Come furono selezionate le intercettazioni?
Chi decise che quelle recentemente esibite, con il coinvolgimento dell'Inter e di altre squadre, erano irrilevanti?
L'intero corpo delle intercettazioni è stato messo oppure no a disposizione della giustizia sportiva?
Belle domande. Sono le domande che si fanno milioni di sportivi italiani. Noi ce ne facciamo di più, di domande, ma quelle sopra le abbiamo trovate sensazionali, perché poste da Andrea Monti, il direttore de La Gazzetta, in un articolo del 16 aprile. Ci siamo detti "Ora finalmente sapremo", perché quelle domande non le ponevano siti e forum, ma il nuovo direttore del "più letto quotidiano italiano... con una redazione agguerrita e competente".
Le speranze sembravano anche ben riposte, perché lo stesso giorno Ruggiero Palombo si impegnò per dare risposta alla terza domanda del suo direttore con l'articolo "I file fantasma. Intercettazioni che balletto", nel quale ci illuminò su "Ora è scontro Figc-Procura. La lite sulle trascrizioni che la giustizia sportiva non poté esaminare". Palombo cercò di dare risposta a queste sue domande: "C'è una giustizia sportiva che, a quanto pare, ha fatto i conti solo con una parte di quel tutto. Di chi la colpa? Della Federcalcio che si è distratta o della Procura di Napoli che è stata reticente?". Ci siamo. Oddio, ci sarebbe una terza ipotesi da fare, ovvero che la Procura di Napoli sia stata superficiale più che reticente, che i pm non siano stati informati dell'esistenza di queste telefonate, nel corso delle indagini, e che non abbiano fatto la domanda: "Auricchio, scusi, ma le telefonate di cui parla Bergamo esistono?", quando l'ex designatore ne parlava su giornali ed in tv. C'era ancora tempo per compendiare gli atti trasmessi all'Ufficio Indagini della FIGC.
Palombo non poté fare a meno di ricordare che per l'inchiesta archiviata dalla Procura di Torino "l'allora capo della Procura Maddalena inviò alla federazione (autunno 2005) un fascicolo nel quale si segnalavano fatti e intercettazioni che potevano assumere «rilevanza» per la giustizia sportiva. Che cosa è successo a Napoli?". Eh sì, non v'è dubbio alcuno, oggi, che la Procura di Torino segnalò ed inviò tutto, mentre da Napoli sono state date alla FIGC solo una parte delle intercettazioni che potevano avere "rilevanza" per la giustizia sportiva. Perché non scriverlo chiaramente, visto che è chiaro?
Leggetevi l'articolo di Palombo sulla lite tra Procura di Napoli e FIGC, sul balletto delle responsabilità che ognuno cerca di attribuire all'altra parte in causa. Palombo si limitò a riportare le scuse degli uni e degli altri, senza prendere posizione, e alla fine chiuse l'articolo scrivendo: "Una disputa che alla fine non avrà vincitori né vinti: perché nessuno si mostra capace di rispondere a questa domanda: qualcuno disse mai a Borrelli, che esce di scena il primo luglio 2007, che negli «scarti» dell'inchiesta penale c'era abbondante materia per una nuova puntata di quella sportiva?".
Una conclusione che ci lasciò al palo, al punto di partenza, e che non possiamo accettare da un giornalista bravo, insignito del premio USSI-Coni per "Cronaca ed indagine". Una conclusione con domanda ma senza risposta. Palombo non poteva "sfrucugliare" anche Borrelli e porgli la domanda?
Sono passati oltre 100 giorni dal momento in cui Andrea Monti ha posto quelle domande e non abbiamo avuto notizia delle risposte. Riteniamo non abbia molto senso porre delle buone domande ma non cercare poi le risposte. Cento giorni ci sembrano un tempo enorme. Avendo letto, nel frattempo, il pensiero del direttore Monti sui suoi giornalisti che non "sfrucugliano", ci sorprende che nessuno alla Gazzetta si sia fatto carico di porre quelle tre domande.
Monti avrebbe potuto, e può ancora, incaricare un suo giornalista di porre quelle domande ad Auricchio e Narducci. Nelle sue fila ha quel Galdi al quale, ne siamo certi, tanto Auricchio quanto Narducci non opporrebbero un rifiuto.
Se non dà risposte alle sue stesse domande "il più letto quotidiano italiano", chi deve e può farlo?
Avere quelle risposte non è una questione di poco conto. Tralasciando l'aspetto penale e soffermandoci alla giustizia sportiva non si può neppure limitare il tutto guardando solo allo scudetto di cartone, perché vorrebbe dire avere una visuale davvero ridotta delle cose, e ci sorprende che il direttore di un grande giornale, come è Monti, in un altro suo articolo di due giorni prima scriva: "Tuttavia, al lume dei fatti, l'inchiesta del colonnello Auricchio non è il granitico totem su cui Guido Rossi credette di poter rifondare l'etica sportiva di questo Paese. Anzi, per dirla francamente, fa acqua da più parti. [...] Di fronte all'affresco napoletano, per esser chiari, l'assegnazione dello scudetto 2005-2006 all'Inter continua a sembrarmi uno sgorbio frettoloso".
Possibile che sfugga a tanti giornalisti professionisti che non di solo scudetto cartonato si tratta, ma della regolarità del campionato di calcio 2006/2007?
Se la Procura di Napoli avesse passato alla FIGC tutte le telefonate "rilevanti" per la giustizia sportiva, come fece quella di Torino, e, quindi anche le telefonate ritrovate dai legali di Moggi, non ci sarebbero state altre squadre penalizzate in quell'estate 2006?
Abbiamo visto, solo per fare un esempio, che le telefonate di Facchetti non sembrano certo meno gravi, per la giustizia sportiva, di quelle di Foti, ma l'Inter, come altre società e altri protagonisti presenti nelle telefonate "ritrovate", è partita nel campionato 2006/07 senza alcuna penalizzazione. Idem per squadre che avrebbero potuto essere impegnate nella lotta per la retrocessione.
E oggi voi, direttori e giornalisti, sportivi e cittadini in genere, ritenete quello del 2006/2007 un campionato non alterato?
E tutte le associazioni, dei consumatori e non, che nel 2006 si ritennero danneggiate, dormono oggi sonni profondi?
E nessuna società di calcio ha da sbraitare perché, se altre fossero state giustamente punite nel 2006, poteva salvarsi?
Sempre Monti scrive il 14 aprile: "L'omissione di tante conversazioni non aiuta a comporre un quadro ambientale che, invece, sarebbe stato utilissimo a chi si appassiona o si occupa di sport". Allora coraggio direttore, Lei ha la forza di un grande giornale alle spalle, ed i giornalisti giusti ed agguerriti, per chiedere risposta alle sue domande. Ci faccia sapere. Tra altri cento giorni, se nulla sarà accaduto, ci rifaremo vivi per un altro "check".
Monti, belle domande, ma le risposte quando?
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