"Al termine della partita di Supercoppa il Napoli ha deciso di non presenziare alla cerimonia di premiazione e non rilasciare dichiarazioni".
Tutti ci ricordiamo di questa twittata, rilasciata dal Napoli all'indomani della finale di Supercoppa 2012. In ogni paese che si rispetti, un avversario rende sempre onore al vincitore: si chiama "fairplay" ed è un concetto molto sentito in altri paesi, come ad esempio l'Inghilterra. Ne sa qualcosa Suarez, che ha rimediato parecchie giornate di squalifica in terra d'Albione.
In un paese civile ci si aspetterebbe che un comportamento simile causasse idignazione: ci si aspetterebbe una dura censura da parte dei media, magari una sanzione, anche solo pecuniaria, della federazione.
In effetti, un segnale forte c'è stato... ma tutto in direzione della sceneggiata napoletana.
Chi non ricorda la prima pagina del Corriere dello Sport? Rinfreschiamoci la memoria:
 
 
Alla faccia della dura censura.
Ma poi chi lo vuole questo fairplay? Se l'avversario del Napoli fosse stata un'altra squadra bella e forte secondo la vulgata, come la Fiorentina, forse un trafiletto di disapprovazione poteva anche comparire...
Però quando c'è di mezzo la Vecchia Signora, i media non ci vedono più. E bisogna anche capirli, perché non si scherza con l'insufficienza epatica.
Analizziamo insieme l'articolo e troviamo che 3 sono gli arbitri al centro della tempesta:
1) Mazzoleni, colpevole di aver espulso Zuniga (capirai, aveva SOLO dato un pugno in pieno petto a Giovinco, ed era pure stato solamente ammonito per quell'intervento);
2) Rizzoli, che avrebbe visto un rigore (sacrosanto, aggiungerei) per Vucinic. Ricordo ancora bene le giustificazioni date in studio da alcuni sedicenti giornalisti: "Fernandez va in anticipo sul pallone, prendendo prima la gamba di Vucinic, ma va comunque per cercare l'anticipo, quindi non è fallo".
Tra l'altro, questa pressione mediatica negherà al fischietto di Mirandola la possibilità di arbitrare la sfida scudetto al San Paolo del successivo 1° marzo (vedasi in proposito la prima pagina del Corriere );
3) Stefani: è il guardalinee che avrebbe sentito un "presunto" insulto di Pandev.
 
È proprio su quest'ultimo che vogliamo soffermarci. Perché se sui primi due qualche giornalista si era effettivamente espresso anche in favore delle decisioni arbitrali, data anche la condotta di gara molto aggressiva e fisica dei partenopei, sull'insulto di Pandev i giornali erano tutti d'accordo. Il rasoio di Occam afferma che "a parità di fattori, la soluzione più semplice è da preferire"; e qual era secondo tutti la soluzione più ovvia? Che l'offesa del macedone fosse un'invenzione bella e buona, una trovata di un guardalinee filo gobbo al fine di permettere la rimonta bianconera.
O almeno così era fino a ieri.
In serata infatti il Napoli ha venduto Pandev al Galatasaray di Prandelli, in un'operazione che ha coinvolto anche Dzemaili. Un tifoso ha così deciso di rivolgere al suo procuratore la seguente domanda:
"Carlo ti prego, dicci cosa disse Goran al guardalinee a Pechino :'D Le bestemmie a mazzoleni noi le stiamo mandando ancora"
Pallavicini, ormai lontano da Fuorigrotta, non ha tardato a rispondere:
 
 
"Gobbo di m..."
Due anni di sceneggiate napoletane sul "Ratto di Pechino", iniziate con lo spettacolo indegno offerto dal servizio Rai e proseguito con post su facebook, status su Twitter pieni di odio verso i burattinai gobbi, fino alla famosa intervista di De Sanctis (napoletano ad honorem) su "Er Sistema". Cito dal nostro blog:
"Telecronaca e commento da bordo campo vergognoso. Cerqueti e Varriale hanno dato fondo al loro repertorio di antijuventini doc. A Varriale mancava solo la sciarpa azzurra al collo per essere un perfetto ultrà del Napoli. Sembrava che stesse giocando una squadra italiana (il Napoli) contro una squadra straniera".
Oggi quindi scopriamo quello che logica e fairplay avevano da subito suggerito: che il Napoli avesse affrontato quella partita in maniera fisica, al limite della correttezza; che dopo esserci passato sopra durante il primo tempo, nel secondo Mazzoleni si era trovato costretto a sventolare cartellini gialli; e che Stefani aveva semplicemente riferito al direttore di gara l'offesa pronunciatagli da un giocatore partenopeo.
 
Da oggi in poi possiamo quindi adottare un'altra versione per la legge di Occam, quanto meno in ambito italiano:
 
"A parità di fattori, la soluzione più semplice è da preferire... a meno che non ci sia di mezzo la Vecchia Signora".