Abbiamo ascoltato in questi giorni la registrazione dell'udienza del processo di Napoli conclusasi con l'estromissione delle parti civili dal procedimento. Trattasi di quelle che i giornali in genere usano presentare come "schermaglie preliminari", ossia un tiro incrociato da parte delle difese di eccezioni, difetti di notifica e, più in genere, di procedura, che mirano all'allungamento del processo. Noi abbiamo ravvisato, accanto a questo genere di eccezioni, anche alcuni elementi di sostanza che consideriamo affatto trascurabili, sia in relazione al presente processo che al precedente processo sportivo che ha portato la Juventus in Serie B.
Come già in passato, ad aver catturato il nostro interesse è stato, soprattutto, l'intervento dell'avvocato Marco Messeri, difensore dell'ex arbitro Paolo Bertini. L'avvocato aretino ha infatti posto all'attenzione dei giudici, nel suo intervento volto a negare la sussistenza di danni gravi e diretti che potessero giustificare la presenza delle parti civili richiedenti danni nel procedimento, due argomenti giuridici, a nostro parere particolarmente validi ed efficaci. Argomenti sostanziali e che ben illuminano sull'assoluta contradditorietà degli organi sportivi in ambito di giudizio.
La FIGC ha infatti chiesto di costituirsi parte civile anche nei confronti di Paolo Bertini. Ma Paolo Bertini era stato sottoposto per due volte a giudizio da parte degli organi di giustizia sportiva, risultando in entrambi i casi completamente scagionato dalle accuse mossegli.
Insomma, la FIGC non crede nemmeno a se stessa. Sottopone a giudizio un tesserato, il giudizio ritiene il tesserato innocente, e non di meno richiede i danni al processo ordinario! Tragicomico.
Comico soprattutto perché mi figuro quando sarà il momento per Bertini di richiedere i danni. L'arbitro aretino, infatti, completamente innocente davanti alla giustizia sportiva che lo ha processato due volte, è stato sospeso dalla sua attività. Nel periodo di sospensione, è stata varata la famosa modifica di regolamento dell'AIA che implica la dismissione degli arbitri inattivi nell'ultimo anno. Bertini è stato fatto fuori. Da innocente. Un Paparesta un po' meno telegenico e, se consentite, con 3 condanne sportive in meno.
Il PM Narducci, nel respingere quest'eccezione, fa notare una cosa sacrosanta, per quanto, a nostro modo di vedere, non rilevante in questo merito. Ossia che la giustizia sportiva non prevede l'illecito associativo, contestato in questa sede a Bertini!
Ossignur, anche il titolare dell'inchiesta sconfessa quindi la sentenza che ha portato la Juve in B!
Ci appare non rilevante nell'occasione, in quanto specioso, incoerente e giuridicamente insensato, che la FIGC chieda i danni per un comportamento non sanzionato dal suo regolamento, e che quindi è da ritenersi da essa autorizzato.
C'è una questione, però, ancora più importante. Ossia che il regolamento sportivo prevede che un tesserato non possa intraprendere azione legale nei confronti di altro tesserato, al di fuori di quello che è il procedimento arbitrale disposto dall'art.30. Pertanto, senza autorizzazione della FIGC, la richiesta di diverse società di serie A e B di costituirsi parte civile è da considerarsi illegittima, ma soprattutto foriera di sanzioni, tra cui la penalizzazione in punti da scontare nel campionato in corso, da parte degli organi sportivi. Palazzi si svegli. Infatti, se non deferisce queste società, delegittima la già carnascialesca giustizia sportiva.
L' AS Roma, probabilmente in furore da derby, è giunta addirittura a chiedere i danni a Lotito, presidente della Lazio. Peccato che questi sia imputato per due casi di frode sportiva, una partita con il Chievo e l'altra con il Parma. Non si capisce quale danno possa aver ricevuto l'AS Roma. Anche tenuto conto, per amore della verità, che il derby capitolino di ritorno di quell'anno, con entrambe le squadre in zona salvezza, fu uno squallido 0-0 accompagnato da pesanti sospetti di pastetta. Sospetti che trovarono una conferma poi in un'intercettazione, disposta dalla Procura di Genova, tra Bazzani, allora giocatore laziale, e Flachi, nell'ambito di un'indagine sul calcioscommesse. Bazzani confidava a Flachi che Di Canio, duro e puro, era arrabbiatissimo perché aveva compreso che qualcuno si era messo d'accordo per il risultato.
Il Secolo XIX, che riportò l'inchiesta genovese, scoprì con stupore che tra tutte le partite indagate dalla Procura di Genova come aggiustate, una era già stata archiviata dalla Procura Federale: proprio Lazio-Roma. Quando il quotidiano ligure chiese copia del documento di archiviazione dell'indagine, la Procura di Palazzi rispose che era stata resa nota alle parti, e tanto bastava. Alla faccia della trasparenza.
Riformuliamo perciò: con quale coraggio la Roma chiede i danni a Lotito?
Ma soprattutto con quale coraggio gli organi di giustizia sportiva delegittimano se stessi in questa maniera?
La Juve fu minacciata di una penalizzazione pesante se avesse ricorso al TAR, pertanto affidandosi alla giustizia ordinaria. Non solo cornuta, ma mazziata. Perché ora gli organi sportivi lasciano che i propri associati travalichino lo stesso ambito, per chiedere i danni. E meno male che il giudice Casoria è una donna di buon senso! Ci saremmo trovati, in altro modo, di fronte a una situazione aberrante, con la Juve costretta a pagare i danni, dopo esserle stato impedito di ricorrere alla giustizia ordinaria mediante minacce di sanzioni.
La farsa sportiva del 2006 non ha più alcun senso. Tutto demolito. Palazzi, mancando il deferimento per queste società, ha messo una pietra tombale su questa assenza di senso, facendo prevalere di fatto sulla legge l'arbitrio. E ancora di più la FIGC, che addirittura chiede danni a tesserati usciti puliti dai processi sportivi.
Che senso hanno ancora quelle sentenze di fronte a questi comportamenti?
Nessuno.
Cobolli, leva l'asterisco, please. E' tempo.
Palazzi: e adesso deferiscili tutti!
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