4 maggio 2005.
Moggi: Pronto.
X: Come stai?
Moggi: Io sto bene. Tu?
X: Io sto alla grande, ho utilizzato l'ambasciatore Di Marzio perché non volevo romperti i coglioni.
Moggi: Non mi rompi affatto. Senti un po', io per adesso uno te lo ho rimediato, uno è sicuro, uno spero di rimediartelo.
X: Sì, perché è uno... con un boss della B**, un mio amico che mi ha rotto...
Moggi: Uno è sicuro, siccome a noi, sai ci hanno dato appena i biglietti per la squadra, quindi devo togliere un po'... allora uno è sicuro, uno spero di rimediartelo.
X: Ti chiamo venerdì mattina?
Moggi: D'accordo.
X: Sei un grandeee! Ti ringrazio molto.
Moggi: Ciao, ciao.
Il Romanista lo fece, per primo, La Stampa lo fece (il 18-05-2006), riportando subito quell'intercettazione, "documenti venuti in possesso del quotidiano «IL ROMANISTA» e visionati da «La Stampa»" (articolo del 14-05-2066). La Gazzetta ed il TGcom si misero in scia e riportarono quella intercettazione, hai visto mai lasciarsi sfuggire l'occasione. Pubblicarono il frutto avvelenato di un reato, quale è passare ai media un atto coperto dal segreto istruttorio, un'intercettazione di nessuna rilevanza penale, senza nessun rispetto della privacy di una persona non indagata.
Noi non lo facciamo perché provammo ribrezzo allora, perché non era giusto ed etico allora e non lo è oggi.
Se parliamo di questo caso, oggi, è solo per indurre la gente a pensare, come dice Galliani, ma la gente per farsi una propria idea ha bisogno che i giornalisti raccontino i fatti e scavino alla ricerca della verità.
Andiamo con ordine: maggio 2006, Il Romanista diretto da Riccardo Luna, il giornalista che mise la mano sul fuoco "Io mi fido di quelle intercettazioni, secondo me l'Inter non ha fatto telefonate quell'anno", pubblica una intercettazione che riguarda Alessandro Moggi ed una nota giornalista sportiva. In tanti altri casi abbiamo visto che "cane non morde cane", ma in quel caso quel "riguardo" non venne usato da diversi colleghi della giornalista, neppure da quella testata colorata per la quale la stessa giornalista avrebbe scritto, pochi giorni dopo, i commenti al Mondiale 2006.
La domanda che ci ponemmo allora fu perché qualcuno che aveva accesso agli atti coperti dal segreto istruttorio avesse passato questa telefonata o la sua trascrizione a Il Romanista.
Abbiamo visto in seguito che telefonate molto più significative e rilevanti non erano state trascritte o segnalate ai pm, almeno così ha rivelato l'ex pm Beatrice pochi giorni orsono.
Ma quella telefonata, di nessuna rilevanza penale, utile a nulla se non a sputtanare la famiglia Moggi e distruggerla, evidentemente era stata trascritta perché forse si pensava di farne l'uso che poi è ne stato fatto: passarla ad un giornalista.
Così in quel 2006 abbiamo avuto che le telefonate del tipo "Diglielo a Bertini che è determinante domani" sono state tenute lontane dalla conoscenza della gente e di chi doveva "ripulire" il calcio, mentre un tentativo galante, che nessuna rilevanza aveva con un'indagine penale, ha avuto un ampio risalto sui giornali ed incresciosi strascichi per le persone coinvolte e messe alla berlina.
Vi invitiamo ad una seconda riflessione: diversi giornalisti, ricordiamo tra tanti Bonini e D'Avanzo di Repubblica, fino a Filippetto nella sua fiction "Operazione Offside", hanno sostenuto che la fuga di notizie sia avvenuta per favorire Moggi e compagni, prima che la loro libertà venisse ristretta.
Proprio la divulgazione di quella telefonata ci ha sempre portato a scartare questa loro tesi perché, se la manina infedele delle istituzioni che ha fatto fuggire le indagini fosse stata "amica" di Moggi, non avrebbe "selezionato" e dato in pasto ai media anche quella telefonata, l'avrebbe "scartata" come era stato fatto con altre che oggi conosciamo. Invece quella telefonata è stata aggiunta, come buon peso, da chi aveva fretta di attivare la giustizia sportiva senza attendere i tempi incerti e lunghi dell'indagine penale.
Queste premesse, perché Farsopoli è una sola, non Calciopoli 1 e 2 come dicono tanti, perché l'indagine è stata una sola ed affidata ad una sola squadra di carabinieri, e l'oggi lo dobbiamo confrontare con quanto avvenuto ieri.
Queste premesse per introdurre un argomento di riflessione, nella gente e nella categoria dei giornalisti, sulla deontologia troppo spesso smarrita per lasciare strada al giustizialismo e al gossip sputtanatore.
Non vogliamo "tirare in ballo" nessuno, ma vagliare la rilevanza per capire meglio l'indagine e le accuse alla base di Farsopoli, e anche in questo caso ci siamo attenuti ad una regola che dovrebbe essere rispettata da tutti.
Quella riportata all'inizio dell'articolo è la trascrizione di un'intercettazione fatta dalla squadra Offside e che abbiamo ricevuto insieme ad altre lo scorso anno. L'abbiamo da 14 mesi e, insieme a qualche altra, non l'abbiamo pubblicata, e non la pubblichiamo in sonoro, perché non ci interessa sputtanare nessuno.
L'abbiamo ricevuta come dimostrazione di quanto, prima, fosse diverso qualcuno che oggi è sempre in prima fila nelle vesti di accusatore di Moggi.
Il signore indicato con la X è un giornalista, come nel caso sputtanato nel 2006, così come è stato sputtanato un grande giornalista come Tosatti, salvo poi non pubblicare l'intercettazione Tosatti-Moggi che meglio di tante altre aiuta a capire certi retroscena. La Tosatti-Moggi è stata in home page sul nostro sito per mesi, difficile che sia sfuggita a qualche giornale che ju29ro.com lo consulta, ma poi prende solo l'intercettazione con Bergamo e la Fazi che parlano della cena con Facchetti, per utilizzarla al fine di dimostrare la tesi "ecco come volevano intortare Facchetti". Un'intercettazione che lorsignori, cadendo dal pero, scoprono nel 2010, ma che è nelle informative del 2005. Chiedessero a Borrelli, alla Falcicchia e a D'Andrea come hanno fatto a non leggerlo su quella informativa, se vogliono fare davvero i giornalisti. Ma anche questo è argomento tabù, perché vorrebbe dire dover ammettere che nel 2006 dettavano le pene, ma non avevano mai letto bene quelle informative. Oppure le avevano lette, ma hanno partecipato al grande inganno del pubblico.
Quando abbiamo ascoltato l'intercettazione del signor X, ci siamo guardati in faccia, e su ogni volto c'era un misto di stupore e di altro che è meglio non dire: sì, quello al telefono a questuare biglietti, che Moggi prende dalla dotazione destinata ai giocatori per darli a lui, era proprio uno di quelli che dal 2006 spruzza, in ogni occasione, giudizi fangosi su Moggi, uno di quelli che anche davanti a certe "ritrovate" evidenze non trovano di meglio da dire che Moggi lo conoscono bene, che fanno quel mestiere da decenni, che gli altri rubavano le mele ed uno i gioielli.
Anche noi conosciamo meglio lui, adesso. Ma ce lo teniamo per noi, perché ci interessa la verità su Farsopoli, non lo sputtanamento.
Ai giornalisti chiediamo solo di informare il pubblico su tutto quello di cui hanno conoscenza, di non fare come quei "furbetti del palloncino" (by Ruggiero Palombo, che dovrebbe aggiornare quell'articolo del 2006) che, mentre gli altri venivano giudicati e condannati, violavano la regola della lealtà per starsene nascosti nella stiva, quando non si sono spinti, sprezzanti del pericolo e del ridicolo, a dare lezioni di moralità e diversità.
Le facce del grande inganno
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