C’è stato un momento, durante l’udienza di ieri al processo di Napoli, in cui in aula si è avvertita come una sensazione di spiazzamento generale, quasi d’incredulità, in primis da parte degli stessi avvocati. E’ stato quando, durante il controesame dell’avvocato dell’ex designatore Pairetto, si è capito che il metodo d’indagine del Colonnello Auricchio, il responsabile dell’indagine Offside oggetto anche di docufiction televisiva, consisteva nell’ascoltare un’intercettazione, ipotizzare una frode relativa a una partita in programma la domenica entrante e poi, senza verificare se sul campo l’ipotesi si fosse realizzata, demandare il responso al giorno dopo, alla lettura della Gazzetta dello Sport.
La Gazzetta! Sembra la battuta di uno juventino "rancoroso", la "Pravda Rosa”, ma è proprio quel che ha detto ieri il Colonnello. Aggiungendo, incredibile a dirsi, che Tuttosport non lo consultava, no, "perché era di parte".
Altro momento topico: il teste, colui che ha condotto le indagini per oltre un anno, a un certo punto non solo ha ammesso di aver visto in quell’arco di tempo sì e no due o tre partite, ma le ha pure confuse fra loro.
Da non credersi.
Gran parte della mattinata, almeno fino a mezzogiorno, era stata occupata dalla conclusione dell’esame dell’accusa, che si protraeva già da due udienze (vedi i nostri resoconti: qui e qui). Il colonnello Auricchio ha così ripercorso le ultime intercettazioni del campionato 2004-05. Tra le altre, anche le telefonate intercorse tra Moggi e Mazzini e tra Baldini e Mazzini, aventi per oggetto un rimpasto dirigenziale all’Arezzo. Mazzini raccomanda a Moggi di mettere una buona parola per Castagnini, suggerimento che, si capisce, gli viene da Franco Baldini, come sappiamo dall’intercettazione pubblicata recentemente, la quale per la verità contiene passaggi molto interessanti su cui gli inquirenti hanno invece glissato.
Verso mezzogiorno, finalmente, è stata data voce alle difese. E l’indagine Offside ha cominciato a sgretolarsi.
Ha iniziato l’avvocato di Mazzini, contestando prima un malizioso collegamento degli inquirenti fra le elezioni di Carraro e di Mazzini ai vertici della Figc, poi la ricostruzione di una cena fra Mazzini, Moggi, Giraudo e Bergamo, fatta omettendo la presenza delle rispettive mogli; e, soprattutto, sottolineando il passaggio di una telefonata fra il suo assistito e Della Valle, nella quale Mazzini afferma esplicitamente che “comprare le partite non va mica bene”.
Il difensore di Foti, presidente della Reggina, ha invece chiesto al teste di entrare nel dettaglio di partite con errori arbitrali contro la sua squadra, ma Auricchio ha ammesso di non aver analizzato tutte le partite della Reggina. In particolare, l’avvocato ha citato due partite, arbitrate dagli imputati Pieri e Dondarini, nelle quali la Reggina era stata, secondo gli organi di stampa, sfavorita.
L’avvocato dell’ex vicecommissario arbitrale Mazzei ha puntualizzato che le nomine dei guardalinee non venivano decise autonomamente dal suo assistito, ma gestite anche da Bergamo e Pairetto, evidenziando come gli inquirenti non abbiano mai acquisito la documentazione relativa alla composizione delle griglie dei guardalinee, nella quale si possono notare anche le correzioni dei due designatori.
L’avvocato di Bertini ha messo in evidenza come non siano stati fatti accertamenti su come si svolsero le elezioni per le cariche di presidente Figc e Lega, nonostante nelle informative si sottolineasse il rilievo della “partita politica” nelle azioni degli imputati. Inoltre fa particolarmente specie come, a domanda specifica, Auricchio non abbia saputo elencare quali siano stati, precisamente, i telefoni fatti mettere sotto controllo e per quanto tempo. Incalzato dai legali, dopo aver consultato a lungo i suoi atti, è riuscito solo a recitare i nomi di: “Moggi Alessandro, Zavaglia, Geronzi, Moggi Luciano, Calleri, Palanca, Gabriele, Gea, Ghirelli, De Mita, Lanese, Bergamo, Pairetto, Mazzei, Fazi, Mazzini, Meani, Carraro", aggiungendo che vennero tenuti sotto controllo dal 11.10.04 al maggio 2005. Al che l'avvocato ha sottolineato che non esiste una sola telefonata in cui l’interlocutore era il suo assistito Bertini.
Ma il bello deve ancora venire. Prima il legale di Bertini ridicolizza il teorema degli interventi mediatici presso Biscardi, citando un’intercettazione in cui il mitico Pel di Carota nazionale dice a Moggi che attaccherà proprio il presunto associato a delinquere Bertini; poi, e questo è uno dei passaggi più impressionanti, chiede ad Auricchio quali partite abbia visionato, sentendosi rispondere: “Non ricordo, ma dal mio punto di vista non era necessario, perché le nostre indagini non erano rivolte a vedere se era rigore o no, ma era un'analisi di dati investigativi.”. In particolare, Auricchio ha detto di aver visto Milan-Juve in Tv, ma poi sbaglia il risultato, capendo così di essersi confuso con la partita del ritorno, arbitrata da Collina. Ma non è finita. Chiede l’avvocato: “Lei ha parlato alla scorsa udienza di ammonizioni che non c'erano, di gol in evidente fuorigioco relativo a Siena-Milan, quindi le ha analizzate anche da questo punto di vista?"
Risposta: "No, abbiamo fatto solo riferimento ai tabellini delle partite tratti dai giornali sportivi tranne Tuttosport. Ho fatto riferimento al contenuto dei tabellini delle gare dei giornali. Io non mi sono mai permesso di valutare i singoli episodi". Lo stesso dicasi per la teoria delle ammonizioni mirate, per le quali Auricchio ha ammesso di non aver mai verificato se il fallo c’era o meno. “Lo abbiamo dedotto dalle cronache dei giornali. Le ammonizioni dolose vengono fuori dalle intercettazioni degli imputati”. Già, ricordiamo la fonte: Leonardo Meani, addetto arbitrale milanista.
Dopo l’avvocato di Bertini, è toccato al legale di Lotito, che si è limitato a chiedere da quando fosse in vigore il sorteggio arbitrale. Il teste ha risposto dal 1984, provocando la reazione stizzita di Pairetto, che assisteva nel pubblico. Questo deve aver caricato il suo avvocato, che ha preso la parola facendo alcune delle domande che hanno suscitato più clamore.
Prima di tutto, ha chiesto ad Auricchio di entrare nei dettagli delle verifiche effettuate sulle procedure di sorteggio arbitrale, che i Carabinieri ipotizzavano truccato, sentendosi rispondere che i notai non sono mai stati interrogati e non avevano verbalizzato nulla di "strano", non si è indagato su chi fossero i giornalisti presenti e chiamati ad effettuare il sorteggio (“sapevamo solo che c’erano dei giornalisti”, ha incredibilmente affermato), non è stato indagato il metodo di designazione (Auricchio non sapeva come avvenivano le interazioni tra designatori e vice-designatore addetto ai guardalinee) e non è stata verificata la griglia per la giornata di Milan–Juve del ritorno, lo scontro decisivo per lo scudetto (“per noi la designazione di Collina era una garanzia”). Lo stesso vale per le mancate verifiche dei referti degli osservatori arbitrali: Auricchio dice di averlo fatto solo in qualche caso, citando Reggina–Juve (la partita di Paparesta rapito), al che si sente Pairetto esclamare: “Questo è un falso!”.
La presidente Casoria concede così a Pairetto di fare una dichiarazione spontanea, nella quale afferma che non è vero che Paparesta venne sospeso dopo Reggina–Juve, dato che arbitrò la domenica successiva in B e venne inserito nella griglia di una partita importante due domeniche dopo. A differenza ad esempio di Racalbuto che, dopo essere stato contestato dopo Roma-Juve per alcuni errori a favore dei bianconeri, venne fermato per nove turni.
Il controesame dell’avvocato di Pairetto finisce qui, ma non l’udienza, perché anche altri imputati chiedono di intervenire. Ignazio Scardina contesta la ricostruzione degli inquirenti sull’influenza di Moggi nel caso Pieroni, negando assolutamente di aver ricevuto in cambio una macchina, sostenendo di avere la documentazione bancaria che prova il pagamento di una Idea che era stata citata dall’accusa.
Buon ultimo, anche Moggi chiede di parlare. Si sofferma sul caso Scardina–Pieroni, individuando in un articolo di Repubblica la fonte del teorema accusatorio in questione. Torna su Roma–Juve e le accuse di aver difeso l’arbitro Racalbuto presso l’Ufficio Indagini, specificando di non aver mai “difeso” l’arbitro, ma la legittimità della vittoria della Juve: infatti una punizione esemplare contro un arbitro accusato di aver favorito la Juve condizionava i colleghi, spingendoli ad arbitrarle contro.... In generale, Moggi ha negato di aver avuto particolare influenza sulla Figc, ricordando diversi casi che lo provano: lo scudetto perso a Perugia con Zambrotta espulso nella piscina, dopo 75 minuti di attesa; il cambio delle regole sugli extracomunitari prima della decisiva Juve-Roma del 2001. E conclude dimostrando, orari di sorteggi e di telefonate alla mano, di non essere mai stato al corrente delle designazioni prima del tempo.
Nonostante il controesame di ieri abbia messo a dura prova il metodo d’indagine del Colonnello Auricchio, le difese non hanno ancora finito. Per il 23 marzo prossimo sono previsti gli interventi dei difensori di Moggi e dell’arbitro De Santis.
E’ presumibile che ne vedremo delle belle, ammesso che non ne abbiamo già viste abbastanza.
Calciopoli non era un'indagine da Bar Sport, leggevano la Gazzetta
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