“…trattandosi di reato di tentativo (la frode sportiva, ndr) questo non ha la necessità della conferma, che il dibattimento in verità non ha dato, del procurato effetto di alterazione del risultato finale del campionato di calcio 2004/2005 a beneficio di questo o quel contendente
[ ]…non può essere trascurato il dato del ridimensionamento della portata dell’accusa che deriva dalla parzialità con la quale sono state vagliate le vicende del campionato 2004/2005, per correre dietro soltanto ai misfatti di Moggi
[ ]…che il sorteggio non sia stato truccato è emerso in modo chiaro durante il dibattimento…”
(Motivazioni della sentenza di primo grado del processo cosiddetto “Calciopoli”)
Siamo in guerra. Per carità, non prendetemi alla lettera, non è una guerra violenta né chi scrive si sognerebbe mai di istigare chicchessia alla violenza. Altrimenti domani su qualche giornale ci bollerebbero pure come guerrafondai. Eh sì, perché i nostri “amici” della stampa si sono degnati di rivolgere le loro attenzioni a quello che loro chiamano “il movimento web filojuventino”. In verità, come ben sapete, questa strana guerra dura da sei anni e non è la prima volta che si occupano di noi. Mi ricordo un “siti di nani e ballerine” di rosea memoria.
Ma questa volta non è la Gazzetta a citarci, bensì due tra i giornali che l'alternativo con le Nike ai piedi non dimentica mai di acquistare in Italia: il Fatto Quotidiano e la Repubblica. Il primo con un articolo di Luca Pisapia e il secondo con un “capolavoro” dell’immancabile Corrado Zunino.
Ci spiega Pisapia che per noi “il giornalista diventa un infame, l’artefice di un complotto pluto-demo-giudaico, un venduto al soldo di chissà quale potenza interplanetaria istituita solo per fare del male alla tua squadra del cuore e quindi a te”. Poi addirittura ci linka dicendo che “da anni passa il tempo a leggere le migliaia di pagine di ogni faldone di ogni processo in cui spunta il nome della Juve cercando di riscriverlo”. Ma “la cosa più triste è che non ci sono solo questi siti di chiara impostazione filojuventina che se la prendono con chi fa il proprio mestiere – si veda Marco Travaglio che pur essendo juventino ha sempre osteggiato il malaffare della passata dirigenza – ma anche diversi colleghi, o presunti tali”. Poverino, spiace.
Zunino, invece, recensisce il nuovo capolavoro della letteratura post-moderna, il nuovo libro di Narducci (con sacrosanta prefazione di Travaglio), talmente capolavoro da essere criticato perfino dallo stesso Zunino (“Ecco, "Calciopoli, la vera storia" è un libro di memoria. Basato su sentenze. Con qualche 'fattispecie criminosa' di troppo e qualche spiegazione che - se il libro avesse avuto un impianto più arioso - ci saremmo aspettati. Perché, per esempio, un interrogatorio così tenero con Franco Carraro? In queste pagine si ricorda come la difesa dell'allora presidente della Federcalcio nei confronti della Lazio fosse da considerare centrale nell'impianto accusatorio. Perché non si è spesa neppure una parola sull'indagatore principe, il colonnello dei carabinieri Attilio Auricchio? E perché non si è offerto un senso pubblico - che c'è, ed è puramente investigativo - sul diverso peso dato alle intercettazioni (decine di migliaia) nei confronti dell'associazione a delinquere e a quelle (poco più di cento) nei confronti di Facchetti e i dirigenti interisti? Una spiegazione piana, affidata ai fatti, avrebbe spento l'ordalia di polemiche speciose avanzate da chi vorrebbe continuare a vincere facile”). La soluzione è semplice, caro Zunino: fatti non ce ne stanno. Ma la perla è ”per ora il giudice assolutorio Luciano Moggi non l'ha trovato eppure il fenomeno Calciopoli, il suo processo soprattutto, ha conosciuto un'ondata delegittimante senza precedenti, alimentata dal vento del web filo-juventino, potentissimo”.
In sostanza, ci dipingono come tifosi dissimulatori, che non vedono altro che il proprio tifo, fautori di una potentissima ondata delegittimante. Hai capito? In un paese dove per 20 anni si è fatta la politica con i media (e non mi riferisco solo a chi stava al governo), quelli potentissimi sono degli appassionati che da anni si sbattono, rimettendoci tempo ed affetti, andando a fare un lavoro di indagine a 360 gradi, e la cui unica colpa è aver contribuito ad aprire gli occhi alla gente su una vicenda di malagiustizia sportiva (e non solo). Chapeau. Senza contare che questo sito non ha nemmeno uno straccio di banner pubblicitario.
Ma forse questi signori non sanno bene cosa è Ju29ro.com. Questa esperienza, che senza dubbio è stata ed è una delle più formanti e belle della mia vita, ha semplicemente scavato nella verità dei fatti andando a cogliere le enormi contraddizioni di un’inchiesta, puntualmente poi confermate in sede penale (ed anche sportiva). Le stesse incongruenze che gli sceneggiatori del romanzo dell’accusa si sono guardati bene di evidenziare man mano che venivano fuori, al contrario dei “potentissimi” che hanno messo addirittura a disposizione le trascrizioni di tutte le udienze e di tutte le parti in causa. Altro che riscrittori, qua ci sono solamente sceneggiatori che non vogliono ammettere che la loro “verità” sia ormai inevitabilmente crollata. Molti di loro affermano che il paradosso dell’Italia sia il fatto che i comici debbano fare politica. No, il vero paradosso è che i tifosi debbano fare i giornalisti.
Che poi, rimanendo ancorati alla stretta attualità, ce ne sarebbero di quesiti giornalisticamente interessanti. Perché non vi chiedete come mai per il calcio scommesse otto illeciti vengano puniti con una ventina di punti, mentre nel 2006 una società a cui non avevano addebitato nessun illecito provato sia stata retrocessa e resa orfana di due titoli? Ma soprattutto, perché riguardo alle novità del processo Telecom nessuno fa notare la strana coincidenza del pc di Tavaroli mandato a Roma nell’ufficio di Auricchio proprio mentre “selezionava” intercettazioni per ricamare le sue mirabolanti informative? Forse non vi ricordate che i dossierati Telecom e gli imputati di Calciopoli sono praticamente le stesse persone? Strano che giornalisti così “scomodi” non se le pongano queste domande, tutti intenti come sono a mettere in guardia i loro lettori dalla capacità dissimulatoria ed “eversiva” di certi siti di tifosi. L’origine di queste e le molte altre polemiche mediatiche sta in quegli stralci di sentenza sopraccitati, che sono l’unico vero motivo di tanta acredine.
Però, pensandoci bene è vero, siamo potentissimi. E dalla nostra abbiamo l’onestà intellettuale di chi fa le cose mosso da sincera passione (che non obnubila il cervello) e non ha nessun interesse da spartire con il potere. ”Un autore, quando è disinteressato e appassionato, è sempre una contestazione vivente” diceva uno dei più grandi intellettuali italiani. State attenti, siamo potentissimi da sei anni e siamo armati dell’arma non violenta più democratica che ci sia. La ricerca della verità.