Apprendiamo da un resoconto pubblicato sul sito gazzettagiallorossa.it che il PM Narducci lo scorso martedì è stato ospite del programma "La partita perfetta" in onda su Gold TV. Narducci, appare superfluo anche dirlo, è intervenuto ancora una volta per parlare di Calciopoli. Ha ripetuto la sua tesi detta e ridetta: "..quei fatti erano veri. Dunque, non c’è da rivedere nulla di quel periodo, possiamo invece dire di aver svolto un buon lavoro".
Come non nuove sono le sue affermazioni sulle telefonate dell'Inter: “La risposta indirettamente la danno le sentenze, anche se siamo in attesa delle motivazioni. Se quelle telefonate avessero il valore da qualcuno ipotizzato, si sarebbe avuto qualche contraccolpo sul processo, invece nelle carte non c’è una citazione nemmeno 'a pie’ di pagina', segno che non sono state ritenute di peso. Viceversa, sono state enfatizzate dagli imputati per sostenere la propria innocenza”.
Sulla Juventus poi si spinge a fornire una lezioncina di morale: “E’ forse questo il male di cui soffre tutto il Paese, anche in settori come la politica e la vita civile: rifiutarsi ostinatamente di riconoscere dei provvedimenti o delle sentenze. Anche nel calcio ci si rifiuta di riconoscere le istituzioni. Ognuno può pensarla come vuole, i giudici possono essere criticati, ma prima di tutto bisognerebbe avere il rispetto”
A quanto pare nessuno in studio ha alzato il ditino per ricordare a Narducci il suo salto della quaglia dalla Procura di Napoli alla poltrona d'assessore, sempre a Napoli, senza soluzione di continuità, una vicenda che ha fatto storcere il naso persino al Capo dello Stato
Nell'enfasi del racconto Narducci si è poi lasciato scappare un'iperbole: "E’ stata l’indagine più difficile della mia vita, di un livello incomparabilmente superiore a un’indagine di camorra. Non capita tutti i giorni di lavorare con l’almanacco Panini accanto, su un argomento per cui hai una grande passione".
Sì, avete letto bene, secondo Narducci aver indagato su ammonizioni preventive, su palline ammaccate e scolorite, su arbitri chiusi nello spogliatoio e su cene carbonare è stato più difficile che indagare sulla camorra! Ma a nessuno nella Procura di Napoli o al CSM vengono i brividi sulla schiena a leggere queste affermazioni? Sorvoliamo poi sull'ammissione d'aver indagato con l'almanacco Panini come bugiardino dell'indagine. S'era già capito.
Dunque a ben vedere Narducci non afferma niente di nuovo su Calciopoli, almeno per chi ha seguito il processo e ha prestato attenzione alle sue uscite pubbliche. Dichiarazioni che potremmo facilmente confutare nel merito, come già molte volte abbiamo fatto sul nostro sito (basta andare a leggersi i nostri articoli nella sezione Calciopoli). Allora perché prestare ancora attenzione a Narducci e riportare la sua ennesima comparsata?
Perché crediamo che qualcosa di interessante Narducci l'abbia detta, forse involontariamente o forse inconsapevolmente, quando afferma che: “Quando guardo tante partite mi scappa l’istinto di guardarle secondo una lettura criminale. Ho un occhio smaliziato sugli episodi che accadono in tutte le partite. Di errori, disattenzioni, casualità faccio ancora una lettura malevola”.
Frase che da una interessante chiave di lettura di tutta l'indagine su Calciopoli: Narducci in sostanza si "autoaccusa" quando dice "faccio ancora una lettura malevola", chiarendo quale fosse il criterio usato nell'indagine. Il che non fa altro che confermare le nostre tesi: allorquando c'era un episodio di dubbia interpretazione (l'espulsione di Jankulovski, ad esempio) si optava per l'interpretazione "malevola". Il che ha portato Narducci e la Procura ad invertire tutta la logica dell'indagine, cercando di puntellare l'interpretazione malevola di episodi non chiari con indizi labili, testimonianze non riscontrate e soprattutto non usando quelle telefonate che smentivano l'interpretazione "malevola". Telefonate che ci piacerebbe sapere chi ha deciso di scartare: sono stati gli inquirenti ad accantonarle tenendo all'oscuro i pm o c'è stata una decisione condivisa?
Ma in definitiva quello che ci preme evidenziare è che Narducci involontariamente conferma la natura "malevola" dell'indagine Calciopoli. Del resto la stessa genesi dell'indagine necessitava di una interpretazione "malevola" per poter sfociare in un processo penale.