Dopo gli iniziali commenti di sufficienza alla conferenza stampa di Andrea Agnelli, provenienti da Massimo Moratti e perfino dal Presidente della Figc, probabilmente nelle stanze del potere calcistico italiano avranno cominciato a fare qualche considerazione un pochino più approfondita, almeno si spera per loro.
Il punto centrale delle iniziative della Juventus è la richiesta di danni che è formulata in modo articolato.
In attesa dei giudizi penali di Napoli, sul tavolo c'è la disparità di trattamento all'interno dell'ordinamento calcistico italiano: buona o cattiva che sia stata la decisione della giustizia sportiva e del commissario straordinario nel 2006 - se ne potrà riparlare dopo i processi di Napoli - un dato è certo e si può riassumere nel "due pesi e due misure, due tempi e due decisioni", che finiscono inevitabilmente col danneggiare una società e avvantaggiare le altre, una in particolare, che viene ulteriormente premiata con l'assegnazione di un titolo. L'incredibile dichiarazione di incompetenza del 2011 ribadisce, a distanza di cinque anni, la volontà di non vedere e non sentire altro, lasciando intravedere che la FIGC si arroccherà sulla pretesa di autonomia dell'ordinamento calcistico rispetto a quello dello Stato, incurante del fatto che l'ordinamento statale riconosce ai suoi cittadini diritti inviolabili e risarcibili in caso di lesione.
Sul concetto di parità di trattamento da parte della FIGC la Juve investe anche gli organi dell'UEFA per ottenere un pronunciamento che la FIGC rifiuta di fare.
Ma veniamo ai danni. Il ricorso al TNAS offre alla FIGC una grossa chance, la possibilità di chiudere la vertenza patrimoniale in modo simbolico, purché dia ampia ragione del torto subito dalla Juve; ma, per evitare strascichi nelle sedi giurisdizionali dello Stato, si dovrebbe coprire l'intera rivendicazione sollevata dalla Juventus: ci fu un torto nel 2006 e ce n’è stato un altro nel 2011 nel non decidere sulla revoca del cartone; equitativamente si potrebbe liquidare un risarcimento simbolico di 1 euro.
Ovviamente questo comporterebbe il riconoscimento della legittimità degli scudetti vinti sul campo, la loro restituzione immediata e la riabilitazione della società ingiustamente retrocessa in serie B, cancellando anche quella sanzione.
Andrea Agnelli ha sintetizzato la linea adottata con poche ma chiare parole: "Se ci ridanno i due scudetti, chiudo la vertenza domani stesso".
Il percorso procedurale potrebbe essere la revisione d'ufficio, da parte della stessa FIGC, del processo Calciopoli messo su in fretta e furia - molta furia - dalla Federazione.
Da un punto di vista patrimoniale un vero affare per la FIGC, che altrimenti rischierebbe risarcimenti nell'ordine di 200-400 milioni di euro.
Ci sono elementi per una revisione d'ufficio oggi? Sì, secondo le nostre analisi.
Giustamente però la Juventus non si muove ora per presentare una propria istanza di revocazione, aspetta di avere in mano sentenze dello Stato, quelle di Napoli su Moggi e Giraudo per intenderci (non necessariamente definitive, ma necessariamente favorevoli agli imputati), perché non si fida della terzietà degli organismi sportivi. E fa molto bene, visti i numerosi precedenti facilmente documentabili. Quando sarà il momento si farà pure quello, ora sarebbe un regalo e una perdita di tempo.
Ora si muova la FIGC, con la revisione d'ufficio, se vuole evitare il rischio, sempre più probabile, di affrontare risarcimenti pesantissimi.
In questa ottica hanno un senso preciso anche gli esposti della Juve al Prefetto e al Ministro per gli Interni, organi di vigilanza e controllo della FIGC come di tutte le persone giuridiche, tanto per ricordare che l'ordinamento calcistico esiste solo all'interno dell'ordinamento dello Stato. Stanno a significare più o meno questo: guardate cosa combinano costoro e vi avvisiamo che la nostra disponibilità finisce qui, oltre non andiamo; poi non lamentatevi se le nostre rivendicazioni risarcitorie non saranno affatto simboliche.
Cosa farà la FIGC? Pensiamo nulla, a meno che non vi siano costretti con un commissariamento. L'atteggiamento di Abete pare infatti quello di un osservatore esterno che commenta con rispetto apparente quello che sta accadendo, come se non c'entrasse niente.
La parola d'ordine è "non possiamo farci nulla", che fa da sinistro controcanto alle poco simpatiche reazioni di Massimo Moratti, che invita Andrea Agnelli a rilassarsi e ad andare in ferie. Come se la benzina per le FIAT non la vendessero anche altri petrolieri.
Cosa farà invece la grande stampa sportiva? Le capriole, eleganti o sguaiate a seconda del rango, ma pur sempre capriole.
La Juve non si fida più. La FIGC sprecherà la sua chance
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