Lucianone nostro

Del gruppo di intercettazioni che Repubblica, con risibile superficialità, intitola "Potere Juve", ne restano da analizzare solo tre, finalmente relative a partite di campionato (2004/2005).

Proviamo a riassumerne preliminarmente il senso:

 

1) Nella prima non c'è proprio nulla di male.
2) Nella seconda c'è la prova logica della malafede che ha alimentato il baraccone mediatico che ha linciato Moggi e la Juve.
3) Nella terza, oltre a una gravissima lesione della privacy di Luciano Moggi e della signora Silvana Garufi, ci sono forti sospetti su certe liaisons dangereuses che intercorrevano tra un arbitro, un assistente e dirigenti della squadra concorrente dei Bianconeri alla vittoria finale.
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4.1 Moggi: Il Milan chi ha? E l'Inter? La Roma? Son già arrivati gli assistenti?


Alessia della segreteria sportiva juventina chiama Moggi per comunicargli "Gli arbitri di mercoledì" (22 settembre 2004, è in programma Sampdoria - Juventus).

Probabilmente ciò che qui dovrebbe "indignare" è il fatto che Moggi risponde "Li so già" (e infatti questo è il titolo Repubblica). In realtà, poi dimostra di conoscere solo il nome dell'arbitro della partita della Juve: "Abbiamo Dondarini", dice. Ma che significa? Nulla. Proprio nulla. Non sappiamo l'orario di questa telefonata, ma in altri casi abbiamo visto che la comunicazione ufficiale delle designazioni alle società arrivava circa mezz'ora dopo la fine di sorteggi fatti in pubblico, alla presenza di giornalisti, alcuni dei quali nel frattempo potevano quindi informare in maniera "ufficiosa" i dirigenti con cui avevano frequenti rapporti.

Nei giorni di Farsopoli questa telefonata avrebbe dovuto rappresentare una "prova" del fatto che Moggi "designava" personalmente gli arbitri al posto di chi di dovere. Ma chissà perché il Direttore qui dimostra di non conoscere l'arbitro delle partite di Milan, Inter e Roma. Inoltre, non sa nemmeno i nomi degli assistenti della sua, e la segretaria gli dice che glieli lascerà sulla scrivania come al solito, quando arriveranno. Al che Moggi ringrazia e le chiamata finisce lì.

Anche questa intercettazione quindi, quanto a mostrare illeciti, vale esattamente quanto tutte le altre: zero.

 

 

4.2 Giraudo a Moggi: Se la Lazio vince, andiamo 6 punti sul Milan: è una bella roba, eh!


Uno dei più lampanti e sfacciati esempi di mistificazione dell'estate 2006 è stata l'interpretazione data dai media a un passaggio di questa telefonata.

E' il 26 settembre 2004, si sono appena concluse le partite pomeridiane della quarta giornata di campionato. Giraudo parla a Moggi della rissa avvenuta in Udinese-Brescia (finita 2 a 1 per i lombardi) in seguito al gol decisivo del Brescia (convalidato nonostante il portiere friulano De Santis fosse a terra infortunato) che ha portato a un cartellino rosso per Jankulovski e ai gialli per Muntari, Pinzi e Di Michele. Dato il parapiglia, i provvedimenti dell'arbitro appaiono fin troppo miti, tanto che l'AD commenta: "Se Dattilo è un po' più sveglio, dimezza l'Udinese".

A ripensarci, è davvero allucinante il fatto che nessun professionista dell'informazione, nell'estate 2006, abbia contestualizzato correttamente questa frase, presentata fraudolentemente al pubblico come se implicasse chissà quali loschi rapporti tra il fischietto e la dirigenza bianconera (a onor del vero, fonte primaria di questo equivoco sono le interpretazioni farneticanti date dei CC di Roma nelle loro famigerate informative).[1]

Considerando in generale il tono di tutta la conversazione, si capisce chiaramente che M&G non stanno affatto valutando l'operato di arbitri a loro asserviti, né tanto meno ordendo trame illecite, dato che si limitano a chiacchierare dell'andamento del campionato, dei distacchi sulle avversarie, del posticipo Milan-Lazio, come fa chi appunto è convinto di partecipare a una competizione nella quale sarà solo il campo a decidere il vincitore.[2]



4.3 Moggi a Paparesta: Si è vista la volontà tua!


Qui abbiamo a che fare con una lesione particolarmente grave della privacy di due persone, perché gran parte di questa intercettazione di domenica 7 novembre 2004 contiene una conversazione tra Luciano Moggi e l'amica Silvana Garufi (Presidente del Comitato "Crescere Insieme al Sant'Anna"), il cui contenuto è del tutto personale e non ha nulla a che fare con Farsopoli.

Mentre chiacchiera con la Garufi, il Direttore viene disturbato per due volte da altrettante chiamate su un secondo cellulare non intercettato. Tramite la linea intercettata che rimane aperta, possiamo ascoltare la sua voce rispondere una prima volta (03'26'') alla chiamata dell'arbitro Paparesta, una seconda (06'18'') a quella di un interlocutore non identificato che sapeva che Paparesta lo stava cercando.

C'è un antefatto. Il giorno prima, a Reggio Calabria, si era svolto l'anticipo pomeridiano Reggina - Juventus, terminato con la sconfitta per 2-1 della Juve e segnato da una serie di eclatanti errori arbitrali avversi alla squadra bianconera. In particolare, due gol annullati (uno giustamente) e un rigore clamoroso non assegnato. Al termine della gara Moggi e Giraudo erano scesi negli spogliatoi a protestare con la terna, gesto non eticamente irreprensibile, senz'altro passibile di sanzione disciplinare, ma non certo estemporaneo per il mondo del calcio e per il quale può venire comminata al massimo una breve sospensione dei dirigenti che se ne macchiano. Tra l'altro, in questo caso, più che di forza, pare una manifestazione di impotenza, dato che un vero "capocupola" non ricorre certo a proteste degne di campetti da terza categoria.[3]

Di ritorno da Reggio, Moggi farà poi tappa a Napoli, ed è proprio da lì che chiama la Garufi il giorno successivo. I due si sono già sentiti in mattinata, e la telefonata non ha alcuno scopo apparente, se non quello di fare quattro chiacchiere. La donna sta facendo una passeggiata nel freddo di Torino e lamenta uno stato di salute cagionevole. Moggi le racconta del turbolento volo da Reggio avvenuto sotto un forte temporale. Il tutto in tono scherzoso e svagato, finché… "aspetta un attimo", dice il direttore, e lo si sente rispondere a un altro cellulare.

"Ma che, hai pure il coraggio di chiamarmi? … Ah, Gianlu', no, stavolta guarda che è l'ultima volta. No, mi dispiace, no…" (…) "Comunque, guarda, io non ho voglia di parlarti! Basta!" E mette giù.
Molti si sono indignati per il tono confidenziale del Direttore nei confronti dell'arbitro (di cui conosceva anche il padre), ma nessuno ha sottolineato alcuni fatti essenziali:

 

1) Questa è l'unica (parziale) telefonata che abbiamo tra Moggi e un arbitro / assistente e il DG non è il chiamante.

 

2) Mancando la voce dell'interlocutore, non possiamo raffrontare il tono di Moggi con quello dell'arbitro, nonché con le sue parole. Il tono del Direttore è molto duro, ma i motivi per l'arrabbiatura in sé ci stanno tutti, dati i torti subiti.

 

3) E' Paparesta che chiama: forse perché chiamare un dirigente per lui era normale? Magari anche e soprattutto dirigenti di ben altre squadre? D'altronde, riguardo a Moggi, normale pare molto meno, dato che lo tratta come un seccatore inopportuno e mette giù quasi subito.

 

4) Ascoltiamo il Direttore sollevare pesanti dubbi sulla buonafede dell'arbitro, quando dice: "Tu ieri mi sei rimasto più antipatico quando hai fatto il fallo su Ibrahimovic che poi ha segnato il gol… così hai evitato tutti i problemi possibili… Quello è più grave del rigore, perché si è vista la volontà tua!". Volendo pensar male, in effetti, oggi sappiamo che Paparesta è colui che ha chiesto un importante favore ai dirigenti milanisti,[4] e cioè, rimarchiamolo, i dirigenti della squadra rivale della Juve nella lotta per lo scudetto. Non si capisce come si possa teorizzare un asservimento di Paparesta alla dirigenza juventina.

 

5) Moggi solleva dubbi anche sulla buonafede di un assistente: "Guarda, io ho visto in te… mica sul rigore, sai… sul rigore è quel bastardo di Copelli". E in effetti, in un'intercettazione di qualche mese dopo, ascoltiamo l'addetto agli arbitri milanista Meani assicurare a Copelli che lo presenterà a Galliani come un "nostro uomo".[5]


Terminata bruscamente la chiamata, Moggi torna a chiacchierare con Silvana, che in alcuni passaggi sembra quasi un personaggio uscito da un film di Antonioni: "In Sicilia si dice “mi sento l'aria” . Non ho la forza di fare le cose che faccio sempre. Di alzarmi, di camminare, di andare… sono uscita proprio per non stare a letto tutto il giorno, perché poi è peggio".

Finché, a 6' 20'', l'idillio è rotto da un'altra telefonata. Si sente Moggi dire: "Gli ho chiuso il telefono in faccia! Per me Paparesta è uno stronzo! E gli ho detto pure se ha il coraggio di parlarmi. E gli ho spiegato che mi è rimasto più antipatico quando ha fischiato il fallo su Ibrahimovic che non sul rigore. Tu adesso parla almeno con Paolo [Bergamo, detto anche Atalanta?], e poi tieni i rapporti te. Io ora questo qui lo tengo a distanza. Intanto lo faccio fermare 3 o 4 settimane. Vabbo', ciao".

In realtà poi Paparesta venne mandato ad arbitrare in serie B per una giornata mentre i due assistenti vennero sospesi per un turno. Una prassi normale quando si verificano gravi errori come quelli di Reggio Calabria, indipendentemente dalla squadra che li subisce. Dunque, anche qui, come il giorno prima riguardo alla storia dello spogliatoio chiuso a chiave, Moggi millanta, si attribuisce poteri che poi nella realtà non ha.

Repubblica ci fornisce poi ancora qualche minuto di conversazione tra Lucianone e Silvana. Il Direttore è molto affettuoso e si preoccupa della salute dell'amica: "Ti faccio fare l'analisi". Le chiede quali sono i suoi programmi per il pomeriggio. Silvana vorrebbe fare una passeggiata fuori Torino, ma si lamenta che "non c'è niente. Chiede così a Lucianone un consiglio per un posto ad Alba. Si ricorda, infatti, che proprio lui le aveva parlato di un posto dove l'aveva portato l'Avvocato a mangiare i tartufi. Ma è passato del tempo e Moggi non si ricorda più.

Che il buon Lucianone abbia millantato anche sull'Avvocato e sui tartufi? Non so perché, ma qualcosa mi dice, invece, che qui diceva il vero.

 

 

 

 


[1] Per un chiarimento dei fatti alla base della leggenda mediatica delle ammonizioni mirate, vedi qui.

 

[2] Più che altro, i due sembrano preoccupati dai problemi che possono creare i giocatori che Capello lascia in tribuna, tra i quali apprezzano molto il comportamento di Tacchinardi e Montero, che restano vicino alla squadra, a differenza di Ferrara e Iuliano visti come possibili piantagrane. Si ipotizza così la cessione a gennaio di Iuliano (un vero leit-motiv per Giraudo in quelle settimane) e un cicchetto a Ferrara.

 

[3] E' proprio la stretta amicizia tra Moggi e la Garufi a fornire agli accusatori il materiale su cui imbastire un teorema che ha dell'incredibile: in seguito a una telefonata avvenuta tra i due nell'immediato dopopartita, nella quale un Moggi ancora furioso si lascia andare a una frase spaccona: "Ho chiuso l'arbitro nello spogliatoio e mi so' portato via le chiavi in aeroporto" che la Garufi non prende minimamente sul serio: "Vabbè, figurati", i CC di Roma arrivano a suggerire ai magistrati napoletani l'ipotesi che quel giorno a Reggio Calabria fosse avvenuto nientemeno che un "sequestro di persona". A qualsiasi persona assennata o comunque non prevenuta appare chiaro che la frase di Moggi fosse solo una boutade, tanto è vero che esistono altre intercettazioni di quei momenti che ridimensionano l'episodio. Ma durante il linciaggio di Farsopoli sui media tutti parlavano di questa scena grottesca come fosse realmente avvenuta. Per una ricostruzione più precisa di quell'episodio, vedi qui.

 

[4] Pare che avesse chiesto a Galliani di fare avere al sottosegretario Letta (governo Berlusconi…) un dossier su Assobiodisel, l'Associazione Italiana dei Produttori di Biodiesel della quale Paparesta è revisore contabile. Vedi qui.

 

[5] Il 19 aprile del 2005, ore 9,52, l'assistente Copelli, attaccato da Foschi , DS del Palermo, dopo la partita tra la Sampdoria e i Rosanero, si sfoga con Meani. Il quale lo rincuora. Meani: "Tu stai tranquillo! Adesso ci penso io,... io appena passa la partita questa qui con il Chievo mercoledì, io parlo con Galliani, lui lo sa, Galliani, gli dico: senta questo qui è un nostro uomo gli dico io, qui quel pirla del Palermo"… Vedi qui.