Pare che lo scandalo che nel 2006 travolse il calcio italiano non sia affatto giunto a conclusione. La colpa, per così dire, sembra essere del presidente bianconero Andrea Agnelli, reo, secondo la stampa in generale, gli organismi federali e i suoi colleghi, di non voler deporre l'ascia di una guerra durata ormai troppo a lungo.
Peccato che la questione, per la verità sollevata dalla crescente ondata di internauti juventini desiderosi di conoscere a fondo come davvero si svolsero i fatti che precedettero e seguirono le sentenze dell'estate di cinque anni or sono, ben prima che si muovesse la società di corso Galfer, non sia riducibile ad un episodio ormai lontano e privo di effetti su chi subì le conseguenze di quelle decisioni.
Questo principio risulta tuttavia troppo difficile da far capire alle orde di giornalisti calciopolari incalliti nel 2006 ed anti-calciopolari oggi (ossia coloro i quali vorrebbero che tutto venga riposto nel cassetto della memoria, anzi, ancora meglio se cancellato con un raggio laser alla "Men in black”), troppo impegnati come sono a difendere l'operato dei magnati del calcio italiano e della Federcalcio per vedere cosa stia effettivamente dietro ai discorsi del "folle" Andrea. Due esempi, su tutti, di autori forse preoccupati del fatto che il sano e bucolico mondo pallonaro venga stravolto da un attacco ai vertici. Due esempi trasversali, a riprova del fatto che questo tema non sta caro proprio a nessuno, se non a chi ha dovuto far fronte a problemi personali, finanziari e d'immagine per colpa di indagini raffazzonate, processi dettati dalle sentenze delle masse e, cornuto e mazziato, pure dal sentimento popolare affamato non solo del corpo dei presunti colpevoli, ma pure delle loro anime, della loro storia e persino del loro futuro. Travaglio, in un pezzo del 19 agosto, dal titolo "Gli Agnellini e i trofei dei prescritti", pubblicato sull'Espresso e dato in pasto ai suoi seguaci sul network Facebook, ha criticato la doppia faccia di Agnelli, che si ricorda solo delle prescrizioni altrui, parlando di "alterazione chimica delle prestazioni" nella Juve '94-'98 targata Triade. Il Marco nazionale ha anche parlato di scudetto 2006 consegnato alla seconda squadra classificata. Mah... Come già accennato, dall'altra parte, anche il Giornale del 21 agosto sbatte la porta in faccia alla vicenda Calciopoli: la Figc ha due bombe da disinnescare, Moratti e Della Valle. Sì, perché Diego Della Valle ha rilanciato, rincarando la dose nei confronti del suo vecchio amico Massimo, e invitandolo ad una conferenza stampa, che egli stesso programmerà in questi giorni, in cui si dovranno necessariamente chiarire le responsabilità sulle lacune, le decisioni ed i conseguenti vantaggi - per alcuni - relativi all'estate del 2006.
Tra richieste di risarcimento (la Juve ha quantificato in 250 milioni di euro l'ammontare del danno pecuniario causato dalle falle della sentenza sportiva di 5 anni fa) e richieste di spiegazioni (con Della Valle in testa al partito di chi vede in Massimo Moratti uno dei protagonisti di quella vicenda... che ci sia ancora qualcosa di nascosto?), in un periodo già abbastanza nuvoloso per il calcio italiano, minacciato dal rischio di uno sciopero dei calciatori, dal sempre peggiore ranking Uefa, dalla perdita di lustro delle nostre società (incapaci di attirare i veri talenti internazionali), il presidente federale Abete, ma anche il leader dello sport italico Petrucci, dovranno riflettere più criticamente ed obiettivamente se davvero sono interessati a salvaguardare il calcio, vero trascinatore dell'industria sportiva del nostro paese, senza i cui introiti essa morirebbe lentamente.
La questione sollevata da Andrea Agnelli non è di poco conto, ma non se ne trovano riscontri sui quotidiani nazionali: solo Tuttosport ragguaglia i lettori sulle novità e sulla reale situazione del calcio. Gli altri che fanno? Continuano imperterriti in difesa del magnate Moratti e della Federcalcio di Abete? È ardito sperare di uscire da una crisi voluta proprio da chi dovrebbe far qualcosa per salvare il baraccone. Ma le carte del processo in corso a Napoli, nonché le contraddizioni interne alle stesse sentenze sportive del 2006, parlano chiaro e giustificano totalmente le posizioni assunte, seppur solo recentemente, dalla società bianconera, oltre che dall'imperterrito collegio difensivo di Luciano Moggi e degli altri imputati. Perché c'è chi ancora si ostina a difendere le certezze di un errore che fu? Retaggio del sentimento popolare di quelli che... la Giuve ruba? Troppo semplice, ma tanto fuorviante; anche perché basta cercare in rete i video di episodi arbitrali favorevoli alle squadre dichiaratesi vittime del sistema, senza alcun bisogno di scandalizzarsi. I fatti parlano chiaro, il passato è da riscrivere. Cercansi giornalisti seri che inizino a capire l'importanza e la fondatezza di determinate dichiarazioni. Quando sarà troppo tardi si darà la colpa a Juve e Fiorentina, ree di aver distrutto nuovamente il calcio? Oppure si andrà a fondo per individuare il cancro del sistema, scoprirne la causa eziologica e trattarlo chirurgicamente per eliminarne ogni singola cellula maligna, prima che metastatizzi e non ci sia nulla da fare? Poi non dite che nessuno era stato avvisato...
Perché questa non è Morattopoli, Abetopoli, Monòpoli, né, tanto meno, Calciopoli 2. Questa, finalmente, è la Vera Calciopoli.
La vera Calciopoli
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