Più che un caso Destro gli avvenimenti di questi giorni inducono a pensare a un caso Roma. E per Roma intendiamo non solo e non tanto la società, ma tutto quello che gira attorno a livello mediatico, testate o giornalisti di fede giallorossa, o comunque antijuventini a prescindere.
Tranne proprio i tifosi più accecati, nessuno nega che il ceffone di Destro ad Astori fosse da espulsione. E stendiamo un velo pietoso sulla simulazione, non sanzionata, perchè si tratta di un giovane da valorizzare, educare e non criminalizzare.
La linea difensiva mediatica, di fronte all'indifendibile nel merito, si assesta allora sul piano regolamentare formale, cercando di sostenere che il fatto visto e giudicato sul campo dall'arbitro fosse unico e che l'arbitro, pur sbagliando, non prese provvedimenti contro Destro. Quindi niente prova televisiva e squalifica ingiusta.
Gli accertamenti svolti dal giudice sportivo però ci rendono una storia diversa: che i fatti erano due, la trattenuta vista e sanzionata con una punizione e il ceffone non visto e non sanzionato.
Qui parte dei media va in tilt (si vedano il sopralerighe di Caressa su SKY e il grido di dolore del Corsport) e invocano l'assenza di precedenti, l'oltrepassamento delle Colonne d'Ercole della certezza delle regole, l'invocazione dell'arma finedimondo.
Manco a farlo apposta, il precedente più famoso riguarda la stessa Roma nella sua veste "naturale" di parte lesa, tale e quale, anzi ancora peggio per loro: l'avversario violento, Olivera su Pjanic, venne addirittura sanzionato con un giallo per un fallo di gioco rude visto, ma il giocatore non venne espulso per un atto violento successivo, questo non visto dall'arbitro.
Intervenne la prova Tv, a furor di popolo giallorosso osannata, tra questi anche un giornalista del Corsport che ora ha cambiato radicalmente idea.
Invece di domandarsi come sarebbe andata a finire la partita in 10 contro 11, argomento usuale in altre occasioni, incassano come se niente fosse i tre punti viziati, senza neppure accennarlo, e ora pretendono pure l'impunità brandendo la legalità.
Ma c'è un altro aspetto non secondario: perchè insistono a dire che l'arbitro ha valutato l'episodio, se l'arbitro dice di non aver visto l'atto violento? Forse non credono che l'arbitro non lo abbia visto, avendolo visto pure loro, e che, nonostante l'evidenza della sanzionabilità immediata con l'espulsione, abbia "valutato" di non espellere il giocatore? Ossia abbia evitato per quieto vivere di estrarre il cartellino rosso? E' questo che stanno dicendo senza accorgersene? Ossia che il can can mediatico a questo serve, a condizionare anche preventivamente gli arbitri?
Noi non crediamo che le cose siano andate così, che l'arbitro abbia visto e fatto finta di nulla. Escano dalla zona grigia e ci dicano come è andata a loro giudizio. E soprattutto perchè, incuranti delle figuracce rimediate, perseverano su quella linea.
Tornando allo sfogo di Caressa su SKY, si sapeva che aveva simpatie giallorosse, ma questo non gli impediva, grazie all'ironia che lo contraddistingue, di mitigare e rendere accettabile quel pizzico di partigianeria che si sentiva nelle sue telecronache.
Stupisce ancora di più proprio per questo, ce lo saremmo aspettato forse da altri giornalisti della testata, ma non dal suo neodirettore.
Dobbiamo però dire, ad onor di SKY, che altro giornalista della stessa testata, Sabatini, ha tenuto in questa occasione una condotta giornalistica più aderente alla realtà dei fatti e in certa misura invitante a una obiettiva e serena riflessione da parte di tutti, anche in casa propria.
Il caso Roma: Una caressa in un pugno?
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- By Diego De La Vega