Ci aveva molto preoccupato, nei mesi scorsi, il silenzio delle grandi e illustri testate giornalistiche italiane riguardo alle deposizioni dei testimoni che erano sfilati nell'aula di Napoli, al processo Calciopoli. In effetti, le testimonianze dei vari Carbone, Paparesta jr. & sr., Dal Cin, Gazzoni Frascara, Nucini, Aliberti, Canovi, Galati, Pirrone e compagnia bella, benché chiamati dall'accusa, avevano sostanzialmente ridicolizzato le balle che ci erano state propinate nell'estate 2006.
Ma ecco che, dopo la giornata di ieri, siamo costretti a cospargerci il capo di cenere e chiedere scusa. D'altronde, siamo juventini, gente ormai abituata al peccato e alla conseguente espiazione.
Tanto per dirne due, Repubblica e Gazzetta dello Sport si sono svegliate, alleluia. Ci hanno raccontato l'udienza di ieri quasi in tempo reale, con gran risalto. Oddio, il vero risalto è per solo uno dei testimoni, il primo, dopo dieci e più, che finalmente dice qualcosa di apparentemente utile all'accusa. Manfredi Martino, segretario alla CAN ai tempi di Pairetto e Bergamo, che racconta le sue sensazioni. Vien da dire: "Cosa? Sensazioni?". Vabbè, non facciamo i sofistici. Le sensazioni di uno che stava alla CAN saranno pure interessanti, almeno giornalisticamente, no?
E infatti, ecco che sparano il titolone. "Martino: 'Palline sorteggio arbitri riconoscibili'", così per 'La Repubblica'. Andiamo a leggere e troviamo il racconto di una sensazione di Martino relativa al sorteggio degli arbitri prima del big-match Milan-Juve, quello che nel maggio 2005 assegnò lo scudetto ai Bianconeri. Per il teste quel sorteggio fu probabilmente truccato, "perché ci fu uno strano colpo di tosse del designatore Bergamo quando il giornalista incaricato dall'Ussi scelse la pallina gialla degli arbitri". Caspiterina, chissà che significato poteva avere quella gola intasata, quel sommovimento di mucose. Analizziamo. Forse Bergamo si era accorto che il giornalista incaricato dall'Ussi si era sbagliato e voleva segnalargli che la pallina giusta era un'altra? Quindi il giornalista era complice della cupola? Oppure era un segnale per indirizzarlo verso la pallina giusta, e allora complice della cupola, oltre al giornalista, era anche Collina, attuale designatore del nuovo calcio pulito, in quanto arbitro che poi venne effettivamente designato per il big-match? Tra l'altro, in quella gara la Juve non ebbe alcun favore arbitrale, l'unico dubbio fu una possibile espulsione di Nesta, che effettivamente venne risparmiato. Ma allora la Juve, più che cupola, era una vittima?
Questo invece il titolo della Gazzetta web: "Calciocaos, nuove rivelazioni: 'Palline truccate per i sorteggi'". L'articolo è piuttosto lungo e articolato, altro che gli scarni trafiletti delle altre udienze. E all'interno, un passaggio davvero notevole: "'ma restano chiare le parole pronunciate: 'Bergamo e Pairetto in due occasioni mi dissero esplicitamente di mettere il nome di quelle partite e il nome di quegli arbitri nelle sfere del sorteggio che erano facilmente riconoscibili'". Un macigno vero e proprio e un punto pesante segnato dall’accusa." Viene da immaginarlo, mentre digita la parola "macigno", intento a una specie di orgasmo mentale, il buon Maurizio Galdi. Speriamo che non si sia macchiato i pantaloni.
Va benissimo, per carità, poi viviamo in un'epoca in cui ogni opzione del variegato mondo del piacere ha diritto alla sua visibilità, mica siam bigotti. Oddio, stando a quanto ci aveva raccontato ultimamente Ruggiero Palombo, eravamo convinti che i colpevolisti della gazzetta non fossero poi così presi dal processo napoletano, dato che, a suo dire, anche in caso di sentenza di assoluzione, le sentenze sportive non si cancellano, la giustizia sportiva è una cosa e quella ordinaria è bla, bla e ancora bla.
Ma dato che noi non solo non la pensiamo così, ma oltretutto questo procedimento ci interessa molto e possiamo dire di essere abbastanza ferrati, a questo punto, se dovessimo seguire il ragionamento dell'ipotesi accusatoria che pur continuiamo a trovare fasulla, non possiamo fare a meno di far presente che, se dovesse essere dimostrato che il sorteggio era taroccato, ci sono alcune controindicazione che forse quelli della gazzetta, nella fregola di correre in aiuto mediatico all'accusa, non hanno ancor avuto modo di valutare.
Ma noi siamo qui per questo, per accorrere in loro soccorso, e non sarebbe etico esimersi: siccome, in quei sorteggi, a scegliere la pallina erano in due, è ovvio che per la buona riuscita del trucco c'era bisogno della collaborazione di entrambi i sorteggiatori. Uno dei due, e cioè il designatore, è per l'appunto sotto accusa per associazione a delinquere. Viceversa l'altro, un giornalista indicato di volta in volta dall'Ussi, Unione Stampa Sportiva Italiana, a quanto risulta per ora no.
Riassumendo, i casi sono due: o il teorema del sorteggio truccato è l'ennesima bufala di questa storia, e quindi all'Ussi possono dormire sonni tranquilli, oppure è roba seria, e allora farebbero bene a preoccuparsi. Aggiungiamo un dettaglio: ai tempi, il giornalista che doveva fare l'estrazione veniva scelto all'ultimo momento, il suo nome non si conosceva prima, bisogna quindi presumere che, per il buon funzionamento della cupola, un po' tutti i giornalisti fossero corrotti.
E mo come la mettiamo?
Che facciamo, cara Gazzetta dello Sport, una bella autodenuncia? Forza, affrettatevi, l'indirizzo della procura di Napoli sta su PagineBianche.it. Sarebbe un momento di grande impegno civile ed etico, tutti gli sportivi italiani non potrebbero che esservi riconoscenti per questo vostro ennesimo atto, per quanto doloroso, di dedizione alla causa del calcio pulito.
Nel video sottostante si può ascoltare il chiaro e circostanziato racconto di Bergamo su come avveniva il sorteggio. Il giornalista pescava il nome dell'arbitro solo dopo che Pairetto aveva sorteggiato la partita.
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