Se non fosse per pochi barricaderi, capeggiati dal libero mondo del web, quello meno strumentalizzabile dalle kaste dell'editoria, e che trovano ben pochi seguaci nella carta stampata, dove si distinguono quasi solo Tuttosport, Gian Marco Chiocci de 'Il Giornale', Edmondo Pinna del Corriere dello Sport, Calciopoli sarebbe davvero finita, come auspica Petrucci: perché sappiamo che siamo nel mondo dell'apparire più che dell'essere e ciò che non appare non esiste. Quindi, quelli che sono i fili tuttora sospesi di Calciopoli, cioè gli sviluppi in divenire, penzolano nel buio.
Sul fronte giudiziario la sentenza dell'8 novembre non ha spento la luce, soprattutto in funzione della strategia della Juventus: anzi, proprio le motivazioni hanno confermato che le indagini sono molto più che rivedibili, che i sorteggi non erano taroccati, che le ammonizioni preventive erano pura invenzione, che l'esito del campionato 2004-05 non è stato assolutamente falsato; il che va in netto contrasto con le sentenze sportive del 2006 che su tale alterazione (peraltro misteriosa, perché avvenuta senza alterare i risultati delle gare e senza illeciti provati) fondava il ratto dello scudetto 2005 (e in conseguenza di quello del 2006, sebbene immacolato perché quella stagione nemmeno fu oggetto di indagine).
La pronuncia di un tribunale della Repubblica che ha dichiarato regolarmente vinti i due scudetti revocati ha messo la Juventus in una posizione di forza nelle sue rivendicazioni ed ha alimentato con nuova linfa la macchina legale bianconera (quella che Petrucci sospettò portatrice di doping), che al ricorso al Tar del 14 novembre (con richiesta di risarcimento danni di 444 milioni all'incirca) ha fatto seguire il 10 febbraio un ricorso alla Corte d'Appello di Roma avverso alla dichiarazione di incompetenza del Tnas sulla revoca dello scudetto di cartone. Però i tempi della giustizia sono sempre lunghi: per l'appuntamento con la Corte d'Appello si andrà verso luglio, per il Tar addirittura verso settembre.
Poi c'è tutto il resto: le picconate inferte all'apparato investigativo e giudiziario hanno messo in mano agli imputati armi importanti: abuso d'atti d'ufficio, falso ideologico in atto pubblico et similia sono e saranno materia di esposti contro gli inquirenti da parte di condannati in primo grado; alcuni si sono già mossi: Dondarini sul finire del 2011 ha presentato alla Procura un esposto per denunciare la questione delle intercettazioni scartate, a dispetto dei baffi; Pieri ha denunciato per falsa testimonianza Manfedi Martino e Teodosio De Cillis; altri si muoveranno a breve (Luciano Moggi e Massimo De Santis si sono già espressi in tal senso).
La data più imminente da segnare sul calendario avrebbe dovuto essere il 21 marzo, il via previsto al processo d'appello di Giraudo (e Pieri, Dondarini, Lanese, Cassarà, Gabriele, Messina, Rocchi, Foschetti, Baglioni), ma lo sciopero degli avvocati (15-23 marzo) lo farà probabilmente slittare al 3 aprile. Passa avanti dunque il 27 marzo quando all'Alta Corte di Giustizia del Coni si discuteranno finalmente i ricorsi presentati da Moggi, Giraudo e Mazzini avverso la radiazione loro inflitta dalla Figc.
Sul fronte mediatico il cielo è stato squarciato solo da alcuni lampi. E' arrivato, a ridosso di Natale l'articolo di Edmondo Pinna (Corriere dello Sport) che aveva raccolto le confessioni dell'investigatore pentito di Calciopoli, che non hanno fatto altro che dare conferma delle bizzarre modalità con cui le indagini erano state condotto, cioè a senso unico. Alvaro Moretti su Tuttosport ci ha raccontato il mistero della sparizione di un video relativo al sorteggio del 13 maggio 2005, uno di quelli che i Pm si ostinarono sino in fondo a dichiarare taroccati, al cui posto vi sarebbe invece una scombinata sequenza fotografica. Infine Gian Marco Chiocci, de 'Il Giornale' partendo dal video del giallo sparito, ha dato la stura a quattro puntate (1 - 2 - 3 - 4) su tanti aspetti oscuri, ma forse sarebbe meglio dire oscurati, di Calciopoli.
Per il resto nulla, se non continue esortazioni a pensare al calcio giocato, a guardare avanti, e a sottolineare, ogni qualvolta ne è capitata l'occasione che occorre guardarsi le spalle dagli 'incriminati', cioè i condannati di Calciopoli (il fatto che finora si sia solo al primo grado di giudizio evidentemente è giudicato irrilevante), considerati persone inopportune e non gradite a calpestare il sacro suolo di Coverciano e dintorni, moderni appestati, untori addirittura, in grado di contaminare con la loro sola presenza (monito perenne di un'ingiustizia compiuta) qualsiasi ambiente: e guai poi se si dà loro la parola. In fondo a parlare ci pensano ad abundantiam Abete e Petrucci: non importa poi se quei fiumi di parole, quanto a sostanza, portano zero. Ma l'incompetenza, da che mondo è mondo, frutti non ne ha mai dati. Verrà il momento, non smetteremo mai di contarci e di inseguirlo, che sarà sugli insabbiatori che calerà il silenzio, non l'oblìo, sia chiaro. E una risata, dolceamara, li seppellirà.
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