Leggendo la cronaca di quanto Narducci stava dicendo in aula nella sua prima giornata di requisitoria abbiamo avuto la sensazione di essere stati riportati all'anno 2006 da una macchina del tempo, indietro di cinque anni. Leggevamo i contributi che ci inviava Francesco dall'aula e sembrava di rileggere gli articoli de La Gazzetta, Repubblica, o del Corriere dello Sport di quella estate 2006, come se nel frattempo non si fosse tenuta una fase dibattimentale lunga oltre due anni, come se non fossero venuti alla luce fatti nuovi come certe intercettazioni valutate "non rilevanti" dagli investigatori e che, invece, rilevanti lo sono, come se Nucini fosse sempre quello che Mensurati scoprì a maggio 2006, e non quel testimone dell'accusa accusato da altri testimoni dell'accusa di aver fatto parte della presunta cupola, come se non si fosse contraddetto più volte ogni volta che ha rilasciato una nuova deposizione o una testimonianza in aula. Ammonizioni mirate, Paparesta punito, il potente Processo di Biscardi, la patente degli arbitri, la formazione delle griglie, tutto come ci veniva descritto nel 2006, prima che diversi testimoni, sia delle difese che della stessa accusa, smentissero alcune ipotesi dell'accusa. Sulle griglie Narducci ha motivato la sua accusa agli imputati, contestando alcune tesi difensive, evidenziando la discrezionalità dei designatori nell'inserire i nomi degli arbitri nelle diverse fasce, quando c'era comunque un sorteggio alla presenza del notaio e con i giornalisti che estraevano una delle due sfere; ed allora ci viene da paragonare quella situazione a quella in vigore dopo il 2006, dove la discrezionalità del designatore è totale e non sottoposta, neppure in minima parte, ad una componente lasciata alla "dea bendata", come la definì Auricchio a proposito del Collina estratto per Milan-Juventus decisiva per lo scudetto.
Certo Narducci ha dovuto rinunciare al famoso incipit "Piaccia o non piaccia con i designatori parlavano solo gli attuali imputati" pronunciato davanti al giudice De Gregorio, perché clamorosamente smentito dai fatti dopo che aveva respinto le tesi difensive di alcuni imputati bollandole come "Balle smentite dai fatti".
La prima giornata della requisitoria è stata una sorta di "Bignami" delle informartive redatte da Auricchio, come potrete riscontrare leggendo la cronaca trasmessa dall'aula da Francesco/Frales, che ringraziamo, come al solito, per l'enorme lavoro che svolge in condizioni non certo ideali e che peggiorano ulteriormente in quelle udienze in cui i media prevedono che a farla da protagonista sarà l'accusa, perché è allora che l'aula si ripopola e ricompaiono come d'incanto televisioni ed inviati di giornali, che diventano dei desaparecidos quando sono le difese a segnare dei punti a favore.
Ore 9.45 - Sta per iniziare l'appello del Presidente Teresa Casoria. Aula gremita e pubblico delle grandi occasioni. L'udienza proseguirà fino alle ore 13.30, quando ci sarà una pausa di un'ora e mezza per poi riprendere alle 15.00.
Ore 10.10 - Inizia la requisitoria del pm Narducci.
PM Narducci: Noi abbiamo colto un'attività già in atto. Questa fase nasce nell’ottobre del 2004 e Napoli svolge questa attività non sapendo che nei mesi precedenti Torino aveva già svolto operazioni di intercettazione in riferimento a Moggi, Giraudo e Pairetto, che poi si erano interrotte perché non venne prorogata l’indagine. Il caso vuole che Napoli inizi la sua attività a ridosso della torinese e la porti avanti per l’intero campionato, concludendola due giorni dopo la fine del campionato 2004-05. Si procederà quindi ad un'attività di ricostruzione delle attività di intercettazione; essenzialmente in questa fase le intercettazioni riguardano le stesse persone intercettate da Torino ma, allargando il fronte, le operaazioni riguarderanno anche Bergamo, Lanese, Mazzini e De Santis. Quando si arriverà al maggio 2006, e quindi con l’inizio degli interrogatori e di una fase di raccolta di dichiarazioni, questa fase è ancora sostanzialmente priva di alcuni aspetti essenziali. Di interrogatori ce ne sono stati anche pochi, diffusi sono stati gli atteggiamenti di scarsa collaborazione da parte di chi avrebbe potuto offrire un contributo importante. In quel momento si decide che il fascicolo di Torino deve confluire in quello di Napoli; una parte di questi risultati, la parte della Gea, vengono trasmessi a Roma. Solo in quella fase, nel 2007, a notevole distanza dalla chiusura dell’attività di intercettazione i carabinieri di Roma procedono ad una compiuta ricostruzione, ancora oggi parziale, della massa delle schede riservate ed emergeranno nomi ed identità di alcuni assistenti della can e soprattutto il ruolo di organizzatore di Fabiani. Si scopriranno tracce dell'esistenza di un'organizzazione che esiste già prima del campionato 2004-2005 e che nasce con l’epoca dei due designatori arbitrali nel 1999. Squarci su alcune verità su come funzionasse l’organizzazione le raggiungeremo attraverso alcune dichiarazioni, sono interne al sistema, pensiamo a Manfredi Martino che ha costantemente lavorato con la commissione arbitrale. Quali sono i temi di quell’anno 2004-2005? I temi si intrecciano l’uno con l’altro e danno l’idea che quel campionato sia di transizione verso un nuovo sistema. Si chiuderà un’epoca e se ne aprirà un’altra. Dal punto di vista sportivo è un campionato di competizione tra Juventus e Milan che saranno testa a testa, una competizione che è anche una competizione illegale, se è vero che di fronte ad un esercizio smodato di questo potere una figura come l’addetto agli arbitri del Milan cerca non solo di acquisire informazioni su quello che accade, ma cerca anche di contrastare questo potere con mezzi illegali. La seconda vicenda è l’elezione del presidente federale del 14 febbraio 2005 con la conferma di Carraro nell’ambito di un accordo di una successiva staffetta con Abete dopo 2 anni: è una vicenda che attraversa la storia dei rapporti tra gli imputati ed è destinata a spiegare molte di quelle telefonate. Il terzo è la questione essenziale senza la quale non si può comprendere e la spiegheremo telefonata per telefonata, parola per parole ed è il sistena di designazione e proprio nel 2004-2005 Bergamo e Pairetto mettono in conto che nell’anno successivo si possa andare verso un loro avvicendamento. E questa storia si riverbera sui rapporti tra gli imputati e sarà tema di molte di quelle vicende. La quarta, una storia che attraversa tutte le indagini, è quella della estromissione della Fazi dalla Can, ed il fatto che, insieme alla indagine di Torino, ruota attorno alla questione che la Fazi possiede informazioni che possono sconvolgere il sistema calcio, la struttura illecita che sostiene il mondo del calcio. La Fazi, non rivestendo alcun ruolo formale, cercherà nel corso di quel campionato di riguadagnare un ruolo e sarà un elemento cruciale nel rapporto collusivo tra Moggi e i due designatori.
La genesi ed il calcioscommesse.
C’è ancora un’altra vicenda: la Procura di Napoli ha avviato nel 2004 una indagine su Gabriele e Palanca nella quale emergono elementi che rimandano alla esistenza di un gruppo di arbitri, capeggiato da De Santis, che si attiverà per acquisire notizie su questa indagine che viene ritenuta pericolosa per le possibili ricadute sulla esistenza di questa struttura di potere. Che cosa in sintesi dicono i risultati di questa indagine: almeno dal 1980 la storia del calcio italiano è in certi momenti una storia di illegalità. Quello che si verificava nel corso degli anni '80 e '90, anzitutto la storia delle illegalità, e come è possibile alterare un incontro sportivo, si incrocia nel passato con vicende che riguardano le scommesse clandestine, e questo è quello che accade negli anni '80. Quelli che aggiustano gli incontri lo fanno poiché attraverso le scommesse clandestine è possibile puntare su alcuni risultati e guadagnare soldi. Per lo schema che conosciamo, fino ad una certa epoca, gli accordi finalizzati a predeterminare i riultati sono intervenuti tra le società e alcuni calciatori.
La cupola ha provato a danneggiare il Milan.
Poche volte però si è riscontrato il ruolo di arbitri in accordo. Questa indagine cambia lo scenario, tutto quello che abbiamo osservato, più o meno fino, a quel momento, fa delineare il fatto senza il quale non si comprendono i meccanismi: innanzitutto qui non si alterano più occasionalmente gare per la propria squadra ma lo si programma e realizza con continuità. Si alterano anche le partite degli avversari cosa mai registrata prima e fuori dallo schema generale di ragionamento per cui qualcuno cerca di aggiustare la partita per sé. Questa organizazzione ha provato ad influire sul risultato del Milan, evitando di fargli raggiungere i suoi obiettivi intervendendo sul campo. Si alterano anche partite con squadre terze che non hanno nulla a che vedere con la lotta scudetto, perché l’alterazione di quella gara sarà influente per la partita successiva, come quando la squadra di Moggi e Giraudo ha affrontato squadre che sono state preventivamente danneggiate nella partita precedente, o quando si è alterato incontri di squadre satellite, tipo quella svolta in favore di Messina o Reggina. Si fa poi un’ulteriore operazione allorchè questa attività riesce a raggiungere un risultato in relazione a squadre o società che non sono interne all'organizzazione. Quando parliamo dell’attività in favore della Lazio di Lotito, alleato nella operazione di sostegno alla elezione del Presidente Federale, non parliamo di una squadra o di un dirigente che fa parte dell'organizzazione ma, viene ritenuto conveniente sostenere quella squadra. Addirittura questa attività diventerà evidente in riferimento ad una società, la Fiorentina, che è stata sicuramente, non solo per ragioni politiche avversarie di questo sistema, danneggiata mediante la preparazione di un dossier. Quando la Fiorentina, nello scorcio finale del campionato, e dopo una vera attività di opposizione in Federazione, dovrà andare a Canossa, questa organizzazione farà in modo che il 29 maggio si compia il capolavoro di salvare la squadra di Della Valle.
La Gazzetta.
Ho sentito che i carabinieri si erano avvalsi dei commenti di un giornale che si chiama Gazzetta dello Sport. Nessuno ha ricordato come in quell’anno Bergamo e Pairetto erano collaboratori fissi di quel giornale, fazioso e milanese. Il 10.11.2004 si svolge un incontro Fiorentina-Juventus arbitrato da Farina. La gara finirà 1-0 e non vi è nulla di straordinario se non per un fatto: l’arbitro Farina concede 4 minuti di recupero e, forse al 4° minuto, accade un episodio, Thuram fa un fallo su Fantini e l’arbitro non fischia la punizione, concedendo il vantaggio, e Portillo prende la palla e sbaglia (Farina ammonisce anche Nedved, che salterà per squalifica la successiva Lecce-Juventus. Una ammonizione preventiva al contrario? ndr). Polemiche. L’11.11.2004, ore 12.21, telefonata tra Bergamo e Moggi in cui Bergamo dice "Che deve fare il pezzo sulla gazzetta: cosa scrivo di ieri sera che Gigi non lo trovo?", Moggi dice:"Vedrai come te la scrivo bene", e Bergamo: "Dirò che gli ha dato il vantaggio, ha fatto bene"; se si va a leggere cosa scrive Bergamo, il massimo rappresentante dell'obiettività, sulla Gazzetta del 12.11.2004, c’è un capolavoro di ipocrisia e di falsità, perché Bergamo deve tutelare Moggi e la sua squadra, a costo di dire sciocchezze. Bergamo scrive proprio che Farina ha concesso il vantaggio. Incredibile!
Linguaggio da "cupola" e telefonate.
Nelle conversazioni c’è utilizzazione di un linguaggio chiaro e di uno cifrato, o allusivo. Gli esempi: quasi sempre Giraudo è il numero 1, Moggi è il numero 2, Bergamo è "Atalanta", Pairetto è Pinocchio o Pinochet, De Santis è Massimino o Massimuccio, la Fazi è "la bionda". Troverete tante conversazioni in cui non solo vi è un riferimento a cose accadute, ma in cui si coglie l'utilizzazione di un linguaggio che è la prova che tra gli imputati esiste un vincolo associativo, che parliamo di un'organizzazione, non solo di chi sta prendendo accordi illeciti con altri.
Il 28 aprile 2005 c’è una telefonata tra Mazzini e Moggi. In essa Moggi si lamenta di essere rimasto deluso da alcune persone vicine a loro, "la triglia" (Bergamo, ndr). Altra telefonata tra Bergamo e Mazzini, che avviene in un contesto di frizioni e lavori che rimandano alla questione del futuro dei due designatori, alla sorte della Fazi e del fronte interno che si è aperto tra i due designatori; se leggerete la trascrizione vi segnalo che è incompleta. All’inizio della telefonata Mazzini dice di aver verificato "...con il nostro amico su...". Il perito trascrittore scrive che è incomprensibile ma, invece, è chiara la parola "Monticiano" (Il PM legge la trascrizione della telefonata, ndr).
In sostanza Bergamo dice a Moggi: "Se mandano via noi due, io e Pairetto, in realtà questo è un attacco a voi". Nella sentenza che il Gup ha emesso nel giudizio abbreviato, egli ha sancito la responsabilità penale di tre persone, Giraudo, Lanese e Pieri, e poi ha ancora Dondarini per alcuni episodi sepecifici. Nella sentenza è accolta la versione del Gip che ha ritenuto esistente l'organizzazione. Il giudizio che dà il Gup è che al fine del delitto associativo è importante il momento del rafforzamento dell'associazione. La Juve era in corsa per lo scudetto, Bergamo per la riconferma ed era al suo fianco.
Il potere mediatico ed i vantaggi personali.
Noi dovremo far riferimento anche a fatti ed accadimenti che, apparentemente, sono estranei al programma di realizzare frodi sportive. Dovremo fare riferimento a queste vicende, sono tante, perché si tratta di accadimenti che non sono estranei alla finalità di garantire l’attività del sodalizio. Ad esempio, l'ingerenza o le forme di controllo sui mezzi di informazione televisivi, sia pubblici che privati ('Il processo di Biscardi' ndr), non è una vicenda "altra" rispetto a quello di cui ci stiamo occupando. Questa è stata un’attività che è servita a tutelare sodali o appartenenti all'associazione e, quindi, a preservare l'associazione stessa attraverso un'attività di difesa nella trasmissione. Ovvero, in casi di persone indifferenti o avversari, mettere in campo un'attività di denigrazione. Altre questioni chiave sono due altri aspetti: il primo, quando il Gup ricorda che si è accertato come i partecipanti all'associazione avevano fini anche personali, e dunque egli cita l’orientamento giurisprudenziale secondo il quale non è necessario che il vincolo associativo tra singolo e associazione si instauri solo per fini dell’associazione, ben potendosi pensare a forne di partecipazione limitate e finalizzate all’ottenimento anche di vantaggi personali. L’altro è quello che riguarda le considerazioni in tema di condotta di partecipazione al sodalizio; in altri termini la condotta di partecipazione al sodalizio può essere individuata, o desunta, dal contributo fornito alla realizzazione degli obiettivi, ma vi è altra modalità di desumerla, poiché la condotta non deve necessariamente estrinsecarsi ad uno o più "reati scopo" ma anche alle attività di tutela dell'associazione.
Griglie e sorteggio spiegati da Narducci.
Quali erano le fondamentali regole che sistevano nel mondo del calcio in quel campionato: un nuovo sorteggio, con la formazione di tre fasce con un numero minimo di tre partite per ogni fascia. Quindi le regole sono: 21 gare di A e B distinte in tre fasce e a ciascuna di esse un numero di arbitri da sorteggiare con un numero di arbitri in pari numero delle gare. Un arbitro non può arbitrare la stessa squadra più di 6 volte e per due giornate consecutive, o gare delle squadre della città di residenza. Inoltre, le prime gare sorteggiate devono essere quelle nelle quali vi sia la preclusione; e poi le modalità del sorteggio che dovranno avvenire il venerdì alle 11 alla presenza del notaio. Non esistono criteri analoghi per la designazione degli assistenti. La regola sul tema è la seguente: la Can designa direttamente gli assitenti. La commissione arbitrale, presieduta da Mazzei, una volta dopo aver provveduto alla designazione degli arbitri, nomina secondo criteri discrezionali assistenti e quarto uomo. Che cosa sappiamo in concreto offertoci dalle persone esaminate. Abbiamo detto che la valutazione della divisione delle 21 gare in tre fasce è affidata alla discrezionalità dei designatori. Discrezionalità che non è regolata da norme assolutamente chiare e stringenti, se non per quanto riguarda il tema delle preclusioni, e decise sulla base di prassi che certamente non hanno avuto valore di regola vincolante; vedremo perché ciò ha una sua importanza e perché, quando si parla di griglie, è infondato il discorso secondo il quale il giovedì chiunque poteva fare la propria griglia e questa il venerdì risultava corrispondente a quella del designatori, cioè un'attività scontata e prevedibile che non poteva esservi alcuna possibile variante.
L'ampia discrezionalità dei designatori. Ieri. Ed oggi, allora?
La fase preparatoria era abbastanza complessa anche nella pratica organizzazione della preparazione delle sfere, che era stata affidata alla commissione arbitrale. Il meccanismo delle preclusioni non determinava prima del sorteggio una esclusione di quell’arbitro rispetto al quale è stata già indivuidata una causa di preclusione. Il nominativo di quell’arbitro, se inserito nelle fasce, viene ugualmente inserito nell’urna, se ne prenderà poi atto se salterà fuori un abbinamento con la partita preclusa, rimettendo il bigliettino nella sfera e ricollocandola nell’urna. Queste sono le regole essenziali. La compilazione di un elenco di 21 gare di A e B, diviso discrezionalmente per tre fasce di variabile ampiezza, con un numero non inferiore a tre, ma non predeterminato nel massimo, è un momento essenziale del sorteggio. La designazione/sorteggio è un procedimento a formazione progressiva che passa attraverso la scelta delle gare, scelta degli arbitri per quelle partite, con o senza preclusioni, fase materiale del sorteggio per fasce di sfere dall’urna, designazione dei due assistenti e del quarto uomo. Questa è tutta la procedura di designazione ed è dunque evidente che la fase, o le fasi, sono quattro e sono rappresentate da una fase che raggruppa le prime due, ma di fatto totalmente discrezionale ed affidata alle scelte che dovevano fare i due designatori, ed una fase successiva, quella del sorteggio, non discrezionale ma affidata, almeno formalmente, al caso. Infine un’altra scelta discrezionale era quella dei guardalinee. Prima di affrontare la parte che discuteremo con riferimento ai fatti, è importante confutare una affermazione secondo la quale la designazione è affidata al caso. Solo in parte ciò è vero, in quanto il designatore ha un’ampia discrezionalità, come si è visto, nell’inserire nelle fasce i vari arbitri, e anche il numero indefinito massimo di arbitri da inserire permetteva questa discrezionalià. L’altra questione è, dopo quella di tipo quantitativo, è decidere quali sono gli incontri da inserire in ciascuna di quelle tre fasce. Si dice che è chiaro che la fascia A comprenderà gli incontri che riguardano le squadre più importanti, o in competizione per lo scudetto. Il ragionamento non è errato, dobbiamo anzitutto sapere come si fa una griglia all’inizio del campionato, per cui mi sembra difficile dire che ci siano 2, 3, 4 squadre già in lotta per la vittoria finale, e detta quella cosa, che pure ha una sua fondatezza, come si definisce la questione delle partite di quelle squadre che niente hanno a che fare con lo scudetto e che, magari, sono squadre che possono lottare per un posto in Coppa Campioni o in Uefa. E sono assimilabili alle partite tipo Milan-Juve del 2004-2005, quelle delle squadre che giocano il derby cittadino? E sono assimilabili le partite in cui, per ragioni obiettive, vi è un rischio incidenti o violenza? E qualcuno può rispondere alla domanda se, su criteri obiettivi e scontati, la partita Milan-Siena, che è una delle gare di cui parliamo in questo preocesso, in cui c’è una squadra che lotta per il titolo e una no, è degna di essere inserita nella griglia A o nella B? E la fascia A comprenderà sempre arbitri internazionali? Oppure la gestione dipende da mille e mille e mille fattori esterni, magari perché un arbitro, anche essendo bravo, è fuori forma, o se quell’arbitro ha conseguito dei voti da parte degli osservatori non esaltanti?
Ore 12.10 - Breve pausa per consentire ai tecnici di ripristinare tutte le connessioni ad Internet presenti in aula, saltate a causa di un forte temporale su Napoli.
La frode sportiva.
Alla ripresa, dopo l'interruzione, il PM Narducci si è dilungato sul fatto che il reato di frode sportiva è un reato di pericolo nel quale non è necessario che l'evento si concretizzi, ma basta il semplice accordo tra le parti.
PM Narducci: Il reato di frode in competizione sportiva, previsto dalla legge 401/89, prevede due tipi di condotte illecite che integrano ciascuna la condotta di frode. La prima è quella di chi offre o promette denaro ai partecipanti alla competizione al fine di raggiungere un risultato diverso a quello del campo, la seconda di chi compie altri atti fraudolenti volti al medesimo scopo, ed è il nostro caso. Assumono rilievo anche condotte che non riescono a conseguire il risultato previsto dalla legge. La legge punisce anche solo il comportamento, essendo un reato di pericolo. In tema di elemento costitutivo deve cercarsi l’esistenza di dolo specifico, accertarsi che lo scopo dell’alterazione sia presente nella mente di chi compie il reato. Non è quindi importante capire se in una partita di calcio sia stato concesso o meno un rigore, sia stata comminata o meno un'espulsione. La norma ci dice che si rintracciano indici o elementi di prova. Dovremo guardare alle attività effettuate in quel campionato, a ciò che si verifica in altri momenti attraverso la lettura incrociata di conversazioni che avvengono sulle utenze intercettate e quelle che avvengono subito dopo sulle utenze riservate, le dichiarazioni effettuate da persone interrogate. Noi siamo abituati a pensare che un arbitro possa influire su un risultato mediante la concessione di un rigore o di un'espulsione. Invece è venuto fuori da questa indagine che anche il comportamento degli arbitri atto ad intimidire i giocatori di una squadra ritenuta "avversaria" è un atteggiamento che può influire sul risultato di una partita, magari anche impedendo ad una squadra di passare il centrocampo.
Il Nucini versione "vessato".
I designatori chiedono a Nucini di ammettere l’errore e, quando Nucini si oppone, Pairetto trova il modo di applicare una ritorsione nei suoi confronti, per cui il fatto che Nucini avrebbe fischiato il rigore per un secondo, un secondo e mezzo di ritardo, gli permise di assegnargli un periodo di sospensione. Bergamo, poi, qualche tempo dopo, confidò a Nucini che forse era stato un bene che il Bologna avesse sbagliato il rigore, perchè se la partita fosse finita 1 a 1 lui avrebbe terminato la sua carriera nel 2001. Ricorderete poi la reazione di Racalbuto alla sua richiesta di chi fosse Fabiani, e il successivo discorso di De Santis a Nucini in quella occasione in cui suggeriva a Nucini di affiliarsi per tornare ad arbitrare. Nucini allora si mostra accondiscendente, compiacente. Fabiani dice a Nucini che gli fa fare la serie A, prende il cellulare, conversa con qualcuno e poi passa l’apparecchio a Nucini che inizia a conversare con Moggi, che dice: "Ascolta quello che ti dice Fabiani e fai quello che ti dice che è la cosa conveniente per te"
Ancelotti non dice la verità.
Io ho ascoltato un racconto che apparentemente non riguarda questa vicenda. Quando si è seduto qui Ancelotti gli sono state rivolte domande sul periodo della Juventus. È stato chiesto se aveva parlato e fornito informazioni a Meani, suo dirigente in quel momento, su un periodo passato, il 1999, in cui esiste un clamoroso episodio in Juve-Parma, il gol di Cannavaro. Ancelotti ha riferito che lui aveva conosciuto una serie di cose quando era allenatore della Juve, ma che cose di questo tipo non le aveva conosciute, e quindi non le aveva riferite a Meani. Riferisce che al masaimo aveva parlato con Meani di un rapporto confidenziale tra Moggi e De Santis. Mi dispiace ma Ancelotti non racconta la verità. Vedremo non solo perché la sua deposizione dibattimentale non è stata esaustiva, ma che c’è una cosa clamorosa che dimostra di come quella retromarcia dibattimentale non fa arretrrare il fronte della prova. Il 17 aprile 2005 c’è Siena-Milan dove si verifica il famoso episodio di Baglioni nell’annullamento del gol di Sheva. L’allenatore del Milan e i suoi dirigenti ritengono che quella sia una partita e un arbitraggio da contestare, ma non parlano dell’arbitro Collina, bensì dell’assistente Baglioni che fu mandato a dirigere con mandato illecito per danneggiare il Milan. Lo stato d’animo delle persone che hanno vissuto quell’incontro è talmente pieno di consapevolezza di questo fatto che il pur cauto Ancelotti, quando è stato sentito qui dice: 'Io dopo Siena-Milan e quel gol, una cosa l’ho detta a a Meani: che Baglioni era stato mandato a Siena da Moggi. E questa cosa gliel’ho detta nel post partita e ribadita in viaggio di ritorno in auto verso Parma al termine della gara. Il discorso che sarà intercettato avviene tra il protagonista di quell’incontro, Collina, e Meani. Il colloquio è del giorno seguente la partita.
Meani un po' millantatore, ma Moggi faceva il calendario.
In quella telefonata Meani dice a Collina che Ancelotti gli diceva che il giovedì quella persona famosa gli diceva "abbiamo quell’arbitro" e quell’arbitro arrivava davvero. E comunque Ancelotti dice che al tempo della famosa partita di Perugia "La torta era pronta e perché poi è venuto fuori il casino con la partita prima col Parma, ma se non veniva fuori quella partita la cosa era fatta, ma se nò...", dice Ancelotti "... la torta era pronta". Era tutto pronto che quando gli diceva in fase di preparazione del calendario (che veniva elaborato da un computer, ndr) gli chiedeva se voleva cominciare con queste squadre o con quest’altre. Forse Meani fa un po’ il millantatore ma è ben difficile pensare che dopo Siena-Milan vi sia un impazzimento notturno di Meani, una sua invezione su quello che gli ha raccontato il suo allenatore. Del resto in una telefonata del 12 agosto Moggi dice al suo interlocutore che non passerà per i calendari perché lui li conosce già. Quello stesso giorno, Giraudo e Moggi parlano e Giraudo dice: "Abbiamo le partite tutte cambiate". Ancora quel giorno, Moggi parla con persona non identificata e dice "Hai visto il calendario?", e lui risponde "Eh lo so", e l'altro ride. Non credo che vi sia bisogno di altre considerazioni per sostenere che quella che sembrava la cosa più incredibile del mondo, che fosse possibilie condizionare i calendari, si è fatto anche questo e che quello che diceva Ancelotti non era un colpo di sole.
Riciclata l'indagine di Torino, archiviata da Maddalena.
Il 10 agosto 2004 si gioca un preliminare della Juve con il Djurgarden, 2-2, e sarà arbitrata da Fandel. Il 10 agosto del 2004 alle 23.25 Moggi parla con Giorgio, forse un giornalista, e c’è una discussione che rigurda la gara appena conclusa. Moggi si lamenta perché il primo gol del Djurgarden è stato segnato nel recupero dle primo tempo, eccessivo e Giorgio suggerisce a Moggi di parlarne con l’amico Pairetto. Il giorno dopo Pairetto e Moggi si parlano. Si parte con il commento "Che sarbitro ci avete mandato" dice Moggi, "ora mi raccomando a Stoccolma" dice Moggi, "Si vince che sono scarsi ma con uno come questo diventa più difficile, vedi un pochino poi stasera ci sentiamo. Ah, a Messina mandaci Consolo e Baldato, a Livorno Rocchi e al Berlusconi Pieri". Effettivamente gli arbitri saranno quelli indicati da Moggi. Il 23 agosto una segretaria comunica a Moggi gli assistenti per il giorno successivo. La Uefa lo comunica in quel momento. Moggi dice: "L’arbitro è Cardoso?", la segretaria dice "No Paul Graham". Più tardi Pairetto riceve una telefonata da Moggi in cui Moggi si lamenta della designazione e chiede di informarsi sul motivo del cambiamento. Vi segnalo che se leggete le trascrizioni della telefonata, c’è una assenza di alcune parole, perché secondo il perito Pairetto dice "Sì, verifico subito", e Moggi dice "Io intanto ho il testo". In verità lui dice "Io intanto c’ho il telefono aperto".
Altro problema di connessione mentre Narducci parla di telefonate tra Moggi e Giraudo sempre relative a quel periodo che, lo ricordiamo, è stato oggetto di indagine da parte della Procura di Torino ed archiviata dal Procuratore Maddalena con le motivazioni, ben note, sulle telefonate citate.
L'udienza viene sospesa per la prevista pausa e riprenderà alle 15.00.
Ore 15.35 - L'udienza riprende dopo la sosta.
Il caso Paparesta.
PM Narducci: Reggina-Juventus del 6 novembre 2005. Conosciamo questa storia, almeno per gran parte, secondo un racconto che è stato offerto da alcuni dei testimoni. Qui sono stati sentiti Paparesta e Di Mauro (uno dei due assistenti, ndr) ma la vicenda va letta sulla base dei colloqui e delle intercettazioni, per queste ragioni: non è solo importante comprendere quello che è accaduto dopo la fine della gara, quello che accade serve per comprendere una serie di accadimenti immediatamente successivi, o per rintracciare metodi della vicenda anche in relazione alla scheda svizzera fornita al padre di Paparesta, che da questo incontro in poi viene usata dal figlio, tanto da determinare un cambiamento di atteggiamento nei confronti di Gianluca Paparesta. Io ho ascoltato alcune considerazioni e poggiano su due fondamenta: quello che è accaduto nel corso dell’incontro, l’atteggiamenteo nei confronti della terna, è stato di rabbia e insoddisfazione per una condotta di gara ritenuta non soddisfacente, segnata da errori più o meno eclatanti. Ma questi fatti vengono sviliti ad episodi di normale e fisiologica contestazione, come quelli che normalmente avvengono alla fine di una gara con un arbitraggio negativo. Le cose sono andate in modo differente anche in riferimento all’altro caposaldo di questa versione, secondo la quale questo episodio in realtà non ha avuto conseguenze sulla carriera di Paparesta. In realtà, per la regola di sistema stringente avente la sua capacità intrinseca di forza persuasiva, per cui, in questo caso, sappiamo che ciò non dovesse costituire segnalazione agli organi superiori quello che è accaduto negli spogliatoi, che è qualcosa di diverso da una normale contestazione verbale, ma dimostra qualcosa di diverso: il presidente dell’Aia, Lanese, a fronte di questo atteggiamento, per il quale i protagonisti avevano il dovere di segnalare quanto accaduto, si intreccia con una attività con la quale il dirigente dell’Aia, e l’osservatore Ingargiola che ha assistito a tutto, decidono che, per ragioni di tutela, quella attività, che i protagonisti hanno deciso di far scomparire dalla mente, non deve essere oggetto di segnalazione. Ciò dimostra altresì che in quell’ambito che sbagliava subiva ritorsioni. Il giorno 6.11.2004 alle 22.57 Lanese parla con Ingargiola.
La patente di Biscardi e Paparesta.
Ingargiola dice a Lanese che non ha mai visto nulla come quello che è avvenuto nello spogliatoio con il litigio tra Moggi e il guardalinee. C’è poi la telefonata di Moggi con Silvana Garufi nella quale Moggi confida di aver chiuso Paparesta nello spogliatoio e di aver portato via le chiavi, versione ribadita da Moggi a Tony Damascelli qualche minuto dopo. Ancora dopo prosegue la conversazione tra Ingargiola e Lanese, e le frasi sono queste: "Moggi ha detto a Paparesta: con te non abbiamo fortuna", e che Paparesta gli ha detto (a lui, Ingargiola) "Acqua in bocca", e Lanese dice "Di Moggi e Giraudo non scrivere", e lui risponde "No, no, io non ho visto niente, quando sono entrati sono andato in bagno". Si sviluppa quindi una serie di conversazioni: Paparesta e i guardalinee che hanno commesso un grave errore devono essere sanzionati. Questa sanzione non è solo nei commenti giornalistici (Baldas–Biscardi) ma i principali interlocutori sono Bergamo e Pairetto. Il 7 novembre, e questa telefonata ha una sua importanza per la questione delle sim svizzere, quindi ad un giorno dai fatti, mentre alle 12.06 Moggi parla con la segretaria, ad un certo punto tronca la conversazione per avviare una conversazone con altra persona che chiama ad un telefono che Moggi porta con sé, e ascoltiamo, come avverrà in diversi altri casi, una conversazione che, per mezzo di un telefono in intercettazione, è una sorta di captazione ambientale. Moggi tiene il telefono intercettato ancora acceso e nel frattempo parla con un altro telefono. In sostanza in quella telefonata, di cui si sente solo la voce di Moggi, lo stesso parla con un certo Gianluca e dice di essere incazzato. In una successiva telefonata Moggi dice a Giraudo che "Il soggetto ha avuto anche il coraggio di chiamare" e che lui gli ha chiuso il telefono. E poi che Moggi ha parlato con i due designatori e che devono essere fermati i due assistenti e Giraudo dice "Per me devono massacrarli a Coverciano e devono stare fermi per due mesi", e Moggi "Io mo domani gli faccio levà la patente" (si riferisce alla patente a punti di Biscardi per cui se a Luciano Moggi gli arbitri avevano fatto qualcosa che non andava a genio gli si toglievano i punti dalla patente per dimostrare che si trattava di arbitro non capace).
Paparesta, Di Mauro e Copelli puniti.
Vi è anche una telefonata del 12.11.2004 che ci fa capire quanto quei discorsi non sono destituiti di fondamento. La telefonata è drammatica tra Aniello Di Mauro con Bergamo, e Bergamo dice "Ascoltami, c’è una segnalazione fatta male e come vedi anche Paparesta è andato in B, quindi noi dobbiamo sempre dare dei segnali", "No, non mi interessa nulla che non mi designi fino al 2007 - Aniello Di Mauro inizia a piangere - ma non mi puoi dire una cosa del genere, mi mortifichi come uomo... non mi interessa, domani, se non mi credi ti mando la lattera di dimissioni". Abbiamo sentito Pairetto, l'ultima volta, dire che a Paparesta nessuno ha cercato di provocare dei danni, degli intralci, questo ha detto sostanzialmente, Paparesta ha arbitrato e non ha avuto problemi anche a fronte di tutto quello che abbiamo visto. Griglia valida per il sorteggio delle partite dell’8.11.2004 Paparesta non è inserito nella griglia A Paparesta non lo troviamo, nella griglia B non lo troviamo e Paparesta sicuramente la salta (Bergamo commenta in sottofondo e la Casoria lo invita al silenzio, ndr). L’11 novembre si verificano le designazioni per la 13a giornata di andata di B e non troviamo Paparesta, e Gianluca Paparesta ricompare, arbitro internazionale reputato tra i migliori arbitri in circolazione, nella griglia che riguarda il sorteggio del 12.11.2004, 12a giornata del campionato di serie A: non è nella prima fascia, non è nella seconda fascia, e Paparesta è piazzato nell'ultima fascia griglia C con altri e andrà a dirigere la gara Torino-Venezia. C’è ancora la designazione di arbitri, assistenti e quarti ufficiali che dirigeranno le gare di andata degli ottavi di Coppa Italia che vengono disputate tra il 19 e il 21 novembre, e anche qui non troviamo Paparesta. Poi c’è una sosta del campionato di A e la giornata del 21 novembre è dedicata solo al campionato di serie B e nel sorteggio del 19 novembre non c’è Paparesta, che ritornerà solo per i sorteggi del 26 novembre per la 13a di A del 28 novembre. Dimenticavo di dire che Copelli e Di Mauro non hanno mai più arbitrato la Juventus. Questa è la compiuta ricostruzione di una vicenda che da quel momento si dipana in modi diversi.
Sim e Concord. Nucini affidabile per Narducci.
La storia delle schede riservate è una storia che parte già dalle prima battute dall’agosto del 2004 e nessuno degli investigatori ha una compiuta idea su questo tipo di attività che, abbiamo visto, è vicenda che, con modalità e tempi diversi, comincia a dipanarsi ben prima di quella fase del 2004-05. Voi avete ascoltato un racconto che è riferibile, da parte di Nucini, ad una fase temporale che, più o meno, si colloca nel settembre 2003, dopo che sono avvenuti una serie di accadimenti di cui parlavo stamattina. Saldato il rapporto personale con Mariano Fabiani, Nucini viene condotto nella città di Torino presso l'hotel Concord ed in quella sede incontra Moggi in compagnia di Fabiani. Quando analizzerete questo episodio vi invito non solo a tenere conto della versione dibattimentale ma anche di quello, che può essere ampiamente utilizzato, che è il racconto che viene fatto da Nucini all’Ufficio Indagini nel 2006 ed in cui ricostruisce, insieme ad altri, anche questo episodio. Dico questo perché a conferma della tesi per cui Nucini, dal punto di vista della valutazione dell’attendibilità quando racconta questo episodio, per me è significativo che egli, non solo e non tanto nell'esame dibattimentale, ma soprattutto in quel verbale fornisce una serie così meticolosa di indicazioni, di presenze, luoghi, di stanze, di attività del portiere dell’albergo, in relazione a quell’incontro con Moggi che ci convincono del fatto che racconta la verità e non butta lì qualcosa che ha inventato in tutto, in parte, perchè quanto più rintracciamo elementi di precisione, e certamente questi elementi di precisione erano presenti nel 2006 ben più di una deposizione dibattimentale avvenuta poi a distanza di molto tempo. Da quei fatti, evidentemente, la persona ritiene di dover offrire a chi lo ascolta una serie di circostanze che possano convincere della bontà del proprio racconto e che soprattutto si prestino ad una verifica in positivo, ed anche ad una verifica in negativo, nel senso che, ovviamente, è ben più facile rilevare elementi di falsità, di mendacio, se si offre non un racconto non di tipo generico su chi, dove, quando ci si è incontrati, cosa è avvenuto, se si danno indicazioni precise. E in quella circostanza, racconta Nucini che avviene prima una telefonata di Moggi ai due designatori, che lui dopo racconta al suo interlocutore, dice che ha di fronte un arbitro che vuole entrare nell’organizzazione e dice di utilizzare questo arbitro e con Pairetto, che mostra perplessità, Moggi reagisce zittendo il designatore arbitrale.
Nucini aveva conservato quel numero.
Andato via Moggi Nucini riceve una scheda Tim, non siamo ancora alle schede svizzere, e da Fabiani la raccomandazione di parlare solo attraverso quella scheda. E' quella rispetto alla quale Nucini dirà di averla utilizzata poi solo per brevissimo periodo ed aver ricevuto due, tre telefonate, sempre precedute da una modalità che riscontraimo anche qui nel corso delle nostre intercettazioni secondo cui molte volte si telefona in "chiaro" e si dice di "accendere" o di tenere acceso, o si prendono appuntamenti per risentirsi su utenze riservate. Ma certo, Nucini racconta sciocchezze, balle, o cose che non hanno senso e fondamento alcuno, tanto è vero che questa parte di racconto, che in realtà è relativo solo a cosa? Ad un numero telefonico di una utenza Tim, una parte di racconto che viene fornito solo in un momento successivo. Quando Danilo Nucini rende la sua dichiarazione all’Ufficio Indagini, verbale pure nel quale non troviamo traccia, né per altro sollecitazione di fornire in particolare il numero telefonico della utenza riservata fornita da Mariano Fabiani, Danilo nucini, siamo nel 2006, dice testualmente che egli ha questo numero, ha memmoria e lo ha custodito, perché ne ha conservato traccia. Che cosa avverrà successivamente lo sappiamo, Nucini dirà che la scheda telefonica è una scheda TIM 338… e che è stata usata in concreto solo in alcune circostanze per parlare con Fabiani, in particolare in occasione di un post partita Salernitana-Reggina di Coppa Italia e dopo Avellino-Messina del 12.10.2003, e in quei colloqui Fabiani ricorda a Nucini di affidarsi al gruppo degli amici e che egli lo può aiutare nel rapporto con i designatori. Nucini poteva, come dire, scegliere tranquillamente di non rivelare il numero di questa scheda, sarebbe rimasta la parte di racconto, si sarebbero fate delle valutazioni di vario tipo, ovviamente sulla sua attendibilità, e quando pur tuttavia decide, certamente dimostrando di non possedere straordinario coraggio, di farlo in occasione del secondo esame, quello che poi verrà ripetuto qui in dibattimento, Nucini fornirà il numero di una scheda che per una serie straordinaria del caso, come dire, sarà una scheda rispetto alla quale noi faremo degli accertamenti, li avete ascoltati qui ripetuti da coloro che li hanno fatti, e dal formale titolare di questa scheda, che dimostrano come evidentemente quello che ha detto Nucini non è falso, che quella scheda, che è una normale scheda TIM quanto al numero, non è stata estratta a sorte da Nucini tra milioni di schede Tim esistenti in Italia nel 2003, non è stata scelta a caso tra un numero più o meno esorbitante di schede TIM di amici, conoscenti e parenti, o che magari non è stato scelto un numero TIM di quelli non esistenti. Se Nucini avesse fatto questo si sarebbe suicidato con le proprie mani, perché avrebbe dato indicazioni di una scheda rispetto alla quale verificare immediatamente una delle possibili ed alternative opzioni tutte incompatibili con la versione di una scheda fornita a lui nel settembre del 2003. La scheda risulta attivata a Napoli il 23.5.2003, dunque immediatamente precedente alla consegna, è stata attivata da precedente intestatario presso un negozio di via Petrarca a Napoli, la scheda insieme ad un’altra 33873***** viene attivata nella stessa giornata a nome di un medico napoletano che, senza esitazione, dice che presso quel negozio di telefonia c’è stato sì ma ha attivato solo telefoni per lui e per i suoi familiari ma mai per quelle due utenze TIM e, quindi, chi ha fatto questa operazione ha fatto una operazione truffaldina intestandola a persone ignare. Il maresciallo Ziino rimanda ad una parte che si può trovare nelle intercettazioni. A fine campionato 2005 nel mese di maggio ascoltiamo 2 colloqui che hanno a che fare con una storia vecchia. Le telefonate sono tra Moggi ed una persona non conosciuta, un napoletanto che si chiama Armando, un tuttofare di Moggi. È noto che Moggi possiede un appartamento in via Petrarca a Napoli. Il 12.5.2005 alle 19.49 Moggi conversa con Armando.
In questa conversazione Armando dice a Moggi che per il fatto delle schede è tutto a posto e Moggi risponde che vorrebbe portarle a Torino. Ancora in altra telefonata del 13.5.2005 alle 19.37.
Le sim svizzere.
Anche la testimonianza di De Cillis è importante e ricca di particolari. Dice che nel negozio si presenta una persona a nome di Luciano Moggi che sarebbe interessato a schede straniere che non permettano un'intestazione dell’intestatario. De Cillis dice che nel corso di svariati incontri consegna, in più riprese inizialmente, consistenti numeri di schede del gestore Sunrise. In un momento successivo, che più o meno parte un anno dopo, cioè a giungo 2005 e che si sviluppa per lunghi mesi successivi coincidendo con una parte del 2006, sempre secondo De Cillis vengono consegnate numerose schede, esattamente 45, del gestore del Liechtenstein ed in riferimento a queste schede vengono effettuate 324 ricariche. Il gruppo iniziale delle schede svizzere Sunrise è intestato al padre di De Cillis ed egli risulterà come formale intestatario. Secondo lui il rapporto con Bertolini si sviluppa in numerosi momenti in cui De Cillis incontra molti protagonisti di questa situazione, come quando incontra Moggi ma poi, in una determinata circostanza, presso il negozio che sta fornendo le schede si presentano tre persone. Una è il solito Bertolini, una è Moggi, l’altra è Fabiani, sempre allo scopo di cercare schede ed informazioni. Sostiene il teste che sempre i soldi venivano portati da Bertolini non contati davanti a lui ma sulla base di accordi precedenti in buste chiuse. Si sapeva già che il costo esatto era quello e che quella era la somma da lasciare. La versione di De Cillis non solo non è contrastata da Bertolini ma, anzi, questi conforta punto per punto i passaggi essenziali. E dunque il 30.6.2009 egli dirà che ha avuto, come dipendente della società, incarico dal 2004 da Moggi di adoperarsi per acquistare queste schede non intestate o irrintracciabili Questa è l’indicazione che egli riceve quando di volta in volta avrà il denaro necessario che egli dice, per sua esperienza diretta, gli fornisce Moggi. Bertolini dirà che ricorda di almeno 8 viaggi a Chiasso e per ogni viaggio Moggi gli dice quali quantità di schede deve portare a casa.
Il criterio di attribuzione del Di Laroni.
Quello che De Cillis non poteva sapere, e che avvalora ancora di più le sue testimonianze, è che sul versante torinese ci sarà la testimonianza di Capobianco, che dirà che, in qualità di persona che rivestiva un ruolo amministrativo, aveva saputo che in diverse circostanze Moggi aveva rivolto, più volte, richieste di avere denaro liquido per queste schede telefoniche e che l’incarico era affidato a Bertolini. Maurizio Capobianco precisava che queste somme di denaro avevano originato alcuni problemi, per cui erano evidenti fatti che avrebbero potuto far pensare ad ammanchi di cassa e, dunque, a questioni riguardanti liquidità tali da avere la necessità di coprire questi buchi attraverso una operazione contabile fittizia, nel senso che questi venivano compensati con operazioni di vendita di gadget che venivano fittiziamente imputate ad altre operazioni. Le schede, almeno alcune, individuate solo nel 2007, emergono già nel corso delle prime fasi dell'indagine. Non sto parlando dei continui colloqui in cui è chiaro che gli interlocutori fanno riferimenti a colloqui che sono avvenuti su altro canale, ma al fatto che in alcune circostanze, nonostante alcune cautele, qualcuno ha utilizzato le schede svizzere per telefonare quando non doveva. È il caso di Bergamo che fa una telefonata utilizzando una svizzera su una utenza fissa per parlare con Moggi. Due persone fra gli imputati di questo processo dicono di avere utilizzato schede svizzere. Uno è Bergamo, l’altrto è Moggi. Esiste un testimone, anzi due, che rendono dichiarazioni solo dopo che qualcuno ha detto che la scheda è riferita a Paparesta, non prima, e che confermano di sapere quando hanno utilizzato schede svizzere in alcune circostanze e, per quanto riguarda la utilizzazione di Paparesta, è esatto il criterio investigativo seguito. Ancora, è chiaro che per individuare quale possa essere stata la persona fisica ad avere utilizzato le schede, in assenza di dati di qualsiasi tipo che permettano di verificare il nome della persona, si ricorre ad un essenziale criterio: stabilire il luogo di vita, o di abituale lavoro, di una persona e stabilire un collegamento tra l’utenza di cui si cerca di scoprire l’utilizzatore e l’ambito territoriale nel quale la persona vive o lavora.
Si fa poi questa verifica tenendo conto della possibile esistenza in quell’ambito territoriale di altre persone che pure possono essere soggetti coinvolti in una operazione di questo tipo perché facenti parte di Figc, Aia, ecc. Ed in verità ciò è stato verificato in senso negativo per una parte di queste situazioni, soprattutto in riferimento ai luoghi di vita molto grandi, tipo Roma o Milano. Ho ascoltato anche una contestazione secondo la quale avevamo un risultato che l'utenza in entrata, o in uscita, agganciava celle diverse in quel comune e, quindi, non la stessa sempre riferita all'abitazione del presunto utilizzatore. Ma per quale motivo dobbiamo pensare ad un soggetto fermo nello stesso posto? Esse venivano portate normalmente in giro negli spostamenti di ogni tipo e sorta e utilizzate nei posti più disparati. Ma questo è solo un primo essenziale criterio per procedere alla attribuzione delle schede. Verificheremno come in tante situazioni esiste un inconveniente a cui nessuno ha mai pensato: io vi ricordo che le persone intercettate sono state Moggi, Bergamo, De Santis, Mazzini, prima di altri, e che, quindi, noi abbiamo non solo l’intercettazione ma un tabulato che ci permette di sapere quali erano le celle utilizzate dall'utenza rispetto alla quale si svolgeva l'intercettazione e così scopriremo che in alcune giornate, quando il telefono della persona, anche se la conversazione non ci dice nulla, è in un determinato posto e aggancia una determinata cella, più o meno nello stesso momento la scheda svizzera ha agganciato la stessa cella, in quanto la persona prima utilizza il telefono intercettato e poi la scheda svizzera. Esiste poi un altro criterio che affina il risultato: avere individuato se l’utenza in questione ha efettuato, e verso chi, delle telefonate, intendendo delle persone o utenze fisse di normali gestori telefonici italiani, e diventa dunque più stringente se da quel luogo di vita e di lavoro abituale, ed insieme alla storia della corrispondenza delle celle con quelle straniere abbiamo molti casi di telefonate che, o per distrazione, o confusione, qualcuno ha fatto a casa, alla sorella, al fratello, all’ufficio. Poi, ancora, poichè stiamo parlando di persone che non svolgono un mestiere ordinario ma di arbitri, quel ragionamento investigativo cerca di raggiungere un risultato in più, vedendo se per ciascuna di queste persone riusciamo a collocare queste utenze in occasione di alcuni determinati avvenimenti a cui sappiamo che le persone hanno partecipato in modo indiscutibile e, siccome arbitri e assitenti, indiscutibilmente, partecipano essenzialmente a due cose: andare ad arbitrare una gara in un determinato stadio, e al raduno di Coverciano.
Le sim attivate dove gli imputati dovevano essere.
Che cosa troviamo per tutti i casi: che sulla base di un comunicato della FIGC noi sappiamo se in una determinata giornata un determinato arbitro era stato presente, o assente, ad un raduno a Coverciano. Ed abbiamo verificato sulla base dei dati di questa lista se per caso in occasione di quei raduni le celle erano state attivate. È chiaro che non sempre la scheda è stata utilizzata, perché non sempre accadeva, ma questo poco importa. Quello che importa è se 1, 2, 3, 4 o 5 volte quella scheda, quando risulta la presenza a Coverciano di quella persona, è stata utilizzata. E sarebbe clamoroso solo scoprire che la cella viene intercettata e quella persona era assente. Ma le cose non stanno così e lo vedremo. E l’ultima operazione è quella che riguarda la questione degli incontri di calcio, il che non significa solo lo stadio. Perché a volte è andata così: se la gara si svolge, ad esempio, nello stadio di Messina, noi abbiano una cella che copre quella zona dello stadio, ma a volte abbiamo una cella che viene agganciata sulla strada fatta dall’arbitro per raggiungere o ritornare dallo stadio. Ma questo non chiude il discorso delle schede. Per comprendere e terminare le operazioni c’è bisogno di altro e noi arriviamo a risultati che riteniamo chiari, perché non possiamo isolare progressione e contenuto di telefonate sulle utenze intercettate dal traffico telefonico delle schede straniere. Legare tra loro le telefonate con questi dati, in che senso: voi troverete decine e decine di conversazioni che iniziano in modo singolare, senza convenevoli, ma come se queste due persone avessero finito appena di conversare, ma i carabinieri non le sentono, oppure quella conversazione in chiaro si sviluppa fino ad un cero punto e poi, si dice "Ti chiamo, ci risentiamo più tardi", e poi i carabinieri aspettano e non le ascoltano. Infine ancora leggere quale può essere l’ausilio delle testimonianze per offrire una chiave di lettura certa di alcune vicende; tra tutte le dichiarazioni di Paparesta e la lettura dei tabulati delle schede straniere risolvono alcuni punti: il possesso delle schede da parte di Fabiani e Bertini. Ma occorre mettere insieme dei dati e fare una lettura unitaria di questi avvenimenti.
Presidente, se possiamo interromperei e riprenderei alla prossima.
Il Presidente Casoria acconsente e l'udienza termina. Appuntamento al 10 maggio 2011.
Francesco/FRALES, al termine dell'udienza, è riuscito a scambiare delle impressioni con gli avvocati delle difese, i quali sono rimasti basiti dall'atteggiamento di Narducci che, in pratica, non ha tenuto conto assolutamente delle risultanze dibattimentali, proponendo una requisitoria in "stile 2006", e facendo molte volte riferimento alla sentenza del rito abbreviato che, non essendo ancora passata in giudicato, non è valutabile ne utilizzabile.
La requisitoria dei PM dovrebbe continuare anche nell'udienza del 24 maggio, mentre dal 31 maggio dovrebbero iniziare le arringhe difensive. La data della sentenza è ipotizzata per il 12 o 19 luglio.
Questo il calendario di udienze programmate ed il nome di chi parlerà:
10 maggio - Requisitoria del PM Narducci.
17 maggio - Sospensione per motivi elettorali.
Se l'istanza di ricusazione non sarà accolta il processo continuerà secondo questa programmazione:
24 maggio - Requisitoria del PM Capuano.
31 maggio - AVVOCATURA DELLO STATO - Avv. CATALANOTTI per il Brescia Calcio - Avv. GUELI per Atalanta Calcio - Avv. STORTONI per il Bologna F.C. - Avv. MILELLA per la FIGC - Avv. BORTONE per la RAI Radiotelevisione Italiana.
7 giugno - Avv. CASTALDO per il Fallimento Salernitana - Avv. SGUBBI per il Fallimento Vittoria 2000 - Avv. SAMBATI per l'Unione Sportiva Lecce - Avv. LA RANA per Federconsumatori Campania - Avv. VITIELLO per la JUVENTUS F.C. - Avv. PICCA per la Fiorentina.
14 giugno - Avv. GALLINELLI per Cennicola - Avv. DE FALCO per Gemignani - Avv. GANDOSSI per Meani - Avv. DI VALENTINO per Puglisi - Avv. ACRONZIO per Rodomonti - Avv. OSTELLARI per Titomanlio - Avv. GENTILE E DE NIGRIS per Lotito - Avv. PICCA E FURGIUELE per Mencucci.
21 giugno - Avv. PICCA E FURGIUELE per Della Valle Diego e Andrea - Avv. MURALE E KROGH per Foti - Avv. MORESCANTI per Fazi - Avv. MISIANI per Scardina - Avv.CIRILLO per Ambrosino - Avv. PIROLO E DIGITANO per Dattilo - Avv. MUNGIELLO E CALEFFI per Racalbuto.
28 giugno - Avv. MESSERI per Bertini - Avv. BOTTI per Mazzini - Avv. MORESCANTI per Fabiani - Avv. GALLINELLI per De Santis - Avv. FONISTO E SALDARELLI per Mazzei.
5 luglio - Avv. SENA E BONATTI per Pairetto - Avv. MORESCANTI per Bergamo.
12 luglio - Avv. TROFINO E PRIORESCHI per Moggi.