Direi che ci siamo abbastanza rotti le scatole di leggere e sentire le solite stupidaggini su Pogba. Non passa giorno senza che giornali, tv e testate web dedichino la loro personale paginetta di cazzate sull’"inevitabile" trasferimento del francesino. Ogni giorno la vicenda si arricchisce di ulteriori particolari, indiscrezioni da “fonti attendibili”, persino evidenti e risibili contraddizioni. E’ comprensibile: da quando si è capito che anche quest’anno battere la Juve sul campo sarebbe stato difficile, si è ricorsi alla solita strategia destabilizzante, fra piccole bugie e grandi sciocchezze. E’ così da sempre, e mi dispiace che i primi a dar credito ai sedicenti esperti che, curriculum alla mano, se in tutta la carriera hanno indovinato due previsioni su mille è già un successo, siano i tifosi juventini.
C’è qualcosa di sottile, di perverso nel mondo del giornalismo non solo sportivo: un mix di rabbia, frustrazione ed invidia, una reazione che porta sempre a tentare di rovinare, sporcare, macchiare i momenti positivi della Juventus. La Juve è in testa? Ruba. La Juve domina? Le avversarie non valgono niente. La Juve dà spettacolo e diverte? E’ solo grinta e fisicità, vuoi mettere il gioco di Tizio e Caio? Il dominio bianconero potrebbe durare a lungo? Macché, Conte va via, Pirlo lascia, Marchisio pure, Vidal e Pogba nemmeno a parlarne. La "diaspora" dovrebbe toccare persino Vucinic, Quagliarella e Giovinco: secondo molti opinionisti la Juventus dovrebbe metterli a disposizione di club che necessitano disperatamente di attaccanti, club che, viceversa, sono autorizzati a respingere duramente eventuali richieste provenienti da Corso Galfer. Fosse per certi media, l’anno prossimo ci dovremmo presentare con la Primavera, e chissà mai che in tal caso le "protette" possano avere finalmente la meglio.
Tutto normale, l’aria è questa e, come gli capita da qualche anno, il più lucido ed efficace si è dimostrato ancora una volta Gigi Buffon, già detentore di un copyright d’eccellenza (“siamo l’alibi di chi non vince mai”), slogan che da ieri esce rafforzato da una nuova, illuminante massima: “la Juventus è un po’ come il maggiordomo nei film gialli: la colpa è sempre la sua”. L’ossessione per la Juve è un male incurabile, che provoca malessere persistente intervallato da piccole, episodiche gioie (vedi Fiorentina e Galatasaray), ma ora che lo scudetto sembrerebbe (il condizionale è comunque d'obbligo) soddisfatto di rimanere nel suo habitat naturale, ovvero sulle maglie bianconere, bisognerà pure creare qualche caso, o no? E così parte la caccia a Pogba, che “il patron del PSG ha messo nel mirino per giugno”. Per molti è “un affare già fatto”. Peccato che in quella famosa intervista mister Al Khelaifi abbia menzionato anche Pjanic, che però, trattandosi di giocatore della Roma, è mediaticamente intoccabile.
Personalmente credo che le cose stiano esattamente al contrario: e cioè che il bosniaco potrebbe essere un obiettivo reale dei parigini, mentre di Pogba si parla talmente tanto che è l’esperienza a suggerirmi che, quando si parla troppo di una cosa, difficilmente si arriva al dunque. Nelle ultime ore i sedicenti esperti di mercato hanno lanciato “l’asta”: anche Bayern Monaco e Real Madrid si sarebbero iscritte alla lista delle pretendenti. Ma non era tutto fatto con il PSG? Peccato che fra il dire e il fare ci sia di mezzo la Juventus. Peccato che le cifre che circolano siano ridicole, e fa specie che persino i tifosi juventini subiscano i lavaggi del cervello e approvino le quotazioni suggerite dagli “espertoni”: “50/60 milioni per Pogba”. Per intenderci, si tratta di una cifra di poco superiore a quella che i parigini hanno speso per Pastore e Lucas, due non propriamente considerati degli idoli al Parco dei Principi. Permettetemi: chi scrive queste cifre è in malafede, non capisce niente di calcio e ancora meno di business. E chi si beve tali (perdonatemi) puttanate è un gran credulone.
Le certezze sono le seguenti: Pogba appartiene alla Juventus, la quale ha bisogno del suo numero 6 per costruire una squadra sempre più competitiva in Europa e, particolare non secondario, è un club che gode di buona salute sul piano finanziario e quindi non necessita di privarsi dei propri gioielli. Al contrario di altre decadenti società italiane ben più tutelate dai media. La Juventus persegue la crescita di fatturato, e non ci sono mezzi migliori per farlo se non puntare su giocatori giovani, forti e ambiziosi, che diano lustro all'immagine della società e attirino nuovi tifosi-clienti e nuovi sponsors. In autunno Andrea Agnelli dichiarò che sarebbe stato difficile trattenere Pogba a fronte di una maxi offerta, ma quella frase andava contestualizzata nell’ambito dei problemi vissuti dal sistema calcio italiano, cosa che peraltro il presidente ha recentemente fatto spiegando di aver usato Paul come esempio per citare uno dei suoi e non coinvolgere atleti di altre squadre. E proprio alla vigilia di Natale il figlio del compianto Dottor Umberto ha confermato che per quel che riguarda la permanenza di Pogba e di altri pezzi pregiati non ci saranno problemi. Ma i media non ci credono, non ci possono credere, non ci vogliono credere.
Quindi, proviamo a seguire il loro ragionamento e poniamo che Paul Pogba sia davvero sul mercato. E qui veniamo ad altre certezze: se qualcuno vuole il giocatore è pregato di presentarsi a Torino con una montagna di denari. E per montagna si intende una cifra tipo Gareth Bale. Un precedente, quello del gallese, che, volenti o nolenti, sarà un termine di paragone obbligato per i tre/quattro club più ricchi del Mondo che decideranno di approcciare colui che è già considerato il miglior under 21 al Mondo e pronosticato futuribile Pallone d'Oro. Pogba è un oggetto di lusso, è un’opera d’arte, un pezzo unico, un investimento che verrà ammortizzato e frutterà utili sportivi ed economici almeno per i prossimi dieci anni: uno così, cari ricconi, si paga un prezzo fuori mercato, una cifra che dimostri davvero quanto lo si desidera, una valutazione che faccia “emozionare” il venditore, esattamente come ha fatto il Real Madrid con il Tottenham per l’esterno gallese, a proposito del quale proprio il procuratore di Pogba dichiarò, in tempi non sospetti: “Se Bale vale 109 milioni, Paul ne vale 150”.
Mino Raiola, il temutissimo Raiola, uno che ha fama di far cambiare maglia di continuo ai propri assistiti per interessi personali. Peccato che un consigliere d’amministrazione della Juventus si chiami Pavel Nedved, ex calciatore del club per otto anni e per tutto questo periodo gestito dallo scaltro Mino. Un tipo talmente invasivo nei confronti dei suoi assistiti, così pressante da non riuscire a trasferire un Nedved “invitato a ritirarsi” dalla Juve di Blanc e Cobolli all’Inter di Mourinho per tentare l'assalto al sogno di una carriera: la Champions League. Uno che in passato ha avuto la delega per la procura di Hamsik e non è mai riuscito a portare lo slovacco via da Napoli, non propriamente il club più fascinoso d'Europa. Dicono: Ibrahimovic e Balotelli, fiori all’occhiello della scuderia del paffuto procuratore, sono sempre al centro del mercato. Uomini e calciatori diversissimi fra loro e molto diversi da Pogba. Ibrahimovic è un giramondo, grandissimo calciatore, ma soprattutto gran professionista attaccato al denaro. Balotelli a 24 anni è qualcosa di non ancora ben definito, sia sul piano calcistico che su quello umano.
Paul Pogba da quando è a Torino ha ricevuto una ramanzina che gli costò la convocazione per una trasferta a Pescara, a tre mesi dal suo arrivo alla Juventus. Il ragazzo capì l’errore e lo riconobbe, e da allora si è sempre dimostrato impeccabile, se si esclude la capigliatura quantomeno discutibile...
Si dice: ma se al francese offriranno un sacco di milioni, ovvio che punterà i piedi per andarsene. Replica: se a Pogba – che ha vent’anni, ricordiamolo - verrà adeguato il contratto a livello dei compagni più prestigiosi (4/5 milioni, per intenderci) credo non gli risulterà così difficile preferire un ambiente sano, conosciuto e con garanzie di poter crescere, rispetto ad un club che colleziona "figurine" e nel quale inserirsi fra personalità ingombranti potrebbe non essere semplicissimo. Non regge neppure il paragone con Zidane, che aveva 29 anni ed era reduce da 5 stagioni in bianconero.
Tralasciando le frivolezze familiari (la "voglia" di Spagna della signora Véronique, di origine iberica), i veri motivi della cessione furono due: la necessità della Juventus di rivitalizzare in maniera consistente una rosa depressa, reduce da due anni di cocenti delusioni (il contrario di quello che serve oggi, con la squadra in continua crescita) e l'offerta di Florentino Perez che fece del fenomeno marsigliese il giocatore più pagato nella storia del calcio. Una cifra -140 miliardi di vecchie lire - che resistette in cima alla classifica degli acquisti "monstre" per ben otto anni, fino a quando lo stesso Perez frantumò il record, versando 93 milioni di euro al Manchester United per Cristiano Ronaldo. Poi, come detto, nei mesi scorsi si è concluso l'affare-Bale, giocatore che il Tottenham (non proprio il più blasonato club al Mondo) non aveva necessità di vendere.
Ed ecco che torniamo alla domanda di prima: "Vuoi Pogba? Io non ho necessità di venderlo, ma se proprio insisti, accomodati. Oggi mi sento generoso: fanno almeno 100 milioni. Pensaci bene che se ripassi domani, o fra un anno, può darsi che te ne chieda di più".