico urlando «Vai Massaro!». Il personaggio ritorna poi in Mai dire gol, intervenendo qua e là con battute e andando in delirio per due giocatori in particolare: l’inglese di colore John Fashanu (l’elemento simpatia) e Ruud Gullit (il milanista da idolatrare). Teocoli, in funzione di avanguardia propagandistica rossonera, viene infilato anche nella fiction targata Fininvest Vicini di casa, dove interpreta Teo Bauscia, tipico milanese tutto donne e calcio. Bauscia ogni cinque minuti aggiunge un riferimento al Milan e in una puntata dileggia suo fratello (Silvio Orlando) dopo che i rossoneri hanno battuto il Napoli, sua squadra del cuore, in campionato.
L’11 settembre 1990 nasce L’appello del martedì, sorta di bar sport televisivo d’ispirazione biscardiana condotto da Maurizio Mosca. A metà campionato 1991/92 viene proposta in trasmissione una strana classifica, quella senza gli errori arbitrali: il Milan, già primo di suo, diventa primissimo. La Juve, seconda, scende di una quindicina di punti. Al suo posto viene magicamente sistemato il Foggia, squadra simpatia dell’anno (non a caso con i colori rossoneri).
Nel maggio 1992 Bettega, invitato in trasmissione, lascia lo studio perché indignato dai continui attacchi di Zeffirelli, non moderati da Mosca. Questo episodio, che fece seguito ad uno analogo in cui fu il giornalista Giampaolo Ormezzano ad andarsene, segnò la momentanea fine del programma, che fu ripreso a settembre con la conduzione di Massimo De Luca.
L’intero palinsesto, come se non bastasse, viene “coperto” con presentatori e spalle di fede milanista: Massimo Boldi, Teo Teocoli, Mauro Di Francesco, Diego Abatantuono, Jo Squillo, Umberto Smaila, Gerry Scotti.
La fine degli anni Ottanta segna anche l’avvento della mania dei sondaggi: la Fininvest si specializza nel mandare in onda, in momenti strategici, i risultati di raccolte di opinioni che aiutino a creare il consenso dell’uditorio. Il trucco è noto: se la maggioranza della gente la pensa così, allora perché non farlo anch’io? Il primo storico sondaggio riguarda il petardo milanista che colpì il portiere della Roma, Tancredi (stagione 1987/88): il 72% degli intervistati si dichiara sfavorevole alla sconfitta a tavolino dei rossoneri e favorevole ad un cambiamento nei regolamenti. Qualche tempo dopo, un altro sondaggio indicherà in Berlusconi il presidente di calcio ideale davanti, guarda caso, a Boniperti.
Le stesse modalità saranno utilizzate per l’ingresso in politica del Padrone, con brevi programmi di interviste a persone comuni, fermate per strada da Giorgio Medail (che via via hanno avuto diversi titoli, Qui Italia, Vox Populi, Secondo Voi). Schema semplice quanto astuto: domandare alla gente un’opinione sul governo attuale, far vedere 10 risposte negative e solo 1-2 positive, quindi chiedere cosa ne pensi dell’ingresso in politica (o della rielezione) di Berlusconi, mostrando un risultato opposto. Infine, usando una tecnica carissima all’entourage Fininvest, dare spazio a qualche nome-simpatia che sdrammatizzi e renda il tutto più credibile. Qualcuno, ovviamente, che non dia fastidio e che non abbia alcuna possibilità di vincere (“Mariotto” Segni nel caso della politica, il Foggia e il Parma nel caso del calcio).
Tanto è l’ardore glorificatorio che addirittura si mostra gran riguardo per un’altra squadra che rossonera non è, ma che indirettamente è legata agli interessi del club di Berlusconi: l’Olanda, vincitrice dei campionati europei del 1988. Per rafforzare i festeggiamenti dello scudetto milanista vengono esaltati oltre misura i milanisti Gullit e Van Basten, freschi campioni continentali con la loro nazionale. L’estate del 1988 è una Gullit-mania: cappellini con le treccine, poster, specials televisivi, spot e trasmissioni tutte incentrate sull’esplosione del nuovo fenomeno olandese. Ad un certo punto sembra che gli Europei non li abbiano vinti gli Orange, ma il Milan, e che il calcio spumeggiante dei ragazzi di Rinus Michels sia, per osmosi, quello dei rossoneri di Sacchi.
La colonizzazione milanista della tv si appresta ad entrare nel suo apice, invadendo anche i campi dell’informazione e dell’intrattenimento. Persino i giochi a quiz si infarciscono di domande sul Milan supercampione: la trasmissione Babilonia del milanistissimo Umberto Smaila e Il gioco dei nove del fedelissimo Vianello presentano periodicamente quesiti e brevi filmati sugli eroi rossoneri.
Ma alla dittatura mediatica manca ancora qualcosa, quel quid aggiuntivo che renda il quadro perfetto: un programma ad hoc, tutto sul calcio, che magnifichi ulteriormente le imprese dei campioni di Berlusconi. Nasce così Calciomania, trasmissione in onda tutti i venerdì sera, a partire dal 25 agosto 1989, con una formula semplice semplice: un conduttore fidato (Cesare Cadeo che abbiamo già visto nel CdA del primo Berluscomilan), una graziosa donzella al fianco (Paola Perego il primo anno, Cristina Parodi il secondo, Luana Colussi il terzo), baracconate fracassone per sdrammatizzare (ad opera di Maurizio Mosca) e, come cornice, un po’ di curve femminili al vento (le “calciomaniache”, ballerine succinte da inserirsi nei momenti di maggior fregola dello spettatore).
Il programma, ideato da Paolo Ziliani, noto per la sua feroce antijuventinità, vede la presenza quasi fissa di Ruud Gullit (e chi sennò?), Aldo Serena (all’Inter ma già in orbita Mediaset come opinionista) e Gianluca Vialli (allora alla Sampdoria, tanto per fare simpatia e per dimostrare che non c’è solo Milan). Infine, ecco Massimo Boldi, altro tifoso del Diavolo, a curare un siparietto comico dall’improbabile titolo “Indovina Vip”.
Qualcuno non se ne accorge, ma c’è Milan dappertutto. 1990: il programma Emilio vede tra i protagonisti Peo Pericoli, fantomatico tifoso di tutte le squadre con tanto di sciarpa multistemma, interpretato da Teo Teocoli. Peccato che parli sempre di Milan e si congedi dal pubblico urlando «Vai Massaro!». Il personaggio ritorna poi in Mai dire gol, intervenendo qua e là con battute e andando in delirio per due giocatori in particolare: l’inglese di colore John Fashanu (l’elemento simpatia) e Ruud Gullit (il milanista da idolatrare). Teocoli, in funzione di avanguardia propagandistica rossonera, viene infilato anche nella fiction targata Fininvest Vicini di casa, dove interpreta Teo Bauscia, tipico milanese tutto donne e calcio. Bauscia ogni cinque minuti aggiunge un riferimento al Milan e in una puntata dileggia suo fratello (Silvio Orlando) dopo che i rossoneri hanno battuto il Napoli, sua squadra del cuore, in campionato.
L’11 settembre 1990 nasce L’appello del martedì, sorta di bar sport televisivo d’ispirazione biscardiana condotto da Maurizio Mosca. A metà campionato 1991/92 viene proposta in trasmissione una strana classifica, quella senza gli errori arbitrali: il Milan, già primo di suo, diventa primissimo. La Juve, seconda, scende di una quindicina di punti. Al suo posto viene magicamente sistemato il Foggia, squadra simpatia dell’anno (non a caso con i colori rossoneri).
Nel maggio 1992 Bettega, invitato in trasmissione, lascia lo studio perché indignato dai continui attacchi di Zeffirelli, non moderati da Mosca. Questo episodio, che fece seguito ad uno analogo in cui fu il giornalista Giampaolo Ormezzano ad andarsene, segnò la momentanea fine del programma, che fu ripreso a settembre con la conduzione di Massimo De Luca.
L’intero palinsesto, come se non bastasse, viene “coperto” con presentatori e spalle di fede milanista: Massimo Boldi, Teo Teocoli, Mauro Di Francesco, Diego Abatantuono, Jo Squillo, Umberto Smaila, Gerry Scotti.
La fine degli anni Ottanta segna anche l’avvento della mania dei sondaggi: la Fininvest si specializza nel mandare in onda, in momenti strategici, i risultati di raccolte di opinioni che aiutino a creare il consenso dell’uditorio. Il trucco è noto: se la maggioranza della gente la pensa così, allora perché non farlo anch’io? Il primo storico sondaggio riguarda il petardo milanista che colpì il portiere della Roma, Tancredi (stagione 1987/88): il 72% degli intervistati si dichiara sfavorevole alla sconfitta a tavolino dei rossoneri e favorevole ad un cambiamento nei regolamenti. Qualche tempo dopo, un altro sondaggio indicherà in Berlusconi il presidente di calcio ideale davanti, guarda caso, a Boniperti.
Le stesse modalità saranno utilizzate per l’ingresso in politica del Padrone, con brevi programmi di interviste a persone comuni, fermate per strada da Giorgio Medail (che via via hanno avuto diversi titoli, Qui Italia, Vox Populi, Secondo Voi). Schema semplice quanto astuto: domandare alla gente un’opinione sul governo attuale, far vedere 10 risposte negative e solo 1-2 positive, quindi chiedere cosa ne pensi dell’ingresso in politica (o della rielezione) di Berlusconi, mostrando un risultato opposto. Infine, usando una tecnica carissima all’entourage Fininvest, dare spazio a qualche nome-simpatia che sdrammatizzi e renda il tutto più credibile. Qualcuno, ovviamente, che non dia fastidio e che non abbia alcuna possibilità di vincere (“Mariotto” Segni nel caso della politica, il Foggia e il Parma nel caso del calcio).