Alzi la mano chi non conosce LCDM, Luca Cordero di Montezemolo, l’industriale bolognese prezzemolino del jet-set del Bel Paese. Il ciuffo vaporoso e il curriculum invidiabile ne fanno uno dei personaggi italiani più conosciuti nel mondo (à la Briatore, per intenderci): amministratore delegato della Cinzano negli anni Ottanta, direttore del Comitato organizzatore dei Mondiali italiani del 1990, Presidente della Ferrari dal 1991, Presidente della Fiat dal 2004, presidente della Libera Università degli Studi Sociali di Bologna, consigliere d’amministrazione del quotidiano La Stampa , di Indesit, di Tod’s e del Bologna Calcio, nominato dal Financial Times tra i migliori cinquanta manager del mondo per due anni consecutivi, Presidente di Confindustria dal maggio 2003. Una vita tra gli affari e lo sport (lui che è stato anche pilota di rally) senza dimenticare le muliebri frequentazioni: l’ubaldesca Edvige Fenech e la giornalista Barbara Parodi Delfino, che gli ha dato un figlio.
Ovvio che con siffatte referenze e con le liaisons coltivate in seno agli Agnelli un personaggio di tale spessore incrociasse prima o poi anche i destini della Juventus. Accadde nel 1990 allorché il bonipertismo ebbe un sussulto innovazionista: deleghe amministrative a LCDM, il quale scommise sulla rinascita puntando però sul cavallo sbagliato. Gigione Maifredi in panchina e Juventus fuori dalle coppe dopo 29 anni, nonostante l’accampamento di mezze punte e fantasisti sull’erba del nuovo e già vecchio Delle Alpi. Poi venne la Triade e si pensò che il nostro se ne fosse finalmente tornato ad attrazioni e incombenze più terrene, senonché l’estate torrida di Calciopoli pare avercelo riconsegnato più in forma che mai.
Blazer elegante e ciuffo in modalità battaglia, LCDM ha mangiato la foglia e si è fatto più furbo: dietro le quinte come un regista di teatro, tira i fili della commedia senza palesare mai né blazer né ciuffo. Ma la sua voce si sente eccome. Si dice che un suo fischio sia bastato a smorzare i battibecchi (è proprio il caso di dirlo) tra i falchi e le colombe che affollavano la gabbia di corso Galileo Ferraris numero 32 lo scorso e infausto 31 agosto. Niente Tar e tutti in B, simpatici come non lo si è mai stati, dondolanti nell’alveo della in-giustizia sportiva.
Ma a sentirlo, pare fosse in tutt’altre faccende affaccendato. Eppure meriteremmo qualche spiegazione. Ricordate le intercettazioni? Tanto Moggi e poco arrosto, ma anche qualche bel cammeo del nostro che nelle altrui parole dà l’idea di saperla lunga. Carraro a Big Luciano: «Il gruppo Della Valle, Innocenzo Cipolletta, Luca di Montezemolo, danno anche un contenuto politico! […] Basta leggere il Sole 24 Ore, eh? Allora, voglio dire, questo è un gruppo di… di potere che vuole mettere le mani sul calcio». Big Luciano a Giraudo: «sai cosa ha detto Adriano (Galliani)? Ha detto tanto Moggi e Giraudo, alla fine dell’anno, Montezemolo li manda via».
Ecco, non si pretende di conoscer li arcani misteri ma di aver di grazia qualche chiarimento. Vero LCDM?
E sapete cosa si dice a Torino? Che Luchino fosse invidioso di Giraudo, di quel maledetto parvenu che, al primo anno, riuscì a sanare i bilanci e a riportare a casa lo scudetto. Tornano in mente le parole dell'Avvocato, all'indomani del fallimento "maifrediano": "Montezemolo ci deve ancora dire cosa farà da grande"...
Contro informazione / Archivio
L'uomo del Monte(zemolo) ha detto No
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