Invece di preoccuparsi di garantire un posto di lavoro in Federazione a Farina, come annunciato nell’intervallo di Italia-Malta, Abete dovrebbe dimettersi. E con lui Albertini, Prandelli e tutti i responsabili di questo scempio sportivo, giuridico e civile.
Farina ha sicuramente fatto il suo dovere (niente di più, ricordiamolo), ma sta diventando un alibi inaccettabile per una Federazione ormai strabollita. E, diciamolo chiaramente, se una società di calcio dovesse decidere di tesserarlo dovrà farlo principalmente perché crede nelle qualità sportive del calciatore.
Diversamente Abete dovrebbe preoccuparsi di cose più serie, in primis di risarcire Mimmo Criscito per quell’atto senza giustificazioni che è stata la sua estromissione dagli Europei.
Dopo la richiesta di archiviazione per lui, Palacio, Milanetto e Dainelli non si tratta più solo di garantismo, che peraltro non è un tema da poco. Si tratta di buonsenso, di civiltà, di etica. Per capire quanto deboli fossero le accuse rivolte al giocatore, sarebbe bastato analizzare il caso con un minimo di attenzione, prima di prendere una decisione così drastica. In Federazione qualcuno avrebbe potuto farsi un giro qui per iniziare a capire quante incongruenze ci fossero alla base di accuse quantomeno azzardate.
E ora? Abete ha il coraggio di dire che Criscito è stato lasciato a casa perché “non sereno” e non perché ritenuto colpevole. Quello poco sereno è lui! Lo è in ogni sua scelta, e in ogni momento di una gestione che sta portando il calcio italiano ai suoi minimi storici.
Peraltro, come pensa Abete che si possa sentire un giocatore svegliato all’alba nel ritiro della Nazionale da un blitz giudiziario (e mediatico) degno del Grande Fratello (quello vero)? Come si può sentire un giocatore che sa di non aver fatto nulla e che si sente scaricato in primis dalla sua Federazione e dal suo tecnico?
Senza commentare poi la comicità del provvedimento giudiziario. Cosa pensavano di trovare i PM che hanno ordinato la perquisizione? Prove provate di un illecito commesso un anno prima a Genova, da un ragazzo che vive a San Pietroburgo, in armadietto a Coverciano?
E poi Prandelli. Prandelli. Prandelli?
Facciamo fatica a parlarne male. Ma come possiamo pensare che la Nazionale sia affidata a un uomo che parla più di codice etico che di pressing ma non ha il coraggio per difendere un suo ragazzo?
Pensate cosa avrebbero fatto un Lippi, un Trapattoni, un Mourinho, un CONTE se fosse stato loro imposto di lasciare a casa un loro ragazzo sulla base solo e soltanto di fango!
Per non parlare di quello che avrebbe potuto fare (o ha fatto) Fabio Capello. La differenza tra il comportamento di Prandelli e quello di Sir Fabio è evidente. Capello arriva allo scontro con la Federazione e ci rimette il posto pur di difendere le sue scelte e la fascia di capitano di John Terry da accuse che non sono ancora comprovate. Prandelli, invece, lascia a casa un ragazzo accusato del nulla!
Ora dovrebbe essere lui a dimettersi! Perché quest’archiviazione fa più male del 4-0 della Spagna (che ha fatto pur molto male) e un tecnico che non sa difendere i suoi ragazzi non può rimanere alla guida della Nazionale.
Abete, Albertini e Prandelli a casa. Criscito in Nazionale
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- By Laterza Stella