Eravamo stati facili profeti a prevedere che nel caos generato dalla scoperta di intercettazioni inedite la grande stampa sarebbe stata in difficoltà; il pallino, questa volta, è in mano ai difensori e così corrieri e gazzette o stanno praticamente muti (come lo erano durante il processo Gea e lo sono spesso durante il processo di Napoli) oppure si incartano da soli per il fatto che, non avendo memoria di quello che è successo dal 2006 in poi, buttano lì notizie e commenti alla viva il parroco, alla stregua di un rinvio, riuscito, di Materazzi.
E' quello che è successo al Corriere della Sera, dove i redattori sportivi sono troppo impegnati con le prodezze dell'Inter di Moratti: così il commento al caos di Calciopoli è stato affidato unicamente all'editorialista Mario Sconcerti, che ha avuto la brillante idea di ricordare il ruolo attivo della proprietà nel trattamento riservato alla Juve dalla giustizia sportiva. L'ing. Elkann ha risposto risentito per dire che il comportamento tenuto è stato dettato unicamente dall'osservanza delle regole e il rispetto delle istituzioni e Sconcerti a modo suo s'è scusato, dicendo però che fu la Juve a non voler andare per tribunali ordinari, salvo poi, una riga dopo, contraddirsi osservando che ha fatto bene.
Questo non è solo caos Calciopoli, ma un'imbarcata colossale; Sconcerti che ricorda il ruolo attivo della Juve fa un po' di luce sul comportamento di Corriere e Gazzetta nell'estate 2006: il giustizialismo di quei mesi e il mostro di Moggiopoli sbattuto in prima pagina potrebbero oggi essere visti come un supporto all'attivismo di Torino, una specie di omaggio non richiesto all'ing. Elkann (proprietario della Juve, ma anche azionista di riferimento della Rcs); il rispetto delle istituzioni dell'ing. Elkann non può che rimandare al prof. Guido Rossi, all'epoca commissario straordinario e quindi unico referente della Figc e dei suoi organismi di controllo e sanzionatori (lo stesso Guido Rossi consulente dell'accomandita degli eredi Agnelli due anni dopo); Sconcerti che si contraddice da solo sul mancato ricorso al Tar lascia capire che adesso in redazione la situazione è confusa, troppo confusa, come se fosse più difficile sintonizzarsi con le attese della proprietà, quelle che, invece, potevano apparire chiare a tanti redattori nell'estate di quattro anni fa.
Il testa-coda del Corriere e i dettagli dell'incidente guardano al passato; intanto Calciopoli va avanti e la grande stampa, che è rimasta ferma alla sentenza di Sandulli, definitiva perchè passata in giudicato (questa è la vulgata di corrieristi e gazzettari), continua a non saper dove sbattere la testa. Così oggi il Corsera fa scrivere al corrispondente da Napoli (quasi i redattori sportivi se ne vergognassero) che bisogna vedere se è stato giusto oppure no scartare le intercettazioni che si leggono in questi giorni, mentre è agli atti che sono intercettazioni che nessuno ha trascritto, nessuno ha valutato e forse nessuno, come sostengono gli avvocati difensori, ha mai sentito. Di sicuro il pm Narducci ha pubblicamente affermato che non c'erano telefonate dell'Inter mentre invece ci sono (e non solo quelle).
Si tratta, lo diciamo spesso e lo ripetiamo, di fatti nuovi, forse troppo nuovi per i giornali senza memoria, tanto nuovi che dovrebbero far dibattere non tanto sull'apertura di nuovi fascicoli da parte della Procura, quanto sulla possibilità che venga chiesta la revoca delle sentenze di quattro anni fa.
In effetti Sconcerti un contributo a questo dibattito l'ha dato scrivendo, nell'articolo che ha generato il testa-coda, che la Juve è stata condannata per illecito strutturale e che Calciopoli può essere smontata solo a condizione di smontare questa accusa. All'osservazione di Sconcerti è come se avesse risposto l'avvocato Zaccone (!?) con l'intervista nella quale ha osservato che alla luce delle nuove intercettazioni il quadro di riferimento del processo sportivo sarebbe stato diverso, diversa la contestualizzazione e non giustificate le accuse alla Juve e ai suoi dirigenti. Nel dubbio se questa tardiva arringa difensiva sia congrua oppure no, da parte nostra ribadiamo l'importanza dei fatti nuovi emersi al processo di Napoli e verosimilmente sfuggiti all'attenzione di Sconcerti, anche perché il Corriere non li ha riportati né commentati.
L'elenco comincia ad essere lungo, ne riproponiamo qualcuno più facilmente riferibile al dispositivo della Disciplinare e capace di coglierne la non sostenibilità, là dove per i giudici sportivi l'illecito strutturale (non previsto dal vecchio Codice) s'è tradotto in episodi concreti e dolosi, senza i quali la sentenza non poteva reggersi nonostante la fantasia linguistica degli estensori. Per esempio la combriccola romana capitanata da De Santis; un fatto, non un'ipotesi accusatoria, anzi il fatto principale da cui origina l'indagine di Napoli, un fatto però smentito dal dibattimento e dai primi proscioglimenti. Le ammonizioni mirate e i sorteggi pilotati: episodi dolosi per l'indagine presa a riferimento dalla Disciplinare, solo che per le prime nessuno ha indagato e sui secondi diciamo che al processo sono mancati gli accusatori convinti.
Fatti nuovi che rimandano al famoso art. 39 (!!) del Codice di Giustizia Sportiva, che finora nessun grande giornale s'è degnato di citare e illustrare ai lettori, in particolare alla lettera d) di quell'articolo laddove si richiamano " fatti nuovi la cui conoscenza avrebbe comportato una diversa pronuncia". Sui fatti nuovi, non in astratto sull'illecito strutturale, si chiarirà il caos di Calciopoli; passeranno mesi e forse anche anni perché i tempi della giustizia ordinaria sappiamo quali sono, ma questo non sarà un problema per quanti hanno convinta memoria degli avvenimenti dal 2006 in poi.
E' invece molto probabile che imbarazzi e mal di pancia possano continuare a interessare i grandi giornali, anche alla luce della nota emessa oggi dalla Juve, per cui anche a Torino si starebbero valutando le novità del processo di Napoli: una non-notizia, visto che di novità da Napoli sono già arrivate parecchie, subito ripresa con enfasi da siti di giornali e tg serali. Sicuramente in altre redazioni si preoccuperanno di decrittare il comunicato magari per decidere cambiamenti di linea, ma non è il nostro caso.
Noi continueremo a seguire il processo di Napoli, a raccontarlo e a ragionare su quanto emerge dalle telefonate dimenticate; cominceremo da subito a occuparci dello scudetto frettolosamente assegnato all'Inter, convinti che ci siano adesso gli estremi, fin da subito, per revocarlo; intanto porteremo avanti l'analisi sulla possibile revisione del processo di quattro anni fa. Dubitiamo che lungo questo percorso la Juve sia nostra compagna di viaggio; certo che, se dovesse avvenire, sarebbe un altro fatto del tutto nuovo, vorrebbe dire che a Torino c'è un cambiamento di linea radicale, o forse qualcosa in più.
Il caos di Calciopoli e il testa-coda del Corriere
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