"Alla Scala del calcio si intravede l'orchestrazione del maestro-concertatore Josè Mourinho", ha scritto proprio così il Corriere della Sera del 24/11 dopo la vittoria dell'Inter sulla Juve, aggiungendo, tanto per spiegare meglio il concetto, che il gol di Muntari, apparentemente una "dissonanza imprevista" di quella orchestrazione, era la sintesi perfetta perché "l'incidentalità della meccanica è interna ad una dinamica d'insieme tutt'altro che casuale". Si sa che spesso nell'euforia del risultato i giornalisti-tifosi esagerano con i voli pindarici e quello del Corsera (si chiama Sandro Modeo) si vede che era troppo euforico perché ha spiegato pure la dinamica d'insieme, quella che lui ha intravisto appunto come l'orchestra di Mourinho.
Riassumendola in quattro parole si tratta di questo: elasticità tattica e polivalenza dei giocatori. Vale a dire che il geniale allenatore portoghese le tattiche le ha studiate tutte ma non ne ha scelta nessuna e, per quanto riguarda i giocatori, i suoi preferiti, devono saper stare in più zone del campo e meglio ancora, cosi' assicura il Corsera, se sono africani come Muntari perché "raggiungono un felice ibrido tra velocità e resistenza" e quindi sono "naturalmente polivalenti".
Ora, a parte il fatto che l'Inter del mecenate Moratti con l'Africa ci azzecca ancora poco, incuriosisce la sottolineatura dell'elasticità tattica, incuriosisce perché si dibatte spesso se è meglio il 4-4-2 rispetto al 4-3-3 senza dimenticare il 3-4-3. Si dibatte e si rischia di fare confusione mentre, adesso che il Corriere ha studiato a fondo la genialità del Mou, verrebbe proprio da tagliare la testa al toro e dire che la tattica migliore non c'è, ci si organizza partita per partita, anzi, si modifica l'organizzazione anche all'interno della stessa partita, proprio come fa Mourinho.
A questo punto, visto che l'Inter è prima in campionato e pure nel girone di Champion's, e dato che nel calcio contano i risultati, ci sarebbe da fare i complimenti a Sandro Modeo e al Corriere che hanno intravisto per primi il genio del maestro-concertatore e per un euro ci hanno reso partecipi della "visione". Prima, però, vorremmo ricordare che questa storia dell'elasticità tattica non è nuova, anzi, sa di antico perchè riporta alle vecchie discussioni se era meglio giocare a uomo oppure a zona. Anche allora, se vi ricordate, c'era stato un allenatore che aveva esaltato l'elasticità tattica ed era Eugenio Fascetti, solo che sul Corriere non scriveva ancora Sandro Modeo e così sul web l'elasticità di Fascetti è rimasta immortalata senza voli pindarici ma con parole ugualmente efficaci, queste: "Non è una questione di marcatura a uomo o a zona, vince chi sa organizzare meglio il casino; ecco, il mio Lecce gioca il casino organizzato o almeno ci prova".
Forse non era un genio il buon Eugenio e poi lui allenava non l'Inter ma il Lecce, non c'era la Scala e l'orchestra, semmai una bella banda paesana, ma il senso del suo ragionamento, se ci pensate, sembra proprio quello che il Corsera attribuisce al maestro-concertatore venuto dal Portogallo.
E proprio al casino organizzato pensavamo l'altra sera guardando l'ultima mezz'ora della partita dell'Inter con il Panatinaikos quando l'orchestra di Mourinho s'è ritrovata con cinque attaccanti e Julio Cesar che faceva i lanci in area di rigore a caccia del pareggio (una specie di 3-2-5, per dirla come se fosse un terno al lotto). Il pareggio non è arrivato, forse perché era uscito pure Muntari, polivalente per natura perchè africano; di sicuro non c'è stata, per riprendere la visione di Modeo sul Corriere, nessuna azione casualmente conclusa a rete all'interno di una dinamica d'insieme tutt'altro che casuale, ci sono state invece molte azioni dell'Inter che, non a caso, non sono finite in rete perché la dinamica d'insieme era proprio casuale, tanto tanto casuale.
A scanso di equivoci diciamo, per concludere, che nella nostra redazione non mancano gli estimatori di Mourinho che sicuramente sa motivare i 27 giocatori della rosa, è innovatore nei rapporti con i giornalisti e sa anche vendersi bene, visto lo stipendio che gli passa Moratti per dirigere l'orchestra. Il dubbio però rimane; il dubbio se l'Inter e' davvero un'orchestra e Mourinho il maestro-concertatore, come scrive Modeo, oppure se, come diceva Fascetti, si tratta anche oggi di un casino che Mourinho cerca di organizzare per il meglio (e qualche volta non ci riesce).
Riassumendola in quattro parole si tratta di questo: elasticità tattica e polivalenza dei giocatori. Vale a dire che il geniale allenatore portoghese le tattiche le ha studiate tutte ma non ne ha scelta nessuna e, per quanto riguarda i giocatori, i suoi preferiti, devono saper stare in più zone del campo e meglio ancora, cosi' assicura il Corsera, se sono africani come Muntari perché "raggiungono un felice ibrido tra velocità e resistenza" e quindi sono "naturalmente polivalenti".
Ora, a parte il fatto che l'Inter del mecenate Moratti con l'Africa ci azzecca ancora poco, incuriosisce la sottolineatura dell'elasticità tattica, incuriosisce perché si dibatte spesso se è meglio il 4-4-2 rispetto al 4-3-3 senza dimenticare il 3-4-3. Si dibatte e si rischia di fare confusione mentre, adesso che il Corriere ha studiato a fondo la genialità del Mou, verrebbe proprio da tagliare la testa al toro e dire che la tattica migliore non c'è, ci si organizza partita per partita, anzi, si modifica l'organizzazione anche all'interno della stessa partita, proprio come fa Mourinho.
A questo punto, visto che l'Inter è prima in campionato e pure nel girone di Champion's, e dato che nel calcio contano i risultati, ci sarebbe da fare i complimenti a Sandro Modeo e al Corriere che hanno intravisto per primi il genio del maestro-concertatore e per un euro ci hanno reso partecipi della "visione". Prima, però, vorremmo ricordare che questa storia dell'elasticità tattica non è nuova, anzi, sa di antico perchè riporta alle vecchie discussioni se era meglio giocare a uomo oppure a zona. Anche allora, se vi ricordate, c'era stato un allenatore che aveva esaltato l'elasticità tattica ed era Eugenio Fascetti, solo che sul Corriere non scriveva ancora Sandro Modeo e così sul web l'elasticità di Fascetti è rimasta immortalata senza voli pindarici ma con parole ugualmente efficaci, queste: "Non è una questione di marcatura a uomo o a zona, vince chi sa organizzare meglio il casino; ecco, il mio Lecce gioca il casino organizzato o almeno ci prova".
Forse non era un genio il buon Eugenio e poi lui allenava non l'Inter ma il Lecce, non c'era la Scala e l'orchestra, semmai una bella banda paesana, ma il senso del suo ragionamento, se ci pensate, sembra proprio quello che il Corsera attribuisce al maestro-concertatore venuto dal Portogallo.
E proprio al casino organizzato pensavamo l'altra sera guardando l'ultima mezz'ora della partita dell'Inter con il Panatinaikos quando l'orchestra di Mourinho s'è ritrovata con cinque attaccanti e Julio Cesar che faceva i lanci in area di rigore a caccia del pareggio (una specie di 3-2-5, per dirla come se fosse un terno al lotto). Il pareggio non è arrivato, forse perché era uscito pure Muntari, polivalente per natura perchè africano; di sicuro non c'è stata, per riprendere la visione di Modeo sul Corriere, nessuna azione casualmente conclusa a rete all'interno di una dinamica d'insieme tutt'altro che casuale, ci sono state invece molte azioni dell'Inter che, non a caso, non sono finite in rete perché la dinamica d'insieme era proprio casuale, tanto tanto casuale.
A scanso di equivoci diciamo, per concludere, che nella nostra redazione non mancano gli estimatori di Mourinho che sicuramente sa motivare i 27 giocatori della rosa, è innovatore nei rapporti con i giornalisti e sa anche vendersi bene, visto lo stipendio che gli passa Moratti per dirigere l'orchestra. Il dubbio però rimane; il dubbio se l'Inter e' davvero un'orchestra e Mourinho il maestro-concertatore, come scrive Modeo, oppure se, come diceva Fascetti, si tratta anche oggi di un casino che Mourinho cerca di organizzare per il meglio (e qualche volta non ci riesce).