"Sarà un campionato super super super difficile, per tantissimi motivi: difficoltà enormi, difficoltà differenti". (Antonio Conte, 8 agosto 2013)
Fino ad ora, sul campo non abbiamo certo avuto questa sensazione. Almeno noi, noi che gli scudetti siamo abituati a vincerli a maggio. E non ad agosto-settembre, come succede a Milano. O ad ottobre-novembre, come si stanno abituando a fare a Roma e Napoli. No, di difficoltà sul campo ad oggi se ne vedono davvero poche: i bastoni tra le ruote semmai arrivano, e arriveranno, tutti da fuori.
Gli inquilini del palazzo già parlano di complotti, di arbitri e di fesserie varie, contribuendo così a creare un clima di tensione totalmente immotivato, addirittura attaccandosi a piccolezze come l'anticipo di una partita. Quindi, l’aria a dicembre è già inquinata dalle abituali polemiche e dai soliti veleni.
No, non temete. Chi gestisce il calcio italiano non rischia di rompere il giocattolo: quello è già stato rotto 7 anni fa. Il problema è che, negli ultimi 3 anni, qualcuno ha dimostrato di voler costruire un giocattolo nuovo, e di saperlo fare. Problema reso irrisolvibile dal fatto che quel qualcuno, tanto per cambiare, è la Juve. E che la stessa sembra essere l'unica a volerlo fare: le altre, anziché crescere a loro volta, si limitano (come sempre) a cercare di creare un clima atto a tirar giù la Juve verso il loro livello.
Qualche esempio. Il ricorso della Juventus per la multa al trofeo Tim di agosto (identico nella sostanza a quello del Sassuolo, e per gli stessi fatti) è stato respinto, mentre quello del Sassuolo è stato accettato. Il ricorso della Juventus contro la prima squalifica della curva (quella sospesa con la condizionale) per Juventus-Genoa è stato respinto, mentre quando la stessa cosa era successa al Milan hanno cambiato il regolamento. I fatti di Juventus-Napoli allo Stadium sono tragicamente noti: impunità per chi si è reso protagonista di episodi di vandalismo e violenza, e sanzioni comminate a chi quel vandalismo e quella violenza li ha subiti.
Piccolo capolavoro a Juventus-Udinese, quando la società è stata punita per i cori "ooohhh... merda!" rivolti dai bambini al portiere avversario (coro indirizzato a tutti i portieri da diversi decenni, in tutti gli stadi, da tutte le tifoserie). Bambini che erano allo JS per iniziativa della Juventus, approvata dalla Figc e patrocinata perfino dall’Unesco, non certo per lo "sfruttamento minorile" ipotizzato da qualcuno. Bambini che hanno scatenato, loro malgrado, il festival del moralismo di comodo e della retorica da quattro soldi ad opera di opinionisti, giornalisti... e di chiunque passasse davanti ad un microfono: l'opportunità di sputare veleno contro qualsiasi cosa abbia un vago sapore bianconero non va negata a nessuno.
Poi, i fatti di Bologna, dentro e fuori dal Dall'Ara, bellamente ignorati dal Giudice sportivo che, tra le altre cose, ha scelto di accettare che il pullman bianconero possa essere assaltato (è già accaduto tante volte...), e che a Natale un Gobbo lo si possa anche bruciare. Evidentemente, il dott. Tosel è più sensibile alla tutela del tifoso napoletano da improbabili eruzioni vulcaniche.
E questi sono solo alcuni episodi, che ben si inseriscono in un quadro complessivo, per comprendere il quale giova forse ricordare quale sia la composizione del Consiglio direttivo della Lega calcio.
Il problema non è rappresentato dai cori o dagli striscioni (anche perché questi, per quanto sgradevoli o beceri possano essere, non fanno male a nessuno), per i quali ci dovrebbe essere semplicemente parità di trattamento: se tolleranza zero dev'essere, lo sia per tutti e amen. E così non è: i fatti lo dimostrano. A non essere più tollerabile è questa sorta di "razzismo verso il bianconero". Non è accettabile che le trasferte della Juve, a cominciare dagli agguati al pullman, debbano essere trasformate in assalti all'arma bianca da parte di una folla di delinquenti accecati dall'odio verso di noi. Sappiamo bene che la società Juventus non c'entra un granché: non deve garantire l'ordine pubblico in casa d'altri (magari, in casa propria, sì). Ci sono degli organi competenti in fatto di garanzia della sicurezza: devono occuparsene loro.
E' evidente che siamo in presenza di attacchi su tutti i fronti. Per questo, da anni chiediamo alle diverse anime del nostro tifo di non sprecare le proprie energie in dispute interne o in polemiche tra tifosi e società, e viceversa. Ci auguriamo semplicemente che, a cominciare dalla società, ognuna delle parti in causa sappia valutare con intelligenza l'importanza dell'esistenza e delle necessità delle altre parti. Società e tifosi (ultras e non ultras) dovrebbero parlarsi, nel rispetto reciproco, anziché fare il muro contro muro. Che danneggia tutti. Ognuna delle componenti del mondo gobbo ha bisogno delle altre, e nessuna di queste parti è esente da responsabilità.
La società. Non siamo così stolti da chiedere alla società di intervenire su tutto ciò che di antijuventino viene prodotto quotidianamente. Ci sono ogni giorno decine di testate della carta stampata e delle tv, centinaia di giornalisti e opinionisti più o meno qualificati, migliaia di siti web... che sputano il loro veleno contro la Juve. E' evidente che non li si possa querelare tutti, e tutti i giorni. E sappiamo bene che una calunnia, nel momento in cui venisse poi smentita (con un trafiletto a pag.17, a fondo pagina), sarebbe semplicemente una notizia falsa, data due volte. Per carità, lunga vita all'odio e al vittimismo altrui: finché la pensano (e agiscono) così, vinceremo noi.
Ma è altrettanto evidente che la cosiddetta giustizia sportiva sia sempre più mediatica, si muova cioè soprattutto quando i media si fanno sentire, spesso proprio in funzione del sentimento popolare. E gli esempi non mancano. I fatti dimostrano che ad oggi la giustizia sportiva non è uguale per tutti, e non è neanche troppo trasparente. A proposito, come funziona il tariffario per i cori e gli striscioni di discriminazione territoriale, razziale, etc.?
Non ci sembra che il silenzio della società di fronte a questi episodi sia sempre la strategia migliore per prevenirli, o per evitarli, o per garantirne la marginalità. Anche in funzione della frequenza degli stessi. Finché siamo solo noi delle poche testate filojuventine a parlarne, e la società Juventus non dice nulla, né sul sito né altrove, perché mai la giustizia sportiva dovrebbe cambiare registro? Che ci sia accanimento nei nostri confronti è ormai evidente per tutti.
Non si tratta di rispondere colpo su colpo a qualsiasi provocazione, anche minima. Si tratta di non usare sistematicamente il silenzio come strategia comunicativa. Si tratta di non accettare supinamente (almeno, questo è ciò che pubblicamente traspare) tutto ciò che ci viene propinato. E di non lasciare che sia il solo Conte a fare la parte dell'incazzoso nelle conferenze stampa. Lui è l'allenatore, non il responsabile della comunicazione. E soprattutto, si tratta di non lasciare che all'interno della tifoseria finiscano per prevalere la rassegnazione o, peggio, l'esasperazione, in funzione di tutto ciò che si deve subire.
La sensazione di una società poco presente o poco attenta non aiuta a migliorare i comportamenti dei tifosi, non migliora il clima complessivo e, in sostanza, non serve a nessuno, se non, indirettamente, ai nostri nemici. Sappiamo bene che le problematiche e le pressioni che la Juventus deve affrontare sono tante, dentro e fuori dal campo, ma forse quelli di tutelare la propria dignità e la propria tifoseria sono temi che alla lunga possono andare ad incidere anche sulla stagione, sul bilancio, sul brand, etc.
Le cose non cambiano da sole. Magari vale la pena di provare a far sentire la propria voce in maniera ufficiale, con fermezza e decisione, in perfetto "stile Juve". Le occasioni per farlo non mancano, i fatti da citare, nemmeno. Una conferenza stampa nella quale ci si faccia sentire a schiena dritta, almeno per muovere le acque, non può e non deve essere promossa dai tifosi, ma dalla società. Forse è ora.
Evitiamo il silenzio assenso
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- By Nino Ori