BeatucciAbbiamo analizzato nella prima parte alcuni incontrovertibili fatti che smentiscono l'impianto accusatorio dei Pm napoletani, che vorrebbero legare la salvezza della Fiorentina a una manovra della Cupola, da loro teorizzata. In questa seconda parte ci concentreremo su ulteriori fatti di natura, diciamo così, politica e sugli stessi atti a disposizione dei magistrati.
Beatrice e Narducci sembrano essere ansiosi di gettare nel calderone dell'accusa di associazione a delinquere una varietà di fatti, decisamente in mutua contraddizione.
Nella requisitoria finale, i Pm additano, quale ulteriore prova di tentativo di corruzione avvenuto nelle ultime giornate di campionato, il passaggio al termine della stagione sportiva 2004/2005 del direttore sportivo Corvino dal Lecce alla Fiorentina [*]. Il Lecce, quello di Zeman, che impattava 3-3 contro il Parma l'ultima partita del suo campionato, consentendo alla Fiorentina di salvarsi. Tralasciamo la consistenza di tale indizio e la sua idoneità a formare una prova, ma sottolineiamo come tale elemento di accusa vada in senso opposto a quello di un'associazione a delinquere che costringe la Fiorentina a piegarsi per poi salvarla, fraudolentemente. Se Corvino avesse svolto un ruolo per la salvezza dei viola, motivando all'eccesso i suoi giocatori per disputare una partita vera e avere la meglio sul Parma, questo significa, ancora una volta, che i dirigenti della Fiorentina si sono rivolti altrove per cercare la permanenza nella massima serie.
Oppure Pantaleo Corvino è accusato di associazione a delinquere? Non è così: Corvino non è imputato al Processo di Napoli, nessuna accusa di impropria vicinanza a Moggi è stata mossa.
Ripetiamo: la Fiorentina cercherebbe di apparecchiare una partita facendo pressione su un'altra squadra. Tentativo differente e di tutt'altra natura rispetto a una pressione arbitrale. Certo una non esclude l'altra. Ma, ancora, questo eccesso di zelo per garantirsi un pareggio in Lecce-Parma, non cozza con l'insensibilità verso il destino della propria partita contro il Brescia e della partita disputata dal Bologna?
Certo che sì. Ma Collina e Paparesta non figurano tra gli imputati. Solo il De Santis.

La tesi sostenuta dall'accusa, ad ogni modo, si incentra sull'antagonismo di Della Valle verso un sistema di cui si presume il vertice sia Moggi.
Questi sfrutta il suo capillare controllo dei vertici federali per contrastare la Fiorentina e di conseguenza fiaccare la resistenza di Della Valle. Una volta ottenuto il risultato, Della Valle è costretto a chiedere aiuto ai suoi carnefici.
Leggendo gli atti, il teorema non trova alcun riscontro nei fatti. I Della Valle chiacchierano con Mazzini e con Bergamo, questi si interessano effettivamente della questione (ed effettivamente la Fiorentina è squadra con un buon bacino di utenza e, visti i recenti accadimenti - vedasi il precedente fallimento - e la tifoseria calda, si potrebbe trasformare anche in problema di ordine pubblico), ma in nessun modo si confrontano con Moggi, stando alle informative.
E' vero Della Valle si sente anche con Moggi, ma il contenuto delle telefonate è decisamente innocuo, niente più che uno scambio di consigli sul come gestire la situazione.
Nessun capo cosparso di cenere, nessuna minaccia, nessun do ut des.
Semplicemente l'invito a farsi sentire di più presso i vertici federali. Lamentati e avrai. Come sempre, per sempre.

Anche prescindendo dall'assoluta povertà di intercettazioni atte a sostenere la tesi di cui sopra, gli indizi di segno contrario, e alla portata di tutti, formano una schiera ben più nutrita.
La battaglia di Della Valle è per i diritti tv. Nell'estate del 2004, il patron marchigiano si espone non contro un presunto sistema che governa il calcio, ma contro un presunto sistema che governa i diritti tv.
Lo slogan è sempre lo stesso: "non possono spartirsi tutto in 3".
Dove le 3 sono la Juve, il Milan e, è sempre bene sottolinearlo, l'Inter. L'attacco è feroce anche verso Sky che, a suo dire, ha formulato una proposta di contratto alla Fiorentina completamente fuori mercato, smaccatamente al ribasso. Tant'è: Sky ha praticamente un monopolio e decide i prezzi. Della Valle comincia a parlare di consorzio alternativo per i diritti tv, tentativo già miseramente fallito 2 volte, il primo con Sds di Cecchi Gori, Sensi, Tanzi e Cragnotti, il secondo appena un anno prima con GiocoCalcio dei vari Preziosi, Dal Cin, Matarrese. In ogni modo sfida Sky e il sistema di retribuzione dei diritti tv, di cui auspica una ridiscussione in senso collettivo. I diritti tv si decidono, come sapete, in Lega Calcio. Lega presieduta allora da Galliani.
L'attacco dell'agosto 2004 non è perciò rivolto a Moggi, ma a Sky e alla Lega Calcio, al sistema che governa i diritti tv. Moggi, in questo caso, c'entra poco. Giraudo difende gli interessi economici della Juventus, Moratti quelli dell'Inter, Galliani del Milan, e così via. La lotta per i diritti tv innescata da Della Valle è una questione politica. Non rappresenta il bene assoluto contro il male assoluto.
Non è epica, è politica. E come tale va considerata.
Moggi tenterebbe di contrastare questa battaglia, ricorrendo ad altri mezzi. Eppure.
Eppure in agosto Della Valle le spara grosse contro la Juve, il Milan e l'Inter. Ma a settembre si ritrova con una squadra decente grazie quasi soltanto all'aiuto della Juventus. Nonostante la battaglia politica, Moggi cede alla Fiorentina le comproprietà di Maresca, giocatore di livello internazionale, Miccoli, giocatore nel giro della Nazionale, e Chiellini, tra i giovani difensori italiani uno dei pochi dal futuro assicurato (e infatti), tutti e tre disputeranno la stagione 2004/2005 in maglia viola.
Bel modo di fiaccare la Fiorentina. Mettergli a disposizione 3 giocatori con i fiocchi.

A fine stagione, Della Valle è talmente ansioso di sdebitarsi per i presunti favori ricevuti dalla Juventus che la denuncia all'Antitrust insieme a Inter e Milan per "intesa restrittiva della concorrenza". Non solo: la dirigenza bianconera sarebbe ben contenta di monetizzare le cessioni dei cartellini di Miccoli e Maresca, in vista di nuovi acquisti per rinforzare la squadra. I viola rifiutano seccamente e rispediscono i giocatori al mittente, nonostante le insistenze. Moggi, tiè!

Insomma, le premesse e le conclusioni di questo teorema sono entrambe errate. Della Valle combatte una battaglia che lede gli interessi della Juve sì, ma anche di Milan e Inter. Una battaglia che è nel suo interesse economico.
Moggi lo contrasta, by any means? Macché, gli dà una grossa mano in sede di mercato.
E Della Valle si mostra riconoscente per i presunti favori prestatigli dalla presunta Cupola? Men che meno, lo denuncia all'Antitrust e scarica i giocatori che Moggi gli voleva vendere.

Nel prossimo articolo, andremo a vedere la sostanza delle accuse, ovvero le partite con cui la presunta Cupola avrebbe punito la Fiorentina. Perché per salvarla, come abbiamo visto nella prima puntata, non ha mosso un dito.

[*] Lo stesso Andrea Della Valle conferma davanti agli inquirenti "sportivi" che la trattativa per l'ingaggio di Pantaleo Corvino ha inizio nell'aprile 2005. Nel gennaio del 2005, la Fiorentina aveva acquistato dal Lecce il giovane attaccante bulgaro Valeri Bojinov per ben 15 milioni di euro.

 

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