Il 22 dicembre 2009 viene sentito dall'avvocato difensore di Moggi, Maurilio Prioreschi, il maresciallo capo Simone Nardone che, insieme al carabiniere Della Ratta, ha svolto la maggior parte delle attività di Osservazione, Controllo e Pedinamento (O.C.P.), sia a Roma che al di fuori del raccordo anulare, passando per Como fino ad arrivare in Svizzera.
Il filo conduttore sembra di nuovo essere legato alla cucina nostrana, e chi ci segue avrà notato che, dopo le rivelazioni di Carraro sugli chef Collina e Rodomonti, ora Nardone racconta degli appostamenti presso i ristoranti romani "Panda" ai Parioli e "Tullio" in zona Piazza Barberini. A questo aggiungiamo anche il ristorante, sulla sponda di quel ramo del lago di Como, di proprietà del fratello di Teodosio De Cillis, il titolare del negozio di telefonia di Chiasso in cui vennero acquistate le SIM estere. Curiosi i ritrovi carbonari presso luoghi pubblici e ad ampia visibilità, dove Moggi soleva incontrarsi con personaggi legati al mondo dello sport ma, spesso e soprattutto, con i suoi avvocati difensori, Melandri e Trofino. Ancor più curioso che nel filone dei ristoranti e ristoratori sia stato intercettato, ma non perseguitato, anche Pierluigi Collina, promosso da miglior arbitro e chef del mondo a designatore degli arbitri che sbagliano in buona fede, nonostante le cene, quelle sì, programmate all'imbrunire con l'addetto agli arbitri del Milan, Meani, nel suo ristorante di Lodi.
Bene fa l'avvocato Prioreschi a sottolineare, nuovamente, la "meticolosità" con cui vennero svolte le indagini. Con migliaia di ore di registrazione su tutti i numeri ascoltabili di Moggi & C., dopo vari appostamenti, tutti filmati e fotografati, gli zelanti inquirenti non sapevano chi fossero né Trofino, né Melandri, sebbene quest'ultimo, data l'omonimia con l'allora Ministro dello Sport, suscitasse qualche remora. Davvero curioso.
Dopo aver chiarito parte dell'attività investigativa svolta dal maresciallo Nardone presso la sede della Juventus, dove in due giorni e con l'aiuto di quattro segretarie fu fotocopiato ed acquisito tutto lo storico relativo ai gadgets bianconeri ufficialmente autorizzati dalla Triade, Prioreschi prende in esame le modalità con cui sono stati rilevati gli elenchi delle SIM straniere. Emerge chiaramente che, per quanto riguarda le 385 schede telefoniche del Liechtenstein, l'elenco venne spedito via fax dal De Cillis direttamente ai carabinieri di Roma, mentre per i dati delle prime 9 SIM svizzere della Sunrise, quelle da cui è partita tutta l'indagine, essendo intestate a parenti dello stesso De Cillis, è stato necessario, per gli inquirenti, recarsi direttamente a Chiasso. Riportiamo dalla deposizione del maresciallo Nardone:
Avv. Prioreschi: Ho capito, ma Lei ha svolto attività di indagine in Svizzera, per esempio?
Nardone: Diciamo che siamo arrivati lì, abbiamo sentito il De Cillis e lui ci ha detto che era lui che aveva venduto queste schede e poi, con la macchina del De Cillis, siamo andati al suo negozio, abbiamo acquisito la documentazione investigativa e poi ... però sul verbale abbiamo ...
Avv. Prioreschi: Cioè, non ho capito, voi siete andati al suo negozio in Svizzera ad acquisire la documentazione relativa alle schede svizzere?
Nardone: Sì
Avv. Prioreschi: Ah, quindi a queste prime nove …
Nardone: Perché lui diceva che erano sette, otto, "intestate a mio padre" e, alla fine, abbiamo dovuto controllare...
Avv. Prioreschi: Quindi siete andati con la macchina di De Cillis a Corso San Gottardo, 27, Chiasso, Svizzera, nel suo negozio. Quindi lui che ha fatto? Ha preso tutta la documentazione relativa ..
Nardone: L'abbiamo presa noi.
Vale la pena rivalutare a questo punto sia la testimonianza di De Cillis, che negò questo frangente, sia la testimonianza del Di Laroni che non accennò minimamente a questo argomento, facendo riferimento esclusivamente ad "uffici collegati svizzeri". Di Laroni confermò che non era a conoscenza di indagini svolte sul territorio svizzero da parte di altri colleghi, potendo rispondere solo per se stesso e per il collega Di Foggia con cui aveva lavorato fianco a fianco. Vedremo in seguito se fosse o meno necessaria la rogatoria internazionale per accedere a questi dati da parte degli inquirenti italiani, dato che, durante la testimonianza, Nardone conferma che la lista dei 9 numeri fu spontaneamente loro consegnata da Teodosio De Cillis.
Sembrano non finire mai le udienze nelle quali, più che confermare la posizione di capo cupola Moggi, vengono sollevati dubbi non solo su come riuscisse Moggi a manipolare persone e campionati, ma anche sulla bontà e professionalità delle indagini della squadra del Maggiore Auricchio, atteso con impazienza in aula. La nostra speranza è che possa venire ascoltato al più presto per contribuire a sciogliere eventuali dubbi, a meno che Narducci non intenda rinunciare anche alla sua testimonianza costringendo le difese e le parti civili a convocarlo direttamente.
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