“Vabbè, Avvocato, sono dichiarazioni ad colorandum”.
Teresa Casoria, Presidente del Collegio giudicante al Processo Calciopoli pone fine con questa frase al controesame del teste Emidio Morganti. E, in effetti, Matteo Trefoloni ed Emidio Morganti, nel corso delle loro deposizioni del 13 novembre 2009, hanno aggiunto al dibattimento poco più che qualche nota di colore. Due deposizioni assolutamente “soporifere”, prive di spunti epocali, soprattutto quella di Morganti, che si ravviva solo verso la fine, praticamente a teste già congedato, allorché l’avv. Catalanotti, difensore della parte civile Brescia Calcio, si sveglia dal torpore e attacca:
Catalanotti: «Le designazioni erano condizionate dalla volontà delle società più importanti..Juventus, Milan, Inter.. ?».
Morganti: «Non Le so rispondere».
L’avvocato Catalanotti lo incalza, ricordandogli che nel corso dell’interrogatorio sostenuto presso i Carabinieri di Roma del maggio del 2006 aveva risposto affermativamente. Il Presidente Casoria allora si incuriosisce:
Pres. Casoria: «E vediamo.. perché oggi ha detto “non so rispondere” e prima sì?».
Morganti: «E' la mia opinione, quindi alla fine è una mia considerazione ..».
Pres. Casoria: “Vabbè, Avvocato, sono dichiarazioni ad colorandum”.
L’avvocato Catalanotti si zittisce e ripiomba nel suo torpore. In fondo in questo passaggio c’è tutta Calciopoli. Un'inchiesta nata e proliferata sulle opinioni, sul “sentito dire”, sui commenti delle Gazzette, sui Processi televisivi. Da quando è cominciata la sfilata dei testimoni chiamati dai PM Narducci e Capuano, l’aula del Tribunale di Napoli ha cominciato a “colorarsi” di sensazioni, stupore, indignazione, rammarico, sospetto, rabbia, ripicche e rancori. Ognuno dei testimoni ha dato la sua pennellata di colore a questo quadro astratto presentato dalla Procura di Napoli. D’altronde, parlando di calcio, ed essendo in Italia, spesso confondiamo il confine tra fatto e opinione. Peccato che per questa dimenticanza ci siano persone che rischiano una condanna per associazione a delinquere.
Tornando all’udienza del 13 novembre, il testimone Matteo Trefoloni appare molto tranquillo. Il passo saliente della sua deposizione è quando definisce Maria Grazia Fazi, segretaria della CAN (Commissione Arbitri Nazionale n.d.r.) un “supporto” anche psicologico per gli arbitri.
«Ci parlava, cercava di capire il nostro stato di serenità, le nostre condizioni del momento (problemi personali o arbitrali), verificava se erano state smaltite problematiche anche a livello mediatico».
Sottolinea inoltre che al suo arrivo era considerato una specie di mascotte, proprio perché molto giovane e per questo motivo aveva sviluppato un rapporto di confidenza con la Fazi stessa. Trefoloni riferisce che la Fazi ci rimase molto male quando Carraro telefonò a Bergamo per farla allontanare dalla segreteria e spiega il fatto di essersi rivolta a Moggi per cercare di evitare il trasferimento con la circostanza che lo riteneva una persona di carisma in ambito federale, pur non ricoprendo alcun ruolo ufficiale. A tale proposito, dall’analisi del materiale audio in nostro possesso e relativo ai fatti narrati, Moggi appare tra quelli particolamente “preoccupati” dell’attività e dell’ascendente della Fazi sugli arbitri, e in particolare sui designatori. Un uccellino aveva infatti riportato all’ex Direttore Generale bianconero che la signora in questione non aveva propriamente in simpatia la Juventus.
Molto lucida anche la descrizione del rapporto con Bergamo e Pairetto da parte di Trefoloni:
PM: «Nel rapporto diretto con Bergamo, Le dava mai consigli?».
Trefoloni: «Dava molti consigli..prodigo…su tutta la sfera, dalle cose più futili come l’abbigliamento fino ad una visione legata alla gestione arbitrale. Quello che lui intendeva per arbitrare bene - una prerogativa - quella di immaginare un arbitro forte.. che non doveva permettere ciò che non era corretto ma allo stesso tempo «trasparente».
PM: «Le stesse cose glieLe diceva anche Pairetto?».
Trefoloni: «A livello tecnico più da Bergamo che da Pairetto.....”
Trefoloni chiarisce infine il famoso episodio che lo portò a chiedere di non essere inserito nella griglia per la partita Roma-Juventus (1-2 arbitro Racalbuto); spiega infatti che, afflitto dai sintomi di una sindrome influenzale causata da un impegno con gli sponsor a Genova in una giornata gelida, fu costretto a dare forfait e che ne fu contento, in quanto oltretutto stava attraversando un periodo di cattiva forma fisica.
La scarsa significatività della deposizione è testimoniata anche dal fatto che l’Avv. Prioreschi, difensore di Moggi, rinuncia al controesame, lasciando a Trofino l’onere di sottolineare che, nel maggio 2006, a fronte di circa sei ore di interrogatorio i carabinieri verbalizzarono per Matteo Trefoloni solo tre paginette. Un po' poco. Anche secondo noi.
La deposizione di Morganti, a parte la coda di cui abbiamo detto in apertura, fila via ancora più pallida. Si parla di pioggia e campi bagnati, di drenaggi, di Alessio Secco che consegna delle magliette alla terna arbitrale (e dopo qualche settimana si trova a fare il DS della squadra più importante d’Italia), del fatto che ogni tanto gli arbitri venivano normalmente tenuti a riposo per un turno.
Normale amministrazione, che capita in tutti gli ambienti di lavoro. Ma che i PM tentano di far passare come atteggiamento vessatorio della presunta “cupola” nei confronti del povero Morganti. Prioreschi prende la parola e nel controesame con date, partite e pazienza smonta l’ennesimo teorema di cartapesta, concludendo con una costante: l’invito al Tribunale a prendere atto che per tutti i testimoni interrogati dai carabinieri esiste una chiara sproporzione tra il tempo trascorso in caserma e il materiale verbalizzato e controfirmato.
In definitiva, il ritardo con il quale pubblichiamo il resoconto di queste due deposizioni si spiega con il fatto che in questi giorni c'erano cose più importanti di cui parlare e abbiamo ritenuto privilegiare l'attualità (bianco)nera rispetto agli “effetti speciali” e ai colori ultravivaci di Trefoloni e Morganti.
AD COLORANDUM: Trefoloni e Morganti
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