La calma è la virtù dei forti, e noi tifosi Juventini di calma ne abbiamo dimostrata “ad abundantiam”. Ma ogni giorno che passa la sensazione di essere stati presi per il culo è sempre più forte. Non passa giorno che i periti che collaborano con la difesa di Moggi non trovino delle intercettazioni dimenticate, trascurate perché ritenute irrilevanti, ma che irrilevanti non sono.
E' solo una manifestazione di incompetenza o vi è dietro un disegno degli inquirenti? In entrambi i casi le carte processuali sono state private di elementi fondamentali per l'accertamento della verità. E sia chiaro che la nostra preoccupazione è tanto grande in quanto tifosi della Juventus, ma altrettanto lo è in quanto cittadini Italiani. E' questo è l'aspetto di maggior rilievo di tutta la vicenda Calciopoli. Com'è possibile che in un processo penale vi sia un occultamento così palese delle prove a discarico degli imputati? La preoccupazione maggiore deriva proprio dal vedere il volto peggiore della giustizia italiana. E con altrettanta preoccupazione assistiamo ad un silenzio assordante dei media: nessuno, tranne poche eccezioni, Tuttosport "in primis", si chiede come e chi ha indagato sul mondo del calcio, e quale fosse il suo vero scopo.
Nessun libro nero si profila all'orizzonte, a riportare le mancanze degli inquirenti. Per molto meno abbiamo visto dei deputati indossare la casacca di tifosi e presentare delle interrogazioni parlamentari chiedendo come mai non fosse stato assegnato un rigore alla propria squadra del cuore. Un rigore che evidentemente vale più dello stato di salute della giustizia italiana per questi signori. Perché occultare delle intercettazioni in un processo come quello di Calciopoli basato esclusivamente sulle telefonate equivale ad una condanna quasi certa.
Per non parlare poi del processo sportivo celebrato in gran fretta umiliando il diritto alla difesa degli imputati. Il dubbio fortissimo che ci assale è che la fretta fosse dettata dal timore di vedere scoperchiato il vaso di Pandora e vedere scappare tutte quelle telefonate non funzionali ad una condanna della Juventus e della fantomatica cupola moggiana. E c'è chi ancora pensa che la giustizia sportiva abbia fatto bene il suo lavoro! Il compito di fugare i nostri dubbi spetta alla FIGC, si svegli dal suo torpore e riapra senza esitazione i processi sportivi. Perché di una cosa siamo ora certi: chi ha giudicato nel luglio 2006 lo ha fatto non conoscendo i fatti, giudicando una cupola che non c'è. E con la cupola moggiana si sta sgretolando irrimediabilmente la credibilità della Federazione (qualora ne abbia mai avuta). E solo la stessa Federazione può rimediare ai suoi errori, lo strumento ce l'ha, basta usarlo, si chiama revisione del processo ex art. 39.
Qualora non voglia usarlo, noi, da parte nostra, una volta assolti gli imputati di Napoli useremo tutti gli strumenti legali per spingere la Juventus ad intentare contro la Federazione una causa civile per risarcimento danni. Dovessero pure volerci molti anni noi non ci scoraggeremo, abbiamo ben presente quello che diceva Rousseau: “La pazienza è amara, ma il suo frutto è dolce.”
Che indagini erano mai queste?
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