Che le redazioni sportive di giornali e tv siano piene di commentatori tifosi e vi manchi proprio l'informazione era ed è un dato di fatto, ma sulla vicenda di Calciopoli non si era mai arrivati, neppure nella primavera-estate 2006, ai livelli veramente miserevoli di informazione viziata come in questi giorni. Peggio della stampa di regime: orrori di stampa che non si possono più accettare, che vanno denunciati, che da parte nostra denunciamo con forza.
L'ultimo episodio è davvero scandaloso, sintomo ormai di una stampa non solo senza memoria, ma anche senza vergogna. C'è stato, da Napoli, uno spiffero anonimo secondo il quale gli inquirenti avrebbero trascritto e messo agli atti intercettazioni riguardanti anche l'Inter. Nella speranza di trasformare un raglio d'asino in un Va pensiero, quello spiffero avrebbe voluto sostenere che nell'indagine di Napoli erano state valutate tutte le intercettazioni e non si erano trascritte solo quelle ritenute innocenti.
Nella redazione di ju29ro.com sono bastati pochi minuti per verificare che quelle intercettazioni (telefonate tra Facchetti e Pairetto dell'ottobre 2004) riguardavano materiale dell'indagine svolta a Torino, non a Napoli, e che quello spiffero era un raglio d'asino e basta. Nell'arco di una mezz'ora è arrivata alle agenzie una nota dell'avvocato Prioreschi, difensore di Moggi, che rinfacciava alle fonti anonime di Napoli di essere loro a fare disinformazione allo stato puro: quelle trascrizioni riguardavano appunto la procura di Torino e non dimostravano proprio nulla sull'adeguatezza delle valutazioni dei p.m. napoletani.
Chiunque sia ancora libero di ragionare con la propria testa fa infatti in fretta a capire che se da Napoli, per far vedere che hanno valutato i comportamenti dell'Inter, possono fare appello solo alle trascrizioni disposte dalla Procura di Torino, allora vuol proprio dire, ed è la tesi dei difensori di Moggi, che gli inquirenti dell'indagine napoletana le intercettazioni riguardanti Moratti e Facchetti (e ce n'erano tra le 170.000 a disposizione del comando del colonnello Auricchio) non le hanno mai trascritte, nessuno le ha quindi valutate e, forse, neppure mai sentite,
Uno spunto giornalistico di grande interesse, uno spunto che consentiva di informare senza tante elucubrazioni, e com'è comunque doveroso, i propri lettori, uno spunto che rimanda al processo in corso a Napoli, al suo procedimento e alle sentenze che i giudici saranno chiamati ad emettere valutando le accuse, gli elementi di prova e quelli portati a discarico dai difensori degli incolpati. Niente di sensazionale, succederebbe così dappertutto, dagli Stati Uniti allo Zimbabwe; cos'è successo, invece, nelle redazioni sportive di Corriere e Gazzetta?
E' successo che il sito della Gazzetta ha fatto subito da megafono alle indiscrezioni che arrivavano da Napoli e non ha riportato neppure a distanza di ore, la replica dell'avvocato Prioreschi; sul relativo blog i visitatori notturni, eccitati dalla notizia drogata hanno riproposto i loro sfoghi "di pancia" contro Moggi e in difesa del compianto Facchetti, Moggi e la Juve ladri da sempre, l'Inter di Moratti esempio di fulgida onestà. Dalle istituzioni si raccomanda un dibattito pacato; si possono accettare situazioni di tale bassezza, capaci di incendiare una situazione che già di suo è incandescente?
Ancora peggio per l'edizione cartacea, quella più ragionata, quella di testa e non di pancia: sul Corriere della replica dell'avvocato Prioreschi non c'è traccia; sulla Gazzetta è in fondo ad un lungo articolo, dopo gli interventi dei politici ma sulla sostanza della polemica il giornale non prende posizione, come se alla Gazzetta non avessero in archivio il materiale relativo all'indagine di Torino per controllare; come se dalle redazioni sportive milanesi si fossero vergognati di dire che quello che arrivava da Napoli era un incredibile autogol.
Così, mentre i tifosi più ultras si sono sfogati con i loro improperi e volgarità anonime via Internet, la Milano perbene ingoia distratta la bufala che i pm napoletani non hanno trascritto solo le telefonate innocenti. D'accordo che le redazioni sono piene di commentatori tifosi, d'accordo che i quattro " giornalisti" sportivi che hanno a suo tempo consegnato una medaglia a Magath per il gol della finale di Atene contro la Juve hanno fatto tutti una bella carriera e due pontificano ancora adesso, ma possibile che le redazioni siano così mal ridotte quanto a professionalità?
Evidentemente non è possibile. Non si tratta di informazione poco professionale, ma di informazione drogata, e drogata in modo molto raffinato, una patologia che potrebbe aver deturpato irrimediabilmente l'intero sistema calcio: redattori tifosi e pusher (o pupari) nell'ombra. Come se la verità di Calciopoli non possa e non debba essere diversa da quella frettolosamente messa in piedi nell'estate del 2006 dal Commissario Straordinario della Figc, prof. Guido Rossi, arrivato all'improvviso da Milano e all'improvviso tornato a Milano (in Telecom, allo scoppio dello scandalo dello spionaggio).
E così, a fronte degli inviti del presidente Abete, si continua ad alimentare un sentimento di odio contro chi, così si è detto a Milano, vorrebbe rovesciare la verità; i difensori di Moggi e i tifosi juventini, secondo questi scienziati del nulla che vanno in estasi per i ragli d'asino, starebbero tramando per far passare l'idea di una Calciopoli Due, dove l'Inter sarebbe colpevole e la Juve di Moggi e Giraudo innocente.
Basterebbe offrire un minimo di informazione e i lettori capirebbero che non è così, che anche da Milano arriva un raglio di un tifoso, che c'è una larga parte di opinione pubblica che chiede solo di accertare la verità, come succede a tutte le latitudini e in tutti i Paesi normali. Quella verità che, come insegna la storia, la stampa di regime pretende di gestire in proprio, con cortigiani, nani e ballerine e per conto dei suoi re.
Chi droga l'informazione sportiva?
- Dettagli