Il processo di Napoli volge al termine e presto avremo un primo responso: esisteva quell’associazione per delinquere fatta di relazioni e condizionamenti del settore arbitrale, che la giustizia sportiva, in mancanza all’epoca di una norma che punisse l’illecito associativo, riciclò sotto forma di un fumoso illecito strutturato, non rispettando così le norme che la FIGC stessa si era date?
Non c’era quel tipo di illecito nel codice sportivo, ora il processo di Napoli ci dirà se non sussistessero neppure i fatti. Sarebbe il colmo: condannati al massimo della pena per fatti insussistenti, che neppure costituivano illecito.
E invece Juve in serie B e due scudetti via, danni milionari e vantaggi per una sola società, l’Inter.
Più si avvicina il giorno della sentenza di Napoli e più la FIGC si sbriga a definire e chiudere tutte le sue pendenze, radiazioni e revoche cartoni in primis, nell’illusoria pretesa di ribadire quanto fatto nel 2006 da un ex consigliere d’amministrazione nerazzurro, poi passato sotto le insegne Telecom, e ritenersi estranea e indifferente a quanto accadrà davanti alla giustizia dello Stato.
Come se il tempo non fosse passato e non fossero venute alla luce tutte le incongruenze e le carenze delle indagini del colonnello Auricchio e i pigri e distratti accertamenti della giustizia sportiva, sostanzialmente limitatasi a copiare, come una scolaretta incompetente, gli elaborati altrui.
Eppure, stando a tutto quanto emerso ed ignorato all’epoca e a tutto quanto emerso al processo di Napoli e nuovamente ignorato dall’ordinamento sportivo, la società beneficiata da Calciopoli non era poi così estranea, se non per una serie di omissioni investigative, ai comportamenti censurati alle concorrenti. Casualità? Probabilmente la medesima casualità della presenza di quella stessa società in molti passaggi cruciali della genesi di Calciopoli: le riunioni in Saras con Tavaroli, i pagamenti estero su estero al pool di fabbricanti di dossier illeciti, le manfrine con l’arbitro Nucini, lo spionaggio Telecom con la sua ignara cellula nerazzurra in consiglio di amministrazione. Per non parlare della collaborazione investigativa e del supporto mediatico forniti dalla nerazzurra Gazzetta dello Sport (un po' più pesante del processo di Biscardi, no?). Quisquilie per Abete e compagni.
Ora si aspetta il giudizio dell’Alta Corte del CONI sulla questione radiazioni per vedere se si continuerà con la politica dello struzzo, oppure se si avrà un approccio più ragionevole, più rispettoso della verità e delle stesse regole dell’ordinamento sportivo. Vedremo a breve.
Non c’è da aspettarsi invece nulla di nuovo e diverso da quanto già visto per quanto concerne la revoca del cartone. Vorremmo essere smentiti dai fatti, ma siamo portati a credere che l’insensata dichiarazione di incompetenza pronunciata dal Consiglio Federale della FIGC non sia un assegno emesso senza copertura.
Ci aspettiamo quindi che anche l’Alta Corte confermerà la valutazione di incompetenza. La motivazione per l’ordinamento sportivo non è mai un problema, le regole non esistono, o meglio si fanno volta per volta con le decisioni. Questo sistema ragiona così e così interpreta la propria autonomia, rivendica di fatto la natura di un corpo separato dallo Stato: c’è quindi da attendersi che, anche nelle sedi giurisdizionali che la Juventus adirà, reclameranno l’incompetenza di queste ad incidere sulle sue decisioni.
Alla Juve due modesti suggerimenti: se ricorreranno all’Alta Corte del Coni contro la dichiarazione di incompetenza del Consiglio Federale, non facciano decorrere i termini per ricorrere al TAR in attesa della decisione dell’Alta Corte, perché potrebbero sentirsi poi opporre dalla FIGC che avrebbero potuto ricorrere direttamente al Tar, non essendovi competenza dell’ordinamento sportivo a decidere; ed inoltre, attenzione ai termini di prescrizione del diritto al risarcimento dei danni patiti da Calciopoli, urge un formale atto interruttivo, consistente in una richiesta di pagamento dei danni stessi, sia pure approssimativamente quantificati. Una semplice raccomandata con ricevuta di ritorno, indirizzata alla FIGC e in proprio ai suoi amministratori in solido. Con i saluti cordiali della società e di 14 milioni di tifosi.
Una federazione di non udenti
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