Forse, focalizzandosi col faro puntato solo sulla Grande Farsa, e analizzandone i singoli frames, a qualcuno può sfuggire cosa essa sia davvero e come invece venga esibita al volgo. Perché dal 2006 ad oggi la parola scandalo più associata al calcio è ‘Calciopoli’, quasi un sinonimo; e c’è di più: non di rado, quando si parla di situazioni scabrose che toccano l’attuale mondo del pallone, spunta, a mo’ di illustrazione, c’entri o non c’entri, la foto di Moggi: radiato dalla Figc, ma non dall’immaginario collettivo e dalla memoria dell’occhio e della mente di chi ha come mission quella di orientare l’opinione pubblica.
E questo mondo mediatico (non dell’informazione, che è ben altro, e che presuppone obiettività e non spirito di evangelizzazione) amplifica e nasconde la realtà, a suo insindacabile giudizio: in ossequio al sentimento popolare, demonizza alcune vicende e ne seppellisce altre.
Perché… chi nomina più Passaportopoli? Chi parla più del passaporto di Recoba o di quello di Veron? La differenza con Calciopoli sta nel fatto che quello scandalo non partorì deferimenti e 'condanne esemplari' per alcuna delle società coinvolte, ma solo un primo aborto giuridico, per usare le parole con cui De Biase (uno dei partorienti, in compagnia, tanto per fare un nome, di Sandulli) avrebbe poi bollato proprio la sentenza su Calciopoli; perché si arrivò, grazie alle pressioni di chi già allora certo non dormiva, ad un cambiamento delle regole in corsa: e così, en passant, la Roma poté tesserare Nakata, che avrebbe giustiziato lo scudetto bianconero, tingendolo di giallorosso.
E Bilanciopoli cosa sarà mai? Il fratellino di Plusvalenzopoli e di Marchiopoli, il cui dna è reperibile nella Legge Salvacalcio del 2003, che ha consentito ai soliti noti (Milan, Inter, Roma, Lazio) di continuare nelle loro gestioni economicamente dissennate (cui si contrapponeva il rigore della Triade). E tutto finì nel nulla perché mica si poteva usare il pugno di ferro: “Non possiamo dimenticare che abbiamo bisogno sia di Inter che di Milan, perché in un modo o nell’altro continuano a mettere dei soldi”, disse Matarrese; ed è proprio il modo che ci inquieta.
E così via, di scandalo in scandalo. Due esempi, che anch’essi hanno come loro alimento fondamentale quello straordinario veicolo che è il danaro (che è il grande assente di Calciopoli), sono saliti alla ribalta proprio di recente: ma in realtà allignano da tempo nel mondo di questo calcio.
Parliamo di Scommessopoli, col suo carico di partite vendute, di scommesse, di ‘zingari’, di pentiti: ci lavorano tre Procure della Repubblica (Cremona, Bari e Napoli) e il Procuratore Federale Palazzi; che dovrà star bene attento a distinguere il grano dal loglio: infatti, tenendo conto delle peculiarità della giustizia sportiva che pone l’onere della prova a carico dell’accusato, occorreranno cautela e riscontri prima di prendere per oro colato le parole di chi, nel tentativo di alleggerire le proprie posizioni (sul fronte sportivo e giudiziario), dice di vuotare il sacco.
E poi c’è l’altro scandalo, ancora tutto da scoprire, sui procuratori, per una storia gigantesca di evasione fiscale che vedrebbe anche la connivenza delle società calcistiche, che iscrivevano i costi sostenuti e derivanti dalle prestazioni professionali rese dagli agenti dei calciatori nella voce ‘Diritti pluriennali dei calciatori professionisti’, eludendo cosi le imposte sul valore aggiunto e sui redditi: così affermano la Guardia di Finanza e la Procura di Piacenza, che indagavano sul fallimento del Piacenza calcio.
E tutto ciò è solo la punta dell’iceberg rappresentato da un calcio malato: un calcio in balìa degli ultras (lo dicono i fatti di Genoa in primis, ma anche a Roma la situazione non è rosea); un calcio preda del denaro (altro che la maglia…) e perciò succube di chi gliene dà (pay tv, tanto per stare nella legalità); un calcio in cui a decidere il migliore non è più il campo (troppo spesso di patate) ma il vento mediatico che segue, orienta e spinge il sentimento popolare; un calcio dove Lega e Figc giocano a nascondino, continuano a decidere di non decidere nulla: poi magari, quando meno te l’aspetti, ricacciano fuori la testolina per far valere un’autorità che è in realtà solo un guscio vuoto, perché priva di qualsiasi contenuto di autorevolezza; il che non fa altro che aumentare il disordine e la litigiosità di un mondo che sta perdendo sempre più la sua credibilità. Anche perché, proprio con Farsopoli, ha dimenticato la giustizia, che altro non è che la trasposizione, sul piano del diritto, dell’equità, intesa come parità di trattamento: l'altra grande assente di Farsopoli.
E, dunque, è proprio Calciopoli il vero scandalo? O non è invece la coperta, corta in verità, che viene tirata fuori ogniqualvolta si vogliono coprire inefficienze e scandali veri?
twitter: @carmenvanetti