"The show must go on" è una frase gettonata nel mondo juventino da 5 anni a questa parte. Ce l'hanno detto e ridetto i vari presidenti binari e tennisti francesi insieme alla grancassa mediatica che ha abilmente orchestrato la farsa "cartonata" a noi così "cara". Ed anche quando "l'onesto" Palazzi archivia le posizioni delle squadre non coinvolte nel 2006 grazie alle intercettazioni portate dalla difesa Moggi a Napoli, il diktat è uno solo: guardate avanti, juventini impiccioni! I nostri cari media non perdono tempo a sottolineare anche come "Facchetti non può avere le stesse colpe di Moggi" e come questa prescrizione sia una "macchiolina" sull'onesta e candida casacca "nerassurra". Una "macchiolina" da articolo 6.
1° Luglio 2011 - Blog di Massimo De Luca, “Prescritti e contenti”. Si diverte Massimo De Luca a mettere “pietre tombali”. Ma, purtroppo per lui, non conosce granché la vicenda Farsopoli e si vede. “Le nuove intercettazioni che hanno rivelato qualche comportamento inopportuno anche da parte dell'Inter (pur se in misura, e con metodi, profondamente diversi rispetto a quelli tenuti dalla dirigenza juventina dell'epoca)…”. Come Moggi nessuno mai, uno dei nuovi must farsopolari. Eppure è paradossalmente vera questa affermazione di De Luca: è proprio il caso di dire che la “misura è colma” quando si entra in contatto con arbitri in attività (cosa vietata dal C.G.S.) come De Santis; e addirittura uno di questi lo si usa come “spia” promettendogli un colloquio di lavoro (Nucini). Per quanto riguarda i metodi, non ho mai sentito dire a Moggi: ”Lì non devono fare il sorteggio”, “Diglielo che è determinante”, “Bertini con noi è in perfetta parità:4-4-4”. Senza voler scomodare la security Telecom. E continua: "Lo scudetto 2006 resta all'Inter”, ignorando forse che la decisione ultima è del Consiglio federale, oppure: “…la radiazione di Moggi e Giraudo, che difficilmente troverà correzioni in ultima istanza…”, ignorando in questo caso che di istanze ce ne sono ancora due e che quella decisiva sarà la terza, ovvero l’Alta Corte del Coni, il cui parere (“attualizzare”) sulle radiazioni è stato totalmente disatteso in primo grado. Il tutto condito dai vari “Chiudere, archiviare, voltare pagina..” e da una domanda finale: "Se quelle intercettazioni sull'Inter fossero state disponibili nel 2006, quale sarebbe stato l'esito del Processo? E a chi sarebbe stato assegnato lo scudetto 2006 ?”. Beh, considerando che il cosiddetto “illecito strutturale” contestato alla Juventus si fondava su fantomatici rapporti esclusivi con i designatori che queste intercettazioni “nuove” smentiscono, saremmo lieti di potergliela togliere noi juventini questa curiosità, caro De Luca…
Corriere della Sera, 2 luglio 2011
Si comincia con Mario Sconcerti e il suo articolo "I dubbi ci sono ma il caso è chiuso", in cui sembra non avere le idee troppo chiare. “Se cinque anni fa si fosse saputo delle telefonate di Facchetti a Bergamo, si sarebbe ancora premiata l'Inter con lo scudetto?” si domanda; e si risponde qualche riga dopo. “La mia opinione è che in quel tempo e con l'aria che tirava, la voglia di giustizialismo avrebbe fermato anche l'Inter”. Allora, data questa convinzione, non si capisce perché “nessuna federazione, in punta di legge, può togliere d' imperio uno scudetto già assegnato.”
Vale la pena invece ricordare che il cosiddetto “cartonato” venne assegnato con un atto assolutamente arbitrario dal Commissario Guido Rossi, dietro il parere rigorosamente non vincolante dei tre saggi, che presentava come unica condizione per tale atto i famosi requisiti di tipo etico. E dunque se, come Sconcerti si è ben risposto, questi requisiti si evince ora che in realtà non ci fossero, dal momento che “Palazzi non proclama affatto l' innocenza di Moratti e Facchetti, non c'è dubbio anzi che i loro comportamenti hanno violato almeno i codici di lealtà sportiva”, perché quello scudetto dovrebbe rimanere appiccicato con lo sputo alla bacheca dell’Inter? Non si sa, si sa solo che da qualche giorno si fa a gara nel voler porre la parola fine sulla questione Calciopoli, e il buon Sconcerti non fa certo eccezione.
Quasi un mettere le mani avanti, il suo, giustificato dal fatto che secondo lui non conviene dare corda ai desideri di rivalsa della Juve, come se quest’ultima volesse fare un dispetto gratuito all’Inter e non riprendersi ciò che invece è suo di diritto e oltretutto non è nemmeno stato oggetto di indagine. Ma il colmo dei colmi è la preoccupazione che “ci sarebbero da restituire milioni e milioni di danni all' Inter”. Ad una prima lettura può sembrare uno scherzo, invece no, l’argomento è serio e pare sia particolarmente caro nella redazione sportiva del Corriere, visto che lo riprende anche Fabio Monti nel suo pezzo "Leggi, soldi, ricorsi. Agitazione in Figc". Monti sappiamo benissimo che, al contrario di Sconcerti, le idee su Calciopoli le ha chiarissime, giacché pure in tribunale a Napoli aveva colto l’occasione di ribadire che per lui le cose “erano anche davanti agli occhi di tutti”. Ma torniamo al Corriere del 2 luglio e all’altro articolo da prendere in considerazione, quello firmato da Monti appunto. L’articolo si articola (perdonate il gioco di parole) in cinque punti. Il primo riguarda competenze, maggioranze e tecnicaglie varie che chissà come mai spuntano fuori adesso… Il secondo pone il problema che una decisione del genere possa creare un precedente scomodo.
Il terzo punto è invece una rassegna accurata degli articoli dei regolamenti interni alla FIGC: qui Monti argomenta il fatto che non ve ne sia uno che consenta al Presidente federale di revocare il cartonato, per arrivare alla conclusione che la revoca è possibile solo in caso di illecito. Premesso che se, pure così fosse, allora anche la revoca alla Juve dello scudetto 2004-05 sarebbe da ridiscutere, visto che di illeciti sportivi non ce n’erano neanche nel processo del 2006, resta il problema che l’assegnazione all’Inter avvenne comunque su presupposti di tipo etico che oggi vengono a mancare. La materia è alquanto complessa e non ce la si può certo sbrigare solo perché il vocabolo “revoca” non compare esplicitamente nel regolamento interno della FIGC. Bisogna però ammettere che finalmente, dopo cinque anni, è confortante vedere che il dibattito avviene finalmente sulla base dei regolamenti e non di chiacchiere da bar. E viene da interrogarsi sul perché i colpevolisti della prima ora oggi si scoprano d’un tratto interessatissimi alle regole e alle loro possibili interpretazioni…
Il quarto punto riprende quello che scriveva prima Sconcerti, ovvero che in caso di revoca l’Inter potrebbe ricorrere alla Giustizia ordinaria e arrivare persino a chiedere i danni. Siamo al limite del colmo, l’avevamo già detto, ma effettivamente è una possibilità concreta. Peccato che nel 2006 la stessa possibilità non venisse paventata quando sul banco degli imputati c’era la Juventus, la quale ha senz’altro subito danni maggiori rispetto alla revoca di uno scudetto precedentemente assegnato ingiustamente a tavolino. Misteri del giornalismo italiano…
L’ultimo punto di Monti lo riportiamo qua: “Il 6 aprile 2010, dopo l'incontro Abete-Palazzi che aveva riaperto il caso, prima ancora che arrivasse l' esposto della Juve, la Figc aveva chiarito: ‘Dovranno essere valutati eventuali nuovi elementi e se questi ultimi siano compatibili con i termini della giustizia sportiva’." Come dire: attenti alle prescrizioni. La domanda, che potrebbe porre il Consiglio, è: si poteva evitare l'archiviazione per la sola prescrizione? Se per farlo sarebbe stato sufficiente spiegare che le intercettazioni-bis rivelavano scenari clamorosi, il Consiglio potrebbe chiedersi: perché Palazzi non l'ha fatto?” A parte il mettere le mani avanti per quanto riguarda la prescrizione, che non giustifica assolutamente i tempi vergognosamente lunghi di Palazzi, Monti cerca di rigirare la frittata arrivando a sollevare il dubbio che le intercettazioni riguardanti l’Inter non contengano in realtà nulla di rilevante. Signor Monti, "Glielo dica che è determinante"... ad Abete naturalmente!
2 Luglio 2011 - Ivan Zazzaroni per “Libero”. Abbiamo notato con piacere come in questi anni “Libero” non si sia allineato alle verità costituite e piuttosto sgangherate spacciate dalla stragrande maggioranza della stampa italiana nelle figure dell’immancabile Cristian Rocca, di Giampiero Mughini e dello stesso Luciano Moggi. Questa volta però concede una sorta di “contraddittorio” a Ivan Zazzaroni. E ci mancherebbe altro, per carità. La chioma più fluente del giornalismo sportivo italiano non perde l’occasione per sponsorizzare la sua teoria secondo la quale “lasciare le cose come stanno non da ieri ma da cinque anni è in effetti la scelta meno rischiosa, la più comoda”. E fa niente se “si incazzeranno un altro po' Andrea Agnelli, i radiati e il popolo bianconero. Ma che volete che sia?”. Siamo espiatori a prescindere. E poi se Moratti si incazza e va a difendersi in tutte le sedi? D’altronde, se le altre squadre chiamavano ai designatori era solo per “difendersi” da quel cattivone di Moggi. Come quando Facchetti chiama Bergamo prima di un Cagliari-Inter di Coppa Italia, una competizione dove la Juventus non c’era più. Ma poi, dice Zazza, quand’anche fossero stati giudicati, quelli dell’Inter avrebbero preso un semplice articolo 1. Chissà cosa ne pensa Palazzi… Insomma, deve prevalere il solito compromessuccio all’italiana: per Zazzaroni lo scudo dovrebbe addirittura rimanere cartonato nella bacheca nerazzurra. Per me, invece, Zazzaroni dovrebbe informarsi e arrivare alla conclusione che il processo di Napoli impone di revisionare i processi farsa del 2006 e ridare quello scudetto e quello precedente a chi davvero lo ha vinto sul campo strameritando.
ORRORI DI STAMPA: The show must go on!
- Dettagli