MILANO, 6 marzo 2013 - Se chiedessero a Usain Bolt qual è la medaglia a cui è più legato, risponderebbe quella dei Mondiali di Berlino 2009, che lo ha consacrato uomo più veloce del mondo, con la vittoria nei 100 metri in 9”69. Una vittoria sudata, figlia di duri sacrifici... Nel calcio invece c’è Moratti che elegge a scudetto “più amato” un vessillo di cartone, che non gli appartiene, perché vinto col sudore degli altri. E dalle pagine di Tuttosport (e non si capisce bene il perché) rivendica il possesso di uno scudetto vinto dalla Juventus, in un campionato regolare sia per la giustizia sportiva prima che per quella ordinaria di primo grado, scippato ai legittimi proprietari per essere regalato all’Inter dall’uomo della provvidenza, Guido Rossi, ex cda dei nerazzurri. Sentite cosa ha detto: «Tengo molto a questo scudetto perché rappresenta la sofferenza di tanti anni». Come dire che non riuscivano a prevalere perché un’organizzazione (così la definisce) lo impediva. Forse potrebbe aver bisogno di aiuto e noi siamo qui per aiutarlo a ricordare il pressappochismo della sua gestione.
Il mercato
Cominciano con alcuni errori che neppure Lino Banfi avrebbe commesso nel film “L’allenatore nel pallone”: nel 2001 cede Pirlo al Milan in cambio di Guglielminpietro, nel 2002 cede Seedorf al Milan in cambio di Coco, il Milan ringrazia, di Coco e “Guly” si perdono le tracce. Cede Cannavaro alla Juventus in cambio del portiere Carini, la Juve ringrazia, di Carini si perdono le tracce. Ma c’è di più, visto che ha avuto la faccia tosta di dire che qualcuno ha cercato di convincere Cannavaro a lasciare l’Inter, i nostri lettori devono sapere la verità: i contratti dei giocatori pronti per la firma, mancava solo l’esito delle visite mediche alle quali Carini si stava sottoponendo, arriva il medico dell’Inter dr. Combi e dice che Carini ha una lesione ai legamenti del crociato anteriore. L’Inter firma comunque i contratti tanto era il desiderio di disfarsi di Cannavaro. Non vi tediamo con i 153 giocatori acquistati, vi citiamo solo i migliori nel periodo in cui poteva vincere «ma qualcuno lo impediva»: Caio, Centofanti, Gresko, Macellari, Sartor, West, Hakan Sukur, Peralta, Vampeta, Pacheco, oltre ai 15 tecnici esonerati. Sempre Moratti “il calcio è più pulito”, curioso sentirlo dire da chi ha sfruttato il passaporto truccato di Recoba, costato una condanna penale ad un suo dirigente, che dovette patteggiare una pena davanti alla Magistratura Ordinaria. Da parte della giustizia sportiva solo una piccola ammenda, in contrasto con la grave violazione. Il “nostro” evidentemente si era convinto di non aver vinto niente prima del 2006, perché ostacolato da una banda di truffatori. Non tiene conto che in quegli anni hanno potuto vincere anche le due squadre romane, nel 2001 la Lazio grazie alle pozzanghere di Perugia e all’arbitraggio di Collina (74’ di sospensione tra primo e secondo tempo), nel 2002 la Roma che, grazie al gentile omaggio dell’allora Commissario della Federazione dott. Petrucci (già in precedenza dg dei giallorossi), nella settimana che precedeva la partita Juve-Roma che poteva decidere il Campionato, apre agli extracomunitari e la Roma può schierare così Nakata che segna un gol e fa segnare l’altro per il 2-2 che consente alla Roma di mantenere il vantaggio e vincere il campionato. Per Moratti oggi il calcio è pulito, l’Inter intanto è ripiombata nell’alveo della sua mediocrità per mancanza di progettualità, finito l’exploit del post-Calciopoli con Ibra e Vieira. Purtroppo per l’Inter non ci sarà più l’aiuto di Telecom e Guido Rossi per tentare una riedizione di Calciopoli. Forse spende spesso la parola “pulito” per far capire che attualmente regna la tranquillità tra presidenti in Lega, la integrità morale loro ma soprattutto del rappresentante in Consiglio Federale, Cellino, al quale per due volte si sono spalancate le porte del carcere. Qualcuno aveva pronosticato: «noi ce ne andiamo, vedrete quelli che restano». Lo stiamo vedendo.
Finta pace
Parla pure del rinato amore verso Andrea Agnelli che qualche tempo fa aveva sbeffeggiato pubblicamente, probabilmente può capitare a chiunque di non ricordare il giorno dopo quello che aveva detto il giorno prima e noi non gliene facciamo una colpa, anzi…! Crediamo poco alla pace con Andrea che conosciamo bene come uomo di fermi propositi, e non possiamo immaginare che, dopo aver seguito personalmente il padre, dottor Umberto, nei 12 anni di attività Juventus della triade, possa posporre la figura del padre a quella di Moratti, oltretutto sapendo da che parte sta la verità.
La mia risposta a Moratti per l’intervista a Tuttosport
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- By Luciano Moggi