Moratti

Le 5 conversazioni telefoniche che andiamo ad analizzare, risalenti all'estate 2004, testimoniano della bravura di Luciano Moggi nel suo lavoro, che era quello di ingaggiare, per il club che lo stipendiava, campioni di livello assoluto come, in questo caso, il Pallone d'oro 2006 Cannavaro e il fuoriclasse interista, scalpo di calciopoli, Zlatan Ibrahimovic.

Di queste telefonate, nel maggio 2006 vennero presentate al pubblico solo trascrizioni parziali e assemblate in maniera subdola e tendenziosa, per far credere ai lettori che il talento del Direttore juventino nascondesse oscure pratiche illecite.

Invece, ascoltando le telefonate nella versione completa, non si può fare a meno di notare come non contengano illeciti, né tantomeno alcun tentativo.

E' del tutto fuorviante parlarne senza tenere conto che si tratta di conversazioni frutto di un contesto, quello dei procuratori e manager di società sportive, in cui vengono spostate anche decine di milioni di euro alla volta. Se ne può discutere lo stile, il linguaggio e il tono, ma, in assenza di indizi di illeciti, non certo la legittimità.

 


1.1 Moggi: ma ti rendi conto, Cannavaro?

 

Ascoltando questa intercettazione si ha un saggio della bravura di Moggi e, implicitamente, dell'incompetenza dei dirigenti dell'Inter. Non c'è né illecito, né mancanza di etica, ma solo una normale trattativa di mercato che sta per essere perfezionata sul finire dell'agosto 2004.

Colpisce molto la conversazione con Ghelfi che Moggi riferisce al suo interlocutore Fedele, il procuratore di Cannavaro: la sera prima, infatti, a dire del Direttore, il vice presidente dell'Inter gli aveva fatto capire che il futuro capitano della nazionale campione del mondo e Pallone d'Oro 2006 non era particolarmente apprezzato dai nerazzurri, dato che intendevano trattenerlo solo per far numero nel caso in cui l'Inter avesse passato i preliminari di Champions.

Per questo motivo, Moggi invita Fedele a darsi da fare per il suo passaggio alla Juve, come da titolo Repubblica, tendenziosamente enfatizzante l'uso dell'imperativo: "Moggi a Fedele: fai fare subito Cannavaro". D'altronde, lui, Lucianone, che di calcio ci capisce, crede in Cannavaro e intende valorizzarlo.

 

 

1.2 Moggi: Cannavaro vuole la Juve

 

In questa conversazione Moggi e Giraudo si confrontano sull'andamento della campagna acquisti della Juve, pianificano il trasferimento dei nuovi acquisti a Torino all'insaputa dalla stampa, parlano di compensi e di diritti d'immagine. Oltre alle trattative in corso (Cannavaro, Ibrahimovic, Emerson), ne ipotizzano altre: Cesar, Zauri ed eventuali contropartite.

Il titolo originario di Repubblica "Cannavaro all'Inter rifiuta tutto" è fuorviante perché dà l'idea di un Cannavaro costretto da Moggi a non giocare, non allenarsi, non mangiare o a sottoporsi a chissà quale altra tremenda privazione. In realtà, Moggi riporta a Giraudo solo una rassicurazione di Fedele, secondo cui il difensore è seriamente intenzionato a passare alla Juve e quindi, per fortuna sua e del calcio italiano, rifiuterà le altre destinazione che gli interisti gli proporranno.

 

 

1.3 Raiola: Domani il signor Ibrahimovic non si presenterà all'allenamento

 

Moggi tratta col procuratore Raiola il trasferimento di Ibra dall'Ajax alla Juve. Da Raiola veniamo a sapere che lo svedese vuole lasciare il club olandese perché non sopporta più il compagno di reparto Van der Vaart. E soprattutto scopriamo un trucchetto di Raiola per forzare l'Ajax a cedere il giocatore alle sue condizioni: non farlo presentare agli allenamenti.

Questo dialogo ci mostra alcuni dettagli importanti in questo tipo di trattative, come la particolare delicatezza della questione riguardante le garanzie dei pagamenti, su cui Raiola qui e in altre telefonate torna spesso (particolarmente comica la considerazione che ha del Monaco: "non ha neanche i soldi per accendere la luce nello stadio!").

Non c'è né illecito, né tentativo di illecito, né mancanza di etica. O meglio, durante l'estate 2006 scandalizzò molti la frase di Raiola (ma attribuita al malefico influsso di Moggi) su Ibra che non si sarebbe presentato agli allenamenti. Almeno fino a quando, proprio nell'agosto di quell'anno, lo stesso trucchetto venne perpetrato ai danni della Juve e a vantaggio dell'Inter: a quel punto, anche questo comportamento venne sdoganato come "etico".

Il titolo di Repubblica, "Moggi a Raiola: Ibrahimovic va alla Roma", vuol forse suggerire l'idea che Moggi è bugiardo? Boh.

 

 

1.4 Raiola: Il Presidente del Consiglio ha detto a Baldini che sono scemi

 

Anche questo dialogo tra Raiola e Moggi è molto interessante per scoprire come avvengono le trattative per l'acquisto di un giocatore, sia per quanto riguarda l'aspetto economico che mediatico.
Repubblica la titola "Aereo privato per il procuratore", probabilmente con l'intento di suggerire una vaga idea se non di corruzione, almeno di spreco. In realtà questa è solo una richiesta di Raiola che a causa di un lutto improvviso rischia di non essere presente al momento clou della trattativa con l'Ajax per Ibra. Infatti, manca l'accordo sul prezzo: i 12 milioni offerti dalla Juve sono pochi, i 20-25 chiesti dall'Ajax troppi. Raiola parla di 15-16 come prezzo accettabile, ma Moggi fa lo gnorri.

Niente di illecito, è una trattativa, tutto qui.

Piuttosto, è la seconda parte della telefonata a contenere dei passaggi poco chiari. Quando cioè i due commentano l'azione di disturbo che la Roma starebbe portando avanti. Raiola parla di storia "montata". Per Moggi, se anche i giallorossi volessero prendere Zlatan, non ne avrebbero i mezzi. Particolarmente inquietante il passaggio in cui Raiola racconta di un colloquio, avvenuto a Monaco, tra l'allora Presidente del Consiglio Berlusconi e Baldini, in cui il presidente del Milan avrebbe dato degli "scemi" ai dirigenti romanisti, dimostrandosi molto informato sulle finanze giallorosse, insufficienti a suo parere per realizzare l'acquisto. Certo, se torniamo con la mente alla questione decreto spalma-debiti / salva-calcio dell'anno prima, la cosa può acquistare un senso. Resta l'impressione che, se c'era una cupola, forse più che a Torino si sarebbe dovuto cercarla proprio a Roma.

La telefonata si chiude con il gustoso racconto, da parte di Raiola, di una telefonata di Chivu a Ibra per invitarlo, a nome nientemeno che di capitan Pupone, a trasferirsi alla Roma, ambasciata fallita miseramente alla domanda del tutt'altro che sprovveduto Zlatan sulla data dell'ultimo stipendio erogato dalla società giallorossa al giocatore rumeno. Una volta avuta la risposta, lo svedese gli avrebbe fatto sapere che sarebbe stato sì felice di calcare un campo da gioco italiano con Totti, ma solo come suo avversario.

Particolarmente deludente la chiusura della telefonata, allorché Raiola chiede a Moggi un consiglio su cosa dichiarare a un giornalista (Ciro Venerato) che gli aveva chiesto del presunto interessamento dei giallorossi. "Lo montiamo un po'?", ipotizza il procuratore. Ebbene, il grande burattinaio del calcio e dei media non sembra dare alcun peso alla cosa, rispondendo con un indifferente "Va bene", che suona più che altro come un: "chi se ne frega di queste inezie, ora mollami che ho altro da fare".

 

 

1.5 Moggi: son maleducati, perché se chiedessero le cose serie...

 

Qui il giochetto infanga-moggi è addirittura puerile. L'intercettazione viene titolata "Moggi: volevo fa una plusvalenza con Baiocco", giocando molto maliziosamente sul senso truffaldino che la parola acquista nel contesto degli artifici contabili messi in atto negli ultimi anni da quasi tutte le più importanti società di Serie A (Juventus esclusa), e cioè il cosiddetto "doping amministrativo" (per una spiegazione chiara ed esaustiva del fenomeno, compreso quello delle plusvalenze fittizie, vedi il capitolo "Il doping amministrativo" del "Manuale di autodifesa del tifoso juventino" di Emilio Cambiaghi").

In realtà, qui la parola "plusvalenza" è usata in senso proprio, e cioè nel senso di utile ricavato da uno scambio di giocatori di differente valore. L'interlocutore di Moggi, Fabio Capello, gli chiede infatti un parere sul giocatore Coloccini. Moggi risponde di essersene interessato benché non si trattasse di niente di che, con l'obbiettivo di fare "una plusvalenza con Baiocco" nel contesto di uno scambio che avrebbe interessato Milan e Messina. L'affare, tra l'altro, sempre a detta di Moggi, sarebbe poi sfumato a causa del disinteresse dalla società milanese.

Nemmeno in questa intercettazione, dunque, assistiamo a comportamenti illeciti e men che meno eticamente riprovevoli.

E' una normale telefonata tra l'uomo mercato e l'allenatore della Juve che discorrono dell'andamento delle trattative in corso (Cannavaro e Ibra) e si accordano su dettagli logistici.

Semmai è Moggi, all'inizio, a lamentarsi della maleducazione e della mancanza di serietà dei suoi interlocutori di calciomercato, che descrive come "interessati solo ai soldi…"