Si avvicina Natale e Radio Radicale ci regala il racconto del Mega presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC, organo di governo, controllo ed organizzazione del calcio tricolore), nel periodo di fuoco Dicembre 2001 - Maggio 2006, quando rassegnò le dimissioni. Oggi testimone del processo sullo scandalo del calcio in Italia, tenta, in parte riuscendoci, di infiocchettare regali per tutti usando come nastro l'abilità dialettica.
Attesissima la sua deposizione il 15 dicembre scorso, proprio per il ruolo ricoperto; non si avvale della facoltà di non rispondere, pur essendo uno dei protagonisti della stessa inchiesta, appunto per contribuire a sciogliere le tante incongruenze di questo processo. L'esordio è dei più tranquillizzanti, quando racconta che le Sue dimissioni, previste per dicembre 2006, furono invece anticipate a maggio dello stesso anno proprio per permettere e garantire un giusto e regolare svolgimento delle indagini provenienti dall'inchiesta di Napoli, inchiesta a lui sconosciuta e di cui aveva avuto notizia dalla stampa nazionale: infatti dichiara senza mezze misure che non era a conoscenza diretta di illeciti o irregolarità durante il campionato 2004/2005, altrimenti come presidente avrebbe dovuto procedere interessando l'ufficio indagini della FIGC, vedremo più avanti se lo fece. Ma prima di arrivare alle sue dimissioni, il PM Narducci vuole ovviamente ricordare come è stato invece eletto e rieletto e, nel farlo, chiede nello specifico quale sia stato il peso della Juventus nell'occasione. Vallo a sapere quanto possa aver contato l'opinione del consigliere della Juventus, per due chiari motivi: il primo è che lo scrutinio era segreto, il secondo che, alla fine del 2004, in concomitanza delle Olimpiadi di Atene, tutte le federazioni Europee dovevano rieleggere la propria presidenza, Italia inclusa, e Carraro fu rieletto con il 94% delle preferenze dei votanti. In questa larga maggioranza multi-partisan, non era invece troppo segreto, viste le dichiarazioni pubbliche, che anche la Juventus aveva contribuito sia alla sua designazione, che alla sua rielezione, avvenuta il 14 febbraio 2005.
Collina e Rodomonti: Lo Chef che non sbaglia mai, e lo Chef che fa anche le frittate.
Il Pubblico Ministero comincia ad interrogare Carraro ripetendo parti salienti delle telefonate intercorse tra il presidente e i designatori arbitrali, anzi, il designatore arbitrale Bergamo, in quanto Pairetto non viene quasi mai chiamato in causa. La prima richiesta di chiarimento riguarda un colloquio telefonico antecedente al posticipo tra Inter e Juventus, alla vigilia dell'elezione del presidente della Lega Calcio: in essa vi fu un'esplicita richiesta di non arbitrare pro Juventus o se vogliamo, di arbitrare in modo da NON favorire la Juventus. Carraro rispondendo, premette che non conosceva appieno le modalità di formazione delle griglie, e conferma che al sorteggio arbitrale aveva richiesto la presenza di un notaio per garantire trasparenza; aveva altresì proposto il coinvolgimento di un rappresentante della stampa con l'intenzione di evitare le "chiacchiere" dei giornali sulla dubbia genuinità dei sorteggi. In realtà nessuna delle due iniziative servì allo scopo in quanto, per la stampa, i sorteggi erano "truccati" come e più di un Vip4 con marmitta Polini, dimenticandosi però di scrivere che lo guidavano anche loro. La spiegazione di Carraro è senz'altro insolita e fa il primo riferimento alla rivalità storica tra le due compagini, accennando soprattutto al famoso non-rigore su Ronaldo, al fatto che l'Inter non vincesse lo scudetto da molti anni, e che dunque la rivalità, già di per sé accesa, si fosse molto acuita; in ultimo, fatto non meno importante, il giorno dopo si sarebbe rieletto il presidente della Lega Calcio ed un arbitraggio ambiguo non avrebbe favorito un clima disteso in tale riunione. Insomma una sorta di cuscinetto preventivo per attutire i colpi del giorno dopo. Ma perché vi fu bisogno della telefonata e delle raccomandazioni? Beh, Carraro propone un parallelismo azzardato, spiegando che, nel caso avesse arbitrato Collina, arbitro internazionale, considerato da tutti al di sopra di ogni sospetto, se anche avesse sbagliato, sarebbe stato considerato un errore in buona fede; invece, pur essendo Rodomonti un ottimo arbitro, se avesse sbagliato lui, beh, i sospetti ci sarebbero stati eccome!!
Ma perché Rodomonti avrebbe dovuto stare attento a non sbagliare a favore della Juventus e non anche a favore dell'Inter? La domanda del PM è diventata doverosa e Carraro non trova di meglio che azzardare una metafora culinaria facendo diventare Collina il miglior Chef al mondo che, se sbaglia una pietanza, può capitare, mentre invece Rodomonti, pur essendo un buon Chef, se sbaglia il primo non è escluso che sbagli anche il secondo, riferendosi ai piatti e non ai tempi ovviamente. Insomma, se si trova un capello nella frittata, di certo non è colpa di Collina! Non solo, Carraro va oltre e spiega in poche parole Calciopoli. Le raccomandazioni per non far accadere episodi pro Juventus erano determinate dalla sua percezione dell'ormai famosissimo "sentimento popolare". Nel novembre 2004, secondo Carraro, gli eventuali errori pro Juventus sarebbero stati accolti in malafede dall'opinione pubblica, proprio in virtù, secondo Carraro, della supremazia politico-sportiva del club piemontese, mentre errori pro Inter sarebbero stati meno considerati e più accettabili, non solo dalla gente, ma anche dai giornali nazionali e dai programmi televisivi, a partire dalla Gazzetta dello Sport fino ad arrivare al canale tematico "Gambero Rosso". Non c'è che dire, il presidente di tutti.
Carraro: Lazio-Brescia, niente pasticci.
Il secondo episodio che il PM contesta a Carraro è una telefonata intercorsa tra lo stesso e Paolo Bergamo prima della partita Lazio-Brescia. Carraro ricorda a Bergamo che i laziali arrivano a questa partita in una condizione di stress, convinti di aver subito tra dicembre 2004 e gennaio 2005 troppe decisioni arbitrali a loro sfavore (dati estrapolati dalle moviole e dai giornali, e altrimenti da dove??!!). Questa situazione gli è stata segnalata da una telefonata precedente di Claudio Lotito, presidente della Lazio, che denunciava una chiara irregolarità: la settimana precedente, durante la partita Reggina-Lazio, secondo Lotito, il presidente reggino Foti si era recato nello spogliatoio dell'arbitro durante l'intervallo, contravvenendo a qualsiasi regola: infatti era possibile, secondo il regolamento, incontrare l'arbitro per i saluti di rito, solo prima o dopo la partita, ma MAI durante la sosta tra il primo e il secondo tempo.
Il giorno successivo alla partita, terminata con un pareggio (0 a 0) determinato da un evidente rigore non concesso alla Lazio, Bergamo contatta telefonicamente Carraro che lo redarguisce abbondantemente, Bergamo conferma l'errore arbitrale sottolineando che l'arbitro Tombolini pagherà personalmente e che verrà fermato un mese.
La partita immediatamente successiva sarebbe stata a Milano contro il Milan, Carraro non si preoccupa di "tutelare" i romani a Milano, ma non dimentica di ricordare a Bergamo di "dare loro una mano" nelle partite successive, quando saranno impegnati negli scontri diretti per la salvezza. Riconosco che l'italiano è senz'altro un idioma ricco e complesso e permette di usare sfumature e doppi sensi, ma le spiegazioni dell'ex presidente Federale rilasciate in aula sono largamente interpretabili, come fece in effetti Bergamo che chiosò la telefonata con un "Non si preoccupi, recuperiamo, recuperiamo". E meno male che hanno recuperato, la Lazio infatti si salvò evitando così alla Federazione, ed alla città di Roma, di finire sotto l'assedio degli esagitati tifosi biancazzurri, così come era successo l'anno prima quando la piazza romana era riuscita a far sospendere un Derby diffondendo la notizia, peraltro infondata, della morte di un tifoso durante scontri prepartita. Insomma, il presidente di tutti, soprattutto del sentimento popolare, dell'ordine pubblico, e degli stressati, un po' meno presidente di Brescia e Livorno, ad esempio, nonostante i relativi presidenti Corioni e Spinelli fossero i più assidui frequentatori del numero amico Carraro.
I debiti della Lazio: Mediocredito Centrale, Banco di Roma, Capitalia e Unicredit.
Tra una telefonata e l'altra come presidente della FIGC, Carraro svolgeva anche altri compiti non legati al mondo del calcio ma, comunque, affini a soldi e numeri. Infatti ricopre la carica di Presidente del Mediocredito Centrale, una banca prima pubblica, poi diventata privata dopo l'acquisizione per conto del Banco di Roma proprio nel 1999, più o meno in concomitanza con la nomina di Carraro alla presidenza della stessa. Con la costituzione della Holding Capitalia, entrambe le banche (Banco di Roma e Mediocredito Centrale) vi fecero riferimento fino al 2007, quando Capitalia venne assorbita all'interno del Gruppo Unicredit. In Italia siamo abituati ai conflitti di interessi, ci mancherebbe, quindi come potremmo definire un presidente della FIGC che cerca di tutelare una Lazio a rischio retrocessione, e quindi a rischio perdita sponsor ed introiti, considerando che la stessa squadra ha un consistente debito verso il gruppo Unicredit di cui fanno ancora parte Mediocredito Centrale e Banco di Roma? Forse Carraro potrebbe fare un'altra metafora culinaria spiegandoci come si fa un soffritto d'interessi?
Missione Germania 2006: Lippi e Moggi in Nazionale.
L'ultima domanda del PM verte sui rapporti di Carraro con Moggi, sui quali viene richiesta una spiegazione, in particolare per sapere perché vi fosse bisogno di parlare con il Direttore Generale della Juventus. Interessanti le risposte di Carraro che, in vista dell'avventura mondiale del 2006, stava cercando di formare una nuova Nazionale dopo la débâcle mondiale di Trapattoni in Corea ed il prematuro rientro in patria dall'Europeo portoghese del 2004. Moggi, a detta di Carraro, pur non avendo nessun ruolo ufficiale in Federazione, a livello sportivo rappresentava comunque il Direttore Generale della Juventus, la squadra più blasonata d'Italia e quella che forniva il maggior numero di calciatori alla Nazionale; quindi era ritenuto estremamente competente dal punto di vista sportivo, tanto competente che Carraro domandò a Giraudo, referente per la politica sportiva bianconera, un contatto informale per sondare la possibilità di portarlo a lavorare in Federazione insieme al nuovo allenatore Marcello Lippi. La considerazione di Moggi era anche legata al pluriennale e vincente rapporto di lavoro che lo stesso aveva con Lippi, neo allenatore azzurro in rodaggio, anche per capire e chiarire quanto effettivamente fosse preparato il viareggino visti i risultati alterni; eccellenti con la Juventus e fallimentari con l'Inter. La vittoria del Mondiale 2006 ha definitivamente sancito quanto contasse l'apporto di un buon allenatore in una struttura organizzata per vincere, come lo era la Juventus, e in una organizzata per vincere arrivando terza, come era l'Inter. Quella "banda di truffatori" costituita dai dirigenti bianconeri, dall'allenatore bianconero e da un corposo numero di campioni Juventini, alzò la Coppa del Mondo a Berlino ma, nonostante questo, Carraro non riuscì nemmeno questa volta a diventare il presidente di tutti gli Italiani. Chi si affacciò da quella finestra di tempo, circa quattro mesi, fu il commissario straordinario Guido Rossi, più indaffarato a far diventare gli interisti Campioni d'Italia a tavolino che a festeggiare gli azzurri mondiali.
Le parti civili: irregolarità e sfogo, trova le differenze.
Quello che più stupisce è quella sorta di deferenza che tutti gli avvocati, nessuno escluso, hanno avuto nei confronti di Carraro, mai una contestazione, solo obiezioni alle domande e carta bianca alle sue risposte, nelle quali ha potuto permettersi di testimoniare che pagava il Green Fee per giocare a golf con Gazzoni Frascara con cui si sollazzava anche sulle piste da sci. Durante gli interventi delle parti civili, oltre a ribadire la sua posizione di innocenza soggettiva e di colpevolezza oggettiva in quanto, per usare le sue parole, riferendosi ad un'intervista rilasciata al TG5, sentiva il peso della situazione anomala fuoriuscita dalle indagini, Carraro ripete due cose abbastanza importanti che smentiscono parte della testimonianza fin qui rilasciata: dichiara che TUTTI i presidenti hanno SEMPRE E SOLO chiamato per comunicare degli sfoghi e mai per denunciare delle irregolarità perché, qualora fosse successo, avrebbe riferito l'eventualità all'Ufficio Indagini. Ma allora Lotito, quando gli ha riferito dell'intrusione di Foti nello spogliatoio dell'arbitro a Reggio Calabria, si stava sfogando oppure denunciava un'irregolarità? E quante volte sarà successo che il buon padre di famiglia Franco Carraro ha confuso un'irregolarità con uno sfogo? Oltre a questo, nella prima parte della testimonianza, e ribadendolo nel controesame, Carraro sostiene di non conoscere nei dettagli sia il meccanismo dei sorteggi, sia la composizione delle fasce, ammissione già di per sé imbarazzante per un presidente di Federazione. Nel rispondere al difensore di Claudio Lotito, che quasi si scusa nel dovergli formulare delle domande, riporta invece con precisione chirurgica sia il meccanismo dei sorteggi sia le attribuzioni degli arbitri per fascia durante il sorteggio stesso. Non saprei dare la definizione di falsa testimonianza e probabilmente non vi saranno gli estremi, rimane però il dubbio che a Carraro sia stato permesso di dire tutto ed il contrario di tutto senza nemmeno farglielo notare.
Il calcio in Italia: un sistema unico ed autogestito.
Sempre rispondendo al difensore di Claudio Lotito prima, ed a una domanda diretta del Presidente della Giuria Teresa Casoria dopo, Carraro spiega l'unicità del sistema calcio Italia, sia per quanto riguarda la politica economica di alcuni club, sia per quanto riguarda il sistema di designazione arbitrale. Contrariamente a quanto avvenne per la Fiorentina che, ai tempi della gestione Cecchi Gori non riuscì ad iscriversi al campionato di Serie A per bancarotta e quindi fu retrocessa in serie C, la Lazio, ma non solo, approfittando della depenalizzazione delle sanzioni per le società che trattenevano i versamenti IRPEF degli stipendi dei giocatori, riuscì ad accumulare debiti fino a 125/130 milioni di Euro. Per venire incontro alle società, tra cui la Lazio ma non solo, e poter risolvere una situazione più scomoda che unica, la FIGC stabilì che bisognasse saldare il debito con il fisco, oppure, cosa più gradita, varare un piano di rientro del debito con il fisco con un accordo, ottenendo, a questo punto, la possibilità di iscriversi al campionato di calcio di serie A senza ulteriori problemi. Non c'è che dire, un altro intervento da buon padre di famiglia, che però è andato a vantaggio solo ed esclusivamente delle società che erano indebitate con il fisco. Ed i meriti delle società che fino a quel momento avevano agito con rigore e rispettato tutte le regole in materia fiscale?
Sperando prima o poi di ricevere una risposta adeguata a questa domanda, è interessante anche sottolineare la risposta di Carraro alla domanda del Presidente di Giuria circa la pressione degli organi sportivi internazionali ad adottare anche in Italia la designazione diretta degli arbitri e sul perché, da noi, invece, si procedesse al sorteggio. Beh, la risposta di Carraro è davvero semplice da capire: così come si preferiva che gli sfoghi e le irregolarità denunciate dei presidenti rimanessero all'interno del sistema, così anche il sorteggio pilotato veniva preferito alla designazione meritocratica per non dare adito alla cultura del dubbio, per preservare la sicurezza negli stadi, per non costringere le forze dell'ordine ad impiegare ulteriori uomini nel controllo delle partite!!
Insomma, non mi rimane che ringraziare Carraro che, con la sua forbita testimonianza, ha garantito il regolare svolgimento del campionato di calcio durante la sua presidenza, mettendolo al riparo da episodi sgraditi. Visti però i risultati, sia in ambito penale sia soprattutto ricordando i molti spiacevoli incidenti e tafferugli occorsi in questo periodo, purtroppo mi viene il dubbio che la cura sia stata peggiore del male. Di certo stravaganti lo siamo senza dubbio, però rimane ancora da stabilire se gli errori venissero fatti solo e semplicemente sul campo davanti agli occhi di tutti, o anche in stanze chiuse e difficili da aprire.
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Carraro: nessuna irregolarità, solo sfoghi
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