La tesi, secondo la quale, i club di calcio italiani spendano praticamente tutti gli introiti derivanti dalla cessione dei diritti TV per pagare il costo del personale e non per fare investimenti, è facilmente dimostrabile dalla tabella seguente.
 
 
 
 
 
 
 
L’aggravante consiste nel fatto che i proventi derivanti dalla cessione dei diritti televisivi costituiscano circa il 58% dell’intero fatturato della Serie A, al netto delle plusvalenze, degli altri ricavi da Player Trading e degli storni dei costi del vivaio per la relativa capitalizzazione.
 
La Tabella dimostra come la fonte principale di ricavo della Serie A, pur avvicinandosi al miliardo di Euro, non basti da sola a coprire il costo del personale, che è superiore a tale cifra.
 
Il rapporto tra il costo del personale complessivo dei club della Serie A 2012/13 e i proventi televisivi incassati è del 118,2%. In altre parole, i diritti TV “coprono” solo l’85% del costo del personale.
 
Ovviamente, tale ingente fonte di ricavo non riesce a generare “valore aggiunto” da investire in infrastrutture o altre tipologie di investimento (Academy e quant'altro).
 
Il fatto che l’aggregato dei risultati netti dei 20 club di Serie A 2012/13 evidenzi una perdita, conferma che l’ “Industria Calcio” è l’unica nella quale “il Valore Aggiunto” sia di competenza dei “lavoratori”.
 
Invero, solo cinque club della Serie A 2012/13 evidenziano un costo del personale inferiore ai ricavi TV. Precisamente, tali club sono, in ordine crescente di percentuale, i seguenti: Cagliari; Catania; Udinese; Chievo e Lazio.
 

 

Per tutti gli altri club i proventi TV non bastano da soli per pagare il costo del personale. Su tale fronte i club della Serie A 2012/13 che primeggiano sono, in ordine decrescente di percentuale, i seguenti: Genoa, Torino, Inter, Siena, Sampdoria e Roma. Bisogna precisare che il dato del Torino si riferisce ancora al bilancio 2012, che era “inquinato” per la prima parte dell’anno dalla disputa della Serie B, in quanto il bilancio 2013 non è ancora disponibile. 
 
Tali dati lasciano il campo a molte riflessioni, tra cui quella relativa al potere contrattuale che hanno i calciatori nei confronti dei club.