Facciamo il punto della situazione dall'ultima udienza svolta a Napoli fino ad oggi. In queste due settimane anche i media più riottosi hanno dovuto cedere e pubblicare alcune delle intercettazioni "sfuggite" agli investigatori e ritrovate dai tecnici della difesa di Moggi. Questa ondata di telefonate è stata fronteggiata con l'uscita di notizie da "fonti interne" della Procura di Napoli che le bollavano come ascoltate e scartate, perché giudicate "poco rilevanti". Poi è stato il turno delle notizie provenienti da "fonti investigative", che facevano notare come alcune intercettazioni relative a Facchetti fossero comprese nell'informativa del 28 marzo 2007. I media più in difficoltà per il ruolo svolto nel 2006 hanno amplificato queste "voci" (in realtà nulla di ufficiale e firmato è stato emesso), con un senso di liberazione, pubblicando anche due intercettazioni Facchetti-Pairetto. Peccato per loro, e per le "fonti", che quelle due intercettazioni fossero già state pubblicate dal Corriere della Sera il 19 maggio 2006, trascritte quindi da Torino. Facevano parte del fascicolo dell'indagine poi archiviata dall'allora Procuratore Maddalena.
E qui notiamo una prima differenza: la Procura di Torino, pur archiviando l'indagine, inviò tutti gli atti alla FIGC, con le telefonate di Moggi e quelle di Facchetti. Ma a maggio 2006 dovette difendersi; solo per fare un esempio, su Repubblica del 15 giugno 2006, Bonini e D'Avanzo scrivono: "E' un fatto che l'imbarazzo dei "torinesi" cresce. Hanno chiuso precipitosamente un'indagine che i "napoletani" si sono covati come una chioccia le uova". Nella sua replica del giorno dopo, il Procuratore Capo Marcello Maddalena evidenziò anche che aveva provveduto ad inviare comunicazione all'UEFA e alla FIGC: "Peraltro, in occasione del decreto di archiviazione del Gip questo Ufficio, pur non essendone obbligato per legge, si diede carico di disporre con immediatezza, nel settembre del 2005, la trasmissione degli atti al presidente della Figc per le iniziative di ordine disciplinare, avendo ritenuto che gli elementi acquisiti, pur non fornendo prova della commissione di illeciti penali, avrebbero potuto evidenziare condotte di tesserati deontologicamente scorrette e quindi suscettibili di eventuale valutazione sul piano disciplinare".
Siamo davanti alle prime domande: perché sulle informative date da Napoli alla FIGC, nel 2006, non c'è traccia, nemmeno un rigo, delle telefonate di Moratti e Facchetti, per esempio? Perché non è stato fatto come a Torino che, pur considerando "irrilevanti" certe telefonate, le hanno passate al vaglio della FIGC? Come si fa a ritenere che una telefonata di un presidente che chiede prima di non fare il sorteggio, poi consiglia la griglia con due arbitri preclusi per ottenere quello gradito, non sia da sottoporre all'attenzione della FIGC per valutare "condotte di tesserati deontologicamente scorrette e quindi suscettibili di eventuale valutazione sul piano disciplinare", come aveva fatto il procuratore Maddalena? Perché compaiono, secondo le "fonti investigative", nell'informativa del 2007, un anno dopo la celebrazione dei processi sportivi, quando sono telefonate del 2004 e 2005? Perché non segnalarle alla FIGC, con una nota o integrazione d'informativa, già dall'estate 2006? Perché, dopo che sia Bergamo che De Santis, in due distinte puntate di Matrix, avevano rivelato di ricevere telefonate dall'Inter, non si è subito detto che le telefonate c'erano e che erano "irrilevanti", ma ne è stata negata l'esistenza? Nelle informative consegnate a Borrelli non si fa menzione di queste telefonate e della valutazione della loro "irrilevanza".
Tornando agli "ambienti della Procura di Napoli", hanno fatto trapelare che non c'è stato nessun tentativo di tenere fuori dall'indagine l'Inter, e che quelle telefonate sono state depositate ma considerate irrilevanti. Ma se potevano esserlo sul piano penale, avrebbero potuto non esserlo su quello sportivo. La Procura di Torino docet. Ma noi vogliamo anche capire se è vero che in Procura erano note queste telefonate "sfuggite". La logica ci porterebbe a pensare di no, se un pm come Narducci si sbilancia tanto in requisitoria, il 27 ottobre 2008, fino a dire: "Balle smentite dai fatti. Piaccia o non piaccia agli imputati non ci sono mai telefonate tra Bergamo, o Pairetto, con il signor Moratti, o con il signor Sensi o con il signor Campedelli, presidente del Chievo. Ci sono solo quelle persone (gli imputati, ndr), perché solo quelle colloquiavano con i poteri del calcio. I cellulari erano intercettati 24 ore su 24: le evidenze dei fatti dicono che non è vero che ogni dirigente telefonava a Bergamo, a Pairetto, a Mazzini, o a Lanese: le persone che hanno stabilito un rapporto con questi si chiamano Moggi, Giraudo, Foti, Lotito, Andrea Della Valle e Diego Della Valle".
Era all'oscuro del fatto che anche Moratti e Facchetti avevano un rapporto "stabile" con Bergamo, Pairetto, Mazzei? Sembrerebbe di sì, altrimenti avrebbe potuto dire, già allora e non oggi, che "Sì, c'erano telefonate anche di Facchetti e Moratti, le abbiamo ascoltate e valutate irrilevanti".
Ancora nella penultima udienza (leggi qui) non se ne ammetteva l'esistenza:
Avv. Prioreschi: Si capisce da queste intercettazioni che dovrebbero esserci intercettazioni tra Moratti e Bergamo e...
Auricchio: Perfetto, allora ho capito bene
Presidente Casoria: Ma partivano da un telefono che era sotto intercettazione? Vabbè non sa spiegare questo fatto
Auricchio: No, questa telefonata cioè...
PM Narducci: Ma questo lo dice l'avvocato
Presidente Casoria: Che non si trovano
PM Narducci: No, che partivano da un telefono sotto intercettazione, l'avvocato non è in grado di poter dimostrare nulla, ci sono telefonate in cui due persone fanno riferimento a pregresse conversazioni e non credo si possa rendere conto...
Ora le prove ci sono, eccome. Telefonate che non partivano da telefoni sotto intercettazione, perché si era rinunciato ad intercettare certi telefoni, ma arrivavano a telefoni sotto intercettazione. Telefonate che gli investigatori hanno ascoltato e "scartato".
Ma per trovare un filo logico rivediamo cosa hanno dichiarato i pm alla stampa in questi quattro anni.
14 maggio 2006. In un'intervista a La Repubblica il pm Narducci dichiara: "Non è più sufficiente andare in televisione per dire che tutti erano a conoscenza di quanto sta emergendo dall'inchiesta della Procura di Napoli. Chi sa qualcosa, deve trovare il coraggio di venire a raccontarlo ai magistrati. Per il mondo del calcio questa è un'occasione irripetibile, come fu Tangentopoli per la politica". "Il mondo dello sport, se vuole fare pulizia al proprio interno, dovrebbe invece interessarsi alle sorti di questa indagine. Non è più tempo di chiacchiere. Chi è a conoscenza di episodi rilevanti deve presentarsi dai magistrati per mettere a verbale fatti concreti e non frasi di circostanza. Questa è un'opportunità unica".
12 Luglio 2007. NAPOLI - (Ansa) "La delusione e lo scetticismo per le istituzioni sportive credo sia generale. Alcuni risultati erano stati raggiunti nella sentenza di primo grado, poi sono stati annacquati fino agli arbitrati, avvantaggiati da un clima che in Italia muta facilmente: o forcaioli o lassisti. Il garantismo è un’altra cosa, un valore vero". Così il pm di Napoli Filippo Beatrice, titolare dell’inchiesta su Calciopoli insieme con il collega Giuseppe Narducci, in un’intervista che i due magistrati hanno rilasciato all'Espresso e di cui il settimanale ha diffuso oggi un’anticipazione. Il pm è convinto inoltre che il cosiddetto sistema Moggi abbia falsato più campionati, oltre a quello 2004-2005 al centro dell’inchiesta: "E’ evidente che è così. Ci sono fatti che fanno capire che le cose non siano nate certo nell’autunno 2004. Occorreva però la collaborazione delle persone che non c’è stata". "Subito dopo la sentenza di secondo grado - ha ricordato Narducci - mi colpì l’intervista a Mario Serio, componente del collegio, che spiegava perchè la Caf aveva ridotto le sanzioni di primo grado. Se fosse stata rilasciata da un qualsiasi giudice ordinario avrebbe comportato iniziative anche gravi. Valutazioni dell’illecito sportivo sopravanzate da altre di ordine generale: gli umori dell’opinione pubblica, l’auspicio di provvedimenti di clemenza, la partecipazione dell’Italia ai Mondiali. Non scherziamo, giudici ordinari, amministrativi, sportivi: tutti dobbiamo avere l’assoluta certezza che i magistrati chiamati a giudicare lo facciano sulla base rigorosa dei fatti e non di elementi al di fuori del processo. Invece certi commenti post sentenza, anche quelli del presidente della Corte federale Piero Sandulli, mi hanno inquietato". I pm hanno ipotizzano sviluppi anche sul piano della giustizia sportiva: "Le ultime carte che abbiamo inviato all' ufficio di Francesco Saverio Borrelli sono quelle del secondo avviso di chiusura delle indagini e contengono 15 nuove partite, tra cui Juve-Milan 0-0. Anche queste carte configurano gravi ipotesi di illeciti. Non si può dire ancora l'ultima parola", ha detto Beatrice.
"Chi sa qualcosa, deve trovare il coraggio di venire a raccontarlo". "Occorreva però la collaborazione delle persone che non c’è stata". Ma è vero che non c'è stato nessuno pronto a collaborare?
4 dicembre 2009. Udienza Calciopoli a Napoli. L'assistente Rosario Coppola, teste dell'accusa, dichiara in aula che lui nel maggio 2006 raccolse l'invito di pm e di Borrelli e si recò a rendere testimonianza spontanea presso i carabinieri che stavano curando le indagini, ma trovò un muro davanti: l'Inter non interessava, perché non c'erano intercettazioni sull'Inter, dichiara il Coppola. Qui vale la pena riportare la trascrizione integrale di uno stralcio del controesame di una delle parti civili:
Avv. Vigoriti: Avvocato Vigoriti delle Amministrazioni Statali costituite parti civili. Solo una precisazione, non ricordo se Lei ha precisato a proposito di quell'episodio della pressione fatta su di Lei per cambiare la sua versione di quel fatto. Lei ha detto che è stato chiamato telefonicamente da Milano... non ricordo se ha detto da chi...
Coppola: Sì, sì, da Gennaro Mazzei (che nelle recenti intercettazioni "sfuggite" ritroviamo al telefono con Facchetti ndr) che era il nostro referente, che faceva parte della Commissione, sì.
Avv. Vigoriti: Senta ma, come mai di questo episodio non troviamo menzione nelle dichiarazioni che Lei ha reso a suo tempo...
Coppola: Per un motivo molto semplice, ringrazio anche a Lei per avermi fatto questa domanda. Quando incontrai i carabinieri, su mia richiesta d'altronde, questo episodio andava a toccare una società come l'Inter che, non lo so, provai da parte dei carabinieri in modo sbrigativo ma assolutamente, come dire ... l'argomento non gli interessava
Avv. Vigoriti: Non interessava a chi, ai carabinieri?
Coppola: Ai carabinieri. Mi fu detto "A noi non risulta che l'Inter facesse pressioni, non abbiamo registrazioni..."
Avv. Vigoriti: Chi le ha detto questo? I carabinieri?
Coppola: Il capo, ora il nome...
Avv. Vigoriti: No, no, a prescindere dal nome.
Coppola: Sì, sì, i carabinieri. Non trova, addirittura, menzione nel rapporto...
Avv. Vigoriti: Allora mi faccia capire. Lei aveva intenzione di riferirlo e Le è stato impedito?
Coppola: E' stata la prima cosa che io ho riferito, dopodiché la discussione è slittata su altre cose.
Avv. Vigoriti: E' slittata?
Presidente Casoria: Avvocato, però ha chiarito che i carabinieri gli hanno detto che siccome non risulta dalle intercettazioni...
Coppola: "Non è un argomento di discussione, non è un argomento di discussione perché non ci interessa"
Presidente Casoria: Lo hanno bloccato, ha spiegato, hanno detto "A noi non ci risulta, non ci interessa"
Coppola dichiara, sotto giuramento, che i carabinieri gli dissero che a loro non risultava che l'Inter facesse pressioni, che non c'erano registrazioni. Se è vero quanto dichiarato da Coppola viene da chiedersi: ma la telefonata Facchetti-Mazzei, con la "grigliata" comprensiva di istruzioni sugli arbitri preclusi, volta ad fare in modo da ottenere Collina per Inter-Juve, l'hanno ascoltata davvero? E non conteneva un'ipotesi su cui indagare? Perché Auricchio in aula ci ha spiegato che il loro metodo d'indagine era basato sull'ascolto delle intercettazioni, e se queste evidenziavano un possibile indizio di reato si compendiava leggendo i giornali: Gazzetta, Repubblica e Corriere. Risentite la telefonata Facchetti-Mazzei e valutate voi (Clicca e ascolta).
Il pm Narducci si è mostrato critico ed interessato alla giustizia sportiva anche in altre occasioni:
17 novembre 2007. In un’intervista rilasciata a Maurizio Galdi per La Gazzetta il pm Giuseppe Narducci dichiara: "Il calcio è desolante. Visto dall’interno ci si trova davanti ad interessi di ogni tipo che nulla hanno a che fare coi principi dello sport. La realtà è peggiore di quello che si possa immaginare. Nel mondo del calcio è cambiato poco o nulla. Resta il valore di questa inchiesta, ma indagini penali e processi non possono cambiare la situazione. Un discorso che vale anche per la violenza negli stadi. È un problema che riguarda tutti i momenti della vita italiana, non solo lo sport. Per cambiare ci vuole altro che un’indagine. Lo Stato dovrebbe intervenire direttamente e decidere, non può disinteressarsi. Dall’ordine pubblico, ai diritti tv, alla giustizia sportiva. Lo sport non può farcela da solo". Ancora Narducci: "Abbiamo fatto un buon lavoro. E' un'inchiesta solida. Nata per smantellare quel grumo di potere che ha governato il calcio nei primi anni duemila".
29 marzo 2008. Nella sua relazione all'udienza preliminare, davanti al gup Eduardo De Gregorio che doveva pronunciarsi sulle richieste di rinvio a giudizio nei confronti degli imputati per Calciopoli, Narducci affermava: "C'è qualcosa che ricorda più un'associazione segreta, una organizzazione che fa del vincolo della segretezza il suo dato essenziale. Ricorda quanto previsto dall'articolo 1 della Legge Anselmi, una legge pensata in funzione della P2. L'organizzazione può ricordare i profili di un'associazione di tipo mafioso: è stata infatti una organizzazione strutturata in cui il vincolo associativo non solo era intervenuto e si era determinato nell'accordo, ma veniva ulteriormente rinsaldato". La Gazzetta scriveva: "Il pm Narducci non condivide la tesi di "più reticoli" ma parla dell'esistenza di "una sola, potente organizzazione criminale" contro la quale "nessuno ha potuto competere".
Per Narducci, quindi, non c'erano tanti reticoli, come ipotizzava Borrelli nella relazione a Palazzi, del 2007, nella quale lo invitava a continuare le indagini.
L'ultima nota la dedichiamo alle bacchettate di Narducci alla stampa, contenute sempre nell'intervista concessa a L'Espresso nel luglio 2007, della quale riportiamo uno stralcio: "E' servita un'indagine giudiziaria penale per individuare fatti che il mondo del calcio difficilmente avrebbe individuato. E anche l'informazione ha molte colpe. I pochi che hanno avuto coraggio, Oliviero Beha tra questi, sono stati estromessi dal circuito. La Procura di Torino? Ha fatto le sue valutazioni su un breve periodo di intercettazioni: quaranta giorni".
Oliviero Beha è nel circuito e lo vediamo, dal TG3, chiedere da tempo "la verità dopo quattro anni", e criticare la Gazzetta che solo ora scopre che ci sono "Buchi nell'indagine". Sulla diversità delle informative passate dalle due procure alla FIGC parlano le informative stesse e le date della loro trasmissione.