Onorevole Marattin, è nostra convinzione che la Juventus stia subendo un processo ingiusto, per la sua natura mediatica, per le diverse velocità con cui la giustizia sportiva opera, per il sacrificio dei diritti della difesa alle peculiari esigenze del processo sportivo. Il prof. Torsello, giudice del -15 alla Juve, ha affermato: "Le certezze assolute comporterebbero un rallentamento del procedimento sportivo, diversamente da quanto prevede il principio di tempestività (...) quindi gli organi devono considerare meno stringenti le regole formali rispetto a quelle sostanziali che incarnano questi valori". Questa "giustizia sostanziale" non la spaventa? Qual è la sua opinione su questa vicenda?
Da uomo delle istituzioni devo rispettare - formalmente e sostanzialmente - anche le istituzioni della giustizia sportiva, prescindendo dalle valutazioni di tifoso. E augurare buon lavoro a chi dovrà fare le valutazioni di merito. Tuttavia devo dire che in questa vicenda, per chi ha avuto la pazienza di approfondire un po’ le carte, diventa veramente difficile mantenere equilibrio e distacco. La disparità di trattamento con altre squadre, la tendenza a inferire l’illecito da conversazioni intercettate (e non da prove inconfutabili), e dichiarazioni come quelle citate (che sembrano tendere verso la giustizia sommaria, più che allo stato di diritto) lasciano onestamente attoniti. A prescindere dalla squadra coinvolta. Se si fosse trattato di Inter, Napoli o Milan (o qualsiasi altra squadra) avrei lo stesso atteggiamento di forte perplessità. Se miniamo i cardini della giustizia sportiva e dello stato di diritto - al di là degli effetti sulla classifica in un anno o due - ci perdiamo tutti.
Abbiamo scovato il famoso video in cui il PM Santoriello dice di odiare la Juventus. Non solo: in un'occasione non certo informale, presenti molti giuristi, racconta di fascicoli aperti già in precedenza sulle basi di sospetti, riportando fatti accaduti in passato con eccessiva leggerezza poiché non corrispondenti alla realtà. Per noi tutto questo sa di accanimento. Non dovrebbe esserci maggiore responsabilità nei comportamenti di un magistrato?
Viviamo in un paese che ha sempre fatto fatica ad accettare la valutazione dell’operato di un funzionario pubblico, e soprattutto le sue conseguenze. Ma negli ultimi tempi, qualche timido progresso è stato fatto: io faccio parte di coloro che pensano che debba essere fatto molto di più, perché se espleti funzioni pubbliche hai più (e non certamente meno) bisogno di essere valutato sulla qualità del tuo lavoro, visto che sei a servizio diretto della collettività. Ci sono alcune notevoli eccezioni: ad esempio chiunque si azzardi a dire che un magistrato (o un insegnante di scuola) deve essere valutato, viene immediatamente additato come pericoloso sovversivo. Io invece sogno un paese in cui anche un magistrato debba rendere conto dei propri comportamenti. Non certo in ottica punitiva o di ritorsione, sia chiaro. Ma chiedere responsabilità e valutazione a chi svolge funzioni così fondamentali è un ingrediente fondamentale per garantire l’efficienza del sistema. Vale per la giustizia sportiva e non solo.
Il presidente dell'ANM Santamaria ha definito le dichiarazioni di Santoriello "poco felici" ma ha aggiunto:
"È figlia della nostra cultura popolare che, quando si parla di calcio, rende tollerabili toni ed eccessi linguistici inaccettabili in tutti in altri ambiti". Condivide?
Se siamo al bar o con gli amici si, sono io il primo. Se siamo in un’aula di tribunale, prendendo decisioni che hanno impatto devastante non solo nella dimensione sportiva ma anche con riguardo al destino di aziende e lavoratori, devo dire di essere un po’ più dubbioso.
Onorevole, conosciamo le sue posizioni garantiste e non possiamo fare a meno di chiederle: ma perché dal fronte garantista non si sono levate voci a difesa della Juve? Sembra quasi che la nutrita schiera di odiatori della Juve in perenne servizio intimidisca anche la politica, che schierarsi a favore dei diritti della difesa in questo caso abbia un prezzo politico troppo alto… Qual è la sua impressione?
Beh il garantismo non è mai andato di moda in Italia. Da almeno 30 anni fanno molta più audience il giustizialismo e i processi popolari sulla pubblica piazza. Questa vicenda non fa eccezione. Se poi chi viene trascinato sulla pubblica piazza è un potente o un vincente, la “bava alla bocca” è prodotta in quantità superiore. Un mio amico una volta mi disse “questo è un paese che sogna il riscatto ma odia il successo”. E penso che molto dell’atteggiamento nei confronti della Juve si possa spiegare così.
Lo scorso 1 aprile la Gazzetta ha titolato: "Juve-UEFA: la stretta: mano tesa da Nyon, ma prima va detto addio alla Superlega - Ceferin chiede un passo deciso prima della sentenza della Corte UE, oltre a un taglio con la dirigenza del passato". Il 25 aprile, nuovo avvertimento dell'UEFA tramite la Gazzetta: "Eurostangata - L'UEFA prepara l'esclusione dalle coppe", in cui si riferisce l'invito dell'UEFA alla FIGC a punire celermente la Juve, altrimenti ci avrebbero pensato a Nyon. E la separazione dei poteri? Non è inquietante questo modo di gestire la UEFA?
Nel corso degli anni abbiamo avuto molteplici indicazioni di come alcuni comportamenti e dichiarazioni di alcuni massimi dirigenti di FIFA e UEFA ricòrdino quelle di ambienti, diciamo cosi, di tipo diverso. Ma anche qui non perdiamo la fiducia nelle istituzioni: aspettiamo, ad esempio, la pronuncia sul ricorso contro l’abuso di posizione dominante. E sul piano generale non rinunciamo a spiegare che la battaglia per la Superlega non era un capriccio di alcuni club ricchi, ma un tentativo di agire per tempo per impedire che l’industria del calcio non sia più economicamente sostenibile. Poi si può essere d’accordo o meno con le singole modalità proposte, ovviamente. Quello che è auspicabile tuttavia è che le istituzioni sportive internazionali non agiscano per punire le squadre o i dirigenti per le opinioni che hanno su come far uscire il calcio dalla crisi.
La Juve rimane nell'incertezza per quanto concerne il futuro e programmare la prossima stagione è complicato. Non teme un ridimensionamento di lungo periodo imposto dalle circostanze?
È un rischio, certo. O forse è la speranza di qualcuno. Non dimentichiamo però che dopo Calciopoli c’è stata l’incredibile era dei 9 scudetti consecutivi. Se saremo in grado di ricostruire un nuovo ciclo (cambiando, a mio modo di vedere, molte cose) anche stavolta daremo una grande delusione a chi ci vuole vedere in ginocchio.
Quale modello economico per il calcio italiano? Nonostante gli ottimi risultati delle italiane nelle Coppe in questa stagione, la serie A sembra destinata all'irrilevanza. C'è chi parla di contenimento dei costi e decrescita felice come modello per il futuro. È l'unica prospettiva per il calcio italiano o siamo ancora in tempo per tornare al top con i giusti investimenti?
Le cifre sui diritti televisivi parlano chiaro: il calcio italiano genera molto meno valore di altri campionati europei (ad esempio immensamente meno di quello inglese). Questo crea un circolo vizioso di meno risorse, meno giocatori di valore, meno domanda da parte del pubblico che a sua volta porta a meno risorse ecc. Il primo passo per risolvere il problema è, come sempre, la piena consapevolezza: invece di cullarci su inesistenti allori (o rallegrarci per un estemporaneo buon risultato in Europa), prendiamo atto che il calcio italiano ha bisogno di una rivoluzione. Ma vale, anche in questo settore, quello che diceva Ennio Flaiano: “in Italia la rivoluzione è impossibile perché ci conosciamo tutti”.
Polemica sugli stadi. Malagò ha sostenuto che per vederli ammodernati l'unica soluzione è ottenere l'organizzazione degli Europei 2032. È estremo realismo o si può e si deve operare a prescindere dai grandi eventi?
Storicamente i grandi eventi hanno sempre rappresentano un volano decisivo per l’ammodernamento degli impianti sportivi, è inutile negarlo. Ma se malauguratamente non dovessimo ottenere l’organizzazione degli Europei, ci teniamo stadi - mediamente - risalenti alla metà del secolo scorso? Io dico che anche qui, con il necessario coinvolgimento dei privati e con il coraggio necessario da parte delle società proprietarie degli impianti, si può e si deve far meglio.
Un anno brutto per i colori bianconeri, anche per la scomparsa dell'amatissimo Gianluca Vialli. Immaginiamo che da ragazzo juventino al liceo negli anni della Juve di Lippi ne serbi un ricordo speciale…
Non dimenticherò mai quando Gianluca, quella sera del maggio 1996, “alzò al cielo di Roma e al cielo d’Italia la coppa dei campioni”, (come disse il telecronista), e i festeggiamenti che ne seguirono con i miei amici nel centro di Ferrara fino a notte tarda. Crescendo ho poi imparato ad apprezzare, come tutti gli italiani, anche le sue incredibili qualità di uomo, prima ancora del grande calciatore che era stato. E confesso che ogni tanto vado a riascoltarmi alcune frasi che diceva, soprattutto quando ha capito che la malattia se lo sarebbe vigliaccamente portato via prima o poi. E sono frasi che mi aiutano, nella mia quotidianità. La Juve deve tornare grande, e sconfiggere chi la vuole piccola, anche per onorare il ricordo dei grandi uomini che hanno indossato in passato i nostri colori.