La moda del momento l'ha lanciata Gianluigi Buffon con le sue parole in libertà pronunciate con indosso la tuta della Nazionale. E da lì è stato tutto un fiorire di inviti a parlar d'altro, a cazzeggiare di qualsiasi cosa che non sia Calciopoli. Come un nervo scoperto da non sfiorare, come un defunto da lasciare riposare in pace. Cristallizzare la situazione a cinque anni fa è la parola d'ordine, guardare avanti l'invito. L'assist servito da Buffon non deve essere sembrato vero ai cantori della farsa improvvisamente divenuti sordi, a chi dalla farsa ha ottenuto qualche rendita di posizione e a chi, semplicemente, odia la Juve. In rapida successione si sono esibiti l'ex consigliere di amministrazione Marco Tardelli, il figlio di Facchetti, l'allenatore interista Leonardo, il ministro La Russa e, buon ultimo, il telecronista di Sky Fabio Caressa: “Andrea è una grande persona, ma non mi è piaciuto il suo modo di presentarsi alla gente. Non si può parlare ancora di Calciopoli, quello è il passato. La Juventus deve guardare avanti se vuole ritornare a vincere, altrimenti farà fatica. Se si guarda ancora al passato come ad una ferita aperta, non si fa il bene di questa squadra. Bisogna pensare solo al futuro”.
A voler essere maliziosi, sembrerebbe quasi una strategia concertata, una sorta di soccorso rosso ad una Federazione in imbarazzo di fronte ad una questione che nel 2006 probabilmente non pensavano sarebbe rimasta ancora viva quasi cinque anni dopo. L'imbarazzo provocato dall'esposto della Juventus è evidente, provano a temporeggiare e a rimandare la decisione in ogni modo. Ma noi maliziosi non lo siamo, e allora forse si tratta solo di un banale istinto di sopravvivenza. Il momento cruciale si sta avvicinando, in primavera dovrebbe arrivare la sentenza del Processo di Napoli e probabilmente qualcuno ha paura di quelle che potrebbero essere le conseguenze di una sentenza assolutoria. Qualcuno si potrebbe trovare nella scomoda situazione di dover spiegare a un po' di gente di essersi sbagliato o magari di averli ingannati. Qualcun altro, invece, potrebbe d'improvviso apparire come un re nudo di fronte all'idea che il proprio ciclo di vittorie sia stato costruito sulle fondamenta di un'ingiustizia.
Di sicuro tutti questi inviti al reset della memoria suonano molto sospetti. Perché tutto questo fastidio? Perché proprio ora? Perché tutti si sentono in dovere di consigliare alla Juve cosa sia più giusto fare o, meglio, non fare? Per carità, di fronte a tanta amichevolezza ci emozioniamo anche noi: è bello vedere come tanta gente abbia a cuore il nostro futuro e si preoccupi in maniera disinteressata di indicarci come la strada maestra per ritornare a vincere passi dalla cancellazione del proprio passato. Però, non se ne abbiano a male i Tardelli o i Caressa, come si diceva in un programma televisivo: "Rifiutiamo e andiamo avanti". Anzi passiamo al contrattacco: perché non vi mettete l'anima in pace? Suvvia, dopo cinque anni avreste dovuto capirlo. La vostra partita l'avete già persa, noi di dimenticare non ne abbiamo nessuna intenzione. Dai, mica ce l'abbiamo con voi: qua la mano, ci avete provato e vi è andata male. Magari una Juve vincente in questi anni vi sarebbe stata d'aiuto. Le vittorie, si sa, aiutano a dimenticare. Ma purtroppo, avete avuto dei nemici in comune con noi: una dirigenza che non è stata in grado di ricostruire una Juve vincente. Solo che voi non l'avevate capito, e infatti vi stavano simpatici. Ma dai, come potevate volere la botte piena e la moglie ubriaca, la Juve perdente e i tifosi disposti a guardare avanti sorridendo? Adesso ormai è troppo tardi, la frittata è stata fatta. Moggi si è difeso coi denti ed ha portato a galla innumerevoli elementi che hanno aperto gli occhi anche a quelli che magari erano disposti a darvi retta. La controinformazione è iniziata da subito grazie ad un ristretto manipolo di visionari che non ci volevano stare e che inseguendo la verità ha tolto il velo sulle vostre bugie. Ora certe cose, ci spiace, non attaccano più. In questi cinque anni di sconfitte sul campo si è cementata una sorta di presa di coscienza collettiva su ciò che è stata Calciopoli. Anche noi, nel nostro piccolo, ci siamo costruiti il nostro "sentimento popolare", quello di aver subito un'enorme ingiustizia. Il termine Farsopoli è diventato di uso comune grazie a siti come questo, forum, libri.
L'invito a guardare avanti è rivolto in primis alla società, lo sappiamo bene. Noi contiamo sul fatto che il Presidente Agnelli tenga fede agli impegni presi con i tifosi e vada avanti lungo una strada che porti alla revisione di Calciopoli. Ma, a prescindere da cosa deciderà di fare la dirigenza, una risposta la possiamo dire da subito alla stonata litania del "chi ha avuto ha avuto chi ha dato ha dato, scurdammoce o' passato": avanti guardateci voi. Ma guardateci bene, però. Chissà che da qui in avanti, diciamo a qualche mese, non troviate qualche bella sorpresa.
Avanti guardateci voi
- Dettagli