Antonio Conte, il condottiero. Prima soldato in campo, poi generale ai bordi. Partiamo da questo, poi andiamo oltre.
Dalle sue dimissioni inaspettate, premature o tardive (a seconda di come la si vuole vedere), fino ad oggi, ne ho sentite e lette di tutti i colori. Vorrei però che tutti ci prendessimo un attimo per riflettere su alcune cose.
So che la sua dipartita è motivo di riflessioni e di ricostruzioni giornalistiche, o della tifoseria, che sono orientate su possibilità di vario genere; che vanno dal calcio mercato inadeguato e non soddisfacente, alla richiesta rifiutata dal club di diventare il Ferguson della Juventus, ad eventuali complotti Juve-Exor-Cacciata di Conte, a semplici incomprensioni e screzi, a supposti pre-accordi con il Milan, a campionati già vinti dalla Roma ancora prima di cominciare per via di supposti assi-di potere tra Agnelli-Pallotta-Cushman&Wakefield, litigate nei ristoranti degli alberghi, e chi più ne ha più ne metta (e ne continuerà a mettere). I forum bianconeri in primis si interrogano, la notizia è grande e i gobbi sono ancora scossi. Tutti lanciati a ragionarci su, per trovare il perché supremo, quello che più ci convince. Fisiologico. Ci sta. Però.
Ognuno ha le sue opinioni, ognuno pensi pure quello che vuole, ma che per piacere non si cada nell'errore di buttare Conte all'aria.
Conte Antonio da Lecce non ha certo un carattere facile, è un fatto noto. Egli sarà pure un uomo molto pieno di se stesso, troppo probabilmente, competitivo, pieno di voglia di fare e di sana ambizione, però nella sua vita ha dimostrato tante cose, piaccia o non piaccia. La sua storia parla per lui, non è il primo che passa. Non è un pirla qualunque. Giù il cappello, signori!
Da giocatore ha giocato tredici stagioni con la maglia della Juventus e ne è stato anche il capitano. Ha vinto numerosi trofei, tra cui 5 campionati italiani, una Champions League, una Coppa Intercontinentale e una Supercoppa Europea.
E' stato vice-campione del mondo e vice-campione d'Europa con la Nazionale Italiana, rispettivamente nel 1994 e nel 2000.
Da allenatore, nella storia della Juventus è l'unico dal dopoguerra ad aver vinto tre campionati nazionali consecutivi.
E' stato il primo a vincere lo scudetto dopo calciopoli, partendo dagli stessi giocatori che fecero due settimi posti di fila.
E' stato il primo nella storia della Juve a vincere uno scudetto da imbattuto.
Ha realizzato un record di punti, 102, che durerà per anni.
Ha vinto due supercoppe italiane.
Merito immenso: ha ricostruito interamente la Juventinità perduta, e quel senso di appartenenza che era andato perduto ormai da tempo, dalle fantasmagoriche barzellette Cobolliane in poi. E lo ha fatto prendendo a pallonate tutti quelli che in campionato gli arrivavano a tiro.
Durante lo scandalo scommesse è stato difeso dalla società Juventus a spada tratta, ma con alcuni evidenti cedimenti che non fanno precisamente onore al club (ricorderete il patteggiamento praticamente imposto, che portò ad una serata parecchio difficile vissuta nei rapporti con alcuni altri membri del club). Durante lo stesso scandalo, i giornali che fanno capo ad alcune persone della Torino bene, che lo stesso Conte conosce fin troppo bene, non lo hanno certo difeso, e non hanno fatto certo una completa ed esaustiva informazione riguardo alle stranezze dello scandalo; a cominciare dal nulla assoluto delle prove e delle testimonianze, dei metodi della procura federale (ricordiamoci le interviste agghiaccianti di Locatelli e Paoloni), e di tutto il carrozzone di personaggi assurdi e delle loro minchiate che abbiamo dovuto sopportare noi Juventini. Lo scandalo ha portato ad una squalifica che lo ha costretto ad allenare da dietro un vetro oscurato. E' stato spesso oggetto di polemiche giornalistiche mirate ad abbatterne lo spirito combattivo, la sua credibilità, e la sua onestà. E ovviamente, a fare da contorno, non sono mancate in tutte le tv le battute sul parrucchino, volte a ridicolizzarlo (ancora in molti non hanno capito che si tratta di un autotrapianto, e che i capelli sono suoi).
Egli, inoltre, da quanto è dato sapere, se ne va dalla Juventus ufficialmente con risoluzione consensuale, questo significa che la retribuzione per la sua prossima stagione è annullata. In un paese dove nessuno vuole mai dimettersi da nessuna poltrona, e dove ognuno spera sempre di poter spillare soldi, mi sembra un fatto molto rilevante.
Poteva e doveva andarsene a maggio, secondo me, ma è rimasto ancora qualche settimana (i motivi non sono noti); quello che è chiaro è che maggio era il momento ideale per trovare un altro club, e il momento ideale per andarsene da vincente, senza subire gli insulti degli stessi tifosi che poche settimane fa lo consideravano un mito.
Colpe? Ovvio, ne ha anche lui. Ma vanno contestualizzate. In primis il fatto che in Europa ha deluso. Ma questo è il calcio, mica si vince sempre. E poi, altra colpa, alcune sparate che avrebbe potuto evitare, sia in tv, che durante alcune conferenze stampa.
Va detto, però, a sua parziale discolpa, che la parte mediatica e la comunicazione non sono assolutamente curate dalla Juventus (ormai si è capito fin troppo bene che la gestione Agnelli da questo punto di vista è assolutamente inadeguata). Sembra abbastanza evidente, infatti, che Conte, non essendo soddisfatto di quanto successo in passato su questo fronte abbia deciso, ad un certo punto, di prendersi con la forza la libertà di parlare senza la supervisione della società. I risultati non sono stati dei migliori, ma se la società avesse avuto un po' più voglia di lavorare da questo punto di vista, e se avesse schermato e protetto Conte in modo efficace ed efficiente, in questo peculiarissimo ambito, forse avrebbe pesantemente attenuato quella sindrome di accerchiamento che lo ha colpito in più di un'occasione.
Altra colpa? Quella di aver messo le dimissioni sul piatto in più di un'occasione e aver generato diversi tira e molla, che hanno dato da mangiare ai media anti-Juventini per settimane. Ma anche su questo punto, molto dipende dalle vere ragioni che stavano alla base di queste trattative. Quello che è chiaro è che non c'è mai stato il vile denaro alla base delle discussioni, e che non è mai mancato l'affetto per i nostri colori. E scusate se è poco.
E allora, la domanda suprema sorge spontanea. Non è che il signor Conte, con i suoi atteggiamenti da primadonna ultravincente, ha messo in risalto il fatto che la società non è altrettanto forte e altrettanto ambiziosa? Non è che forse era diventato un po' scomodo?
E poi, altre domande, una dietro l'altra.
Ma davvero la Juventus, che con Conte ci ha avuto a che fare per tre anni, ha scoperto con sorpresa solo a metà luglio che Conte era intenzionato a lasciare?
Ma davvero questa strana vicenda è stato un fulmine a ciel sereno e a Galfer si sono dovuti trovare un nuovo allenatore in fretta e furia?
E comunque sia, quali sarebbero i motivi per cui io dovrei dimenticare 16 anni di Antonio Conte?
Perché se io metto tutto sul piatto, pregi e difetti, non c'è dubbio su come stanno le cose.
Conte 102, Inter 60 (42 punti dietro, 42!), Milan 57 (45 punti dietro, 45!).
No dai. Non facciamo scherzi. Quelli che oggi insultano Conte, o che lo vogliono dimenticare, in questi tre anni hanno vissuto su Marte.
"Fratelli! Ciò che facciamo in vita, riecheggia nell'eternità!" (cit. Film - Il Gladiatore)
 
 
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