Platini, due anni fa, non ha avuto dubbi: di fronte ai debiti esagerati di Chelsea e Manchester United (finaliste di Champions) disse che quei debiti erano una vergogna e che l'Uefa non li avrebbe tollerati. Sul Corriere della Sera del 21 gennaio, invece, Mario Sconcerti argomenta che il calcio moderno è fondato sui debiti, finendo quasi per esaltarli e impreziosirli come perle del tipo "Se vinco uno scudetto facendo debiti che non ripiano questo scudetto non mi verrà tolto" oppure" E' normale usare l'istanza mistica dei club per pagare sempre meno i propri debiti, rafforzando così la differenza del campo basata sui debiti".
Sarà il caso di ricordare che dopo l'accusa di Platini sono successe un po' di cose. In Inghilterra in particolare, anche per merito della Federazione, l'argomento debiti è stato ampiamente dibattuto, alcune situazioni sono state regolarizzate e altre pesantemente sanzionate; in generale è emerso che la gestione ordinaria dei club è in attivo, nel caso del Manchester s'è capito che non c'entrava lo sport ma semmai la finanza spericolata di chi aveva comprato a debito la società. L'Uefa, intanto, ha approvato due importanti misure correttive: il fair play finanziario (dal 2012) e i controlli sui bilanci, non più demandati alle singole Federazioni, ma affidati ad una apposita Commissione a livello europeo.
In Italia, come abbiamo spesso sottolineato su www.ju29ro.com., l'argomento dev'essere risultato indigesto tant'è che non c'è stato alcun dibattito. Un giornale economico ha provato a lanciare l'allarme sui conti delle nostre società non solo riguardo ai debiti, ma anche per la situazione patrimoniale del tutto deficitaria e per la gestione ordinaria che, contrariamente alla Premier, è in passivo cronico: però dalle Istituzioni non è arrivata alcuna replica. Né dal Coni, garante supremo della regolarità delle competizioni sportive in generale, né dalla Figc, che paga fior di professionisti per i controlli di bilancio, e neppure dalla Lega, che ogni anno deve fissare i criteri di iscrizione e verificarne il rispetto.
Quanto ai nostri commentatori, tutti presi dai debiti del Chelsea e del Manchester, si sono dimenticati di parlare delle faccende di casa nostra; in compenso adesso arriva Sconcerti con le sue perle e l'elogio dei debiti che, per quanto ci riguarda, e in coerenza con tutto il lavoro di indagine che abbiamo portato avanti sul sito, merita una breve replica.
Che il calcio moderno sia fondato sui debiti, come scrive Sconcerti sul Corriere a mo' di incitamento, è un falso storico. Quando le società di calcio sono state equiparate a quelle con fini di lucro, cioè quando, si potrebbe dire, è nato il calcio "moderno", le Istituzioni si sono premurate, in nome della specificità dello sport, di fissare paletti e controlli che, tra le altre cose, avevano ed hanno proprio l'obiettivo di limitare i debiti e obbligare ad una gestione sana e prudente. Questi controlli sono tuttora in vigore e prevedono sanzioni gravi, pari a quelle per l'illecito sportivo, per chi mette in atto azioni per eluderle; scrivere che uno scudetto vinto con debiti non ripianati non verrà tolto significa ignorare il fatto che la vittoria sarebbe costruita su un illecito.
Sappiamo tutti che le società non hanno aspettato l'incitamento di Sconcerti e i debiti si sono ingigantiti, ma torniamo a dire che bisogna fare dei distinguo e intanto mettere un punto fermo. Non tutti i debiti sono uguali, perché un conto è il mutuo col Credito Sportivo per fare lo stadio e un altro è quello per la finta compravendita del marchio; un conto è avere debiti col proprietario (il caso del Chelsea con Abramovich che li ha convertiti in capitale sociale) e una gestione ordinaria in attivo e un altro inventarsi una fusione tra la società e la sua controllante al solo scopo di poter sanare, con plusvalenze solo sulla carta, perdite che si vanno perpetuando.
La normativa federale in vigore, e questo è il punto fermo, distingue e tratta diversamente questi casi; se i debiti si sono ingigantiti in presenza, quantomeno in Italia, di gestioni sempre pesantemente in rosso e in concomitanza di fantasiose scissioni e fusioni è perché il sistema dei controlli, per colpa o dolo non è compito nostro accertarlo, non ha funzionato. Detto col linguaggio del bar sport ci sono scudetti vinti illecitamente ovvero rubati, proprio grazie ai debiti e con soddisfazione, dovremmo aggiungere, di Sconcerti e del Corriere, e senza che nessun Procuratore Federale abbia osato fiatare.
Che questi controlli siano ormai finti e inaffidabili (o dolosi?), che ci siano, per dirla col professor Boeri, degli illeciti tollerati l'Uefa l'ha capito e, come dicevamo, ha in programma di non delegarli più agli organismi nazionali tipo la Covisoc; l'obiettivo, sicuramente impegnativo, è di non consentire il protrarsi di quegli illeciti e di sanzionarli anche in maniera pesante (esclusione dalle sue competizioni).
L'intervento di Sconcerti e il suo elogio degli scudetti ottenuti facendo debiti dovrebbe far pensare che questo obiettivo, al di là di telefonate di circostanza tra Moratti e Platini riferite dai giornali, a Milano non sia per niente gradito, ritenendosi anzi normale, per usare le parole del Corriere, usare l'istanza mistica dei club per pagare sempre meno i propri debiti. I debiti e gli scudetti pretesi a forza (tanto non verranno tolti) presentati come un vanto, come una specie di guapparia.
Questo il senso dell'editoriale del più importante quotidiano nazionale, al quale da parte nostra replichiamo come Platini di fronte ai debiti delle grandi società: dicendo che c'è da vergognarsi.