Navigando in internet troviamo, sul sito fiorentinanews, una intervista del pm Narducci rilasciata al quotidiano sportivo milanese. L'articolo ricorda che il 15 dicembre è il giorno dell'udienza preliminare, a porte chiuse, sulle richieste di rinvio a giudizio dei pm Filippo Beatrice e Giuseppe Narducci nei confronti di Luciano Moggi e altre 36 persone. Dopo un breve profilo del pm, il quotidiano scrive:
"Ama il calcio e tifa Bologna. Quanto segue è tutto quello che, in questo delicato momento, poteva dirci. Uno sfogo amaro, fatto di disillusione ma anche di fiducia. Nel «suo» processo.
Dottor Narducci, è da 39 mesi dentro l'inchiesta. Che idea ha oggi del calcio italiano?
«Un quadro desolante. Bisognerebbe avere il coraggio e la capacità di non seguire più il calcio professionistico. Può sembrare una provocazione, ma le persone sensate dovrebbero abbandonare questo calcio. Poi, però, prevale la passione che ci fa andare contro la logica».
Perché è pessimista?
«Quando si guarda il mondo del calcio dall'interno, come capita a chi fa il mio mestiere, si scopre che si tratta di una realtà molto diversa da quella che è nell'immaginario di tutti. Ci troviamo di fronte a interessi di ogni tipo che nulla hanno a che fare coi principi dello sport. La realtà è peggiore di quello che si possa immaginare. Occorrerebbe una grossa opera di demistificazione: scoprire l'inganno che c'è dietro ».
Allora crede che nulla sia cambiato?
«Poco o nulla. Resta il valore di questa inchiesta, ma indagini penali e processi non possono da soli cambiare la situazione. Un discorso che vale anche per la violenza negli stadi. È un problema che riguarda tutti i momenti della vita italiana, non solo quelli dello sport: indagare sui fenomeni degenerati non può cambiarli. Ci vuole altro».
Tipo?
«Non credo che lo Stato possa disinteressarsi, in nome di un'autonomia del mondo dello sport, di alcuni aspetti essenziali. Penso all'ordine pubblico, ai diritti tv, alla giustizia sportiva. Aspetti che riguardano la collettività e lo Stato dovrebbe intervenire direttamente e decidere: lo sport non può da solo darsi le soluzioni. Occorre che lo Stato riprenda l'iniziativa. Coi diritti tv se non fosse intervenuto lo Stato non si sarebbe arrivati alla definizione. E sono di vitale importanza per i club di cui si decide vita e morte».
Ha parlato anche di giustizia sportiva.
«È un tema apertissimo. Bisogna avere il coraggio di dire che interessa tutti: milioni di persone che seguono gli avvenimenti fanno affidamento sul rigore, la trasparenza, la correttezza delle decisioni della giustizia sportiva. A questi lo Stato chiede soldi attraverso i concorsi pronostici e le scommesse e lo Stato deve quindi garantire anche questo. Come? Dando autonomia e indipendenza alla giustizia sportiva evitando che faccia parte degli stessi organismi sui quali deve giudicare».
Sembra difficile.
«Mica tanto. Una struttura esterna alla quale si accede - come per la magistratura - per concorso. O con titoli di studio qualificanti. Creare un "mestiere" di giudice sportivo. Significa avere dei costi, ma deve diventare una professione con possibilità di carriera e retribuzioni adeguate. Utopia? In fondo basta solo avere il coraggio di provare a pensarci».
Preoccupato per quello che la aspetta?
«No. Abbiamo fatto un buon lavoro. E' un'inchiesta solida. Nata per smantellare quel grumo di potere che ha governato il calcio nei primi anni duemila».
COMMENTO. Per prima cosa restiamo sempre sorpresi quando un pm rilascia interviste inerenti un'indagine o un processo che lo vede attore e, in questo caso, alla vigilia dell'udienza. Sfuggono all'intervistatore, che evita di "approfondire", alcuni aspetti che suonano come evidenti contraddizioni. Sui forum sono stati ampiamente dibattuti. Vediamoli:
Narducci prima dice che è cambiato "poco o nulla" per poi concludere che l'inchiesta è solida e che lui e Beatrice hanno indagato e smantellato la cupola "dei primi anni duemila".
Allora è lecito chiedersi: se i due pm hanno individuato e colpito la "cupola che governava il calcio", essenzialmente individuata in Moggi, Giraudo, Mazzini, Bergamo, Pairetto e De Santis che sono stati allontanati dal mondo del calcio, come mai sarebbe cambiato poco o, addirittura, nulla?
Solo due possibili risposte:
1. Non era quella la "vera cupola" o, perlomeno, non la sola dato che una parte consistente del "sistema", un'altra "cupola" non sfiorata, potrebbe agire ancora indisturbata. Ci chiediamo, a questo punto, se a "governare il calcio" potesse essere una coalizione più ampia. Se così fosse stato, gli altri partiti non sarebbero stati indagati, ascoltati, perseguiti. Il processo, se si farà, risulterebbe "monco di una parte del "sistema".
2. Quel "grumo di potere" potrebbe essere stato, allora, prontamente sostituito da un "Nuovo grumo di potere" sul quale non si ha notizia di indagini.
In ogni caso, ci piacerebbe ascoltare il parere degli attuali vertici del calcio italiano alla domanda che sorge spontanea, dopo le dichiarazioni di Narducci: "è vero che non siamo in presenza di "un calcio pulito" e che è cambiato "poco o nulla" rispetto a quando il calcio è stato definito "sporco"? Non lo diciamo noi, lo dice un pm: quale trasparenza e rigore ci offrite in cambio del finanziamento al calcio che ci chiedete e vi offriamo?".
Chi ha raccolto l'intervista questa domanda non se la pone.
Perchè? Forse perchè "scomoda" e dovrebbe costringerli a rivedere quanto scritto o ammettere che "il nuovo calcio pulito", il "venticello nuovo", è solo una trovata pubblicitaria slegata dalla realtà?
E' sfuggito all'intervistatore che se il calcio fosse stato davvero mondato dai suoi peccati il pm Narducci avrebbe dovuto esulatre: "Abbiamo sconfitto il marcio" ed invece DENUNCIA che "poco o nulla è cambiato". Se avessimo vestito i panni del giornalista, avremmo posto un quesito naturale al pm: "State indagando anche sull'attuale sistema, visto che è cambiato poco o nulla?". Ma forse non c'era interesse a fare una domanda che facesse chiarezza.
Sulla parte in cui il pm Narducci si spende in consigli su come migliorare il sistema sorvoliamo. Certo anche Narducci, come Borrelli prima, si interessa dei diritti televisivi e gli attribuisce un "ruolo chiave", elogiando il Governo per l'intervento effettuato. Non si dimentichi che il Governo che è intervenuto è uguale a quello che aveva liberalizzato i diritti TV e che questo nuovo provvedimento è ad alto rischio di incostituzionalità, come dichiarato dal presidente emerito della Corte Costituzionale Antonio Baldassarre.
Anche questa possibile ed interessante domanda ad un uomo di legge, sul parere di un altro uomo di legge, è rimasta in canna al giornalista del quotidiano milanese.
A proposito di domande che ci sarebbe piaciuto leggere rivolte al pm napoletano annoveriamo, tra le più gettonate dal popolo dei forum, le seguenti:
1. A che punto sono le indagini per scoprire il "servitore infedele" che ha divulgato le intercettazioni dandole alla stampa?
2. Perchè atti di una indagine ancora in corso sono stati dati a Borrelli che, ascoltato in Commissione Giustizia al Senato (14 settembre 2006), porta il Senatore MANZIONE ad affermare: "Lei ci ha detto che la richiesta non era stata ancora inoltrata e ancor più che non aveva nemmeno assunto le funzioni, quindi non era in condizione di presentare la richiesta. A volte la forma diventa sostanza"?
Ma queste sono domande di un altro giornalismo ... quello di Enzo Biagi, che non ha lasciato eredi.
P.S. Giunge la prima reazione di "uno dei vertici" del calcio alle parole di Narducci. Parla Matarrese: «Non mi aspettavo parole del genere. Narducci ha fatto un ottimo lavoro, spero non lo disperda così. Ma da queste parole non emerge il magistrato che conoscevo. Sembra quasi voglia auto-denigrarsi». E alla domanda se Narducci ha sbagliato risponde: «Forse gli è sfuggita di mano la situazione. Forse non sa che il calcio oggi è cambiato. Se chiedesse qualche informazione a me, oppure ad Abete, potremmo informarlo meglio». Sull'"inganno che c'è dietro il calcio" Matarrese risponde «Spiace, è andato fuori strada. Denigrare non è il modo migliore per dare una mano, soprattutto in giorni nei quali avevamo bisogno di concentrazione per l'Europeo. Ma questo non cambia la mia stima per lui: fin dall'inizio delle indagini ho sempre apprezzato il suo coraggio».
Giova ricordare che proprio grazie a quelle indagini, Matarrese ha potuto recuperare un ruolo di primo piano nel mondo del calcio dopo anni e dopo che tutti chiedevano a gran voce un rinnovamento del calcio italiano.
"Ama il calcio e tifa Bologna. Quanto segue è tutto quello che, in questo delicato momento, poteva dirci. Uno sfogo amaro, fatto di disillusione ma anche di fiducia. Nel «suo» processo.
Dottor Narducci, è da 39 mesi dentro l'inchiesta. Che idea ha oggi del calcio italiano?
«Un quadro desolante. Bisognerebbe avere il coraggio e la capacità di non seguire più il calcio professionistico. Può sembrare una provocazione, ma le persone sensate dovrebbero abbandonare questo calcio. Poi, però, prevale la passione che ci fa andare contro la logica».
Perché è pessimista?
«Quando si guarda il mondo del calcio dall'interno, come capita a chi fa il mio mestiere, si scopre che si tratta di una realtà molto diversa da quella che è nell'immaginario di tutti. Ci troviamo di fronte a interessi di ogni tipo che nulla hanno a che fare coi principi dello sport. La realtà è peggiore di quello che si possa immaginare. Occorrerebbe una grossa opera di demistificazione: scoprire l'inganno che c'è dietro ».
Allora crede che nulla sia cambiato?
«Poco o nulla. Resta il valore di questa inchiesta, ma indagini penali e processi non possono da soli cambiare la situazione. Un discorso che vale anche per la violenza negli stadi. È un problema che riguarda tutti i momenti della vita italiana, non solo quelli dello sport: indagare sui fenomeni degenerati non può cambiarli. Ci vuole altro».
Tipo?
«Non credo che lo Stato possa disinteressarsi, in nome di un'autonomia del mondo dello sport, di alcuni aspetti essenziali. Penso all'ordine pubblico, ai diritti tv, alla giustizia sportiva. Aspetti che riguardano la collettività e lo Stato dovrebbe intervenire direttamente e decidere: lo sport non può da solo darsi le soluzioni. Occorre che lo Stato riprenda l'iniziativa. Coi diritti tv se non fosse intervenuto lo Stato non si sarebbe arrivati alla definizione. E sono di vitale importanza per i club di cui si decide vita e morte».
Ha parlato anche di giustizia sportiva.
«È un tema apertissimo. Bisogna avere il coraggio di dire che interessa tutti: milioni di persone che seguono gli avvenimenti fanno affidamento sul rigore, la trasparenza, la correttezza delle decisioni della giustizia sportiva. A questi lo Stato chiede soldi attraverso i concorsi pronostici e le scommesse e lo Stato deve quindi garantire anche questo. Come? Dando autonomia e indipendenza alla giustizia sportiva evitando che faccia parte degli stessi organismi sui quali deve giudicare».
Sembra difficile.
«Mica tanto. Una struttura esterna alla quale si accede - come per la magistratura - per concorso. O con titoli di studio qualificanti. Creare un "mestiere" di giudice sportivo. Significa avere dei costi, ma deve diventare una professione con possibilità di carriera e retribuzioni adeguate. Utopia? In fondo basta solo avere il coraggio di provare a pensarci».
Preoccupato per quello che la aspetta?
«No. Abbiamo fatto un buon lavoro. E' un'inchiesta solida. Nata per smantellare quel grumo di potere che ha governato il calcio nei primi anni duemila».
COMMENTO. Per prima cosa restiamo sempre sorpresi quando un pm rilascia interviste inerenti un'indagine o un processo che lo vede attore e, in questo caso, alla vigilia dell'udienza. Sfuggono all'intervistatore, che evita di "approfondire", alcuni aspetti che suonano come evidenti contraddizioni. Sui forum sono stati ampiamente dibattuti. Vediamoli:
Narducci prima dice che è cambiato "poco o nulla" per poi concludere che l'inchiesta è solida e che lui e Beatrice hanno indagato e smantellato la cupola "dei primi anni duemila".
Allora è lecito chiedersi: se i due pm hanno individuato e colpito la "cupola che governava il calcio", essenzialmente individuata in Moggi, Giraudo, Mazzini, Bergamo, Pairetto e De Santis che sono stati allontanati dal mondo del calcio, come mai sarebbe cambiato poco o, addirittura, nulla?
Solo due possibili risposte:
1. Non era quella la "vera cupola" o, perlomeno, non la sola dato che una parte consistente del "sistema", un'altra "cupola" non sfiorata, potrebbe agire ancora indisturbata. Ci chiediamo, a questo punto, se a "governare il calcio" potesse essere una coalizione più ampia. Se così fosse stato, gli altri partiti non sarebbero stati indagati, ascoltati, perseguiti. Il processo, se si farà, risulterebbe "monco di una parte del "sistema".
2. Quel "grumo di potere" potrebbe essere stato, allora, prontamente sostituito da un "Nuovo grumo di potere" sul quale non si ha notizia di indagini.
In ogni caso, ci piacerebbe ascoltare il parere degli attuali vertici del calcio italiano alla domanda che sorge spontanea, dopo le dichiarazioni di Narducci: "è vero che non siamo in presenza di "un calcio pulito" e che è cambiato "poco o nulla" rispetto a quando il calcio è stato definito "sporco"? Non lo diciamo noi, lo dice un pm: quale trasparenza e rigore ci offrite in cambio del finanziamento al calcio che ci chiedete e vi offriamo?".
Chi ha raccolto l'intervista questa domanda non se la pone.
Perchè? Forse perchè "scomoda" e dovrebbe costringerli a rivedere quanto scritto o ammettere che "il nuovo calcio pulito", il "venticello nuovo", è solo una trovata pubblicitaria slegata dalla realtà?
E' sfuggito all'intervistatore che se il calcio fosse stato davvero mondato dai suoi peccati il pm Narducci avrebbe dovuto esulatre: "Abbiamo sconfitto il marcio" ed invece DENUNCIA che "poco o nulla è cambiato". Se avessimo vestito i panni del giornalista, avremmo posto un quesito naturale al pm: "State indagando anche sull'attuale sistema, visto che è cambiato poco o nulla?". Ma forse non c'era interesse a fare una domanda che facesse chiarezza.
Sulla parte in cui il pm Narducci si spende in consigli su come migliorare il sistema sorvoliamo. Certo anche Narducci, come Borrelli prima, si interessa dei diritti televisivi e gli attribuisce un "ruolo chiave", elogiando il Governo per l'intervento effettuato. Non si dimentichi che il Governo che è intervenuto è uguale a quello che aveva liberalizzato i diritti TV e che questo nuovo provvedimento è ad alto rischio di incostituzionalità, come dichiarato dal presidente emerito della Corte Costituzionale Antonio Baldassarre.
Anche questa possibile ed interessante domanda ad un uomo di legge, sul parere di un altro uomo di legge, è rimasta in canna al giornalista del quotidiano milanese.
A proposito di domande che ci sarebbe piaciuto leggere rivolte al pm napoletano annoveriamo, tra le più gettonate dal popolo dei forum, le seguenti:
1. A che punto sono le indagini per scoprire il "servitore infedele" che ha divulgato le intercettazioni dandole alla stampa?
2. Perchè atti di una indagine ancora in corso sono stati dati a Borrelli che, ascoltato in Commissione Giustizia al Senato (14 settembre 2006), porta il Senatore MANZIONE ad affermare: "Lei ci ha detto che la richiesta non era stata ancora inoltrata e ancor più che non aveva nemmeno assunto le funzioni, quindi non era in condizione di presentare la richiesta. A volte la forma diventa sostanza"?
Ma queste sono domande di un altro giornalismo ... quello di Enzo Biagi, che non ha lasciato eredi.
P.S. Giunge la prima reazione di "uno dei vertici" del calcio alle parole di Narducci. Parla Matarrese: «Non mi aspettavo parole del genere. Narducci ha fatto un ottimo lavoro, spero non lo disperda così. Ma da queste parole non emerge il magistrato che conoscevo. Sembra quasi voglia auto-denigrarsi». E alla domanda se Narducci ha sbagliato risponde: «Forse gli è sfuggita di mano la situazione. Forse non sa che il calcio oggi è cambiato. Se chiedesse qualche informazione a me, oppure ad Abete, potremmo informarlo meglio». Sull'"inganno che c'è dietro il calcio" Matarrese risponde «Spiace, è andato fuori strada. Denigrare non è il modo migliore per dare una mano, soprattutto in giorni nei quali avevamo bisogno di concentrazione per l'Europeo. Ma questo non cambia la mia stima per lui: fin dall'inizio delle indagini ho sempre apprezzato il suo coraggio».
Giova ricordare che proprio grazie a quelle indagini, Matarrese ha potuto recuperare un ruolo di primo piano nel mondo del calcio dopo anni e dopo che tutti chiedevano a gran voce un rinnovamento del calcio italiano.