L'Italia è un Paese davvero strano.
Tra le innumerevoli "perle" sociali che popolano il bengodi della surrealtà ne stiamo ammirando una davvero ai confini dell'immaginazione. Lasciamo ai dottori del ramo l'analisi socio-culturale del problema "violenze" nel mondo dello sport e soffermiamoci sulla moda dell'anno: i cori discriminatori intonati dalle tifoserie negli stadi di calcio. Una volta stabilito che è impossibile verificare e punire in maniera uniforme e completa ogni violazione, tutte le autorità competenti hanno già messo in preventivo la riforma (se non l'annullamento) di questa norma.
In ogni stadio, campetto, palazzetto dello sport, l'insulto e lo sfottò all'avversario sono, ahimè, nel DNA del tifoso italico e, spesso, anche degli atleti in campo. Ridurre la lotta alla violenza nello sport a perseguire solo questo genere di offese mi sembra assai ridicolo. Se poi andiamo a colpire solo alcune di queste, quelle cioè udite dagli ispettori federali o messe in risalto dalla stampa, mentre altre restano del tutto impunite, allora dal ridicolo scadiamo nel farsesco. Se poi, ancora, di quei cori o di quegli striscioni segnalati puniamo solo alcuni o li puniamo in maniera differente, dal farsesco passiamo al patologico.
Se l'obiettivo della Federazione fosse migliorare il grado di civiltà nel mondo del calcio, questo modo di operare non fa che peggiorare le cose. Agli occhi del tifoso, infatti, la disparità di trattamento azzera la credibilità delle istituzioni. Ve lo ricordate Travaglio quando scriveva, a suo modo, di Calciopoli? "Tutti ladri non vuol dire nessun ladro", diceva più o meno. Dove albergassero veramente i ladri ancora non si è capito, così come non si è capito chi abbia mai avallato una teoria così strampalata. Eppure ci siamo di nuovo. Quando noi osservatori facciamo notare che gli striscioni volgari e i cori discriminatori ci sono in tutti gli stadi italiani non è perché pretendiamo che le offese degli uni cancellino quelle degli altri. Lo facciamo notare perché una "giustizia" che colpisce solo una parte dei colpevoli viene percepita da tutti come una ingiustizia! E quindi perde la sua credibilità e il suo valore repressivo, mentre le sue (eventuali) finalità educative hanno le stesse speranze di successo di un analgesico somministrato per debellare l'HIV.
Che senso ha lottare contro le discriminazioni, le violenze, il razzismo nello sport se puniamo solo i cori e gli striscioni, e nemmeno tutti? E' come se lo Stato italiano volesse sconfiggere le mafie mettendosi ad arrestare attori, sceneggiatori e registi delle fiction tipo "La piovra" o "Il capo dei capi", ma non tutti. Solo quelli più famosi...
Gli organi di stampa, poi, invece di aiutare le istituzioni, non fanno altro che confondere le acque e disorientare l'opinione pubblica. Facciamo un esempio concreto: in queste settimane la società Juventus si è resa protagonista, per quello che riguarda il rapporto coi tifosi, di due azioni differenti ma strettamente collegate. Da un lato essa collabora attivamente con la Questura per l'identificazione di chi si era reso colpevole dell'esposizione degli stendardi offensivi la memoria delle vittime di Superga, dall'altro pubblica un tweet ironico sulla vittoria di domenica scorsa contro la Fiorentina. Da amante del calcio in tutte le sue sfaccettature mi sarei aspettato che i giornalisti dessero maggiore risalto alla prima notizia e invitassero le altre società a imitare l'operato di quella bianconera. E invece ci ritroviamo con stuoli di fini pensatori a discettare dello "Stile Juve" che non c'è più, che quella battuta sarcastica 2.0 è stata di cattivo gusto, che la Juve è grande solo sul campo.
E, come se non bastasse, praticamente nessuno dei suddetti intellettuali ha mosso un dito, un microfono, un telefono per chiedere ai rappresentanti di quelle società i cui tifosi si sono resi protagonisti delle medesime offese nei confronti di altre tragedie, di prendere le distanze da essi e di collaborare fattivamente con gli organi di giustizia per trovare i colpevoli. Anche qui, quanta credibilità resta alla categoria? Che valore potrà mai avere, secondo voi, il prossimo appello alla non violenza e al fair-play da parte di questi giornalisti, agli occhi di noi lettori?
Il problema è complesso e tanti altri argomenti andrebbero affrontati, ma ho come l'impressione che stiamo attaccando il "nemico" con un esercito malconcio e dal lato sbagliato.
Mentre scriviamo, però, giunge notizia che la Questura di Torino ha identificato il tifoso viola responsabile delle offese alle vittime dell'Heysel. Molto bene questo, ora sarebbero auspicabili, per lui e per quegli juventini che offendevano la memoria del Grande Torino e per tutti gli altri, pene esemplari e dirette.
Che con i soldi delle multe alle società non si educa proprio nessuno.
@GiuSette7