Luglio 2006-luglio 2011: son passati cinque anni dalle sentenze di Calciopoli. E dopo cinque anni emergono ancora altri particolari che dimostrano inequivocabilmente che ci avevamo visto giusto nel classificare come Farsopoli ciò che altri hanno tendenziosamente definito Moggiopoli prima e Calciopoli poi. Che ci fosse qualcosa di anomalo si capiva da subito leggendo le informative, rimandi che non rimandavano a nulla, citazioni di telefonate irrintracciabili e fatti stravolti ad uso e consumo della teoria calciopolista. Ed il sospetto si è materializzato quando sono spuntate le intercettazioni tralasciate, non segnalate nelle informative e non valutate dalla giustizia sportiva. Narducci s'è subito affannato a dire che erano telefonate irrilevanti e che non modificavano le responsabilità accertate, e a ruota tutti i cicisbei con la tessera dell'USSI in tasca a ribadire che quelle erano telefonate irrilevanti, per questo non segnalate e comunque “diversi i contesti, diversi i toni, e poi non bisogna confondere chi ruba le mele con chi ruba i gioielli”: questo il verbo da diffondere. Che quelle telefonate fossero rilevanti lo ha certificato (con ritardo quanto meno sospetto) lo stesso Palazzi. Ma cosa più rilevante è che adesso s'è scoperto che quelle telefonate erano rilevanti anche per gli inquirenti, o quanto meno per chi quelle telefonate le ha materialmente ascoltate e brogliacciate, rilevanza evidenziata con un sistema di impatto visivo immediato: dei baffi colorati che ne segnalavano il diverso grado di rilevanza.
Le telefonate con i baffi ci mancavano, sembra quasi una parodia di quella pubblicità della camicia con i baffi, ma qua non vi è niente di cui sorridere o su cui ironizzare. Perché la vicenda è maledettamente seria, e va oltre la semplice questione calcistica. Perché, se inizialmente le telefonate venivano etichettate in base alla loro rilevanza oggettiva e segnalate ai responsabili dell'inchiesta, passato il vaglio del superiore si spogliavano del requisito dell'oggettività ed assumevano quello della parzialità. Quelle nere e bianche erano buone, le altre no. E che siamo oltre la semplice discrezionalità del responsabile dell'indagine è dimostrato dal fatto che tutte le telefonate che non erano in linea con la tesi accusatoria e che invece i sottoposti segnalavano come rilevanti sono state cassate. Quelle che invece rispondevano o non andavano contro la tesi accusatoria sono state innalzate agli onori delle informative. Un altro pezzo del puzzle è andato quindi a posto, è ormai dimostrato che s'è operata una selezione dolosa delle telefonate. Il fine ultimo era palesemente quello di incolpare e far condannare alcuni e scagionare altri. E questo è stato fatto da qualcuno a cui non è riconosciuto questo potere! Qui sta il fatto estremamente grave di tutta la vicenda: come può qualcuno senza alcun controllo e senza nessun potere decidere le sorti di liberi cittadini. Perché selezionando quelle telefonate s'è fatto questo, s'è giudicato e condannato, senza processo, senza accusa e senza difesa.
E, come dicevamo, la vicenda va oltre la semplice questione calcistica, è una faccenda di portata più ampia, e di interesse comune. E dovrebbe destare l'attenzione di tutti gli organi di informazione, ma a quanto pare nessuno si scandalizza, nessuno chiede conto di queste palesi violazioni di elementari diritti della persona. Una spiegazione forse dovrebbero darla i vertici dell'Arma dei carabinieri, dovrebbero dire com'è stato possibile che un simile abuso sia stato commesso. Una spiegazione dovrebbe darla Narducci, titolare dell'inchiesta e responsabile ultimo anche dell'operato di Auricchio. E lo stesso Auricchio infine di spiegazioni ne dovrebbe fornire tante, e molto probabilmente verrà chiamato a fornirle in un'aula di tribunale. Poi ci piacerebbe conoscere l'opinione di De Magistris, che da paladino della legalità è stato eletto Sindaco di Napoli e ha voluto nella sua giunta come capogabinetto proprio Auricchio e come assessore alla legalità Narducci. Signor Sindaco, forse anche Lei dovrebbe pretendere la verità dal suo capogabinetto Auricchio. Infine ci piacerebbe conoscere il parere del Ministro della Difesa La Russa, visto che l'Arma dipende dal suo dicastero, ma solo a patto che riesca a liberarsi dalla sua veste di irascibile tifoso nerazzurro.
Proprio delle telefonate coi baffi!
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