Signor Presidente, Signori Consiglieri,
nel mio intervento, concordato nel corso di lunghe conversazioni telefoniche con il Direttore Vocalelli, intendo affrontare in dettaglio quattro argomenti essenziali. Quattro. Proprio come il numero di illeciti che l’avvocato Zaccone ha dichiarato di aver rilevato nelle carte da Serie C dell’accusa.
Inizio proprio da Calciopoli e dagli scudetti revocati. Mi dispiace dover tornare ancora una volta su questi temi. Vorrei guardare avanti. Ma talune dichiarazioni, contraddittorie e ricoperte da un velo di insopportabile ipocrisia, mi costringono a guardare indietro alla farsa vergognosa che si è consumata nell’estate del 2006.
Mi sembra che su Calciopoli e dintorni le idee in Corso Galileo Ferraris ed in Corso Matteotti siano, a voler essere generosi, quanto mai confuse.
La primavera scorsa, il Presidente Gigli, chiacchierando amabilmente con Urbano Cairo in un faccia a faccia al Circolo della Stampa di Torino, si è complimentato con Zaccone, dichiarando che il nostro avvocato “fu talmente abile da scongiurare il quasi certo fallimento della Juve, poiché ciò che la Giustizia Sportiva voleva inizialmente era la retrocessione in Serie C e questo ci avrebbe inevitabilmente costretto a portare i libri in Tribunale in quanto la società sarebbe sicuramente fallita”.
Questa dichiarazione è in linea con quanto sostenuto dallo stesso Zaccone nell’assemblea di fine ottobre 2006, allorquando l’abilissimo avvocato precisò che “c’erano quattro illeciti” e che “le carte erano da Serie C”.
I complimenti a Zaccone si giustificano solo nell’ipotesi in cui si ritenga che l’avvocato sia riuscito, con la propria abilità dialettica e le proprie sottili argomentazioni giuridiche, a farci ottenere una condanna più mite rispetto a quella che avremmo meritato per gli illeciti commessi dalla precedente dirigenza (diversamente, infatti, l’abilità dove starebbe?). In altri termini, chi si complimenta con Zaccone, deve per forza ritenere che Moggi e Giraudo abbiano commesso tali e tanti illeciti da rendere plausibile una retrocessione in Serie C, sicché all’avvocato che ci ha consentito di retrocedere solo in Serie B con penalizzazione ed alleggerimento di un paio di scudetti debba essere garantita la nostra imperitura riconoscenza (in aggiunta agli oltre 500.000 euro di compensi professionali).
Se però le carte erano proprio da Serie C, se c’erano quattro illeciti, se siamo stati fortunati perché Zaccone ha indovinato tutto (così Boniperti nell’assemblea di aprile 2007), se Zaccone è stato abilissimo, allora come si può sostenere che gli scudetti siano sempre 29, come stanno facendo da un po’ di tempo a questa parte i massimi dirigenti della Nuova Juventus 2006 FC? Che coerenza è mai questa?
Il Tifoso Cobolli, in perenne contrasto con il Presidente Gigli, ha invece un approccio completamente diverso alla questione. Partecipando ad un video-forum del Corriere dello Sport, ai primi di dicembre del 2007, il Tifoso Cobolli ha infatti dichiarato quanto segue: “leggendo i giudizi sportivi ci siamo trovati poi di fronte a una somma di tanti peccati veniali, come ho sempre detto, e a nessun peccato mortale e ad una serie B che come pena era superiore a quello che avremmo meritato. .. In lunghe conversazioni telefoniche, Vocalelli mi ha aiutato a convincermi che ad un certo momento devi accettare una situazione sia pure amara, bere e andare avanti… Ci hanno tolto due scudetti. Eravamo titubanti noi, figuriamoci i tifosi: resta il fatto che per tutto il popolo juventino, noi compresi, nel cuore gli scudetti sono 29, legalmente sono due di meno”. Leggendo queste parole, devo arguire che per il Tifoso Cobolli l’avvocato Zaccone sia stato particolarmente abile (ed adeguatamente ricompensato) per aver ottenuto una pena superiore a quella che avremmo meritato per i peccati veniali commessi dai vecchi dirigenti.
Ma il Tifoso Cobolli è ritornato sul tema delle penalizzazioni anche di recente. A fine agosto, dopo aver conquistato l’accesso alla fase a gironi della Champions League, ha dichiarato che “abbiamo espiato i nostri peccati, senza sapere bene, in realtà quali fossero”. Ed il refrain non è cambiato in una intervista al Tg2 del 15 settembre, quando Cobolli ha affermato di non capire “perché solo la Juventus sia stata retrocessa in Serie B e, inoltre, con una penalizzazione in punti”.
Come si vede, le posizioni del Presidente Gigli e del Tifoso Cobolli sono, al solito, del tutto inconciliabili.
L’amministratore delegato Blanc sembra concordare con la linea del Tifoso Cobolli, perché in una intervista recente a Il Sole 24 Ore ha dichiarato che “per noi e anche per i nostri tifosi è stato difficile accettare la retrocessione e tutto il resto. Io dico che la Juventus ha vinto sul campo 29 scudetti: compresi quelli del 2005 e del 2006. Sullo scaffale dietro di me ci sono anche quei due trofei, sulla targa c’è scritto ‘Juventus campione d’Italia’, i giocatori hanno vinto sul campo”. Affermazione che non fa che confermare quanto dichiarato dallo stesso Blanc durante la trasmissione Victory, andata in Onda su La7 ad aprile 2008: “gli scudetti della Juve sono 29, e la terza stella arriverà presto”.
A chi credere, dunque? Al Presidente Gigli, che si complimenta con Zaccone e ne sottolinea la grande abilità? Oppure al Tifoso Cobolli, che non capisce ancora perché mai ci sia toccato di retrocedere in Serie B a fronte di peccati veniali della vecchia dirigenza, e a Monsieur Blanc, che parla di terza stella in arrivo a breve e sottolinea come gli scudetti siano sempre 29, compresi i due titoli del 2005 e 2006 vinti sul campo?
A ben pensarci, però, forse non conta poi molto quel che sostengono il Presidente Gigli, il Tifoso Cobolli e Monsieur Blanc. Perché le decisioni in merito all’affaire Calciopoli non sono stare prese in Corso Galileo Ferraris, ma altrove. E, più precisamente, in Corso Matteotti ed al Lingotto.
L’intervento di persone estranee al CDA della Nuova Juventus 2006 FC si desume, implicitamente, dalla semplice sequenza temporale degli eventi. Il nuovo CDA, infatti, è entrato in carica a fine giugno 2006 e, cioè, pochi giorni prima dell’inizio dei processi sportivi, quando la linea (per così dire) di difesa non poteva che essere già stata definita. Inoltre, questi interventi esterni sono confermati in maniera ancor più palese dai ringraziamenti che Blatter ha rivolto al “moderatore” Luca di Montezemolo. Queste le esatte parole del Presidente FIFA: “credo sia ora passato abbastanza tempo per poterne parlare. Quando scoppiò Calciopoli nel 2006, Luca di Montezemolo svolse un importantissimo ruolo di moderatore. E' in gran parte merito suo se la Juventus non si rivolse ai tribunali ordinari dopo le sanzioni conseguenti allo scandalo”.
In quest’ottica, è utile ricordare il pensiero di John Elkann, illustrato in modo molto chiaro in una intervista al Corriere della scorsa estate: “le penalità che la Juve ha subito non le ha avute per niente, c’erano stati comportamenti giudicati inaccettabili e come tali sono stati puniti dalle autorità sportive. La differenza con il Milan si spiega semplicemente con il fatto che per i rossoneri la responsabilità di quei comportamenti è ricaduta su consulenti esterni. Ora siamo tornati in serie A con la coscienza a posto e soprattutto con una forte squadra, in campo e fuori”.
Altrettanto istruttiva è la lettura della dichiarazione rilasciata dal “purtroppo presidente onorario” Franzo Grande Stevens, pochi minuti dopo aver devoluto trecentomila euro come “atto di generosità verso il settore giovanile e scolastico della Figc” (o, più correttamente, aver patteggiato un’ennesima condanna per i medesimi fatti che hanno portato alla retrocessione in Serie B). “La nuova Juve è nata nel maggio del 2006”, queste le parole del nostro Presidente Onorario.
Infine, mi sembra opportuno menzionare Luca De Meo, il brillante top manager FIAT secondo il quale le sconfitte della Juventus hanno contribuito a costruire la nuova immagine del gruppo automobilistico.
Mi sembra evidente, quindi, che per coloro che contano effettivamente quando si tratta di prendere decisioni di importanza strategica, la Juventus fosse effettivamente colpevole e, in quanto tale, meritasse di subire una penalità congrua. Il caso vuole che tale penalità fosse anche funzionale alla costruzione della nuova immagine del gruppo FIAT.
Ed in effetti, non si può non apprezzare la differenza tra lo Zaccone in versione Calciopoli, che patteggia la pena congrua con Ruperto e sbandiera ai quattro venti la colpevolezza della società, e lo Zaccone in versione “equity swap”, che invece difende con le unghie e con i denti i propri clienti (Franzo Grande Stevens e Gianluigi Gabetti), invocando addirittura questioni di legittimità costituzionale in relazione alla normativa sull’aggiotaggio informativo.
Devo ammettere, comunque, che in Corso Matteotti ed al Lingotto hanno dimostrato di possedere una astuzia davvero sopraffina nell’indirizzare, senza darlo a vedere, i processi sportivi in una direzione sostanzialmente gradita. Perché solo una mente raffinata poteva suggerire ed appoggiare la nomina a commissario straordinario FIGC di Guido Rossi, illustre avvocato d’affari milanese non sospettabile certo di simpatie bianconere in virtù del suo DNA da ultrà interista dichiarato. Già, proprio quel Guido Rossi che sarebbe diventato, poco prima o poco dopo la conclusione dei processi sportivi, consulente di fiducia dell’IFIL e della Giovanni Agnelli & C SAPAZ e garante super partes dei vari rami della Famiglia riuniti nella accomandita.
In conclusione di questa lunga divagazione su Calciopoli, mi sembra che l’assemblea di oggi possa essere l’occasione giusta per chiedere al Presidente Gigli, al Tifoso Cobolli e a Monsieur Blanc di esprimere, una volta per tutte, quale la sia la posizione ufficiale della Nuova Juventus 2006 FC sui fatti dell’estate 2006. Concordate con il giudizio di John Elkann sui comportamenti inaccettabili e riprovevoli dei vecchi dirigenti? Benissimo, ma allora comportatevi coerentemente e risparmiateci i discorsi ipocriti sui 29 scudetti e la terza stella prossima ventura.
Passiamo ora alla stretta attualità e, cioè, al progetto di bilancio oggetto oggi di approvazione da parte dell’assemblea e, più in generale, alle modalità con cui viene gestita, dal punto di vista sportivo ed economico, la Nuova Juventus 2006 FC.
In una recente intervista a Sky Sport, il nostro amministratore delegato ha dichiarato che “siamo strutturati come una società di calcio organizzata bene”.
Questa struttura da società di calcio organizzata bene non sembra tuttavia in grado di generare risultati economici e sportivi adeguati.
Dal punto di vista economico, infatti, il bilancio che stiamo discutendo oggi chiude con una perdita di oltre 20 milioni di euro.
Dal punto di vista sportivo, la Nuova Juventus 2006 FC può solo vantare la conquista della Coppa Zaccone nel 2006/2007 ed il raggiungimento del terzo posto nel campionato 2007/2008. Evito di commentare ulteriormente la conquista della Coppa Zaccone, peraltro trionfalmente esposta a Palazzo Bricherasio. Ma il terzo posto nello scorso campionato, ottenuto tra l’altro sostanzialmente grazie alla rabbia della vecchia guardia (e non certo con il contributo dei fenomeni acquistati sul calciomercato), non mi sembra certo un traguardo da festeggiare. Così almeno usava nella vecchia Juventus. Può essere che nella Nuova Juventus 2006 FC anche un terzo posto sia motivo di orgoglio.
Per raggiungere questi modesti risultati sportivi, la Nuova Juventus 2006 FC ha effettuato acquisti di nuovi giocatori per un importo complessivo di circa 121 milioni di euro. Tra tutti i giocatori acquistati, solo due (Amauri e Sissoko) appaiono degni di indossare la maglia da titolare nella formazione bianconera. E, comunque, non sono stati certo acquistati a prezzo di saldo. Tutti gli altri acquisti sono degli onesti comprimari o dei colossali bidoni.
Tra i 121 milioni di euro spiccano i 32 investiti su Andrade, Tiago ed Almiron (e la cifra non comprende, ovviamente, il più che congruo ingaggio concordato con i loro procuratori). A proposito, leggo sul bilancio di quest’anno che il costo di Tiago potrebbe incrementarsi di altri due milioni al raggiungimento di determinati obiettivi; mi sorprende questa postilla, posto che nella relazione sulla gestione dell’anno scorso e nel comunicato ufficiale con cui era stato annunciato l’acquisto del fenomeno portoghese non si faceva alcun cenno a questo possibile incremento di costo.
I 121 milioni di euro comprendono anche altre operazioni particolarmente brillanti. Segnalo a titolo di esempio le operazioni Criscito e Boumsong. Avete riscattato dal Genoa la comproprietà di Criscito, per 7,5 milioni di euro, e pochi mesi dopo avete concordato, con la medesima società, il prestito del giocatore e la concessione di una opzione per la cessione in compartecipazione a 3,5 milioni di euro. Quindi, rischiamo di dovere cedere a 3,5 quel che avevamo comprato poco tempo prima a 7,5. Boumsong, invece, è stato acquistato per 4,75 milioni e ceduto poi a 3. Contabilmente, l’operazione ha generato solo una piccola minusvalenza (155.000 euro), ma solo grazie al processo di ammortamento che ha ridotto il valore netto contabile del giocatore. Considerato, tuttavia, che di regola i calciatori non sono (o non dovrebbero essere) degli asset soggetti a deperimento per usura, l’operazione Boumsong conferma, caso mai fosse ancora necessario, l’abilità e la competenza con cui sono gestite le operazioni di calciomercato nella Nuova Juventus 2006 FC.
Restando in tema di calciomercato, vorrei ricevere alcune delucidazioni sull’acquisto di Amauri, che mi sembra possa implicare qualche costo aggiuntivo per la società. Il prezzo pattuito per l’attaccante brasiliano è di 22,8 milioni di euro. Contestualmente all’acquisto di Amauri, la Nuova Juventus 2006 FC ha concordato con il Palermo la cessione di Nocerino (per 7,5 milioni di euro) e del 50% di Lanzafame (per 2,5 milioni di euro). Ma non è finita qui. Perché la Nuova Juventus 2006 FC ha acquistato dal Palermo il diritto di opzione per la risoluzione della compartecipazione a proprio favore, esercitabile, dopo la stagione 2009/2010, a 6,5 milioni. Quindi, nell’ambito degli accordi tra le due società in relazione all’operazione Amauri, avete ceduto il 50% di Lanzafame a 2,5 milioni di euro, riservandovi la possibilità di riacquistare il medesimo 50% tra due anni a 4 milioni in più (senza contare, poi, che in questi due anni sarà il Palermo ad usufruire, gratuitamente, delle prestazioni del calciatore).
I modesti risultati economici e sportivi ottenuti sembrano proprio smentire le affermazioni del nostro amministratore delegato circa la validità della struttura organizzativa adottata dalla Nuova Juventus 2006 FC. Alle medesime conclusioni si arriva leggendo la relazione sulla governance, allegata al fascicolo di bilancio, e la visura camerale della società.
Nella Relazione sulla governance, sono illustrate le funzioni dei vari comitati interni della Nuova Juventus 2006 FC. Mi sono soffermato, in particolare, sul comitato sportivo. Questo comitato “ha funzioni propositive e consultive nei confronti del CDA stesso relativamente alla strategia della Società nel mondo dello sport in generale e, più in particolare, nelle attività legate al mondo del calcio”. Il Comitato, così si legge sempre nella relazione, “è composto da tre amministratori, tra i quali un indipendente, che rappresentano le competenze presenti nel CDA per quanto riguarda i temi in oggetto”.
Viene poi fornito l’elenco degli amministratori che compongono il comitato. Sono quattro in realtà (e non tre), tra i quali due indipendenti (e non uno solo). Vi inviterei pertanto a correggere le imprecisioni contenute nel documento.
Al di là di queste imprecisioni, quel che conta è la sostanza. E sotto questo profilo, la composizione del Comitato sportivo, che dovrebbe raccogliere le competenze presenti nel CDA per quanto riguarda in particolare le attività legate al mondo del calcio, mi sembra particolarmente istruttiva.
Il Comitato è composto dal Presidente Cobolli Gigli, la cui precedente esperienza più vicina al mondo del calcio risale ai tempi in cui ricopriva la carica di direttore generale della rivista Benissimo Neonato; dall’amministratore delegato, Monsieur Blanc, che di tutto si è occupato nella propria carriera – dalle olimpiadi invernali al tennis, dalle corse in auto al ciclismo – tranne che di calcio; da Gian Paolo Montali, ex allenatore di pallavolo; e da Riccardo Montanaro, avvocato amministrativista specializzato in diritto ambientale.
Se queste persone esprimono le competenze calcistiche presenti nel consiglio di amministrazione, non c’è poi da stupirsi di certe operazioni di calciomercato. Non sorprende che siano stati effettuati 121 milioni di euro di acquisti per conquistare una Coppa Zaccone ed un terzo posto, senza riuscire a rafforzare la rosa titolare.
Ma anche le modalità attraverso cui vengono prese le decisioni operative e gestionali non sembrano consentire alla società di muoversi in modo rapido e tempestivo, in particolare per quanto riguarda il calciomercato.
La corporate governance della Nuova Juventus 2006 FC, infatti, prevede che tutte le operazioni che per importo superino le soglie previste dagli specifici poteri attribuiti al Presidente ed all’Amministratore Delegato e Direttore Generale siano portate alla preventiva approvazione del CDA.
In materia di gestione sportiva, il Presidente Gigli e Monsieur Blanc possono:
1. stipulare contratti per la costituzione di rapporti aventi ad oggetto le prestazioni sportive dei calciatori e contratti con allenatori e tecnici entro il limite massimo complessivo, per la durata del contratto, di euro 15 milioni con firma singola ed entro il limite massimo di euro 25 milioni con firma abbinata;
2. acquistare e cedere contratti, ivi compresi quelli di cui alla Legge 91 del 1981, entro il limite massimo di euro 15 milioni con firma singola e di euro 25 milioni con firma abbinata.
Gli importi precedenti (e, cioè, i 15 ed i 25 milioni) devono intendersi comprensivi degli oneri accessori di acquisto (come le provvigioni ed i servizi fatturati da agenti e consulenti) e delle eventuali imposte a carico della società.
Questo sistema di corporate governance, che attribuisce un ruolo centrale al consiglio di amministrazione e pone vincoli molto stringenti alla operatività del presidente e dell’amministratore delegato e direttore generale, costituisce un serio ostacolo alla competitività della società sul calciomercato (già fortemente pregiudicata dalla totale inesperienza specifica del management). Con un sistema di questo genere, che comporta un forte appesantimento burocratico (derivante dalla necessità di convocare il CDA, per tutte le operazioni di un certo rilievo, ed eventualmente consultare anche gli “esperti” del comitato sportivo), certe brillanti operazioni del recente passato (ad esempio, l’acquisto di Ibrahimovic, effettuato da Moggi con un vero e proprio blitz l’ultimo giorno utile di calciomercato) non sono certo possibili.
Mi chiedo quindi se sia davvero ragionevole e sensato sostenere, come fa il nostro amministratore delegato, che la Nuova Juventus 2006 FC sia strutturata come una società di calcio organizzata bene. A me sembra invece che non sia proprio così. Il deficit di competenze specifiche nella dirigenza, da un lato, ed il meccanismo di corporate governance dall’altro, sono due fattori che non consentono alla società di operare in maniera efficace sul calciomercato. E questo si riflette, ovviamente, sui risultati economici e sportivi. A differenza del recente e trionfale passato, allorquando la compravendita di calciatori contribuiva all’equilibrio dei conti e consentiva di reperire risorse finanziarie essenziali per sostenere la competitività della squadra (penso ad esempio all’operazione Zidane, che oltre a generare una plusvalenza mostruosa ha consentito l’acquisto di campioni del calibro di Buffon e Nedved e del francese Thuram), nella Nuova Juventus 2006 FC il calciomercato contribuisce al depauperamento sportivo ed economico della società.
Il deficit di competenze calcistiche agli alti livelli della dirigenza si riflette più in generale su diversi aspetti della gestione sportiva, che appare del tutto inadeguata ad una società che, almeno a parole, punta a conquistare scudetti e coppe europee.
La scelta dello staff tecnico, ad esempio, solleva più di una perplessità. L’allenatore non appare in grado di dare un gioco decente alla squadra e di dare validi suggerimenti in sede di calciomercato, mentre si dimostra particolarmente abile nell’indisporre calciatori e tifosi con le sue infelici battute. Il preparatore atletico Capanna ha delle evidenti responsabilità nella incredibile sequenza di infortuni muscolari e tendinei subiti dai calciatori, che oramai si fanno male nel riscaldamento o alzandosi dalla panchina. Capanna sarà anche un grande luminare, sotto il profilo teorico. Ma non ha assolutamente alcuna esperienza in squadre di calcio impegnate su tre fronti. Capanna, infatti, ha un passato come preparatore nell’atletica leggera e nelle nazionali di pallamano, prima di iniziare l’avventura nel calcio in società come Genoa, Spezia, Massese e, infine, Parma. Mi chiedo tuttavia come possa fondatamente valutare l’operato dello staff tecnico una dirigenza che annovera esperti del calibro di Blanc e Secco, per non parlare del presidente Gigli o degli altri esponenti del comitato sportivo.
Infime, è davvero incredibile che Monsieur Blanc si sia reso conto solo di recente come non sia possibile gestire una società di calcio restando saldamente inchiodati alle poltrone della sede. Ai tempi della Triade, i dirigenti erano sempre a contatto con la squadra. Ai campi di allenamento. Negli spogliatoi. Nelle trasferte. Nella solare e ridente epoca della Nuova Juventus 2006 FC, invece, la visita dell’amministratore delegato o del presidente a Vinovo è diventata un evento eccezionale, da celebrare appositamente sul sito internet della società.
Per tutti questi motivi, ritengo che Monsieur Blanc non possa continuare a ricoprire il doppio ruolo di amministratore delegato e di direttore generale. Serve infatti una figura (possibilmente con un background calcistico e non pallavolistico o tennistico) di raccordo tra società e squadra, che si occupi a tempo pieno della gestione sportiva.
Mi rendo conto di non poter chiedere a Monsieur Blanc di replicare a questa mia richiesta, tenuto conto dell’evidente conflitto di interessi in cui si verrebbe a trovare. Mi rivolgo, pertanto, al Presidente Gigli e ai rappresentanti IFIL nel consiglio della società, per chiedere loro cosa ne pensino dell’esigenza da me manifestata di rafforzare la struttura manageriale della Nuova Juventus 2006 FC, con l’ingaggio di un direttore generale. A questo proposito, negli ultimi tempi è circolata la voce di un ritorno di fiamma per Baldini. Non mi sembra proprio che un personaggio come Baldini, con il suo passato controverso (mi riferisco al caso Recoba), sia adatto ad una società che fa dell’etica uno dei propri cavalli di battaglia. E mi stupisce che la gestione commissariale di Sant’Albano e John Elkann si fosse rivolta, nell’estate del 2006, proprio a Franco Baldini per sostituire Luciano Moggi. Sempre a proposito di coerenza…
In ogni caso, la nomina di un direttore generale esperto e competente non può che rappresentare un primo passo di un più radicale rinnovamento dei quadri dirigenziali, che mi auguro sia deciso nei tempi più rapidi possibili.
Restando in tema, ho appreso con vivo sgomento, leggendo l’intervista che il Presidente Gigli ha rilasciato al suo caro amico e consulente legale Vocalelli, che il mandato di Monsieur Blanc come amministratore delegato scade con l’assemblea di approvazione del prossimo bilancio (come per tutti gli altri consiglieri), ma che il suo contratto da direttore generale ha una durata ben superiore, venendo a scadenza nel lontano giugno 2011. E’ strano che questo dettaglio non sia riportato nel bilancio.
Comunque sia, potete per cortesia illustrare più in dettaglio il meccanismo dell’indennità forfetaria prevista per l’Amministratore Delegato e Direttore Generale e dovuta in caso di risoluzione del rapporto da parte della società senza giusta causa ed in caso di dimissioni di Monsieur Blanc con giusta causa? Più precisamente, come si articola questo “paracadute” in considerazione dei due diversi ruoli di Monsieur Blanc? In altri termini, i 3 milioni di euro di indennità si rendono dovuti anche nell’ipotesi in cui, successivamente alla scadenza del suo mandato come amministratore, la società decidesse di risolvere anticipatamente il contratto da direttore generale?
Cambiando argomento, il famoso e fumoso Progetto, con cui Presidente e Amministratore Delegato continuano a riempirsi la bocca, si ispira (oltre che ai valori di Facchetti) ad una visione sportiva che – leggo dalla Relazione sulla gestione – “mette al centro l’impegno per il settore giovanile, considerato una risorsa fondamentale per la creazione di valore, in campo e non solo”.
In linea astrattamente teorica, l’impegno per il settore giovanile è assolutamente condivisibile. E, infatti, questa è stata certamente la linea seguita da quella “banda di truffatori che c’era prima”, per usare le parole di Moratti cui nessuno in Corso Galileo Ferraris ha ritenuto di dover replicare. E mi sembra che la Nuova Juventus 2006 FC tragga ancora giovamento dalle politiche della precedente gestione. De Ceglie, Giovinco e Marchisio non li avete certo scoperti Voi. Sono il frutto di una struttura, ora smantellata, assolutamente all’avanguardia.
A parole, sembra che il settore giovanile della Nuova Juventus 2006 FC non abbia risentito del cambio della guardia in Corso Galileo Ferraris. Anzi, sembra che le cose siano addirittura migliorate. O, almeno, questa è l’impressione che si ricava dalle parole del Presidente Gigli, che a fine gennaio, nel ricevere un premio (stranamente non interista) durante la serata di Gala di inaugurazione per la 60° edizione del Torneo di Viareggio, aveva dichiarato: “partecipiamo al Torneo di Viareggio, come ogni anno, sperando di dare buoni risultati e di vincere. I giovani sono una grande risorsa della nostra società ed il premio che ricevo nell’ambito di questo torneo è il riconoscimento per un percorso fatto dalla Juventus dal momento della sua retrocessione ad oggi. Il nostro settore giovanile è diventato molto forte”.
Mi sembra che questo intervento del Presidente non abbia portato particolarmente bene, perché appena una settimana dopo la squadra veniva eliminata agli ottavi di finale perdendo per due gol a zero contro la Lazio.
Comunque, per valutare la qualità del percorso fatto dalla Nuova Juventus 2006 FC dal momento della sua retrocessione ad oggi e sincerarmi se effettivamente il settore giovanile sia diventato molto forte, sono andato a vedere il cammino in campionato delle varie squadre giovanili.
La Primavera è stata eliminata ai quarti di finale dalla Fiorentina (con un’altra sconfitta per 2-0). Gli Allievi Nazionali sono stati eliminati dal Venezia negli ottavi di finale. I Giovanissimi sono stati eliminati, sempre agli ottavi di finale, dall'Atalanta. E nel bilancio si segnala, come unico trofeo conquistato, la Supercoppa italiana, vinta dalla Primavera per il secondo anno consecutivo.
Non metto in dubbio che abbiate date corso ad investimenti nel settore giovanile atti a sviluppare, secondo quanto riportato sempre nella Relazione sulla gestione, un modello di crescita tecnica e psicologica. Non metto neppure in dubbio che abbiate effettuato investimenti mirati su giovani talenti, italiani e non. Può anche essere che stiate seguendo un principio innovativo nel panorama italiano di collaborazione tra i tecnici affinché tutti i giocatori della Nuova Juventus 2006 FC si allenino con la stessa impostazione metodologica.
Mi preoccupa non poco, tuttavia, che i giocatori delle giovanili rischino di essere rovinati in tenera età da un’impostazione metodologica suggerita, immagino, da Claudio Ranieri.
In ogni caso, non mi sembra che al momento questi investimenti e questa innovativa impostazione metodologica stiano dando i loro frutti. Il settore giovanile era molto forte sino al 2006. Ora lo è molto meno.
Vi chiedo pertanto di illustrare in dettaglio all’assemblea le strategie che intendete seguire per un effettivo sviluppo del settore giovanile (tenendo a mente le parole di Ciro Ferrara, che ha dichiarato prima dell’estate che è difficile competere con chi spende) e di esporre l’analisi che certamente avete condotto in merito alla carenza di risultati che, da qualche tempo a questa parte (sostanzialmente da quando avete preso in mano le redini della società), sembra affliggere i nostri giovani.
Il quarto ed ultimo tema che desidero affrontare in dettaglio nel mio intervento è la questione stadio.
Ieri al Teatro Regio di Torino avrebbe dovuto tenersi la presentazione ufficiale del progetto stadio. Squilli di trombe. Rulli di tamburi. Inviti “save the date” spediti per email ad una platea selezionata. Mercoledì della scorsa settimana, l’inaspettato dietrofront, con il rinvio della presentazione a data imprecisata. Per il momento, quindi,“do not save the date”…
L’Amministratore Delegato ha spiegato, in una intervista rilasciata a Nerozzi de La Stampa, che la presentazione del progetto è saltata “perché in questo momento ci concentriamo sulla parte sportiva, al cento per cento”.
Probabilmente il nostro Amministratore Delegato ha una considerazione talmente alta di se stesso e talmente bassa dei suoi interlocutori da ritenere di potersi permettere una spiegazione risibile come quella riservata a Nerozzi.
Non sarebbe molto più corretto, solare, trasparente, insomma degno di una società rinnovata, ripulita e risanata come la Nuova Juventus 2006 FC, spiegare che c’è qualche problema con il progetto stadio ed annesso centro commerciale? Non sarebbe più corretto illustrare le complicazioni che sembrano essere sorte di recente in merito alla valutazione di impatto ambientale del progetto nel suo complesso? Potrebbe cortesemente il nostro Amministratore Delegato fornire qualche ragguaglio in merito, chiedendo magari scusa per l’infelice risposta data a Nerozzi?
E, sempre restando in tema del progetto stadio, sarebbe anche interessante capire come pensate di finanziare il costo del centro commerciale, che non penso proprio sia compreso nei 105 milioni di euro previsti per la costruzione del nuovo impianto. L’investimento sarà realizzato dalla Nuova Juventus 2006 FC? Con quali risorse? O avete concluso che la società non abbia le risorse necessarie per finanziarie anche questo investimento? Ed in tale ipotesi, chi svilupperà il progetto? E quale sarà l’impatto sull’incremento e la diversificazione dei ricavi che l’investimento nel suo complesso avrebbe dovuto consentire?
Chiudo infine il mio intervento con alcune domande specifiche sul bilancio.
1. A cosa si riferisce il debito di 315.000 euro verso FIGC-LNP (pag. 63)? Si tratta per caso del patteggiamento concluso da Franzo Grande Stevens?
2. In cosa consistono i 2,3 milioni di ricavi da sponsorizzazioni e pubblicità derivanti dallo scambio di beni e servizi (pag. 64)? Si tratta per caso del famigerato scambio-merce con la Gazzetta dello Sport? In ogni caso, potete illustrare i risultati di questa prestigiosa partnership?
3. Come mai i contributi ricevuti dalla Lega Nazionale Professionisti sono diminuiti di circa 5 milioni (pag. 65)?
4. Da cosa derivano gli affitti attivi per 563.000 € (pag. 65)? Si tratta per caso dell’affitto dello stadio Delle Alpi per concerti ed altri eventi?
5. Nella voce “servizi esterni” sono compresi 2.074.000 € di emolumenti al CDA ed organi sociali (pag. 66). Questa somma comprende anche il valore attualizzato dell’Additional Compensation di 844.000 € che sarà erogata al l’Amministratore Delegato alla conclusione del piano di sviluppo a medio termine? Nel bilancio dell’anno scorso, era indicato un bonus di un milione di euro (evidentemente non attualizzato), da erogare al termine del piano di sviluppo. Non mi è chiaro se a Monsieur Blanc spetti, a scadenza, un bonus complessivo di un milione di euro oppure tanti bonus da un milione quanto sono gli anni in cui si articola il piano di sviluppo. Potete per cortesia rispondere sul punto? Potete anche fornire un dettaglio degli emolumenti in questione, il cui importo appare di difficile riconciliazione con quanto indicato nella tabella a pagina 79? In cosa consistono le prestazioni di consulenza rese da Gian Paolo Montali a fronte di un compenso di 12.000 €?
6. A quanto ammonta il premio variabile per la partecipazione alla fase a gironi della Champions League, che sarà contabilizzato nell'esercizio successivo (pag. 66)?
7. Potete fornire il dettaglio dei premi variabili al personale tesserato per 1.232.000 € (pag. 66)? Chi sono i beneficiari di questi premi? A quali risultati era legata la loro corresponsione?
8. Chi sono i calciatori che hanno beneficiato di incentivi all’esodo nel 2007/2008 e nel 2006/2007? Potete indicare l’importo corrisposto a ciascun calciatore?
9. Potete fornire il dettaglio dei premi variabili al personale non tesserato per 1.315.000 € (pag. 67)? Chi sono i beneficiari di questi premi? A quali risultati era legata la loro corresponsione?
10. Potete fornire delucidazioni in merito al piano commerciale che ha richiesto una svalutazione di 5 milioni di euro dell’archivio delle immagini video della società (già oggetto di svalutazione per quasi 6 milioni e mezzo nell’esercizio precedente) (pag. 69)?
11. Nel bilancio dell'anno scorso avevate dichiarato che l’operazione Campi di Vinovo “nel suo complesso ed all’esito di tutti i passaggi previsti” avrebbe “evidenziato un risultato economico sull’esercizio in corso, al netto degli oneri di urbanizzazione a carico della Juventus, di sostanziale equilibrio”. Invece, anche per effetto della rilevazione di oneri finanziari impliciti, il conto economico evidenzia una perdita non proprio trascurabile. Poco meno di un milione e trecentomila euro (pag. 70). Da cosa è dipesa questa diversa informativa nei due bilanci?
12. Come mai non sono state rilevate attività per imposte anticipate sugli importi indicati in tabella a pagina 72?
13. Come mai sono più che raddoppiati i corrispettivi sostenuti per gli incarichi alla società di revisione (pag. 72)?
14. Quali sono le 10 importanti aziende che hanno scelto di essere partner della Nuova Juventus 2006 FC nell’ambito della cosiddetta strategia “less is more”? In cosa consiste questa strategia? Nell’essere meno competitivi spendendo più di prima?
15. Quanti sono gli Juventus Store aperti nel mondo? Solo quattro?
16. Come mai gli amministratori – e, in particolare, quelli operativi – non posseggono neanche una azione della Nuova Juventus 2006 FC? Forse perché neanche loro hanno fiducia nel proprio operato?
17. Come mai è stata ceduta per soli 100.000 € la partecipazione nella Semana SRL, società che al 30 giugno del 2007 aveva un patrimonio netto di 1,2 milioni di euro, registrava ricavi per quasi 10 milioni e utili di circa 1 milione di euro, e che quest’anno ha distribuito alla Nuova Juventus 2006 FC quasi 300 mila euro di dividendi?
Concludo infine il mio intervento ricordando come i dirigenti della Juventus (quella vera, morta nell’estate del 2006) si siano sempre contraddistinti per uno stile misurato, con poche parole e tanti fatti concreti. Nella Nuova Juventus 2006 FC la situazione si è capovolta. Fatti, pochissimi. Parole, tantissime e spesso a sproposito. Basti pensare alle recenti dichiarazioni del Presidente Gigli, che prima del derby ha confessato di essere preoccupato e di temere la rabbia e la carica agonistica del Toro. Oppure, a Monsieur Blanc, che ha rivelato a Nerozzi di non dormire più bene.
Può anche essere che la remunerazione dei nostri massimi dirigenti sia in qualche modo commisurata anche alla quantità di dichiarazioni rilasciate ai mass-media.
Certo che poi nessuno si deve stupire se vengono definiti Cirigenti. Dirigenti, cioè, da Serie C.
FORZA JUVE