L’annuale assemblea azionisti della Juventus, tenutasi martedì 27 ottobre al centro sportivo di Vinovo, ha evidenziato un forte risentimento dei piccoli azionisti nei confronti della società.
La cosa potrebbe apparire strana a chiunque fosse dotato di labile memoria o peggio, provenisse da un mondo che col calcio non c’entra nulla.
E’ il caso di John Elkann e del suo uomo forte, Carlo Barel di Sant’Albano, soggetti che hanno maturato esperienze in campi totalmente differenti rispetto al calcio e che nell’estate del 2006, dopo la Grande Epurazione hanno avuto la poco brillante idea di piazzare al vertice della società altrettanti personaggi che con il calcio c'entravano quanto loro stessi. Cioè ZERO.
E se ad alcuni di questi personaggi, pensiamo al dimissionario Cobolli Gigli e a Blanc, nuovo plenipotenziario bianconero, le critiche rivolte in assemblea possono apparire eccessive per quello che è il modo di gestire una normale azienda, non possono che essere sacrosante se consideriamo quanto una società di calcio in un Paese come l’Italia (soprattutto se si tratta della più prestigiosa e più seguita) debba obbligatoriamente essere guidata tenendo conto di fattori quali l’umore dei tifosi/clienti, coloro i quali pagano e garantiscono con i propri numeri la stessa esistenza/sopravvivenza del club.
Tifosi arrabbiati, tifosi sempre più incarogniti a causa di una Juventus che non rispecchia la sua storia, una Juventus dileggiata e offesa senza che nessuno la protegga, con il peccato originale di Calciopoli sempre ben appiccicato sui volti dei proprietari e dei reggenti, colpevoli per la maggioranza degli intervenuti di aver avallato quella che, col passare del tempo e alla luce dell’evoluzione dei fatti, si sta rivelando una schifosa pagliacciata.
Personalmente avevo presenziato all’assemblea 2008 e gli interventi “rancorosi” (per dirla alla Cobolli) erano stati duri e perentori ma, a distanza di un anno e nonostante gli innegabili sforzi economici che la società ha compiuto per rinforzare la squadra, il nervo scoperto sembra dare ancora più fastidio rispetto ad un anno fa.
L’effetto del tempo che cancella tutto, l’effetto che presumibilmente tentavano di propinarci, non sta attecchendo nella mente del tifoso juventino, che non dimentica e non vuole dimenticare.
Tanti possono essere i fattori, e l’esposizione dei vari interventi ha evidenziato soprattutto feroci critiche alla comunicazione del club.
L’assemblea all’ordine del giorno prevedeva 3 punti:
1- Bilancio d’esercizio al 30 giugno 2009 e relazione sulla gestione; deliberazioni relative.
2- Nomina del Consiglio di Amministrazione previa determinazione del numero dei suoi componenti e fissazione dei relativi compensi; deliberazioni relative.
3- Nomina del collegio sindacale e del suo presidente e determinazione della relativa retribuzione.
Risultato della votazione: bilancio d’esercizio approvato; nomina del cda composto da 6 rappresentanti della lista Exor e 1 rappresentante della lista Lafico, nomina dei sindaci (3 effettivi e 2 supplenti).
Interventi favorevoli all’operato della società: l’azionista Borlenghi, primo ad avvicinarsi al microfono, elogia il presidente uscente per serietà (!) e saggezza (!!!) e si complimenta con la società per gli ottimi risultati economici. Quando però, a proposito dei risultati sportivi del triennio, questo signore urla a gran voce che la squadra “ha vinto e sta vincendo”, capiamo quale attendibilità possa avere il soggetto. Dello stesso tenore e di pochi secondi ciascuno gli interventi degli azionisti Bricarello e Gaiotti, intervenuti a votazioni avvenute a tardo pomeriggio fra i presenti esausti: poche parole di elogio all’operato dirigenziale, e l’intervento di Gaiotti in particolare, brevissimo, si è limitato ad un “io nel 2006 leggendo quelle cose compiute dalla vecchia dirigenza mi sono vergognato”. Brusìo in sala, qualcuno smoccola all’indirizzo del malcapitato che lascia il microfono istantaneamente.
Stucchevole e per certi versi provocatorio il breve intervento dell’azionista De Paoli, quello con le scarpe nerazzurre seduto vicino a noi per tutta la durata dell’assemblea, quello che non applaude Bettega e censura l’operato della vecchia gestione dicendo al sottoscritto: “Quello là telefonava troppo agli arbitri”, senza però sapere minimamente di cosa stesse parlando. Infatti, incalzato sull’argomento da alcuni di noi, si rifugia nel solito silenzio oppure nelle solite ovvietà in stile Gazzetta dello Sport. O se preferite, in stile Nuova Juventus.
De Paoli non sfiora minimamente la questione tecnica, lui applaude all’”attenta gestione del bilancio” e auspica la strada del risparmio e del potenziamento del settore giovanile in funzione dello scopo di lucro della società: infatti, l’unica sua lamentela nei confronti della gestione corrente riguarda la mancata distribuzione dei dividendi che da troppo tempo la società non elargisce agli azionisti.
Il rappresentante della Lafico (secondo azionista della Juventus con il 7,5% di quote) Khaled Zentuti, un libico atipico (biondo, dai lineamenti tutt’altro che maghrebini e dalla stazza considerevole) provvisto di traduttrice simultanea, si complimenta con la società per i risultati economici che stanno iniziando a portare profitto e focalizza l’attenzione solo sull’aspetto del business. Ringrazia tutti e facendo il bravo si guadagna la formalizzazione del suo ingresso nel cda.
Interventi "perplessi" nei confronti dell’operato della società: l’azionista Aicardi si dice preoccupato dall’eccessiva dipendenza dei ricavi dai diritti tv e per la scarsa partecipazione dei tifosi allo stadio (cita i 18.000 presenti, pochi, per una partita di Champions League contro il Maccabi). Esprime preoccupazioni per l’incidenza del monte stipendi sul bilancio societario e chiede lumi sulla miriade di infortuni e sulle voci che vedrebbero i terreni di Vinovo tra i responsabili di questa ecatombe. Unico plauso alla società sulla questione stadio.
L’azionista Natta, che lo scorso anno criticò pesantemente l’operato di Ranieri, si dice moderatamente soddisfatto di Vinovo, dello stadio che cresce, della campagna acquisti (“sono arrivati anche dei campioni”), ma batte il tasto sulla competenza tecnica che manca (“a questo tavolo manca la quarta gamba per reggersi in equilibrio”) e domanda “con chi si può interfacciare Ferrara sul piano tecnico in società?”. E si risponde da solo:”Con nessuno”.
Interventi contrari all’operato della società.
Salvatore Cozzolino (leggi QUI il suo intervento) ne ha per tutti i gusti e per tutte le ragioni, preannunciando l’iniziativa di istituire un comitato di piccoli azionisti che mira a rastrellare una percentuale del 2,5% del titolo per avanzare nel 2012 (alla scadenza del mandato del cda approvato alla fine dei lavori) la candidatura di un rappresentante nel consiglio di amministrazione della società.
In occasione della controreplica a Cobolli, Cozzolino chiede come si comporterà la società al processo di Napoli alla luce della riammissione delle parti civili contro la Juventus (“solo alcune parti civili”, aggiunge Cobolli, senza precisare quali tra quelle riammesse), ma il presidente uscente ritiene che la Juve rimarrà esclusa dal processo. Su quali basi non è dato saperlo e Cobolli non fornisce risposte soddisfacenti. Ancora più indicativa la risposta dell’ormai ex presidente in merito alla domanda di Salvatore sulla mancata costituzione della Juventus al processo-Telecom in svolgimento a Milano, processo che agli atti riporta nutriti dossier relativi alle attività di spionaggio industriale praticate ai danni della Juventus e dei suoi tesserati. Ebbene, la risposta di Cobolli è una NON RISPOSTA, nel senso che dalla bocca del neo pensionato esce un farfuglio che puzza di “non vedo, non sento e non parlo”. Salvatore contesta la nomina di Montanaro e Venesio a membri del cda in quanto non rispondenti ai requisiti di indipendenza richiesti per la carica, essendo i due in conflitto di interesse per le proprie rispettive attività professionali.
Umberto Gambacorti, breve ma incisivo, esordisce con una critica a John Elkann, reo di essere stato in villeggiatura a Montecarlo per seguire le macchine rosse (“che ci hanno fatto ridere per tutto l’anno”) nello stesso giorno in cui sulla panchina della Juventus a Siena esordiva Ciro Ferrara, in un momento che tutti noi ricordiamo come estremamente delicato. In merito alla gestione della comunicazione (il tasto più dolente, come abbiamo detto in precedenza), ai molti uomini FIAT presenti non sarà sicuramente sfuggito il paragone con le auto del Gruppo in relazione alla gogna mediatica cui è sottoposta la Juventus tra il silenzio dei propri dirigenti e proprietari: “se "Quattroruote" scrivesse che le auto del Gruppo FIAT fanno schifo, si rompono e sono brutte come la prendereste? Non avviereste qualche iniziativa nei confronti del giornale o qualche pressione nei confronti del direttore?”. Più tardi, la risposta di Blanc a Vittorio Salvadori risulterà pertinente alla domanda di Gambacorti: “Non faremo mai pressioni su giornali e giornalisti, è una cosa che non ci piace. Rispettiamo il diritto di cronaca e dobbiamo essere bravi a gestire la comunicazione”.
Parole inutili e vuote, in aperta contraddizione con ciò che leggerete più avanti, quando, incalzato, Blanc affermerà che sarà pronto ad essere meno "gentleman" se sarà il caso di difendere strenuamente l'onore della società. L'impressione, purtroppo, è che come al solito si tratti di frasi di circostanza e noi tifosi continueremo a vedere una Juventus massacrata dai media nel silenzio assenso della società. Monsieur Blanc: dove vive?
Vittorio Salvadori (leggi QUI il suo intervento) inizia bacchettato da Cobolli perché preannuncia che i dieci minuti di tempo che il presidente uscente auspicava come limite massimo per ogni intervento (in spregio alle regole statutarie dell’assemblea, difatti quasi nessuno fra gli intervenuti rispetterà tale limite, come da sacrosanto diritto) non basteranno per illustrare le proprie motivazioni.
Vittorio precisa che la sua voleva essere una battuta, ma Cobolli appare stizzito.
Anche Vittorio, come Salvatore, insiste sul processo Telecom e sulla mancata costituzione della Juventus nel procedimento, traendo la conclusione che il silenzio sulla vicenda sia paragonabile alla dichiarazione di John Elkann a Pinzolo sulla volontà di lottare per riavere gli scudetti usurpati (“gli scudetti che abbiamo, noi sappiamo quelli che abbiamo”): cioè una volontà pari a ZERO.
Una bella bacchettata a Blanc sul fair play finanziario (“perché non insistere per far rispettare le regole a società che da anni si iscrivono in modo irregolare o con pratiche quantomeno bizzarre (chiaro il riferimento all’Inter, ma non solo…), visto che la gestione virtuosa dovrebbe essere un cavallo di battaglia della Nuova Juventus?”) riceve una risposta pilatesca: “Noi portiamo avanti la cosa in Lega e in Federazione, e le istituzioni sono d’accordo. Il nostro bilancio è a posto, vedremo fra tre anni (tempo limite per applicare il provvedimento, ndr) chi sarà alla nostra altezza”. Vittorio in fase di replica contesta la mancata risposta di Blanc sulle buonuscite concesse ad Andrade e a Ranieri e l'uomo di Chambéry è costretto ad ammettere che: “per evitare di finire in tribunale in entrambe le occasioni abbiamo transato”. Fantastico: un giocatore rotto cui l’assicurazione rifiutò la copertura dei rischi di un'eventuale recidiva (poi puntualmente verificatasi) vince il braccio di ferro con una società che non lo ha mai praticamente avuto a disposizione!
Ma il top è la transazione di Ranieri, che pur trovando un nuovo impiego alla Roma non ha azzerato il contratto in essere, ma ha ottenuto ben 3,7 milioni di euro dalla Juventus per scindere il vincolo. “Ci siamo comportati da gentlemen”, la conclusione di Blanc, che non contento, aggiunge: “Faccio i migliori auguri a Ranieri per la sua avventura alla Roma”. Quanto alla domanda sulla gestione del merchandising, Blanc risponde che il tutto è affidato a Nike, per “sviluppare al meglio il marchio Juve a livello mondiale”.
Vittorio saluta Cobolli chiedendogli scusa per i toni tenuti nelle prime assemblee della sua gestione, toni non propriamente cordiali, in seguito ringrazia Montali per la cortesia e la disponibilità a concedere un’intervista al sito ju29ro.com e saluta il Dott. Zentuti come nuovo membro del cda, augurandosi che almeno lui capisca di calcio…
Vittorio de Simone, alla prima partecipazione da azionista, si insinua nel solco tracciato dai critici definendosi tifoso appassionato che “non accetta la gestione societaria in merito a Calciopoli”, soprattutto per via delle conseguenze che ha originato a livello popolare e l’assenza di incisività a livello comunicativo nel difendere la Juve e i suoi tifosi dalle calunnie. Cita l’episodio del figlio in prima Liceo, impossibilitato a parlare di calcio con i compagni perché zittito in quanto: “juventino che da sempre sa solo rubare”. De Simone riceve applausi a scena aperta quando critica John Elkann e lo richiama alle responsabilità e alla passione che suo nonno metteva nella Juve, e a sua volta chiama un applauso per Roberto Bettega, osannato dalla quasi totalità dei presenti.
Il lungo intervento dell’azionista De Simone affronta anche il problema media (in generale) e SKY in particolare. SKY, secondo De Simone, andrebbe boicottata per via dell’atteggiamento ostile che mostra nei confronti della Juventus. L’intervento termina con un ringraziamento ai ragazzi del Team: “che non conosco ma che mi hanno aperto gli occhi attraverso il loro sito www. ju29ro.com”. Il Team, sentitamente, ringrazia.
Al momento delle controrepliche, De Simone insiste sulla comunicazione latente e sulla necessità di innestare una figura incisiva in tal senso: Blanc risponde che cercherà di essere meno gentleman se sarà necessario difendere la Juve da accuse pesanti, contraddicendo quanto risposto all'azionista Salvadori. Aspettiamo fiduciosi il prossimo mezzo errore arbitrale a nostro favore…
L’azionista Stancapiano, che ha insegnato comunicazione ed ora si gode la meritata pensione, ma non una grande Juve come avrebbe tanto voluto, ribadisce il concetto sulla scriteriata gestione mediatica e la necessità di veder “restituita la dignità di tifosi che ne hanno abbastanza di essere definiti ladri; voi dovete ricostruire la nostra reputazione!”. Stancapiano ritorna a sua volta sulla questione della rivendicazione dei due scudetti, elencando quanto materiale sia disponibile in rete sull’argomento e quanto questo tema sia sentito dal popolo juventino, tanto da portare all’attivazione di oltre 200 tra siti Internet e Blog frequentatissimi.
Giuseppe Belviso: critica società, squadra e gestione. L’attenzione dei presenti, dopo quasi tre ore dall’inizio dell’assemblea, penalizza il suo intervento nel quale attribuisce alla sua associazione la titolarità “unica” nel reclamare giustizia tramite i ricorsi. Inoltre, Belviso contesta la carica di presidente onorario conferita a Grande Stevens e annuncia di aver querelato il giornalista della redazione sportiva del TG5 Giacomo Crosa per le insinuazioni sulla “Juve che senza doping e magheggi non vince”, dichiarazioni risalenti al 30 aprile di quest’anno dopo il pareggio per 2-2 ottenuto dalla squadra di Ranieri a Reggio Calabria.
RISPOSTE DELLA DIRIGENZA IN MERITO ALLE QUESTIONI SOLLEVATE DAGLI AZIONISTI.
Blanc: “La mission della Juventus, il suo “core business” è vincere e il ciclo triennale non sarà chiuso finché non vinceremo nuovi trofei”. Il “guardiamo avanti” impera. Ancora: “Vogliamo cambiare la mentalità del calcio italiano, portare le famiglie allo stadio, che sarà bello e accogliente e conterrà il museo sulla storia della Juventus. Avremo gli spettatori vicino al campo e una volta alla settimana i tifosi potranno vedere la squadra allenarsi nel nuovo impianto. Con lo stadio, che sarà pronto fra 600 giorni (e sul quale grazie alla crisi mondiale abbiamo strappato un prezzo vantaggioso sull’acciaio), saremo avanti anni luce sulla concorrenza italiana, la nostra vera concorrenza è all’estero: Real Madrid, Manchester United, Bayern Monaco… Stiamo negoziando il nuovo main sponsor per il 2010/11, finisce il rapporto con New Holland (forzatamente si cerca uno sponsor esterno. Ndr).” Poi accenna all'accordo con Sportfive che prevede 20 palchi (sui 62 totali) più una tribuna affidati in concessione alla società che gestirà i naming rights del nuovo impianto.
Aggiunge che il valore a bilancio del brand Juventus è reale, al netto delle varie operazioni di vendita del marchio che in Italia altre società hanno effettuato, ma la risposta sul fair play finanziario rimane, come sopra descritto, pilatesca.
Sulla questione sportiva, “fiducia totale a Secco, un giovane manager leader tra quelli della sua generazione (c’è solo lui, infatti…ndr), alla struttura tecnica e al settore giovanile. Gli ultimi due anni abbiamo fatto bene, pochi hanno fatto meglio di noi (purtroppo in tutte le competizioni c'è stato qualcuno, non necessariamente lo stesso "qualcuno", che ha fatto meglio di noi... ndr), anche sul mercato non è facile centrare tutti gli obiettivi, non ci riesce nessuno. Abbiamo preso Diego in modo veloce, anticipando il Bayern Monaco (ma Secco non aveva detto che col brasiliano c’era un’intesa da gennaio 2008? ndr) prima che lievitassero i prezzi, prima che si scatenasse "l’effetto-Real Madrid". Nel 2008/09 abbiamo avuto tanti infortuni, è vero, oltre la media UEFA, ma quest’anno siamo nei parametri. Vinovo non c’entra nulla perché i campi sono perfetti, riscaldati e identici al terreno del Comunale. Cerchiamo di prevenire gli incidenti con il lavoro dei sanitari. In merito al settore giovanile, siamo sui 6 milioni di investimento l’anno e aumenteremo ancora perché ad oggi ci sono alcune squadre di ragazzi che si allenano e giocano fuori Vinovo, ma vogliamo riportarle qui in modo tale da avere tutte le formazioni dagli 8 anni alla prima squadra assieme, per far allenare i ragazzi con i campioni e far capire loro da subito cos’è la Juventus."
In sostanza, venti minuti di buoni propositi, belle parole ma risposte sui fatti spinosi (Calciopoli, restituzione degli scudetti, recupero della dignità e tutela del buon nome della Juventus e dei suoi tifosi), ZERO.
A votazione avvenuta e dopo i ringraziamenti ricevuti (e ricambiati) da Cobolli, Blanc pronuncia il suo primo discorso da presidente della Juventus davanti agli azionisti, rispondendo a chi lo considera incompetente in fatto di calcio che: “in tre anni ho imparato molto sul calcio e comunque non lavoro da solo, ho una struttura che mi affianca e che è concentrata su tre aspetti: commerciale, finanziario e sportivo. I cda sono molto intensi e fruttuosi (bah…), con Secco abbiamo una struttura tecnica di qualità, la parte commerciale è in mano a Fassone (purtroppo le voci che lo davano al Napoli sono svanite nel nulla…ndr ), la parte finanziaria è in mano a Bergero. Fra tre anni sarò io a giudicare la qualità del lavoro e valutare se sarà stato all’altezza. L’obiettivo è vincere e abbiamo fatto il possibile perché ciò sia possibile già da quest’anno, perché la terza stella arrivi già quest’anno. Abbiamo cambiato molto sul piano tecnico, tattico, medico, siamo in ritardo ma stiamo facendo il possibile per vincere.”
Anche qui, quintali di aria fritta, come sempre. Interessante il fatto che sarà lui a giudicare il lavoro di una società della quale è presidente, direttore generale e amministratore delegato. Chissà quale serenità di giudizio e quale obiettività guiderà Blanc nel valutare il lavoro dei prossimi tre anni.
Quanto a Cobolli, il presidente uscente risponde piccato a chi gli aveva suggerito che la gestione triadesca del periodo Umberto Agnelli fosse il modello da seguire, con lo stesso atteggiamento arrogante che chi aveva assistito alla presentazione del libro di Massimo Zampini (“Er go’ de Turone”) avvenuta ad Alba qualche mese fa già conosceva. Altro che serietà e saggezza, qualità elogiate in apertura dall’azionista Borlenghi… Il presidente uscente ricorda a tutti i presenti che “sono in questo Gruppo dal 1973 e finisco oggi (unica frase consolatoria per noi tifosi pronunciata da Cobolli in tutta la giornata.): conosco meglio di chiunque altro il credo manageriale di Umberto Agnelli che purtroppo ci ha lasciati troppo prematuramente”. Sui diritti tv: “La Juve e la Lega hanno lavorato bene sui diritti tv. La legge penalizza le 7 società più grandi e avvantaggia le 13 più piccole. Grazie all’onorevole Lolli abbiamo ridotto la percentuale della ripartizione in parti uguali dal 50% al 40%. L’advisor che si incaricherà di vendere i diritti tv (Infront, società il cui presidente è il nipote del presidente della FIFA Blatter, ndr) ha stimato di chiudere contratti di vendita per circa 2 miliardi di euro per il biennio 2010-2012.” Chiamato a rispondere sulla causa per infedeltà patrimoniale intentata dalla società ai vecchi amministratori, risponde che: "la denuncia è stata fatta contro ignoti anche se è evidente che alcuni non fossero affatto ignoti (Bettega, Moggi e Giraudo, ndr)". Non specifica, come richiesto dall'azionista Cozzolino, se la vicenda sia nata dal suggerimento della Procura di Torino che avrebbe consigliato di agire contro la Triade. Dopo questa dichiarazione, Bettega si alza e lascia l'assemblea.
Cobolli ringrazia tutti, dai giocatori che hanno accettato di seguire la Juve in serie B a tutti i collaboratori avuti in tre anni impegnativi in cui ritiene di aver fatto del suo meglio per la corporate governance, anche se ammette, "il clima fra i piccoli azionisti non sembra buono". E allora a questi ultimi riserva una lisciata ruffiana ringraziando “coloro i quali rappresentano il 30% e hanno sottoscritto per intero l’aumento di capitale nel 2006”. Sembra l'ultima presa in giro di Cobolli, che saluta passando il testimone a Jean Claude Blanc e, ricordando che lui resterà tifoso della Juventus per sempre, chiude con quello che è davvero l'ultimo atto ufficiale della sua bizzarra era al comando della società più gloriosa d'Italia, ovvero un urlo perentorio: “GUARDIAMO AVANTIIII!!! AL FUTUROOOO!!!”.
Due parole anche sugli interventi del direttore finanziario Bergero che, tra un tecnicismo e l'altro, illustra il bilancio societario, fornisce chiarimenti in merito alla questione stadio (e sul finanziamento concesso dal credito sportivo) e alcune spiegazioni sul contratto Sportfive. A proposito dei Campi di Vinovo, chiarisce che la società manterrà la struttura sportiva e si libererà del resto delle attività collaterali.
p.s. Sono stati volutamente evitati i riferimenti agli interventi del signor Marco Bava, personaggio che si autodefinisce amico del compianto Edoardo Agnelli e ben noto alle cronache assembleari degli assets del Gruppo FIAT. Il signor Bava contesta la proprietà e la dirigenza in modo molto acceso, ma purtroppo facendo molta confusione tra fatti, personaggi e istituzioni. Sembra essere l’unico fra i presenti a divertire Cobolli, che l’anno scorso lo definì: “al massimo lei è un cioccolatino fondente” (in risposta all’uscita di Bava che concluse l’elenco delle repliche con un tronfio: “Io arrivo sempre per ultimo, come l’amaro”) e che quest’anno, avendo chiamato il soggetto a replicare ma vedendolo rientrare in sala tutto trafelato (tante ore di assemblea, è normale prendersi una piccola pausa) gli tira una stoccata: “Ah, Bava, è arrivato? Per un attimo avevamo sperato…”.
p.s.2 : l’anno scorso un simpatico signore aveva preso di mira alcuni azionisti “rancorosi” che puntualizzavano su certe affermazioni dei signori dirigenti, zittendoli con un imperativo: “Bastaaaa! Lasciate parlare la presidenza!”. Quest’anno, lo stesso anziano ma combattivo signore si è ripetuto con un altrettanto vigoroso: “Bastaaaa! Sono cinque ore che sentiamo le stesse cose, bisogna fare le votazioni!”. Comprensibile che dopo maratone del genere quali stanno diventando ormai le assemblee azionisti della Juventus, qualcuno si stufi, anche e soprattutto per motivi fisiologici… Per quanto ci riguarda, ci auguriamo di ritrovare il simpatico e battagliero signore alle assemblee prossime future. Per molti anni a venire.
Arch. Vittorio De Simone | Azionista Umberto Gambacorti | Azionista Marco Bava |
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