"Il potere, a posteriori, è capace di nobilitare gli atti piu' abominevoli, vigliacchi e selvaggi"
Guido Rossi, Il Ratto delle Sabine
I precedenti
Ebbene sì, oggi è chiaro, l'Inter non chiedeva affatto quell'equità di giudizio presuntamente negata dal duopolio Milan/Juve. L'Inter voleva arbitri che la favorissero. Dichiarazione pesante? Certo. Ma è di Massimo Moratti. E' lui, come abbiamo ricordato, che si lamentò del guardalinee "troppo bravo" di Juve-Inter, che applicò correttamente il regolamento. Sarebbe stato meglio se si fosse sbagliato e avesse favorito l'Inter.
E' lui che, più di dieci anni fa, voleva convalidato quel goal di Ganz in fuorigioco di un paio di metri abbondanti. E' lui. Consideriamo la serenità di giudizio di Moratti.
Gli errori a favore capitano. Gli errori contro sono frutto di un disegno criminale, come nel recente derby di Milano, quando Paolillo, Mourinho e il presidente si lasciarono andare a paranoiche dichiarazioni antisistema. Disegno criminale riproposto poi ogniqualvolta si perde in Europa.
Quando si chiede loro conto di queste dichiarazioni, negano e patteggiano la colpa. Nessun fondamento.
Oggi se ne accorgono tutti: trattasi di una strategia di comunicazione fondata su un misto di isteria e paranoia, che in casa nerazzurra sempre attecchisce. Oggi così. E ieri, invece, ai tempi di Calciopoli, bisognava prenderli sul serio?
La nemesi non perdona.
Le doglianze.
In occasione della partita contro la Sampdoria, il salto di qualità è stato però evidente. Non che il vittimismo del derby non nascondesse una certa protervia, ma la reazione verso le istituzioni, in seguito alle espulsioni di Samuel e Cordoba, è stata di chi si sente addirittura legibus solutus.
Perché telefonare per protestare ad Abete, se unanimemente non solo si è riconosciuto che le due espulsioni erano giustissime e il rigore su Eto'o non c'era, ma si è anche discusso di un'uguale sanzione per altri tre giocatori? Allora è chiaro, l'Inter non vuole arbitraggi imparziali.
Moggi si incazzò come una bestia per l'arbitraggio di Paparesta a Reggio, perché fu pieno di errori ai danni della Juve, e lo riteneva in malafede, ma mai, carta canta, telefonò a Carraro per lagnarsi di un arbitraggio così pulito.
Ma ancora non è niente: sono le dichiarazioni di Moratti susseguenti alla "stangatina" del giudice sportivo ad essere allucinanti. Moratti, scrive unanime senza il pudore di condannare una simile esternazione la stampa nazionale, si lamenta che Abete non avrebbe tenuto fede ai patti, lasciando che Tosel pubblicasse la sentenza prima della partita con il Chelsea. Ma stiamo scherzando?
Moratti si aspettava un comportamento illegale e antidemocratico da Abete? L'onesto Moratti pretende che un giudice sia subordinato al potere esecutivo. L'ha abituato troppo bene Guido Rossi, forse.
Abete non dovrebbe avere nulla da promettere a Moratti, la cui squadra è stata trattata in questi anni con i guanti. Moratti non dovrebbe avere nulla da chiedere in più.
Moratti accusa pubblicamente, dalle colonne dei giornali, il presidente federale di non aver tenuto fede a un patto stretto privatamente, via telefono. C'è un limite all'arroganza e crediamo sia stato decisamente superato.
Addirittura Oriali si lamenta della presenza legittima degli ispettori federali, lì per altro per vigilare gli "altri" su eventuali cori anti Balotelli. E' con sdegno, con indignazione vera, che abbiamo letto delle lamentele di Oriali che, in sostanza, si è lamentato di un controllo serio e pienamente legittimo effettuato dalle istituzioni, che ha portato poi alla luce l'indegna aggressione fisica avvenuta nel tunnel degli spogliatoi contro il sampdoriano Pozzi, e quella verbale nei confronti di Tagliavento. Aggressioni intollerabili e che hanno partorito sanzioni leggere, rispetto a casi analoghi, soprattutto per quanto concerne Cambiasso.
Che cosa voleva Moratti che ha definito "ridicola" la sentenza? Che gli ispettori federali stessero zitti come ha taciuto la stampa? Come ha taciuto, stranamente, la Sampdoria? In genere, a situazioni del genere, seguono gli scoop dei giornalisti e le lamentele dell'aggredito. Questa volta no. Solo gli ispettori federali hanno fatto il loro lavoro.
In sostanza, l'Inter si sta lamentando dei seguenti fatti:
- che gli arbitraggi sono imparziali;
- che gli organi di giustizia svolgono il loro lavoro in autonomia;
- che i controllori controllano.
Queste cose, evidentemente, all'Inter non stanno bene.
Si erano abituati troppo bene, aggiungiamo noi.
Chi ha capito.
Perché gli interisti ululano tanto? Ululano alla luna? Non proprio.
Il miglior esegeta, miscompreso, dell'isteria nerazzurra è stato Luciano Moggi che ha spiegato da Chiambretti, forse in modo non del tutto comprensibile, il nocciolo della questione.
L'Inter è stata abituata in questi anni a non avere nemici, ad essere sola al comando in tutti i sensi. Un anno la Rometta, un anno la Newventus: squadre con poco potere o nessuna capacità di esercitarlo. Nessun antagonismo vero, se non da singoli personaggi come Daniele De Rossi o Luciano Spalletti.
Quest'anno si trovano invece come avversaria una squadra di potere con tutte le capacità di esercitarlo, come il Milan. E' una lotta di potere, e hanno paura di non farcela, come sempre, pur avendo la squadra più forte. Una squadra forte ma psicologicamente sempre fragile, seppur irrobustita dalla cura Mourinho. La dimostrazione? I quattro punti lasciati per strada nel periodo pre-Chelsea.
Allora strepitano, frignano, perdono la testa. Senza avere poi il coraggio di quello che dicono, come hanno dimostrato i patteggiamenti di Mourinho e Paolillo (a proposito Tosel c'è, ma Palazzi in questo caso?).
Per chiudere il cerchio con la nemesi di Calciopoli, un'ultima cosa: nelle conversazioni con i miei amici ju29ri su Farsopoli, non manco mai di fare notare una cosa: nel campionato 2004/2005 l'Inter era tagliata fuori dalla lotta per lo scudetto già nel girone d'andata dopo una clamorosa serie di pareggi. A metà del girone di ritorno aveva consolidato il terzo posto, in un campionato strano, con un gruppone di squadre (ben 13) a giocarsi la salvezza.
Chissà se, quell'anno, l'Inter fosse stata in lotta per un obiettivo vero... Chissà. Forse non li avremmo sentiti nelle intercettazioni di Napoli, Tavaroli permettendo? Chi può dirlo? Certo, a giudicare dai comportamenti di quest'ultima settimana, si fa fatica a pensare che si sarebbero comportati come un Cobolli Gigli qualsiasi.
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