Marco TravaglioA tutti i tifosi juventini sarà capitato almeno una volta di leggere o di assistere in TV alle stilettate che Marco Travaglio ama riservare a Moggi e, più in generale, alla Juve umbertiana. Per i fans del giornalista, il solo fatto di essere uno dei suoi bersagli preferiti costituirebbe la prova della “colpevolezza” dell’ex DG.
Ma per tutti gli altri tifosi bianconeri, e cioè la maggior parte, resta probabilmente la curiosità di capire il perché di tanto accanimento.
L'ipotesi maliziosa è che Lucianone gli faccia vendere più libri. In realtà, probabilmente c’è sotto anche qualcosa di più personale. Una plausibile spiegazione la possiamo ricavare dal pamphlet uscito sotto pseudonimo nel 1998 per le edizioni Kaos, “Lucky Luciano”, che grazie a Farsopoli, dopo anni di muffa nei magazzini, ebbe l’occasione di venire aggiornato e ristampato. In particolare, mi riferisco al capitolo: “Totò, Peppino e Lucianone”, in cui l’anonimo (non molto anonimo) autore cerca di dimostrare il seguente assunto: “Qualunque giornalista rifiuti di baciare le sacre pantofole della Juve moggiana viene bistrattato e intimidito, talvolta impossibilitato a lavorare”.
Ci si aspetterebbe che a supporto di uno scenario così inquietante venissero portati casi di maltrattamento a detrattori di Lippi, di intimidazione a militanti anti-juventini, di vessazione mafiosa a giornalisti sportivi.
E invece la vicenda che ne sta alla base è solo una, e riguarda un personaggio che nel 2008 nessuno si immaginerebbe sia mai stato interessato alla cronaca sportiva. Immaginate un po’ chi: “Il primo cronista che entra nel mirino è Marco Travaglio, il quale ha osato pubblicare alcuni commenti critici sulla dirigenza juventina.
E in che modo il boss Luciano gli avrebbe fatto pagare quei “commenti critici”? Teste di cavallo mozzate nel talamo? Bossoli di pallottola nella posta? Cacche sullo zerbino? No, “Il 13 settembre 1996 la Juventus decide che Travaglio, sebbene già autorizzato dall’Ussi, non debba più metter piede allo stadio.
Non avendo letto i suoi pezzi dell’epoca, non ci è dato saperlo, ma se il tono è lo stesso usato dall’anonimo (non molto anonimo) autore del pamphlet in questione, e cioè nemmeno troppo sottilmente diffamatorio, è difficile biasimare chi ai tempi ebbe l’unico torto di perdere la pazienza.
Comunque, una volta che avesse pagato il biglietto, credo nessuno avrebbe avuto il potere di escludere Travaglio dagli spalti del Delle Alpi. Ma forse tale prospettiva non gli andò giù e, per usare un’espressione dell’anonimo (non molto anonimo) autore, l’escluso “mise nel mirino” la Juventus F. C. sporgendo querela nei confronti dell’AD juventino Antonio Giraudo. Il motivo? Sempre per usare un’espressione cara all’anonimo (non molto anonimo) autore, in breve, “per aver osato esprimere alcuni commenti critici su Travaglio” durante una cena con altri giornalisti. La querela, evidentemente pretestuosa, oltre che paradossale, venne archiviata. Travaglio ricorse e perse di nuovo, ma l’anonimo (non molto anonimo) autore riciclò i verbali della procura di Torino per imbastire il capitolo in questione.

Ora, a parte che non si capisce che c’entri “Lucky Luciano” con le chiacchiere conviviali di Giraudo. La cosa più triste è che a distanza di dieci anni il risultato è che la gente sia costretta ad assistere a spettacoli come questo (video non più presente su Youtube).

 

Come potete vedere, mentre tenta di piazzare a una platea bolognese uno dei suoi libelli, Travaglio si dedica alla denigratoria caricatura del Direttore della Juventus umbertiana, dipinto come una sorta di tiranno totalitario novecentesco. La tecnica che usa è molto simile a quella dell’anonimo (non molto anonimo) autore di “Lucky Luciano”: senza alcun contraddittorio, ricorre a iperboli fumettistiche e a ridicoli capovolgimenti logici. Oppure, racconta semplicemente falsità.

Ecco alcune chicche:

 

Iperbole fumettistica 1

(22’’) "Quando Luciano Moggi comandava nel mondo del calcio".

Certo, i vari Berlusconi Silvio, Montezemolo Luca, Tronchetti Provera Marco, Moratti Massimo, Geronzi Cesare, Della Valle Diego erano letteralmente ai suoi piedi.


Capovolgimento logico 1

(55’’) "Moggi aveva capito il pericolo, per un potere illegale, della stampa libera".

Non solo l’illegalità delle azioni moggiane in questione non è stata ad oggi sancita da alcun tribunale ordinario, ma soprattutto, l’unico pericolo che in quel senso Moggi aveva dimostrato di temere era proprio quello di una stampa non realmente indipendente, nel senso di controllata da proprietari o “portavoce” di squadre concorrenti. Per anni la Juve è stata massacrata dalla stampa e da certa tivù, finché la farsa del 2006, tutta mediatica, l’ha spedita addirittura in B. E intanto, ad oggi, ribadisco, nessuno dei suoi dirigenti è stato condannato in via definitiva per alcun reato.


Iperbole fumettistica 2:

(1’03’) "Curava i giornalisti sportivi con un'attenzione spasmodica, si contavano 400 telefonate al giorno. Come si faccia mangiando, dormendo e andando al bagno, non si sa. La gran parte di queste telefonate erano rivolte a giornalisti."

Non solo quel numero non ha senso, se non come immagine iperbolica, ma anche il fatto che gran parte delle sue conversazioni telefoniche riguardasse giornalisti non ha alcun fondamento statistico.


Capovolgimento logico 2:

(01’48’’) "C’è una telefonata in cui Damascelli del Giornale di Berlusconi avverte Moggi che il collega Franco Ordine sta scrivendo un pezzo contro di lui data la rottura dei rapporti tra la Juventus ed il Milan".

Con un bizzarro capovolgimento logico, Travaglio dipinge come non libero non il giornalista del quotidiano di Berlusconi che, appena rotti i rapporti dei rossoneri con la Juve, si precipita a scrivere un articolo contro i bianconeri; no, il servo sarebbe Damascelli, che pur lavorando per Berlusconi si schiera dalla parte della Juve. Notare anche il tono maccartista con cui Travaglio dà dello “juventino” a Damascelli.


Falsità, stando ai fatti emersi:

(03’13’’) "Damascelli segue Bologna Fiorentina, 5-12-2004. De Santis della scuderia Moggi ammonisce tutti i giocatori diffidati del Bologna. La settimana dopo il Bologna giocherà con la difesa decimata dalla scelta scientifica di un arbitro."

Non solo “De Santis della scuderia Moggi” è un assioma mai dimostrato, tanto meno dalle intercettazioni (non esistono agli atti telefonate fra i due); non solo l’arbitro ha dichiarato che i suoi interlocutori telefonici ai tempi erano semmai ben altri; ma soprattutto la storia delle ammonizioni mirate è una bufala sia dal punto di vista statistico, sia secondo un’analisi corretta delle conversazioni telefoniche, sia, addirittura, per la ridicola “giustizia” sportiva del 2006. In particolare, l’intercettazione che Travaglio cita è addirittura scagionante, con Moggi che cade palesemente dalle nuvole e si dimostra disinteressato alla questione squalifiche. Senza contare che nemmeno Damascelli sembra sapere bene di cosa parla, poiché annuncia la squalifica di 3 giocatori, che poi, al riscontro dei fatti, sarebbero invece stati solo due (Gamberini non fu squalificato). E’ davvero impressionante la leggerezza con cui Travaglio usa espressioni come “campionato truccato” e “provvedimenti scientifici degli arbitri”, dando per scontati fatti mai provati e spacciando per realtà inconfutabili interpretazioni semplicemente aberranti.


Per chiudere in bellezza, si può sottolineare la comicità del passaggio (7’20’’) in cui Travaglio, dopo aver straparlato di “stampa libera”, messo di fronte al fatto che l’unico giornale che secondo il moderatore della serata in quel momento farebbe riscontrare un rilevante aumento di vendite è proprio quel Libero su cui scrive il “mostro” Moggi, non trova di meglio che attaccare i lettori della testata, e cioè gente colpevole solo di aver scelto LIBERAMENTE cosa leggere.


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