Da qualche giorno rimbalza su tutti i media una dichiarazione rilasciata dal presidente del Coni Malagò. Il massimo dirigente ha analizzato il campionato che va concludendosi, tessendo le lodi di Juventus e Roma, ma ravvisando un livellamento verso il basso della qualità delle squadre per ben due motivi: il primo è l'andamento pessimo dei team italiani in Europa, con la Juventus che tira avanti da sola la carretta nel tentativo di non far sprofondare ulteriormente il Belpaese nel ranking UEFA ("Vanno fatti i complimenti alla Juventus e sperare che vinca l’Europa League"); il secondo è che "quest’anno per salvarsi non saranno nemmeno necessari i classici 40 punti", ma potrebbero bastarne molti di meno.
 
Considerazioni sinceramente monche, dato che, negli ultimi 9 campionati, 4 volte sono bastati meno di 40 punti alla quart'ultima per salvarsi. La chiosa finale dell'articolo può lasciare qualche perplessità: "La Roma ha disputato una stagione fantastica, ma con quei numeri doveva vincere il campionato. Bisogna fare qualcosa". Premettiamo fin da subito che la frase, così riportata, è ingannevole. Nell'intervista audio, si può constatare come Malagò non prospetti alcuna "misura" nei confronti della Juventus, facendole anzi i complimenti (dal minuto 35 fino al 37 circa).
 
E non ha nemmeno senso pensare a qualche complotto, poiché, data la pochezza del calcio italiano, togliere di mezzo la Juventus (che comunque non lo permetterebbe, sia chiaro) sarebbe dare il colpo di grazia al business calcistico. I problemi del calcio nostrano sono strutturali, e chi è a capo del Coni dovrebbe conoscerli bene. La Juventus, attraverso le numerose prese di posizione in tal senso del presidente Agnelli (in Italia e fuori), è l'unica ad evidenziarne le storture e a fare delle proposte sensate per migliorarlo. Eppure, non sono problemi nostri: dalla pochezza degli altri, noi traiamo solo vantaggi. Teniamo in alto l'Italia nel ranking (siamo gli unici a restare in gara nelle coppe) a beneficio di altri, dato che noi vinciamo e quindi quante squadre vadano in coppa non è affar nostro. Riforniamo la Nazionale, che è pure sponsorizzata dal gruppo, senza ottenerne nulla in cambio se non un danno sportivo. Siamo i primi ad avere uno stadio di proprietà, che ci siamo pure pagati, a differenza di quanto faranno probabilmente gli altri. Siamo il maggior bacino di utenza per gli abbonamenti Rai, Sky e Mediaset, ma i soldi dei diritti tv li dobbiamo dividere in funzione della legge Melandri.
 
Non c'è quindi alcun "piano segreto" in atto, se non la solita macchina mediatica che cerca di destabilizzare l'ambiente in questa fase cruciale della stagione. Certo, un dubbio però ci rimane: se le prime 2 posizioni fossero state invertite, avrebbe detto la stessa cosa?