LETTERA DA VENTIMIGLIA
Caro Battitore,
quando riceverai questa mia, sarò già lì. A ventimiglia da Vinovo, in Corso Galileo Ferraris, dove dimora la mia Signora, ad attendere la navetta che mi porterà là dove juventini di ogni risma si incontrano per decidere il futuro.
Tu lo sai come siamo noi: gente che "io guardando da queste Alpi la Juve piango e fremo, e invoco contro agl'invasori vendetta". Romantici, tu diresti patetici.
Ma anche realisti, non più realisti del re, ma almeno più realisti di te.
Gente che "L'universo si controbilancia. Le squadre si divorano perché una non potrebbe sussistere senza i cadaveri dell'altra. (...) Così i Gobbi trucidavano i pacifici abitatori di Inter, e i Milanisti poi strascinarono nella schiavitù i sacerdoti, le madri, e i figliuoli del popolo di Roma. Così Moratti rovesciò l'impero di Babilonia, e dopo avere passando arsa gran parte della terra, si corrucciava che non vi fosse un altro universo (la Champions League, così a occhio). Così gli Interisti tre volte (c'è chi dice 4) smantellarono Torino e tre volte cacciarono dal Piemonte i Bergami che pur Greci erano della stessa religione e nipoti de' medesimi antenati." O qualcosa del genere.
Insomma dopo 3 anni io sono ancora lì con le stesse domande:
1) Inside job fu? E allora da Zaccone a Blatter rispiegatemela tutta che non l'ho mica capita.
2) Il mero cambio di potere per via giudiziaria sportiva - questo è stato Calciopoli - è stato agevolato, sopportato, tollerato da voi. Perché OGGI non vi comportate da veri antagonisti dell'Inter, o anche solo da feroci competitori, anziché ritagliarvi questo ruolo da complementari, anche un po' inferiori? Monsieur Blanc, lei parla di calcio sostenibile, perché dunque non è nemico - senza essere un crociato per carità - di chi inquina?
Basta così. Credo ci penseranno i nostri amici Salvatore e Vittorio - loro azionisti veri, io solo nel senso mazziniano - a interrogarli su questo in vece mia, che ho un po' di raucedine a forza di bestemmiare la domenica per colpa della Juve.
Quello che ti volevo chiedere è se ti vuoi unire a noi. Se possiamo parlare anche in your name.
Spero di vederti domani, con i tuoi occhiali da sole e quel sorriso giraudo-betteghiano che tanto ti vorrei rubare, e di cui mi viene solo una pessima imitazione. E non sai quanto darei per sapere cosa diresti tu in assemblea.
Quanto a me, mi riconosci subito: sono quello con la sciarpa nerazzurra. Nerazzurra della Juve.
LETTERA DA UN TRANS
Carissimo,
come puoi pensare che venga nel pollaio di Vinovo a farmi magari un menisco o una distorsioncina «a gratis»? Ruberei il pane ai piccoli azionisti e allo staff medico. Eppure dovresti conoscermi. C’è un processo in corso e allora sì, per una volta seguo Lucianone: vengo e ne sentirete delle belle; contrordine, non vengo. È un momento che va così. Avevo problemi al pancino, mi hanno operato durante Siena-Juventus. Un trionfo, con un solo, trascurabile inconveniente: stava per addormentarsi anche il chirurgo. Credimi: ogni volta che mi sveglio e conto i punti (miei), urlo. Siamo proprio una squadra «fortissimi».
Già. Batto i tacchi e ti dico una cosa: siamo una squadra trans. Non mi vergogno di confessarlo. Per questo, ho dato l’autorizzazione allo spaccio del video integrale (la partita di Siena). C’è chi l’ha comprato (Sky) e chi no (la Rai). Affari loro. Siamo una squadra trans perché non siamo né una squadra né una non squadra. Siamo il silicone brasilero (le mele di Melo), siamo le giarrettiere dell’alta classifica, patteggiamo con quasi tutti i clienti, da Preziosi ai Menarini, abbiamo barbette (Diego) e fighette (Trezeguet), codini (Camoranesi) e santini (Legrottaglie). Mai dimenticare dove fummo concepiti: sulla panchina di un viale, da studenti boriosi e, raccontano i giornali del tempo, eccitati.
No, non vengo a scroccare un indolenzimento. Alle navette preferisco i tavolini: più comodi, meno beccheggianti. Mi auguro solo che sappiate reggere alle profferte della tenutaria, madame Blanc, e alla solita frittura mista (trans, appunto) di triadepocoeticaguidorossiinvece. Mi raccomando: se vi darà dei «teleKomunisti» che mangiano i Molinaro (magari!) opponete la parabola di Bobo Vieri, il santo calciatore che, intercettato, dormiva così poco che dovette cambiare velina. Non ti dico il sacrificio, l’umiliazione, il crollo di immagine. Moratti che spiava le notti di Vieri: e poi se ti parlo di trans, ti inalberi, gridi al complotto, mi preghi di usare un lessico meno laido. Rassegnati: siamo tutti trans. Noi due per primi. Moratti di giorno e Moggi di notte. Petrolieri al sole, faccendieri alla luna. E, soprattutto, siamo felici di esserlo. Calciopoli è stata la Woodstock giudiziaria dei trans. Pensa alle sentenze della Rupertona e della Sandullina, tutto un «ravanare» il senno e il seno, tacchi a spillo e paragrafi a squillo, con i nostri che ci davano e le Dellevalline che si guardavano attorno, stranite.
Per tacere della situazione più trans di tutte: i designatori. Erano due, ricordi? La Paola di Livorno e la Pierla di Nichelino, perché i clienti alzavano sempre il tiro dei servizi, e una designatrice non bastava più. Carissimo, Robert L. Stevenson non ha forse scritto «Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde»? Trattasi del più alto e significativo tomo che tratta il fenomeno del trasformismo. Ecco: la Juventus non è più la dottoressa Jekyll e non è ancora la signora Hyde. È una piccola trans, metà palazzo metà vicoli, che raduna i cortigiani a Vinovo per riceverne, golosa e godereccia, frustate e morsi. Se Max Mosley giocasse a calcio, sarebbe la Juve: non ci avevi pensato, vero?
Il Battitore Libero
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BATTIBECK! Il Battitore all'Assemblea?
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